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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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arcani del Mondo-Occulto: E Cuma viveva ne’ suoi Antri Cimmerii. Cim-Erii che la vasta<br />

sapienza Grammaticale non seppe mai conoscere… Lasciamo questi Meritevoli-Saggioni –<br />

D. Grammaticoni alla loro Professione di dabbenaglia, e Noi come Enea, ed Ulisse<br />

possessori dell’Erba Moli, che ne diede Mercurio Trimegistio entriamo nell’Arcana Cuma; e<br />

ne sarà Comite <strong>il</strong> nostro divo Maestro l’ARISTO-TELE, ossia <strong>il</strong> Grandioso-Duca-degli<br />

Arcani nella conosciuta opera (ma da alcuno non mai compresa) che ha per titolo Пερί<br />

Θαυμασίων ακυσμάτων ossia Delle Cose Olimpiche ammirab<strong>il</strong>i ad udirsi. Andiamo al<br />

documento.<br />

“Nel Fasi 287 , osia fra le fluenze orfiche di Cune, Cunicoli, e Cunaboli sono precisamente<br />

quelle Isole, che vivono colle Usie delle Sirene, in dove è la Reggia, ed Aula Imperante di<br />

quella Divinità, che alla ITALIA 288 esclusivamente appartiene. Nel Laberintio di questi orfici<br />

transiti, od estuazioni, ne’ Topici supremi sono adattate quelle Caidie Cumee, ossia<br />

Fantasmarie portentose, che si dicono i Panici 289 timori: Ombre lucide, che solo in questi<br />

arcani seni possono manifestarsi, ed apparire, e fastosamente rappresentare le Figure de’<br />

Numi. Questo è quel Templo Olimpico, che <strong>il</strong> dicono la Possidonia, o quel Vello d’Oro che<br />

tutti i Mortali agognano vedere, e possedere, ch’esiste nella Cain-Eos, ossia in quel Divino<br />

Tempio, che <strong>il</strong>luminato è sim<strong>il</strong>e all’Aurora mattutina: E che fra le iperboliche enarrazioni si<br />

rende doppiamente Veneranda: ossia che quelle apparizioni soffulte dalle favolose tradizioni,<br />

sono come Portenti ammirate. Sotto questi arcani Perio-lchi, ossia interziato di Vichi a<br />

Laberinto di Cune, e Cunaboli è <strong>il</strong> Velo d’Oro delle Ninfe, che dalle loro are fra l’Epimelie,<br />

ossia fra melliflui canti Sirenusii, pieno di splendore fanno apparire l’Olimpo Maggiore.<br />

Queste cose degne per essere a posteri tramandate, le dicono le Usie dell’Aula Reale della<br />

diva Parthenope, o pure della diva Leucosia, o pure della diva Ligea: Ossia de’ Reali-Istituti<br />

al governo delle Opie: alle Usie delle Candide, o Lucide-Apparizioni, ed a quelle del Canto<br />

Ligeo 290 ”.<br />

Ecco o benigno Lettore <strong>il</strong> valsente arcano che appartiene alle Siren-Usie, ossia Usie delle<br />

dive Sirene: ed ecco spiegato <strong>il</strong> valore di quelle tre dizioni, o voci di Partenope, Leucosia, e<br />

Ligea, che sono tre simboli, e non tre favolose Persone, come finora ha farlingottato<br />

l’Europea Letteratura: la quale ignorando <strong>il</strong> valore simbolico delle voci, le ha stornate a<br />

Persone, ed ha dato nel favoloso-iperbolico-vernacolo. Ma appena che si conoscono nel loro<br />

valsente le voci Hieratiche, o Sacre (di quale arcana dottrina Noi ora ne occupiamo<br />

quotidianamente ad insegnartela, per poi passare alla sapienza Palladia-Pitagorica delle Cifre)<br />

scompariscono le tinte favolose, e ne’ Classici vi si rinviene quel F<strong>il</strong>o d’Arianna, senza di cui<br />

anche i più dotti Grammatici non pervengono alla porta della luce della Sapienza-Arcadia, o<br />

Arcana.<br />

287<br />

<strong>Il</strong> Fasi di cui fanno uso i Classici è una voce arcana, che indica una fluenza urbica, come ti mostreremo<br />

meglio a suo tempo, e luogo, per dove si perveniva dagli Argonauti all’Oracolo. I Savii Grammatici ne fanno un<br />

fiume sempre ad essi ignoto, in dove si alimentano Rospi, Rane, ed altro putridame, che sono <strong>il</strong> simbolo de’<br />

Colchi, e Focii Grammatici che lo navigano.<br />

288<br />

La voce ITALIA dice Aristot<strong>il</strong>e nel Perì Uranu, che significa la casa del Nume.<br />

289<br />

Pan-Ici, che panici si pronuncia, significa la Generalità delle Sacre Immagini, e Vichi-oscuri, incuteva timori<br />

Panici alla Plebe, che non ne conosceva le Usie. E Noi intendiamo per timore Panico quella temenza infant<strong>il</strong>e<br />

per oggetti che non nocciono. Entrare in questi luoghi tenebrosi, di cui la Plebe non aveva conoscenza, faceva<br />

un ribrezzo, e lo fa anche presentemente. Difatti una fiata entrando nelle nostre Catacombe una brigata di<br />

Giovani uniti a Noi, un Giovane <strong>il</strong> più culto di tutti, e forse <strong>il</strong> più istruito, che sembrava un LEONE, con<br />

genuintà ne disse che non reggeva l’anima sua a quella vasta tenebrìa. E perché? Perché era la prima fiata che vi<br />

metteva <strong>il</strong> piede. Per cui è nota quella sentenza – Assuetis non fit passio. Coloro che erano nati, ed educati in tali<br />

antri Foronei non soffrivano in farvi la loro abituale dimora, ed andare poi a ricreazione, e solazio ne’ loro<br />

Giardini, e boschetti attaccati a questi luoghi arcani, in dove la Plebe non vi metteva <strong>il</strong> piede.<br />

290<br />

Lig-Aean, si spiega La-Terra del Canto. E le nostre Melodiche-Matriarche-Sirene furono l’inventrici del<br />

Canto.<br />

149

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