Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE
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delle altre notazioni che noi stessi abbiamo messo in r<strong>il</strong>ievo nel corso di questa rivisitazione<br />
dell’Eneide. Pertanto, <strong>il</strong> Satyricon ci si offre sotto una luce diversa da quella del racconto<br />
spregiudicato e scurr<strong>il</strong>e, libertario ed eversivo che tanta attenzione ha avuto e continua ad<br />
avere. Se quest’ultimo fosse stato <strong>il</strong> vero intento di Petronio, non si potrebbe capire come lui<br />
stesso, nella vita ordinaria, sia stato tutto <strong>il</strong> contrario: “COME PROCONSOLE IN BITINIA<br />
TUTTAVIA E POI COME CONSOLE EGLI SEPPE MOSTRARSI ENERGICO E<br />
ALL’ALTEZZA DEI SUOI COMPITI. TORNATO POI ALLE SUE VIZIOSE ABITUDINI<br />
(O ERA FORSE SIMULAZIONE DI VIZI?)…”.<br />
L’importanza di queste parole di Tacito (Annali 16, 18-19) sono immense! Al pari di un<br />
valoroso condottiero ma amante dei piaceri e della vita raffinata come fu Lucullo o Marziale,<br />
anche Petronio gli somigliava. Era <strong>il</strong> tipico romano aristocratico ed epicureo che mai avrebbe<br />
abbassato se stesso nella redazione di un romanzo plebeo 270 a meno che…la sua non fosse,<br />
come disse Tacito, simulazione di vizi. E per quale motivo avrebbe dovuto simulare di essere<br />
vizioso se non lo era?<br />
In base a quanto è stato detto, Petronio, rappresentante di quella che noi abbiamo definito la<br />
romanità remia, in antitesi a quella romulea ed augustea, per esprimere <strong>il</strong> suo dissenso<br />
ut<strong>il</strong>izzava l’unica arma di cui, in quei tempi di dispotismo, si poteva disporre: le lettere.<br />
Ridicolizzando autori moralisti come Platone, Fedro, Esopo e soprattutto <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> –<br />
degradando le figure dei loro personaggi o volgendo in senso non-eroico vicende e avventure,<br />
fornendo a chi era capace l’adeguata “chiave di lettura”, poteva diffondere un movimento di<br />
fronda nei confronti del potere di derivazione augustea. Ma che Petronio amasse davvero le<br />
scurr<strong>il</strong>ità che scriveva ce lo vieta di pensarlo quanto fece alla sua morte: “Al testamento non<br />
aggiunse, come la maggior parte dei condannati, codic<strong>il</strong>li adulatori per Nerone o Tigellino e<br />
alcun altro potente; fece invece una particolareggiata narrazione (perscripsit) DELLE<br />
SCANDALOSE NEFANDEZZE DEL PRINCIPE, CITANDO I NOMI DEI SUOI<br />
AMANTI, DELLE SUE DONNACCE, E LA SINGOLARITA’ DELLE SUE<br />
PERVERSIONI; POI, SIGILLATOLO, LO INVIO’ A NERONE”.<br />
La “particolareggiata narrazione” non poteva che essere ciò che poi passò alla storia come<br />
Satyricon, vendetta postuma di un esemplare continuatore dell’opposizione aristocratica e<br />
senatoria alla stirpe degli Eneadi.<br />
270<br />
Sono sempre parole di Tacito: “…e lo si giudicava non un gaudente e uno scialacquatore, ma un uomo di<br />
lusso raffinato”.<br />
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