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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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tiara e mantello di porpora! 224 Solo la incondizionata fiducia che Augusto riponeva in<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> ha potuto permettere che sim<strong>il</strong>i cacozelie potessero passare inosservate (Agrippa e<br />

soci esclusi); sempre ammesso che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> non sia stato avvelenato... Con i regali dati a<br />

Didone e a Latino si è voluta spogliare la romanità di ogni legittimità, a dispetto di quanto si<br />

è dovuto propagandare apertamente e forzatamente nell’Eneide║At trahere atque moras<br />

tantis licet addere rebus Giunone assiste impotente allo sbarco degli Eneadi, tuttavia non si<br />

rassegna e, sapendo che non può andare contro <strong>il</strong> Destino, ut<strong>il</strong>izza ciò che la religione del<br />

Fato consente a uomini e Dei: cambiare la trama a un ordito ineluttab<strong>il</strong>e e d<strong>il</strong>ungarne <strong>il</strong><br />

termine: ma mi è lecito procrastinare gli eventi e aggiungerne di nuovi 225 ║Amata Lo<br />

strumento vendicativo di Giunone è la furia Aletto, regina della discordia e delle lotte<br />

intestine, che per prima insidia la moglie di Latino, Amata, la quale tradisce col suo nome<br />

una funzione orgiastica e dionisiaca, per quanto che Amata era <strong>il</strong> nome rituale delle Vestali al<br />

momento della loro consacrazione (ma la cosa non è in contraddizione se si ritengono queste<br />

sacerdotesse delle antiche prostitute sacre). Secondo Servio (VII 366 226 ), Amata era la sorella<br />

di Ven<strong>il</strong>ia, la ninfa madre di Turno║Questa infatti, allo stesso modo di Didone, furit limphata<br />

per urbem impazza forsennata 227 per la città e i v<strong>il</strong>laggi latini ed infine si getta come<br />

menade nei boschi assieme alla figlia Lavinia, che consacra a Dioniso, e addirittura a tutte le<br />

donne latine che si uniscono a lei in una sarabanda bacchica║(*) iuris materni qui abbiamo<br />

un altro cacozelico capitolo dello scontro fra Oriente mediterraneo e Occidente romano:<br />

Amata rivolgendosi alle donne si appella al diritto materno di contro a quello paterno che<br />

vuole avocare al padre la decisione di maritare le figlie. <strong>Il</strong> mezzo per instaurare nuovamente<br />

questo diritto consiste nell’abbandonare le consuetudini fam<strong>il</strong>iari e gettarsi, discinte, nelle<br />

orge s<strong>il</strong>vestri. E così avviene. Si noti anche che <strong>il</strong> commentatore classico dell’Eneide, Servio<br />

(VII 51), scrisse che Amata aveva dato a Latino due figli ma li uccise avvalendosi della<br />

capacità giuridica di poterlo fare (“factione interemit”). Servio specifica che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong><br />

adombrò appena (“per transitum tangit historiam”) questo racconto con i versi: “figlio costui<br />

non ebbe per fato divino, non prole masch<strong>il</strong>e, ché, nata appena, gli fu strappata sul crescere”.<br />

Di questo Diritto Materno null’altro si accenna, comprensib<strong>il</strong>mente 228 ║(*) Thyrrenas, i,<br />

sterne acies Aletto si reca da Turno, re dei Rutuli 229 e lo invita a muovere guerra ai Troiani<br />

ma, assai stranamente, <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> gli fa dire: vai, scompiglia le schiere dei Tirreni (Etruschi).<br />

<strong>Il</strong> fatto che i Troiani vengano assim<strong>il</strong>ati agli Etruschi è del tutto assurdo per la coerenza del<br />

racconto virg<strong>il</strong>iano ma non se si ritorna alla loro discendenza dall’etrusca Corito. E’ chiaro<br />

che siamo di fronte ad una deformazione retorica della leggenda. Nell’Eneide, come si vedrà,<br />

gli Etruschi sono alleati dei Troiani (tranne Mezenzio che viene però raffigurato dal poeta<br />

224<br />

Servio specifica che per tiara devesi intendere <strong>il</strong> p<strong>il</strong>eo, berretto conico, forse sim<strong>il</strong>e all’odierno fez turco. Non<br />

ci sembra un caso che i doni che in contraccambio Latino porge ad Enea consistano in simboli guerrieri (cavalli<br />

e carro da guerra), con <strong>il</strong> che si attribuisce ad Enea un ruolo subordinato.<br />

225<br />

“Nelle divisioni del tempo, come nelle regioni dello spazio, si potevano smuovere i limiti. La prorogatio<br />

mitigava <strong>il</strong> fatalismo del sistema. <strong>Il</strong> massimo che si può rimandare una profezia è di 10 anni per un individuo, 30<br />

per un popolo. Per un individuo, non si può più rimandare quando ha passato i 70 anni. C’era dunque una certa<br />

flessib<strong>il</strong>ità, sotto la protezione e con <strong>il</strong> permesso degli Dei: i libri etrusci dicono che questa prorogatio si chiede<br />

prima a Giove, poi ai fata (forse gli Dei Involuti)” (L Bonfante: <strong>Il</strong> Destino degli Etruschi. Sta in Aa.Vv.:<br />

LIBERTÀ O NECESSITÀ? Ananke, Torino 1998).<br />

226<br />

Di questo antico commentatore di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> non esiste ancora una edizione italiana. Qui e altrove ci avvaliamo<br />

dell’edizione critica a cura di G. Ramires, limitata ai Libri VII e IX. Pàtron, Bologna 2003.<br />

227<br />

Lymphata è un termine tecnico per designare una persona vittima della possessione delle ninfe.<br />

228<br />

Con le ovvie riserve, è interessante consultare la poderosa opera di J.J. Bachofen: IL MATRIARCATO<br />

Einaudi, Torino 1988 (specie p.317)<br />

229<br />

I Rutuli di Turno erano forse un popolo a forte caratterizzazione sabina. Sia <strong>il</strong> loro nome che quello di Ardea<br />

rimandano al rosso e al fuoco ma in latino Ardea è <strong>il</strong> nome dell’airone, che Ovidio nelle Metamorfosi narra<br />

essere sorto dalle macerie combuste della città distrutta da Enea. Servio (VII 412) ricorda che la città traeva <strong>il</strong><br />

nome per essere sorta sull’augurium di un volo di aironi, animali palustri.<br />

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