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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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eneade avviene invece nel territorio dei Laurentini, a sud del Tevere; e questa è la leggenda<br />

magnogreca. I nessi con <strong>il</strong> territorio degli Arcadi, dove sarà la futura Urbe, servono poi per<br />

statuire l’ultimo degli apporti mitici, la leggenda romana. Forse <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> riteneva che la verità<br />

storica fosse l’autoctonicità dei Romani e ciò ci pare asseverato dal fatto che gli Eneadi,<br />

appena preso contatto con <strong>il</strong> re Latino, gli offrono in omaggio di dichiarata subordinazione i<br />

simboli della regalità di Priamo. L’ultimo degli elementi cacozelici, è <strong>il</strong> tentativo di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong><br />

di contrapporre <strong>il</strong> “diritto materno” dell’Antica Madre a quello “paterno” di Enea e dei<br />

Romani, con <strong>il</strong> comportamento e le affermazioni di Amata, la dionisiaca moglie di Latino,<br />

nonché con la figura della vergine Cam<strong>il</strong>la.<br />

║ si qua est ea gloria se in qualche modo è questa una gloria Beffarda nota di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong><br />

sulla morte di Gaeta. Nell’ottica augustea è un evento gratificante lasciare memoria di sé<br />

anche solo in veste topografica; non certo in quella f<strong>il</strong>osofica epicurea, come annotò anche <strong>il</strong><br />

commentatore Servio, scrivendo che per gli Epicurei gli Dei non si curano dei mortali║Urit<br />

odoratam nocturna in lumina cedrum. Circe, nottetempo, brucia cedro aromatico in onore<br />

dei luminari notturni è interessante questo brandello di rituaria, che apre uno squarcio su un<br />

antico culto reso alle stelle 214 ║ ex aequore… dal mare Enea avvista un grande bosco sacro<br />

nel cui mezzo si apre la foce del fiume Tevere che <strong>il</strong> troiano …succedit risale. <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> fa<br />

dunque approdare gli Eneadi esattamente sulla sponda meridionale del Tevere, deformando in<br />

tal modo i più antichi racconti mitici che, come vederemo, vogliono Enea sbarcato più a sud,<br />

presso Laurento, 215 alla foce del Numico (Servio, VII 150: “<strong>il</strong> Numico un tempo era un<br />

grosso fiume”), dove c’era <strong>il</strong> santuario di Sol Indiges. Non è dunque senza importanza che<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> parli di un bosco sacro (lucus) e non di un semplice bosco (nemus), come<br />

giustamente fece osservare Servio. Una cacozelia che passa dalla finestra…║Latinus <strong>Il</strong> re che<br />

vive nel luogo dello sbarco eneade è Latino, nome fittizio denotante <strong>il</strong> popolo stesso; a meno<br />

di non volerlo identificare con <strong>il</strong> Lakinio della leggenda magnogreca di Crotone/Corito<br />

trasposta da <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>. Costui rappresentava i più antichi latini della pianura laziale, essendo<br />

figlio di Fauno (Pan) e della ninfa Marica, che però era venerata molto più a sud, a Minturno.<br />

Servio scrisse che la madre vera fu Fauna o Fatua e che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> la scambiò con Marica per<br />

motivi di metrica st<strong>il</strong>istica. Per Esiodo invece Latino era figlio di Circe e di Ulisse, ma Circe<br />

può essere considerata la grecizzazione dell’italica Marica. Sua figlia è Lavinia, che ci pare<br />

una deformazione da un originario “Latinia”, così come Turnus Turno, a sua volta, non è<br />

altro che la metatesi del nome del popolo rutulo. Secondo Dionisio di Alicarnasso però <strong>il</strong> vero<br />

nome di Turno sarebbe stato “Tirreno” con <strong>il</strong> che si può vedere in lui un etrusco a capo di un<br />

popolo italico, fatto verificatosi, come è noto, anche in Roma arcaica. Non a caso ospite di<br />

Turno è un altro re etrusco esule: Mezenzio║Laurus anche al centro della casa di Latino vi è<br />

un lauro sacro così come c’era in casa di Priamo. La presenza di quest’albero nelle dimore di<br />

questi due re primordiali e aborigeni testimonia di una ancestrale religiosità tellurica e<br />

orgiastica 216 ║Ferebatur Phoebo sacrasse Latinus si racconta che Latino consacrasse a<br />

Febo <strong>il</strong> lauro e che dalla pianta derivò anche <strong>il</strong> nome della capitale dei Latini, Laurento. In<br />

realtà <strong>il</strong> lauro non è affatto sacro a Febo Apollo ma ad una divinità oracolare tellurica (vedi<br />

214<br />

Si tratta del cedro da frutto o Citrus medica L. (vedi anche GEORGICHE II, 126. In quei versi, dove <strong>il</strong> poeta<br />

parla delle proprietà del cedro contro gli avvelenamenti, P. Grimal ha ritenuto di scorgere un’allusione di<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> contro Cleopatra, che si vociferava avesse tentato di avvelenare i figli legittimi di Antonio).<br />

215<br />

Le leggende etrusche parlano invece di uno sbarco eneade in Etruria, leggende che verranno riprese anche da<br />

Orazio nel Carmen saeculare.<br />

216<br />

“c’era un lauro in mezzo alla casa dai profondi penetrali, la cui chioma veniva da sempre custodita con<br />

sacro timore” (VII, 60). In II, 512 descrivendo <strong>il</strong> palazzo di Priamo, <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> scrive: “al centro della casa e sotto<br />

la nuda volta del cielo c’era un grande altare e lì accanto un lauro vetusto lo sovrastava cingendo con la sua<br />

ombra i Penati”.<br />

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