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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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Ascanio, suo nipote, e che vada pure in malora <strong>il</strong> suo stesso figliolo: Enea venga pure<br />

trascinato per mari ignoti. Sembra incredib<strong>il</strong>e che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> abbia messo in bocca all’alma<br />

Venere, protettrice di Enea e della stessa Roma, una determinazione che stravolge i decreti<br />

del Fato, eppure è così. Né si deve pensare che salvando Ascanio essa pensi a salvare i destini<br />

di Roma. No, lei stessa dice, tre righe più sotto, che possiede alcune amene località del<br />

Mediterraneo dove Ascanio potrebbe trascorre indolenti e oziose giornate! 246 Oltre alla beffa<br />

delle righe finali del precedente Libro, adesso viene <strong>il</strong> danno: <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> - ma ricordiamo<br />

sempre che dietro di lui c’è <strong>il</strong> compatriota etrusco Caio C<strong>il</strong>nio Mecenate - dà del debosciato<br />

ad un Eneade 247 ║(*) Cassandrae impulsus furiis Giunone, replicando a Venere, dice che<br />

Enea venne in Italia solo perché spinto dalla pazzia 248 di Cassandra, per aver prestato fede<br />

agli incerti ricordi del vecchio Anchise, altrimenti non ci sarebbe venuto. Infatti, se si ritorna<br />

ai versi 180-187 del terzo Libro e al nostro commento, si vede che l’idea di partire per l’Italia<br />

viene ad Anchise soprattutto per <strong>il</strong> ricordo di quello che gli narrava “la sola Cassandra” 249 ;<br />

ora la stessa Giunone, nel consesso divino radunato da Giove, conferma che la leggenda di un<br />

Dardano giunto dall’Italia è una pura diceria, uscita dalla bocca di una pazza. Sui vaticini<br />

falsi di Cassandra Giunone aveva dato già testimonianza allorchè, tramite la sua messaggera<br />

Iride – sotto le mentite spoglie della troiana Beroe (V, 636) -, fa dire di avere saputo in sogno<br />

da Cassandra che l’antica madre, <strong>il</strong> luogo dove edificare la nuova Troia, è in terra sic<strong>il</strong>iana, a<br />

Drepano: “Qui Troia cercate: questa, diceva, è la patria per voi”. Ora, è chiaro che Iride<br />

mente alle donne troiane per indurle a dar fuoco alle navi, ma ciò solo per la lettura ufficiale<br />

dell’Eneide. Per quella occulta, invece, dove le sparse cacozelie vanno unite, si deve leggere<br />

che la profetessa Cassandra vaticina <strong>il</strong> falso ovunque e, quindi, se l’antica madre non è in<br />

Sic<strong>il</strong>ia non lo è nemmeno nel Lazio… ma a Creta.║(*) pulcherrimus Astur…equo fidens Qui<br />

abbiamo una cacozelia virg<strong>il</strong>iana che – se vera – è forse tra le più mimetizzate, allorchè <strong>il</strong><br />

poeta parla del bellissimo Asture, valente cavaliere. Dietro la figura di questo guerriero<br />

etrusco <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> potrebbe aver raffigurato sia Ottaviano Augusto che la città di Corito (Servio<br />

infatti ricorda la somiglianza fra Astur e la regione iberica delle Asturie, terra di valenti<br />

cavalieri ancor’oggi detti… coritos, come ha scoperto <strong>il</strong> Prof. Palmucci, e dove andò a<br />

combattere Augusto). Augusto era ricordato dagli storici come un bell’uomo: che senso<br />

avrebbe avuto specificare che uno sconosciuto Asture fosse stato “bellissimo”?<br />

L’identificazione di Asture con Augusto serviva anche a stemperare l’esaltazione etrusca<br />

della leggenda, sempre poco gradita ai Romani di allora. Tuttavia questa cacozelia ci pare un<br />

po’ troppo elaborata, a fronte dell’affermazione di Agrippa che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> usava “parole<br />

comuni”. Non sarebbe forse più vicino alla realtà vedere in Asture <strong>il</strong> capo della gente<br />

dell’attuale Torre Astura – località della provincia di Roma a sud di Anzio – <strong>il</strong> cui omonimo<br />

fiume era l’approdo marittimo della città di Satrico? 250 ║patris antiquam Dauni defertur ad<br />

urbem La nave lo riporta all’antica città del padre Dauno. E’ evidente che questa città è<br />

Ardea - poiché suo padre non è <strong>il</strong> Dauno che accolse Diomede in Puglia - ma come fa una<br />

246 Per l’esattezza dice positis inglorius armis exigat hic aevom deposte senza gloria le armi trascorra qui la vita.<br />

247 La descrizione che subito dopo <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> fa delle truppe etrusche che muovono sotto <strong>il</strong> comando di Enea è<br />

talmente enfatica da non permettere di escludere che si tratti di una voluta celebrazione a posteriori delle<br />

tramontate glorie etrusche, da cui <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> e Mecenate discendono. Non a caso fra le schiere in armi viene citata<br />

Mantova, tusco de sanguine vire <strong>il</strong> cui ceppo è di sangue etrusco, ma che, storicamente, non ebbe alcuna<br />

r<strong>il</strong>evanza. Per non parlare della forzatura poetica di raggiungere via mare Enea da parte dei cinquecento<br />

mantovani (v. 206)!<br />

248 L’ablativo plurale furiis significa in latino “pazzia”.<br />

249 In <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>, che lo raccontasse “la sola Cassandra”, è un modo per dire che si trattava di una diceria senza<br />

l’appoggio di un retaggio tradizionale alle spalle.<br />

250 Presso Torre Astura i sicari di Antonio – consenziente Ottaviano – avevano scannato Marco Tullio Cicerone,<br />

ma sarebbe davvero un eccesso di fantasia voler pensare che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> abbia identificato Ottaviano in Asture allo<br />

scopo di ricordargli l’assassinio di Cicerone. O no?<br />

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