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20 - Varie Programma pellegrinaggio al monte Pasubio 6 -7 settembre 2008 SABATO 6 settembre 2008 Ore 10.00 Cerimonia con deposizione di una corona d’alloro presso l’Ossario del Pasubio a Colle Bellavista. Ore 11.00 Salita per la “Strada degli Eroi” fino alla Galleria D’Havet e proseguimento a piedi al Rifugio Papa. In alternativa si può proseguire in auto fino a Bocchetta Campiglia per proseguire a piedi, lungo la “Strada delle 52 gallerie” fino al Rifugio Papa. Ore 16.00 Deposizione delle corone di alloro ai Denti Italiano e Austriaco alla presenza dei Sindaci della Comunità del Pasubio e di una rappresentanza austriaca. Cena e pernottamento al Rifugio Papa. A Bocchetta Campiglia c’è la possibilità di piantare qualche tendina per il pernottamento del sabato. DOMENICA 7 settembre 2008 Partenza dei vari gruppi verso la Chiesetta di Santa Maria del Pasubio per la celebrazione della Santa Messa. Ore 8.00 Partenza dalla galleria D’Havet per Cima Palon ed arrivo alla Chiesetta - tempo di percorrenza ore 2.00 ca. Ore 7.00 Partenza da Bocchetta Campiglia per le Strada delle gallerie - Porte Pasubio e arrivo alla Chiesetta - tempo di percorrenza ore 3.00/3.30 ca. In alternativa sentiero della Val Canale che presenta difficoltà alpinistiche - da Ponte Verde alla Chiesetta - tempo di percorrenza ore 3.00 ca. Per ogni itinerario sarà presente una “guida” che, durante il percorso, illustrerà i luoghi teatro della Grande Guerra. Ore 11.00 Inizio Cerimonia con ingresso Gonfaloni, Vessilli e Labaro Nazionale,. Alzabandiera Onore ai Caduti. Brevi allocuzioni Autorità presenti. Ore 11.30 Santa Messa celebrata dal Vescovo di Vicenza Mons. Cesare Nosiglia. Ore 12.30 Rancio Alpino. Parcheggi Per la Strada delle gallerie a Bocchetta Campiglia e Passo Xomo. Per la Strada degli Eroi al Pian delle Fugazze. Per coloro che sono impossibilitati a salire a piedi sono disponibili alcuni permessi presso la Sezione di Vicenza. Per salire fino a Porte del Pasubio. In questo caso il transito è permesso solo ai mezzi fuoristrada. Lonigo Incontri Un nostro alpino di Lonigo è stato testimone di uno di quei incontri che capitano rarissimamente. Nel mese di marzo infatti, un gruppo di Alpini della compagnia comando di Feltre si sono ritrovati dopo 31 anni dal congedo e hanno festeggiato alla trattoria “Gemma Dei Berici” di Pozzolo. Chi negli anni 1976/77 era in quella compagnia e volesse partecipare alle prossime feste può telefonare al sig. Baldovin Enzo allo 0444/833146 oppure al sig. Pasquale Gianluigi allo 0444/820442. Gruppo Alpini Caserma Zannettelli Btg. Feltre Domenica 1° giugno 2008 un folto gruppo di commilitoni si sono ritrovati a 42 anni dal congedo per una piacevole rimpatriata a ricordare i tempi della naja fatta negli anni 1966-1967 nella compagnia comando della caserma di Feltre. Se ci sono altri Alpini interessati per i prossimi incontri contattare Marco Brazzale di Zanè oppure Gabriele Barban di Vicenza.
Alpini di pace La penna del najone Novità in Libreria - 21 Gli alpini, si sa, sono bravi a fare, ma non a dirlo. Ci è voluto Giovanni Lugaresi, un giornalista che ha fatto la naja nel Genio, ma è “alpino ad honorem” per raccontare le loro imprese in tempo di pace. Così “Alpini di pace” (editore Il Preto) racconta “mezzo secolo sul fronte della solidarietà” ed è arrivato alla quarta edizione, che si arricchisce di alcuni capitoli nuovi. Raccontano del lavoro dei bassanesi per una scuola in Brasile, del recupero di un percorso di guerra sul Palon (Monte Grappa), dell’intervento del Gruppo Ana di Premosello (Bs) per un centro giovanile in Venezuela; si parla anche del “Libro verde”, c’è una commovente descrizione del Bosco delle “penne mozze” di Cison di Valmarino. In chiusura un intervento del presidente Perona sul futuro degli alpini e dell’Ana. Più che un libro per gli alpini, “Alpini in pace” è un libro che gli alpini dovrebbero regalare a chi non ha avuto la fortuna di portare la penna nera e soprattutto a chi pensa che gli alpini siano solo dei casinisti e ubriaconi. Lugaresi fa capire bene come sono stati fatti i principali interventi in tutto il mondo, dal Friuli all’Armenia, da Rossosch a Zenica, illustrando la situazione, il perché e la natura dell’intervento. Descrive il lavoro fatto, cita nomi di persone e sezioni Ana coinvolte, riporta le spese e le ore lavorate. Ma non è un elenco freddo, perché il giornalista affianca a tanti dati cronache vivaci, che fanno capire meglio e apprezzare lo spirito alpino di questi interventi. D.B. È uscito l’ennesimo libro sugli alpini. Ma stavolta non si parla di imprese epiche, di episodi di eroismo, di guerre. Sono più di 500 pagine scritte da alpini normali che raccontano la propria normale naja alpina. In tutti i suoi momenti, dall’arrivo della cartolina all’addestramento al Car, dalle manovre ai campi estivi e invernali. E si parla di vita di caserma, guardie, punizioni, picchetti, addestramento formale, libera uscita, muli, marce. Un’idea partita dai responsabili del sito Internet dell’Ana nazionale, sul quale s’incrociavano memorie di naja alpina che arrivavano da tutta Italia. Perché non raccoglierle in un libero queste storie? Perché non salvare queste memorie? – si sono chiesti. Si è formato così un comitato di redazione, che ha invitato tutti gli alpini a scrivere della propria naja, racconti da inserire in un libro. La risposta è arrivata pronta da tutta Italia, con un centinaio di racconti pubblicati nella loro schiettezza in “La penna del najone”, pubblicato da Mursia per l’Ana nazionale e presentato all’adunata di Bassano. Un libro che consiglio a tutti gli alpini, perché a mano a mano che si va avanti con la lettura escono dai meandri della memoria i ricordi della propria vita militare, si rivivono quei mesi vissuti con la penna nera, si capisce perché continuiamo ad essere alpini anche tanti anni dopo il congedo. E i ricordi della “Penna del najone” non sono solo spensieratezza ed allegria. Si racconta dell’impegno delle missioni all’estero, dell’aiuto alla gente alluvionata e terremotata. E si racconta di quelli “andati avanti” anche in tempi di pace, come nel toccante ricordo di Paolo Zimerle, vicentino, dei due “frati di naja” travolti da una slavina durante un campo invernale in Cadore. Scrive il presidente Perona nella presentazione: «Ecco quindi un altro tassello nell’incredibile mosaico della storia degli alpini, una favola moderna di uomini semplici e perbene che con caparbietà, tenacia e dedizione, incuranti delle mode e delle tendenze effimere, continuano a custodire e trasmettere i loro valori e il loro stile di vita». “La penna del najone” si accompagna perfettamente a “Noi alpini”, lo stupendo libro di fotografie della naja di Enzo Isaia. Dino Biesuz
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