Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE
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6 - IL TRADIMENTO DI ENEA<br />
(da: Darete frigio: Historia de Excidio Troiae) 273<br />
“…quello stesso giorno si riunirono Antenore, Polidamante, Ucalegone, Anfidamo e Dolone,<br />
meravigliandosi tutti dell'ostinazione del re che preferiva mandare la patria in rovina piuttosto<br />
che chiedere la pace; e Antenore affermò di aver pensato ad un piano che avrebbe potuto<br />
giovare a tutti, se gli fossero stati fedeli. Promisero tutti. Antenore allora si rivolse ad Enea<br />
dicendogli che era necessario tradire la patria badando a salvare sé e i suoi, e a quello scopo<br />
si mandasse un uomo fedele da Agamennone per trattare subito la pace: visto che s'era<br />
accorto che Priamo era uscito incollerito dal consiglio in cui loro avevano perorato per la<br />
pace e senz'altro stava ora tramando qualcosa contro di loro. Tutti si dichiararono d'accordo e<br />
mandarono subito da Agamennone Polidamante, che era <strong>il</strong> meno sospettato di tutti: ed egli,<br />
giunto al campo dei Greci, raccontò ad Agamennone quello che lui e i suoi compagni<br />
avevano deciso. Agamennone quella stessa notte radunò <strong>il</strong> consiglio, riferì loro quanto aveva<br />
saputo e chiese che tutti si esprimessero in merito. Tutti furono d'accordo a prestar fede ai<br />
traditori, tranne Odisseo e Nestore che dissero che non ci si doveva mettere in quell'impresa;<br />
Neottolemo allora propose che fosse mandato loro un pegno, che infatti inviarono per mezzo<br />
di Sinone da Enea, Anchise ed Antenore; e siccome Anfimaco non aveva ancora dato le<br />
chiavi delle porte ai guardiani, glielo offrirono dal di fuori delle mura; Sinone riconoscendo<br />
le voci di Enea e di Antenore glielo consegnò; e poi riferì tutto ad Agamennone. Furono<br />
allora tutti concordi a fare la congiura legandosi con giuramento solenne, in questi termini: se<br />
la notte seguente avessero consegnato la città, si sarebbero impegnati a risparmiare Antenore,<br />
Ucalegone, Polidamante e Dolone insieme con i loro beni, le loro famiglie, parenti e amici.<br />
Confermato l'accordo con giuramento, Polidamante suggerì che la notte seguente con<br />
l'esercito s'accostassero alla porta Scea, che aveva scolpito all'esterno una testa di cavallo; e<br />
che qui aspettassero: Antenore e Anchise che avevano i loro soldati a guardia di quella porta<br />
l'avrebbero aperta dall'interno; per segnale avrebbero mostrato loro un lume e una volta<br />
entrati qualcuno li avrebbe condotti subito al palazzo di Priamo. Così confermato l'accordo,<br />
Polidamante ritornò a Troia e riferì ad Antenore, Enea e agli altri congiurati che così aveva<br />
concordato: di notte dovevano aprire la porta Scea, far vedere <strong>il</strong> lume e far entrare l'esercito<br />
nemico. Così fecero quella stessa notte Antenore ed Enea: fatto entrare Neottolemo gli<br />
chiesero una guardia di soldati greci per la loro stessa salvezza; ottenutala, lo portarono al<br />
palazzo reale dove i Troiani avevano un forte distaccamento. Neottolemo diede la caccia a<br />
Priamo e l'ammazzò davanti all'altare di Giove Nereo. Ecuba e Polissena fuggendo<br />
s'imbatterono in Enea: a questi Ecuba raccomandò la figlia e lui la nascose presso suo padre<br />
Anchise. Andromaca e Cassandra si nascosero nel tempio di Minerva. Per tutta la notte i<br />
Greci continuarono a far strage e a predare; la mattina Agamennone, raccolti sulla rocca tutti i<br />
principi, levò lodi e ringraziamenti agli dèi e lodò l'esercito; poi fece mettere in mezzo a tutti<br />
<strong>il</strong> bottino per spartirlo. Pubblicamente Agamennone chiese a tutto l'esercito se doveva<br />
mantenere l'impegno preso con Antenore ed Enea che avevano consegnato loro la patria; ad<br />
una voce risposero di sì; chiamat<strong>il</strong>i, gli furono restituite le loro cose. Antenore chiese ad<br />
Agamennone <strong>il</strong> permesso di parlare, e gli fu concesso; allora dapprima ringraziò <strong>il</strong> popolo<br />
greco, poi ricordò che Eleno e Cassandra avevano sempre esortato <strong>il</strong> padre alla pace, e che<br />
273 Ditti Candiotto, Darete Frigio: Guerra e Rovina di Troia. Trad. di L. Settembrini. M.I.R., Montespertoli<br />
2000. Nello stesso volume, ma nella sezione dedicata allo scritto di Ditti Candiotto (Dictys cretensis) si legge:<br />
“La strage colpiva tutti, indifferentemente venivano fatti a pezzi i figli davanti ai padri e i padri davanti ai figli; e<br />
quelli che fra grandi pianti avevano visto trucidare i loro cari venivano a loro volta subito ammazzati. Con<br />
altrettanta prontezza fu appiccato <strong>il</strong> fuoco in tutta la città tranne che nelle case di Enea e di Antenore dove<br />
avevano messo delle guardie a difesa”.<br />
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