14.06.2013 Views

Sante, l'abbraccio dal Presidente - Sezione Vicenza

Sante, l'abbraccio dal Presidente - Sezione Vicenza

Sante, l'abbraccio dal Presidente - Sezione Vicenza

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Addio Carlo Geminiani<br />

Carlo Geminiani è<br />

morto all’età di 83<br />

anni. Romagnolo di nascita,<br />

ha passato gran<br />

parte della sua vita a<br />

<strong>Vicenza</strong>. Proprio qui<br />

Carlo ha dato vita a<br />

gran parte della sua<br />

opera di grafico, scrittore<br />

e paroliere. E infatti<br />

la sua collaborazione<br />

artistica con Bepi<br />

de Marzi e i Crodaioli<br />

ha dato luogo ad alcune<br />

delle più belle e toccanti musiche alpine <strong>dal</strong> dopo<br />

guerra ad oggi. Parte di esse, oltre ad essere già entrate<br />

nella tradizione, sono state ispirate dai testi e <strong>dal</strong><br />

lavoro di uno degli alpini arzignanesi più noti: Giulio<br />

Bedeschi. Tra le cante a cui dobbiamo tante nostre<br />

emozioni citiamo solo Joska la rossa, L’ultima notte,<br />

Monte Pasubio, La bomba imbriaga, Piccola canta di<br />

natale, Il Ritorno.<br />

Mario non c’è più, le sue montagne sì<br />

Ho conosciuto Mario<br />

Rigoni Stern qualche<br />

anno fa a Padova. Lui<br />

era al Palazzo del Bo’,<br />

credo per una conferenza<br />

o la presentazione di<br />

un libro. Ci siamo incrociati<br />

mentre io uscivo<br />

da una delle aule studio<br />

dell’università per<br />

fumare una sigaretta, e<br />

Mario era lì che parlava<br />

con degli amici. Non<br />

ricordo tutti i particolari<br />

dell’incontro, ma sono sicuro di averlo guardato come<br />

si è soliti osservare una persona che si ammira, di cui<br />

si conoscono le opere e gli interventi.<br />

Per farla breve, mi sono avvicinato a Mario, mi sono<br />

presentato e non ho trovato niente di più intelligente<br />

da dirgli che avevo appena concluso la naja da alpino,<br />

che avevo letto i suoi libri e apprezzavo il suo<br />

lavoro. Lui ha sorriso, e mi ha stretto la mano con<br />

la sua, che era grossa come un badile e a confronto<br />

la mia scompariva come fosse quella di un bambino.<br />

Mi ha chiesto dove abitassi, e quando ha saputo dove<br />

(Brendola), mi ha detto che almeno un po’ di colli<br />

Lutti - 33<br />

c’erano anche lì. Ricordo questo perché è sintomatico<br />

di quanto Mario avesse sempre presente i monti in<br />

ogni momento della vita; così come la bellezza delle<br />

vette traspariva nei suoi scritti, nelle sue parole, nei<br />

suoi pensieri. E ancora di come egli considerasse la<br />

montagna un’entità viva: con i suoi abitanti, uomini,<br />

animali e alberi. Oggi noi sappiamo, e lo sapeva anche<br />

lui, che la battaglia per evitare la desertificazione<br />

e l’abbrutimento della montagna sarà sempre più<br />

dura. Una lotta scomoda che lui ha spesso condotto in<br />

solitaria, tra l’indifferenza di molti e l’ebete indulgenza<br />

di chi lo considerava un vecchio un po’ strambo.<br />

Una lotta, ancora, portata avanti aggrappandosi alla<br />

solitudine e all’idea di sacrificio che la montagna gli<br />

ha insegnato in tutto l’arco della vita. È quindi una<br />

triste coincidenza che Mario se ne sia andato nel 90°<br />

anniversario della fine della Grande Guerra, nei giorni<br />

in cui maggiore dovrebbe essere l’attenzione intelligente<br />

verso la montagna, soprattutto laddove essa è<br />

stata teatro di guerra. E invece noi siamo ancora qui,<br />

che a ragione discutiamo del cemento edificato in<br />

montagna qua e là, e che al pari di un figlio bastardo<br />

nessuno ne rivendica la paternità.<br />

A pochi giorni <strong>dal</strong>la sua morte, trovo giusto ricordare<br />

Mario più come un montanaro schivo che cantava la<br />

vita e la storia della sua terra, più che un alpino reduce<br />

della Campagna di Russia. Perché, a dispetto della frequente<br />

retorica a buon mercato, anche i vecchi soldati<br />

muoiono, ma il messaggio che l’uomo Rigoni Stern ci<br />

ha trasmesso appartiene già al patrimonio collettivo. O<br />

almeno così dovrebbe essere.<br />

F.M.<br />

Gino Genisi è andato avanti<br />

Gino Ginisi è andato<br />

avanti. Calabrese<br />

di nascita, è stato maresciallo<br />

degli alpini,<br />

dove lungo tutto l’arco<br />

della sua carriera si<br />

è contraddistinto per<br />

professionalità e bontà<br />

d’animo. Congedatosi,<br />

ha abitato a <strong>Vicenza</strong><br />

per diversi anni dove<br />

ancora una volta non<br />

ha fatto mancare l’aiuto<br />

alle penne. Per circa<br />

25 anni, infatti, è stato addetto alla segreteria della<br />

sezione ANA di <strong>Vicenza</strong> e membro attivissimo del<br />

gruppo di Borgo Casale.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!