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Campione BLS: Fonolite tefritica

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<strong>Campione</strong> <strong>BLS</strong>: <strong>Fonolite</strong> <strong>tefritica</strong><br />

INQUADRAMENTO GEOLOGICO<br />

Il campione <strong>BLS</strong> proviene da una colata<br />

lavica nella località di Acquapendente (VT) in<br />

prossimità della depressione vulcano-tettonica<br />

di Bolsena. Questa depressione appartiene al<br />

distretto dei Vulsini, il quale assieme ai Monti<br />

Sabatini, Vico, Colli Albani ed a<br />

manifestazioni minori formano la provincia<br />

magmatica Romana. Questa provincia<br />

magmatica è delimitata a nord dalla Toscana<br />

meridionale, dove si sovraimpone alla<br />

Provincia magmatica Toscana dando luogo ad<br />

episodi di ibridismo (van Bergen 1983;<br />

Conticelli e Peccerillo 1982), estendendosi<br />

fino alla città di Roma raggiungendo il<br />

confine meridionale marcato dalla linea<br />

Ancona-Azio, una linea tettonica importante<br />

che divide l’Appennino Settentrionale da<br />

quello Meridionale (Castellarin et al 1982)<br />

(Fig.1a).<br />

La zona è interessata da un vulcanesimo<br />

prevalentemente esplosivo, con associate<br />

minori colate laviche, che ha eruttato circa<br />

900 Km 3 di materiale vulcanico in un periodo<br />

che va da 800 ka a meno di 20 ka. I prodotti<br />

vulcanici sono prevalentemente sottosaturi in<br />

silice ed ultrapotassici, anche se si<br />

rinvengono esempi di rocce sature e<br />

sovrassature nel distretto dei Vulsini ed in<br />

prossimità del vulcano di Vico. In questa<br />

provincia magmatica si riconoscono due serie<br />

distinte di rocce: la serie KS, che comprende<br />

rocce al limite della saturazione che partendo<br />

da K-trachibasalti giungono alle trachiti<br />

passando per i termini intermedi, e la serie<br />

HKS comprende rocce alte in potassio<br />

fortemente sottosature la cui paragenesi è<br />

dominata dalla leucite, che partendo da<br />

leucititi giungono alle fonoliti attraverso i<br />

termini intermedi.<br />

L’ipotesi che meglio spiega la formazione di<br />


<br />

Fig.1: Inquadramento geologico del campione <strong>BLS</strong><br />

(modificato da Peccerillo 2004)


questi magmi suggerisce differenti gradi di<br />

fusione parziale di un mantello lherzolitico<br />

metasomatizzato arricchito in flogopite. La<br />

metasomatizzazione è stata indotta da<br />

materiale sedimentario a composizione<br />

marnosa subdotto in un periodo temporale<br />

incerto che varia da tempi recenti fino a 2.0<br />

Ga a seconda dell’autore.<br />

Per quanto riguarda strettamente il distretto<br />

dei Vulsini (Fig.1b) è una zona nel settore<br />

settentrionale della provincia Romana formata<br />

da complessi vulcanici calderici. Le eruzioni<br />

sono avvenute da più di 100 centri eruttivi, tra<br />

cui i principali sono Bolsena, Montefiscone,<br />

Latera e Paleo-Bolsena. L’attività vulcanica si<br />

è sviluppata da nel Pleistocene da 0.6 Ma a<br />

0.15 Ma, lungo un sistema di horst e graben<br />

(graben di Siena - Radicofani e graben di<br />

Paglia - Tevere, horst di Cetona e di Rozzano)<br />

impostatosi su formazioni alloctone<br />

appartenenti alle Liguridi, al dominio<br />

Toscano-Umbro, e sul sottostante basamento<br />

metamorfico. I depositi di questo distretto<br />

sono prevalentemente di tipo ignimbritico con<br />

modeste colate laviche associate di<br />

composizione KS (trachibasalto – trachite) e<br />

HKS (tefrite a leucite-fonolite). In minor<br />

quantità sono anche presenti lave a melilite e<br />

kalsilite-melilitolite ejecta, in particolare in<br />

prossimità di Montefiascone (Di Battistini et<br />

al. 2001).


DESCRIZIONE MACROSCOPICA<br />

La roccia si presenta di colore grigio scuro<br />

con tessitura porfirica (Fig.2). Tra i<br />

fenocristalli sono ben visibili cristalli<br />

tondeggianti di dimensioni anche centimetrici<br />

con lucentezza grassa e frattura concoide.<br />

Questo minerale, la leucite, costituisce la fase<br />

dominante tra i cristalli visibili ad occhio<br />

nudo. E’ inoltre presente una fase di colore<br />

nero, inequidimensionale, spesso inclusa nella<br />

leucite. Con l’ausilio di una lente<br />

d’ingrandimento è possibile osservare un<br />

angolo di 90° tra i due sistemi di sfaldatura,<br />

che permette di classificare questo minerale<br />

come pirosseno. Molto meno comune è un<br />

minerale scuro con sezioni esagonali e<br />

sfaldatura a foglietti. Queste caratteristiche ci<br />

consentono di identificare il minerale come<br />

biotite. Altro minerale osservabile in questo<br />

campione è il sanidino, presente in cristalli<br />

tabulari con lucentezza vitrea.<br />

DESCRIZIONE MICROSCOPICA<br />

Tessitura<br />

La roccia presenta tessitura porfirica, con<br />

basso indice di porfiricità (circa 5%). I<br />

fenocristalli hanno grana variabile da medio a<br />

grossa e sono immersi in una pasta di fondo<br />

isotropa olocristallina la cui maggioranza è<br />

costituita da fasi sialiche (Fig.3). Si notano<br />

inoltre delle vescicole di degassamento, che<br />

danno ulteriori informazioni sulla giacitura di<br />

questa roccia, proveniente molto<br />

probabilmente da una colata lavica.<br />

Fig.2 Scansione del campione <strong>BLS</strong>. Nel riquadro sono<br />

evidenziati la leucite ed il pirosseno.<br />

Fig.3 Tessitura della roccia (N.//; lato lungo = 7 mm).
<br />


Fenocristalli:<br />

Paragenesi<br />

• Leucite: è presente in cristalli euedrali<br />

equidimensionali di grana medio - grande<br />

con forma poligonale (Fig.4). A nicol // è<br />

incolore, mentre a nicolX è riconoscibile<br />

sia per i colori di birifrangenza bassissimi<br />

che la fanno sembrare quasi estinta, sia<br />

per le fitte geminazioni di trasformazione.<br />

Entrambe queste caratteristiche ottiche<br />

sono dovute alla simmetria pseudocubica<br />

di questo feldspatoide. Un’ulteriore<br />

caratteristica è che spesso contiene dei<br />

cristalli inclusi (cadacristalli) di<br />

plagioclasio o di pirosseno. Tale<br />

fenomeno è interpretabile come un<br />

esempio di nucleazione eterogenea.<br />

• Plagioclasio: si trova sia in cristalli<br />

singoli di dimensioni medio-fine con<br />

forma da subedrale ad euedrale, sia in<br />

aggregati detti glomerofiri. Si riconosce in<br />

quanto a nicol // è incolore e sono visibili<br />

tracce di sfaldatura. Incrociando i nicol<br />

presenta bassi colori di birifrangenza<br />

(grigio del I ordine), geminazioni Albite-<br />

Carlsbad ed un’evidente zonatura<br />

composizionale (Fig.5). Una particolarità<br />

molto importante di questa roccia, è la<br />

presenza di un bordo di feldspato alcalino<br />

che si sviluppa attorno ai cristalli di<br />

plagioclasio. Tale tessitura di<br />

sovracrescita è definita come<br />

Antirapakivi. Questa tessitura è facilmente<br />

discriminabile osservando a nicol //, il<br />

diverso rilievo tra il nucleo ed il bordo<br />

(rilievo Pl > K-feld), ed a nicol X,<br />

l’assenza di geminazioni polisintetiche.<br />

Fig.4 Leucite euedrale (N.//; lato lungo = 2 mm).<br />

Fig.5 Plagioclasio geminato periclino zonato (N.x;<br />

lato lungo = 1 mm)<br />


• Sanidino: fase presente in cristalli euedrali<br />

con forma rettangolare. A nicol // è<br />

incolore, con rilievo assente, sono inoltre<br />

visibili tracce di sfaldatura. A nicol X si<br />

riconosce dai bassi colori d’interferenza<br />

(grigio I ordine) e dalla presenza della<br />

sola geminazione Carlsbad (Fig.6).<br />

• Clinopirosseno: è la fase femica più<br />

abbondante in questa roccia. E’ presente in<br />

sezioni prevalentemente euedrali di forma<br />

prismatica (Fig.7).<br />

A nicol // si presenta verde pallido, privo<br />

di un evidente pleocroismo e su alcune<br />

sezioni si distinguono le tracce di<br />

sfaldatura. Si notano spesso inclusioni di<br />

plagioclasio, inglobato durante la crescita e<br />

lo sviluppo del minerale.<br />

Mediante l’osservazione a nicol X, oltre ai<br />

tipici colori di birifrangenza (colori del II<br />

ordine) e all’estinzione obliqua rispetto<br />

alle sfaldature si nota un particolare di<br />

questa fase, che consiste in un’evidente<br />

zonatura composizionale, evidenziata<br />

dall’estinzione a clessidra (Fig.8), molto<br />

comune nelle augiti dove la sostituzione di<br />

IV Al 3+ per IV Si 4+ comporta la simultanea<br />

vicarianza di VI Ti 4+ al posto di VI Fe 3+<br />

Fig.6 Sanidino geminato Carlsbad (N.x; lato lungo = 7 mm).<br />

Fig.7 Clinopirosseno euedrale (N.x; lato lungo = 2 mm).<br />

Fig.8 Estinzione a clessidra (N.x; lato lungo=2 mm)


• Biotite: è molto scarsa in questo campione.<br />

Si trova sotto forma di cristalli molto<br />

trasformati e non sempre ben riconoscibili<br />

a causa del break-down (Fig.9). E’presente<br />

in sezioni subedrali, che nelle zone meno<br />

interessate dalla trasformazione, mostrano<br />

un forte pleocroismo che varia dal marrone<br />

scuro al marroncino pallido.<br />

Sempre in tali zone a nicol X si osserva<br />

l’elevata birifrangenza di questa mica.<br />

Pasta di fondo (Fig.10) (Fig.11):<br />

• Leucite: questo feldspatoide è presente<br />

anche in pasta di fondo. Ha un aspetto<br />

sub-tondeggiante ed a nicol X è<br />

lievemente birifrangente con geminazioni<br />

polisintetiche.<br />

• Sanidino: con la leucite è il minerale più<br />

abbondante in pasta di fondo. Si presenta<br />

sia in piccoli cristalli disposti senza<br />

orientazione preferenziale, sia in plaghe.<br />

Si può discriminare grazie all’assenza di<br />

rilievo ed alla presenza della sola<br />

geminazione Carlsbad.<br />

• Plagioclasio: tra i microliti è senza<br />

dubbio quello meno abbondante. Si può<br />

distinguere dal sanidino poiché presenta<br />

un rilievo maggiore ed a nicol X mostra le<br />

geminazioni polisintetiche.<br />

• Clinopirosseno: si rinviene in piccoli<br />

cristalli disposti tra le fasi sialiche.<br />

E’distinguibile dalla forma e dalla<br />

birifrangenza alta.<br />

Fig.9 Break-down della biotite (N.//; lato lungo = 2 mm)<br />

Fig.10 Pasta di fondo (N.//; lato lungo = 0.5 mm).<br />

Fig.11 Pasta di fondo (N.x; lato lungo = 0.5 mm).


Fasi accessorie:<br />

• Ossidi opachi: accessori molto diffusi. Si<br />

riconoscono poiché sono opachi a causa<br />

dell’altissimo coefficiente di assorbimento<br />

(k --- > ∞ ). Questi ossidi spesso hanno<br />

forma quadrata che permette di<br />

identificarli come spinelli, quali magnetite<br />

o titano-magnetite.<br />

Fasi secondarie:<br />

• Idrossidi ed ossidi di Ferro: si trovano al<br />

contorno degli ossidi opachi dove<br />

formano bordi rossicci dallo spessore<br />

variabile.<br />

Conclusioni e classificazione<br />

La roccia vulcanica in esame appartiene<br />

all’associazione fortemente alcalina in quanto il<br />

foide è abbondante sia in fenocristalli che in<br />

pasta di fondo.<br />

L’assenza di olivina e la presenza di<br />

plagioclasio e sanidino consentono di affermare<br />

che la roccia ha un grado di evoluzione medioalta<br />

(Fig.10).La netta predominanza del<br />

sanidino sul plagioclasio in pasta di fondo<br />

permette di classificare questa roccia come una<br />

fonolite <strong>tefritica</strong>.<br />

Fig.12 Posizione della roccia in QAPF.<br />

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