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PIETRO UCCELLI - Saveriani

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P. GUGLIELMO CAMERA dei Missionari <strong>Saveriani</strong>,<br />

è nato ad Ardesio (Bergamo).<br />

Ha studiato Teologia (Licenza), Pedagogia (Laurea),<br />

Lettere italiane e Storia (abilitazione all’insegnmento<br />

nelle scuole superiori di secondo grado).<br />

Ha passato tredici anni come Missionario in Sierra<br />

Leone e Liberia, Missioni che ha dovuto lasciare a<br />

causa della guerra civile.<br />

Sia in Italia che in missione è sempre stato impegnato<br />

nell’insegnamento e nella formazione di Sacerdoti<br />

sia del Clero locale che missionario.<br />

Ora è Postulatore Generale dei Missionari <strong>Saveriani</strong>,<br />

visitatore dei seminari italiani a nome della PUM<br />

(Pontificia Unione Missionaria del Clero e dei Religiosi).<br />

Bibliografia<br />

E’ autore di uno studio sulla Pontifica Unione<br />

Missionaria: Da “Unione Missionaria del Clero” a<br />

“Pontificia Unione Missionaria” 2004, studio adottato<br />

dalla segreteria nazionale per la presentazione<br />

ufficiale della Pontifica Unione Missionaria;<br />

una Biografia Documentata di P. Pietro Uccelli (2005),<br />

che è stata presentata come: “Una novità<br />

metodologica, nel campo agiografico, che, mentre<br />

dissolve antiche mirabolanze nella vita dei santi, non<br />

risulta appesantita dalla enorme massa documentale<br />

(dalla premessa di Cristoforo Bove);<br />

Anna Maria Adorni, Madre degli emarginati, Parma<br />

2005;<br />

Suor Vincenza Fornoni, per 45 anni missionaria in<br />

Africa, 2005;<br />

Suggerimenti e Pensieri del Beato Guido M. Conforti,<br />

Parma 2006<br />

E’ pure redattore di Parabole, periodico della<br />

Postulazione Saveriana.<br />

€ 6,00<br />

Guglielmo Camera<br />

Padre <strong>PIETRO</strong> <strong>UCCELLI</strong> maestro e modello di santità per tutti<br />

Profilo biografico<br />

e pensieri<br />

del Servo di Dio<br />

PARMA 2007<br />

GUGLIELMO CAMERA<br />

PADRE<br />

<strong>PIETRO</strong> <strong>UCCELLI</strong><br />

maestro e modello<br />

di santità<br />

per tutti


P. <strong>PIETRO</strong> <strong>UCCELLI</strong><br />

MAESTRO E MODELLO DI SANTITÀ<br />

PER TUTTI<br />

Profilo biografico<br />

e pensieri del Servo di Dio<br />

1


GUGLIELMO CAMERA<br />

P. <strong>PIETRO</strong> <strong>UCCELLI</strong><br />

MAESTRO E MODELLO DI SANTITÀ<br />

PER TUTTI<br />

Profilo biografico<br />

e pensieri del Servo di Dio<br />

PARMA<br />

2007<br />

3


POSTULAZIONE SAVERIANA<br />

V.le S. Martino, 8 - 43100 PARMA<br />

Tel. 0521 990011<br />

Cell. 333 2902646<br />

e-mail: postulazione@saveriani.net<br />

padre.guglielmo@libero.it<br />

gianniviola@email.it<br />

Acquarelli di A. Costalonga<br />

Grafica: Studio ZANI • Pr<br />

Stampa: Stamperia scrl. Pr<br />

4


INDICE<br />

Presentazione 7<br />

Profilo biografico 11<br />

La figura di P. Pietro Uccelli e la sua attualità 19<br />

P. <strong>UCCELLI</strong><br />

MAESTRO E MODELLO DI SANTITA’<br />

Chiamati alla santità 33<br />

Fede potenza della preghiera 37<br />

Eucaristia, centro di vita 40<br />

S. Giuseppe e la Provvidenza 42<br />

La Trinità 47<br />

La potenza dello Spirito 48<br />

Studio e annuncio della Parola 50<br />

Una tenera devozione: Maria 50<br />

Speranza, forza del cammino 54<br />

Fiducia e pieno abbandono alla volontà di Dio 55<br />

La Croce icona di speranza 56<br />

Malattia e sofferenza in vista della Risurrezione 59<br />

Il Comandamento di Gesù 66<br />

Amare Dio con tutto il cuore 66<br />

Martirio: suprema testimonianza di amore 68<br />

Il Crocifisso icona dell’amore 70<br />

La vita è un dono 73<br />

Amore come servizio incondizionato 74<br />

Amore verso i peccatori 80<br />

Amore di predilezione per i poveri,<br />

gli emarginati, i bambini 83<br />

L’elemosina come amore 84<br />

Amore come solidarietà 85<br />

Amore verso i fratelli missionari e gli allievi 86<br />

5


Amore per le persone consacrate e per le vocazioni 88<br />

L’amore viene ricambiato 89<br />

Un atto di giustizia 92<br />

La forza che viene dallo Spirito 93<br />

La vocazione missionaria 95<br />

La penitenza corporale ha senso 99<br />

La consacrazione missionaria 100<br />

Obbedienza, adesione al progetto di Dio 105<br />

Obbedienza radice della fraternità 109<br />

Povertà 111<br />

Castità 114<br />

Umiltà, una virtù emergente 116<br />

Chiamato alla missione 120<br />

Formatore missionario con la missione nel cuore 126<br />

Animatore missionario in diocesi 129<br />

L’Istituto Missionario di Mons. Conforti<br />

Finalità 133<br />

Il Fondatore dell’Istituto:<br />

Beato Mons. Guido Maria Conforti 134<br />

Struttura dell’Istituto 136<br />

Caratteristiche dell’Istituto missionario 137<br />

I Missionari <strong>Saveriani</strong> a Vicenza:<br />

gloria del popolo e delle missioni 139<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong>: i Martiri vicentini 143<br />

I Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

sono ora presenti in tutto il mondo 145<br />

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE 151<br />

6


PRESENTAZIONE<br />

Il Servo di Dio P. Pietro Uccelli non ci ha lasciato<br />

alcuna opera scritta. Possediamo solo qualche appunto<br />

dei primi anni della Cina, scritto in lingua italiana e qua<br />

e là tradotto in cinese. Si tratta di appunti senza originalità,<br />

che costituivano un blocco di idee essenziali da comunicare<br />

a livello di predicazione e di ministero della<br />

Riconciliazione e che avevano bisogno di essere tradotti<br />

pazientemente in una lingua nuova, e particolarmente<br />

difficile, come il cinese.<br />

Ci sono rimaste invece numerose lettere scritte a suo<br />

padre, ai suoi fratelli, al Fondatore del suo Istituto missionario,<br />

il Beato Guido Maria Conforti e soprattutto<br />

tante lettere scritte a Melania, sua figlia spirituale nelle<br />

quali offre suggerimenti per la crescita della vita cristiana.<br />

Quelle lettere mi hanno rivelato un padre Uccelli inedito,<br />

nuovo, con una intensa vita spirituale non solo vissuta,<br />

ma anche comunicata in forma umile e confidenziale.<br />

Sono lettere genuine, immediate, sincere e quindi<br />

grandemente rivelatrici del suo cammino spirituale. Personalmente<br />

ho scoperto un tesoro in quelle lettere. E’<br />

vero che lo stile è quello del tempo e così pure la spiritualità<br />

e quindi alcuni modi di esprimersi o di valutare<br />

persone o realtà sono datati, ma è pur vero che in esse si<br />

trova anche qualcosa di sempre attuale, che può ispirare<br />

il cammino verso il Signore anche ai nostri giorni. In<br />

questi scritti casuali si scopre un’anima profondamente<br />

7


innamorata di Dio. Dio, e in particolare Cristo, è a tal<br />

punto centro della sua vita, che egli non può fare a meno<br />

di parlarne in continuità, a qualsiasi persona e in ogni<br />

momento della sua vita. Le lettere del Servo di Dio esprimono<br />

quindi la risonanza di una vita spirituale intensa,<br />

che suona come innamoramento autentico di Cristo. E<br />

cos’è la santità se non questo? In ogni tempo del cristianesimo<br />

la santità ha sempre avuto caratteristiche diverse<br />

ma anche una connotazione precisa che va al di là di<br />

ogni singola cultura e di ogni tempo e questa<br />

connotazione può essere chiamata innamoramento- imitazione<br />

di Cristo.<br />

P. Uccelli viveva intensamente l’unione con Dio e<br />

nelle sue lettere ci offre qualche scorciatoia che egli ha<br />

trovato efficace per raggiungere più facilmente la meta<br />

di ogni cristiano che è l’unione con Dio. Ecco quindi il<br />

motivo di questo breve scritto su P. Uccelli. Vogliamo<br />

richiamare pensieri di una persona innamorata di Dio e<br />

degli uomini, che ha vissuto la sua vita ordinaria in maniera<br />

straordinaria e che per questo merita di essere ascoltata<br />

e seguita, da tutti noi, nei suoi consigli di persona<br />

esperta di Dio.<br />

Ho scelto, con criteri ovviamente soggettivi, alcuni<br />

passi dalle lettere di P. Pietro, che potessero essere messaggi<br />

per illuminare la nostra vita cristiana.<br />

C’è anche un’altra prospettiva da tener presente nella<br />

lettura delle citazioni dalle lettere del Servo di Dio: si è<br />

voluto presentare l’eroicità delle virtù del Servo di Dio<br />

P. Uccelli, eroicità che si coglie dalla sua stessa parola.<br />

Il processo per la canonizzazione di un cristiano consiste<br />

infatti nella prova che egli ha esercitato la virtù in<br />

8


maniera non comune, straordinaria, “eroica”. Nella citazione<br />

dalle lettere di P. Pietro si è quindi tenuta presente<br />

la pista delle virtù cristiane, sia teologali, che cardinali e<br />

religiose.<br />

Le lettere di P. Uccelli ci presentano il suo cammino<br />

di santità e i mezzi che egli ha usato per convertirsi ogni<br />

giorno a Dio. Anche solo da semplici richiami di quanto<br />

P. Uccelli confidava ai suoi amici, possiamo convincerci<br />

che egli era un’anima eletta ed un modello tale di vita<br />

cristiana da potersi proporre ad ogni cristiano.<br />

Se il lettore si accosterà alle citazioni che offriamo<br />

con calma, anzi in forma di preghiera-meditazione, potrà<br />

trovare cibo solido per un rinnovamento della propria<br />

vita, permettendo così a P. Pietro Uccelli di essere<br />

ancora vivo e attuale come maestro autentico di vita<br />

spirituale.<br />

Ad ogni citazione si è premessa una breve presentazione,<br />

che permette di collocare il testo citato in un contesto<br />

di vita. Citazioni e rimandi sono tutti dalla Biografia<br />

Documentata, per cui ad essa si rimandano coloro<br />

che volessero risalire con maggior abbondanza e sicurezza<br />

alla fonte.<br />

P. Guglielmo Camera s.x.<br />

Postulatore<br />

9


Profilo biografico<br />

del Servo di Dio Pietro Uccelli<br />

1874,10 marzo, nasce a Barco (Reggio Emilia) da<br />

Giovanni Battista e da Guberti Albina. La Famiglia del<br />

Servo di Dio è bene inserita e stimata sia nell’ambiente<br />

di Barco che nella comunità parrocchiale. La famiglia di<br />

Pietro è passata attraverso grandi momenti di sofferenza<br />

a motivo delle morti premature delle spose di Giovanni<br />

Battista, tre, e del susseguirsi di altri lutti famigliari. La<br />

tenera età di Pietro alla perdita della mamma e l’incontro<br />

con altre due mamme adottive lasceranno una traccia<br />

nella futura vita del Servo di Dio.<br />

1886 (probabilmente) entra nel seminario diocesano<br />

di Marola e vi frequenta la quinta elementare. La presunta<br />

vocazione al presbiterato è accettata da papà Battista<br />

ed è accompagnata dalla preghiera dei parrocchiani,<br />

che si assumono l’onere di contribuire a pagare la<br />

retta del seminario. Ci rimangono alcuni registri scolastici<br />

del seminario dove emerge uno studente con capacità<br />

superiori alla media. Il Servo di Dio ha avuto la fortuna<br />

di incontrare in seminario superiori con una mentalità<br />

aperta ed aggiornata, che gli hanno permesso di allargare<br />

gli orizzonti al di là del ristretto ambito delle comunità<br />

parrocchiali fatto di soli praticanti.<br />

1897,18 settembre, viene ordinato sacerdote. Il giorno<br />

seguente, 19 settembre, celebra la prima Messa a<br />

11


Barco. Sembra che già al tempo della Ordinazione<br />

presbiterale fosse presente nell’animo di Don Pietro il<br />

desiderio di annunciare il Vangelo in terre non cristiane,<br />

come la Cina.<br />

1898, cappellano a S. Terenziano di Cavriago. Non si<br />

hanno molte notizie circa i due anni passati in questa<br />

prima parrocchia. Si conosce solo un documento significativo,<br />

una lettera sottoscritta da un folto gruppo di fedeli<br />

dove si chiede che Don Pietro possa rimanere a S.<br />

Terenziano come parroco.<br />

1900, 1 gennaio, arciprete a Piolo e Vicario Foraneo.<br />

Si tratta di una parrocchia di montagna con pochi fedeli,<br />

anche se sede arcipretale. Di là partirà per predicazioni e<br />

missioni popolari come “missionario diocesano” in tutte<br />

le parrocchie circostanti, tra molte difficoltà. Viene accolto<br />

con calore nelle diverse parrocchie e i frutti sono<br />

abbondanti ed evidenti.<br />

1902, dicembre, cappellano a Poviglio. E’ una grossa<br />

parrocchia della bassa, vicino al Po. Si distinguerà per la<br />

predicazione, per il ministero della riconciliazione, per<br />

il suo amore verso gli ammalati e i poveri, per la santità<br />

di vita. Da lì partirà per entrare nell’Istituto Saveriano<br />

Missioni Estere, di recente fondato a Parma da Mons.<br />

Guido Maria Conforti. Don Pietro, sacerdote amato e<br />

stimato da troppa gente, era sentito come necessario nella<br />

sua Diocesi: dal Vescovo, che non potendo opporsi<br />

continuava a procrastinare la partenza, dai sacerdoti, che<br />

molto lo stimavano, dai parrocchiani e soprattutto dalla<br />

12


sua famiglia, che, nella povertà, sentiva un punto di appoggio<br />

e di sicurezza in Don Pietro. Pur nelle tante difficoltà,<br />

infine, Don Pietro cederà a ciò che egli considerava<br />

una chiara volontà di Dio ed entrerà nell’Istituto Missionario<br />

di Mons. Conforti a Parma, in vista della partenza<br />

per la Cina.<br />

1904, 30 novembre, entra a Parma nella Congregazione<br />

dei Missionari <strong>Saveriani</strong> e inizia un anno di noviziato.<br />

Don Pietro è formato dallo stesso Fondatore dell’Istituto<br />

missionario, che vedeva nella consacrazione<br />

religioso-missionaria una delle disposizioni migliori per<br />

essere completamente di Dio e per continuare la missione<br />

stessa di Cristo, presentato come “il” modello supremo<br />

dell’apostolo.<br />

P. Pietro (ora può chiamarsi in questo modo come<br />

religioso), prende sul serio le rinunce che i voti implicano<br />

e si prepara al distacco totale della partenza con l’emissione<br />

dei voti semplici di povertà castità obbedienza.<br />

Porterà sempre con sé anche le frequenti raccomandazioni<br />

del Fondatore dell’Istituto, che considerava la sua<br />

fondazione come una famiglia di fratelli, dove l’amore<br />

scambievole doveva costituire uno dei cardini della vita<br />

comunitaria, religiosa e missionaria.<br />

1905, 3 dicembre, al termine del noviziato, emette la<br />

prima professione religioso-missionaria, consacrandosi<br />

completamente alla missione.<br />

1906,19 gennaio, parte da Napoli per la Cina. P. Pietro<br />

registra i suoi primi tentativi di “acculturarsi” tra la<br />

13


gente cinese. Le lettere al Fondatore Mons. Conforti, al<br />

papà Giovanni Battista, ci presentano un missionario infiammato<br />

di amore di Dio, ma anche rispettoso dei costumi<br />

della gente, che ormai considera come la “sua gente”<br />

per il resto della vita. E’ felice di considerare gli aspetti<br />

positivi dei cinesi e di farne tesoro. Naturalmente non<br />

intende chiudere gli occhi sulle miserie umane, soprattutto<br />

su quelle che sembravano direttamente collegate<br />

con la mancanza della conoscenza dell’amore di Dio e<br />

dei fratelli e che quindi chiedevano urgentemente l’annuncio<br />

del Vangelo.<br />

1906, luglio, missionario nel distretto di Pechwang<br />

(1 anno e 6 mesi).<br />

In questa missione, di recente fondazione, rimarrà per<br />

breve tempo, ma abbastanza per farsi amare da tutti i<br />

cristiani, che volevano impedirgli in ogni modo la partenza<br />

per l’altra stazione missionaria di Cheng-chow, sede<br />

del Vicariato apostolico. Mons. Calza vorrà P. Uccelli<br />

sempre vicino a sé e sempre in posti di grande responsabilità.<br />

1912, è nominato Provicario Generale del Vicariato<br />

apostolico del Honan mentre Mons. Calza, saveriano, è<br />

in Italia per alcuni mesi per ricevere la consacrazione<br />

episcopale nella Cattedrale di Parma per l’imposizione<br />

delle mani del Fondatore del suo Istituto Missionario,<br />

Mons. Conforti. Padre Uccelli verrà poi destinato alle<br />

grandi missioni di Hsuchow e Hsiang-shien e alle ansie<br />

di tante tragedie umane aggiungerà il peso della formazione<br />

di una congregazione femminile cinese, fondata<br />

14


da Mons. Calza, e l’attenzione all’animazione<br />

vocazionale per la promozione del clero locale.<br />

I Confratelli in difficoltà venivano facilmente assegnati<br />

alla missione di P. Pietro, perché in lui si notava<br />

non solo la pazienza, ma l’attenzione fraterna, che talvolta<br />

per un Confratello può essere più efficace delle<br />

medicine nel recupero della serenità e della voglia di vivere<br />

e di fare apostolato. Sarà proprio per curare un<br />

Confratello che si porterà a Shanghai dove incontrerà<br />

Lo-pa-hong, il laico cinese che lo farà innamorare della<br />

devozione a S. Giuseppe.<br />

1920, gennaio, arriva in Italia richiamato come direttore<br />

spirituale degli studenti missionari che si preparavano<br />

presso la Casa Madre di Parma. In Cina P.<br />

Uccelli si sentiva ormai cinese e mai avrebbe abbandonato<br />

spontaneamente la missione. Ma egli credeva all’obbedienza<br />

come caratteristica irrinunciabile dell’uomo<br />

di Dio. E proprio per obbedienza accoglierà l’invito<br />

di Mons. Conforti a tornare in Italia per la formazione<br />

di altri missionari nell’ambito della sua famiglia<br />

missionaria.<br />

Dopo oltre vent’anni di attività pastorale nella sua Diocesi<br />

e in Cina, il Servo di Dio mal si adattava alle quattro<br />

mura di un seminario missionario e allo stesso tempo<br />

non si sentiva di rifiutare i numerosi inviti per ministero<br />

e per una testimonianza missionaria da parte di tanti<br />

sacerdoti, soprattutto della Diocesi di Reggio Emilia, che<br />

conosceva ancora prima della partenza. P. Pietro era più<br />

fuori casa che dentro e sia lui che Mons. Conforti hanno<br />

cominciato ad interrogarsi circa la volontà di Dio. Si<br />

15


pensava ad un suo ritorno in Cina, ma poi la sua presenza<br />

si rese necessaria a Vicenza dove era sorta una casa<br />

per la preparazione degli aspiranti missionari. Nel 1921<br />

viene nominato rettore della casa di Vicenza dove potremo<br />

seguire l’attività di P. Uccelli come formatore di missionari<br />

e come animatore missionario della Diocesi. Si<br />

trova ad operare in un campo di lavoro immenso. P. Uccelli<br />

è incaricato non solo della formazione dei suoi allievi,<br />

ma deve provvedere anche al loro sostentamento e<br />

pensare a riempire la casa con nuovi allievi missionari.<br />

Si rimane stupiti di fronte a tanta attività. Eppure P. Uccelli<br />

ha tempo anche per i poveri, per i peccatori, per la<br />

formazione spirituale del clero locale attraverso il ministero<br />

della Riconciliazione nel Seminario Diocesano di<br />

Vicenza.<br />

1954, 29 ottobre, muore a Vicenza. Anche nelle sofferenze<br />

fisiche degli ultimi anni, sofferenze che talvolta<br />

raggiungevano il limite della sopportabilità, il Servo di<br />

Dio non cesserà di pensare agli altri, lasciandosi “mangiare”<br />

fino agli ultimi giorni di vita. La sua stanza di<br />

infermo rimarrà sempre aperta per coloro che cercavano<br />

una parola di conforto o che si affidavano al suo ministero<br />

della Riconciliazione. Una vita quindi totalmente<br />

consumata per amore di Dio e dei fratelli. Il suo<br />

transito è stato un evento a livello diocesano. Il Vescovo<br />

di Vicenza si recava di frequente presso il capezzale<br />

dell’infermo. Nei giorni in cui la salma è stata esposta<br />

alla venerazione dei pubblico si è persino reso necessario<br />

l’intervento dei vigili urbani per regolare l’afflusso<br />

dei fedeli. Al funerale forse i fedeli si potevano contare a<br />

16


decine di migliaia. La salma, per desiderio del popolo,<br />

verrà tumulata nella Chiesetta di S. Pietro d’Alcantara,<br />

appartenente alla casa dei Missionari <strong>Saveriani</strong>. Molti<br />

fedeli della Diocesi di Vicenza chiesero al Vescovo che<br />

venisse aperta la Causa di beatificazione e canonizzazione<br />

di P. Pietro. Essa fu ufficialmente aperta, a livello<br />

diocesano, il 3 Dicembre 1997.<br />

2001, 19 marzo, termina l’Inchiesta Diocesana (Processo<br />

diocesano) a Vicenza e gli Atti passano alla Congregazione<br />

delle Cause dei Santi.<br />

2005, luglio, tutta la documentazione sull’eroicità delle<br />

virtù di P. Pietro Uccelli (Positio), viene consegnata al<br />

“protocollo” della Congregazione dei Santi, pronta per<br />

essere discussa da dieci esperti della stessa Congregazione,<br />

quando sarà arrivato il suo turno, essendo la lista<br />

di attesa molto lunga.<br />

17


Premessa<br />

La figura di P. Pietro Uccelli<br />

e la sua attualità<br />

Vorrei ora lasciare i numerosi testi biografici e le tante<br />

testimonianze di devoti del Servo di Dio, raccolte e<br />

conservate negli Atti del Processo Diocesano sulla vita,<br />

fama di santità e virtù eroiche di P. Pietro, per esprimere<br />

alcune “sensazioni” che mi sono rimaste come “profumo”<br />

dopo aver letto per molti mesi, come postulatore<br />

della Causa di canonizzazione del Servo di Dio, la vicenda<br />

“umano-divina” di Padre Pietro Uccelli, missionario<br />

Saveriano. Le seguenti brevi annotazioni intendono presentare,<br />

come un flash, la figura e l’attualità di questo<br />

missionario che, senza volerlo, è diventato per me e per<br />

molti altri missionari e fedeli, maestro e ispiratore.<br />

La vita di P. Pietro scorre cristallina dall’inizio alla<br />

fine. E’ certamente difficile trovare un punto in questa<br />

vicenda umana e cristiana che possa considerarsi come<br />

l’inizio di una speciale conversione a Dio, come invece<br />

si può notare nella vita di altri santi. Si ha l’impressione<br />

di trovarsi di fronte ad un’anima privilegiata, che pure<br />

non ha mai rinunciato allo sforzo di crescere verso Dio e<br />

la santità.<br />

Missionario nella sua diocesi<br />

Tralasciando la sua preparazione al ministero<br />

presbiterale, di cui conosciamo troppo poco, le nostra<br />

19


attenzione si ferma innanzitutto sul primo impegno come<br />

presbitero nelle tre parrocchie, S. Terenziano, Piolo,<br />

Poviglio, nella Diocesi di Reggio Emilia. All’inizio del<br />

suo ministero presbiterale emergono già quelle virtù che<br />

saranno una costante della sua intera vita. Innanzitutto<br />

l’umiltà: il Servo di Dio è convinto di non valere niente,<br />

ma è convinto che Dio può operare anche nella miseria<br />

umana e operare grandi cose, soprattutto per la conversione<br />

dei peccatori. L’umiltà si trova però circondata da<br />

altre virtù, che da essa sembrano scaturire: la povertà,<br />

che si esprime a livello di condivisione di beni, per cui<br />

non riesce a tenere per sè alcun oggetto o indumento<br />

nuovo; l’assoluta gratuità nel servizio pastorale; la serietà<br />

della preparazione agli incontri pastorali o liturgici<br />

fatta di lunghe ore di studio; la convinzione che la Provvidenza<br />

Divina guida in ogni circostanza della vita, che<br />

nel Servo di Dio si manifesta soprattutto in un atteggiamento<br />

di obbedienza sincera ed incondizionata verso l’autorità<br />

costituita; le lunghe ore di contemplazione per sentire<br />

la presenza di Dio e permettere a Lui di operare nella<br />

povertà; l’ascesi fatta anche di penitenza corporale per<br />

permettere a Gesù di trionfare nella debolezza umana.<br />

Fin da questi primi anni di sacerdozio vediamo nel<br />

Servo di Dio la tensione verso la santità, consistente nel<br />

guardare a Cristo come a modello di vita. Le<br />

incomprensioni da parte di Confratelli Sacerdoti, i giudizi<br />

malevoli nei suoi confronti, le fatiche, le sofferenze<br />

fisiche e morali non lo deprimeranno mai, perché in esse<br />

vede la luce della vicenda umana del Dio fatto uomo,<br />

Gesù. Quando si sente trattato da pazzo quasi ne gode,<br />

perché Gesù stesso è stato considerato alla stessa manie-<br />

20


Barco<br />

La chiesa del paese<br />

Barco<br />

Il fonte battesimale:<br />

lo chiamarono<br />

Pietro Stanislao<br />

21


a. Ancora fin dai primi anni di Sacerdozio è presente in<br />

P. Pietro il desiderio del martirio ad imitazione dell’amore<br />

di Gesù che per noi ha versato il suo sangue fino all’ultima<br />

goccia. Ma nel Servo di Dio non è presente solo<br />

la dimensione trascendente della creatura umana. Egli è<br />

capace di simpatizzare con tutte le difficoltà umane, anche<br />

quelle presenti a causa della mancanza di beni materiali<br />

o della privazione del lavoro. Una persona altamente<br />

spirituale come P. Pietro si adatta a tener conferenze<br />

persino di agronomia alla gente di montagna impegnata<br />

nel lavoro della terra. Non dimentica neppure<br />

la necessità di solidarietà tra la gente che lavora e a questo<br />

scopo favorisce il sorgere di cooperative agricole.<br />

Egli si sente ed è considerato a tutti gli effetti “missionario<br />

diocesano”.<br />

Una amicizia spirituale<br />

Tutta la vita del Servo di Dio ruota attorno alla figura<br />

di Gesù. Se anche si apre all’amicizia umana e spirituale<br />

è per sentirsi accompagnato nel suo cammino verso il<br />

Signore. E’ il caso della sua amicizia con una santa donna.<br />

Don Pietro Uccelli, giovane sacerdote di quattro anni<br />

di ordinazione, allora arciprete Vicario Foraneo di Piolo,<br />

continuando il suo ministero come “missionario<br />

diocesano”, nell’estate del 1901 aveva accettato di tenere<br />

un corso di predicazione al popolo della Parrocchia di<br />

Garfagnolo, grosso centro dell’Appennino reggiano. In<br />

quella circostanza ha potuto incontrare e capire in profondità<br />

un’anima eccezionale, piena di amor di Dio,<br />

un’anima di preghiera e allo stesso tempo di azione,<br />

maestra elementare nella scuola di Garfagnolo, aperta<br />

22


ad ogni opera di bene, di una decina di anni più anziana<br />

di lui: Melania Genitoni. Don Pietro ha letto in questo<br />

incontro come una disposizione della Provvidenza. Era<br />

convinto che Dio gli avesse messo sulla sua strada un’anima<br />

“intelligente, attiva, pia e pura, che come un angelo<br />

potesse illuminarlo, sostenerlo e fondersi con la sua anima<br />

sacerdotale per attuare i disegni di santificazione, e<br />

di diventare anche sua benefattrice nelle sue Missioni”.<br />

Don Pietro si sentiva capito e sostenuto nel suo cammino<br />

verso la santità e nel suo ministero pastorale. Questo<br />

incontro è uno di quegli avvenimenti che possono essere<br />

considerati come “risolutivi per tutta una vita”. Melania<br />

intendeva questa relazione come accompagnamento spirituale<br />

e chiamava Don Pietro “padre” e chiedeva di essere<br />

trattata come “figlia”. Don Pietro, constatando la<br />

levatura spirituale di Melania, non si sentiva capace di<br />

aiutarla spiritualmente.<br />

Questa amicizia non ha avuto episodi eclatanti<br />

esternamente, se nessuno, neppure dei suoi confratelli,<br />

si era accorto di questo, venendone a conoscenza solo<br />

diversi anni dopo la morte del Servo di Dio. Questo mondo<br />

di rapporti spirituali (talvolta rasentano la mistica) è<br />

documentato dalle lettere di P. Pietro a Melania, che essa<br />

ha conservato con diligenza, permettendo a noi oggi di<br />

conoscere il cammino di Don Pietro verso la santità. Molti<br />

di quei consigli, che richiameremo più avanti in questo<br />

libretto, sono indirizzati a Melania. Ciò che occorre far<br />

notare in ambito biografico è che forse senza questa<br />

amicizia non ci sarebbe stato un missionario in Cina. E’<br />

anche una ulteriore prova che ben poco di puramente<br />

umano c’era tra queste due anime elette, se Melania ha<br />

23


offerto una somma considerevole di danaro alla famiglia<br />

di Don Pietro, che versava in difficoltà economiche e<br />

che anche per questo motivo ostacolava la partenza, perché<br />

il Servo di Dio realizzasse il suo sogno di donare<br />

totalmente la vita, fino al martirio, per annunciare il Regno<br />

di Dio in Cina.<br />

Preparazione alla partenza<br />

L’entrata nell’Istituto Missionario appena fondato da<br />

Mons. Conforti di Parma e la partenza per la Cina non<br />

assumono certamente i connotati di una rottura col passato,<br />

ma piuttosto evidenziano uno sviluppo armonioso<br />

nel segno della continuità. Il passaggio dalla missione<br />

diocesana alla missione ad Gentes non è in discontinuità<br />

con l’attività presbiterale del Servo di Dio.<br />

Il Beato Conforti formava i suoi missionari additando<br />

loro l’immagine di Cristo in Croce, quel Gesù missionario<br />

del Padre, che doveva costituire il modello unico<br />

e indispensabile per il missionario. La consacrazione<br />

missionaria coi voti di povertà, castità, obbedienza portava<br />

nella stessa direzione, divenendo segni di una consegna<br />

totale al Signore, perché gli annunciatori del Vangelo<br />

fossero strumenti docili dell’amore di Dio, che voleva<br />

fare del mondo una famiglia, che infine venisse<br />

riconsegnata al Padre. Questi sono i pilastri-valori attorno<br />

ai quali si è strutturato l’anno di noviziato sotto la<br />

guida del santo Vescovo Conforti. Nell’anno di noviziato,<br />

che di fatto era preparazione immediata alla partenza<br />

per la Cina, è cresciuta nel Servo di Dio la necessità di<br />

una testimonianza evangelica, resa visibile dall’amore<br />

fraterno vissuto in una piccola comunità di consacrati.<br />

24


Questa dimensione “religiosa” nella vita del Servo di Dio<br />

sarà sempre presente da quel momento in avanti e in Cina<br />

avrà molte occasioni per dimostrare la fecondità di una<br />

tale preparazione alla missione.<br />

Partenza per la Cina<br />

La partenza per la Cina assumeva il sapore di un<br />

dono totale a Cristo per l’annuncio del suo Regno. Allora<br />

la partenza non prevedeva un ritorno. Nella mente del<br />

missionario partente c’erano solo prospettive di una morte<br />

sul campo, dopo molte fatiche e sofferenze, e forse anche<br />

di un coronamento della missione col martirio di<br />

sangue. Il partente sentiva che lasciava la patria per sempre,<br />

accompagnato dalle preghiere e dalla solidarietà di<br />

quella gente, che egli non avrebbe mai dimenticato. Il<br />

Servo di Dio si sente piccolo di fronte alla grandezza e<br />

alle esigenze di tale vocazione missionaria e per questo<br />

mai si stancherà di sollecitare la collaborazione della<br />

preghiera e della sofferenza dei buoni.<br />

In Cina si avvicina alla gente come un debitore.<br />

Cerca di comprendere quella gente che sarebbe diventata<br />

per sempre compagna della propria vita. Per loro dimentica<br />

la propria cultura e in ogni modo cerca di<br />

acculturarsi nel modo di vestire, di mangiare, di dormire.<br />

Soprattutto si pone accanto a loro nella piena solidarietà<br />

umana. Cerca in quella gente i semina verbi (segni<br />

evangelici), apprezzando tutto ciò che sapesse di bene in<br />

quella cultura. Il suo metodo vuole essere quello stesso<br />

di Gesù: fare il maggior bene possibile al maggior numero<br />

possibile di persone. Il suo linguaggio di amore è<br />

capito dalla gente, che dimostrerà il suo affetto e la sua<br />

25


iconoscenza soprattutto nei momenti del distacco, nel<br />

passaggio da una missione all’altra e nella partenza per<br />

l’Italia. Le sue attività di annuncio del Vangelo, di solidarietà<br />

umana e di condivisione di ogni tipo di sofferenza<br />

erano segni, “sacramento”, della presenza di Dio nella<br />

sua vita, che attraverso di lui voleva raggiungere gli<br />

estremi confini della terra. Significativa la sua gioia di<br />

dormire in una stanzetta disadorna, ma vicino al piccolo<br />

oratorio situato nella residenza missionaria, che ospitava<br />

Gesù nel Sacramento. Così pure è certamente segno<br />

di una fede cristiana profonda il sentirsi privilegiato per<br />

ospitare sotto il suo tetto, con lui, un bambino incredibilmente<br />

handicappato, nel quale poteva scorgere l’immagine<br />

di Cristo. Nonostante una assorbente attività apostolica,<br />

il Servo di Dio non tralascia uno studio assiduo<br />

della Parola di Dio. Ciò fa pensare ad una azione apostolica<br />

e missionaria intelligente e veramente cristiana.<br />

Richiamato in patria<br />

Richiamato in Italia, P. Uccelli è passato attraverso<br />

un breve periodo di ripensamento e di discernimento circa<br />

il progetto di Dio nella sua vita. Richiesto da Mons. Conforti<br />

di fare il formatore di altri missionari, egli si sentiva<br />

inadatto ad un compito tanto preciso e circoscritto.<br />

Personalmente non vi leggo alcun segno di insubordinazione<br />

e di calo di fiducia nei confronti del suo Superiore<br />

Generale, Mons. Conforti, di cui conserverà sempre una<br />

stima grandissima e mai si permetterà di giudicare. P.<br />

Pietro era solo alla ricerca di ciò che Dio voleva da lui.<br />

Questo breve periodo si è concluso con una consacrazione<br />

alla missione ancora più chiara e convincente.<br />

26


Formatore di missionari<br />

Assegnato dal Conforti alla nascente casa missionaria<br />

di Vicenza per la formazione di nuovi missionari,<br />

egli vi va con la massima fiducia nella Provvidenza e<br />

nella certezza di fare la volontà di Dio.<br />

In quella casa, dove rimarrà per il resto della vita<br />

(trentatre anni!), non solo parla della sua Cina in ogni<br />

occasione, ma soprattutto vive in continuità con la sua<br />

esperienza missionaria. Il suo cuore grande e sensibile<br />

batterà sempre per Cristo, in una continua ricerca di anime<br />

da conquistare al Vangelo. Egli veniva ricercato per i<br />

peccatori più incalliti e il Signore operava visibilmente<br />

attraverso il suo servo. Accanto ai suoi allievi missionari,<br />

che amava teneramente, metteva una schiera di poveri,<br />

emarginati, sofferenti, ammalati. Era questo un modo<br />

per continuare la sua missione “cinese” in Italia.<br />

P. Uccelli sembra avesse fissato una gerarchia ben<br />

precisa nella sua azione formatrice: aveva scelto dei<br />

momenti speciali della giornata per essere presente coi<br />

suoi allievi ed inoltre mai mancava alla preghiera coi suoi<br />

ragazzi e mai mancava di offrire loro istruzioni pratiche<br />

e coinvolgenti in relazione alla crescita della loro vita<br />

spirituale. Il segreto formativo del Servo di Dio stava<br />

però altrove, nell’esempio cioè di una vita spesa completamente<br />

per Dio e per il prossimo, vita che parlava un<br />

linguaggio più alto, sicuro, efficace, comprensibile.<br />

Il suo esempio di vita esprimeva bene ciò che un<br />

missionario doveva essere in patria o in terre lontane:<br />

innanzitutto, e solamente, uomo di Dio. La sua preghiera<br />

continua, la disponibilità all’accoglienza di poveri, di<br />

penitenti, di emarginati dalla società, costituiva una re-<br />

27


altà vivente davanti agli occhi degli allievi che sempre porteranno<br />

con sé questi esempi che diventeranno per loro<br />

stimolo alla crescita umana, cristiana e religiosa. In fondo,<br />

la formazione non consiste forse più in una comunicazione<br />

di vita, che in un imbottigliamento di idee e di raccomandazioni,<br />

veicolate in incontri di gruppo o personali?<br />

P. Uccelli non voleva attrarre attenzioni su di sé, ma<br />

su Cristo, e per questo raccomandava devozioni solide,<br />

che permettessero una crescita cristiana robusta e allo<br />

stesso tempo fedele alla tradizione: l’Eucaristia, la Madonna,<br />

S. Giuseppe. Di quest’ultimo il Servo di Dio si<br />

farà instancabilmente paladino, diffondendone la devozione,<br />

non solo in casa dove era ritenuto l’economo ufficiale,<br />

ma anche fuori, dovunque il Servo di Dio avesse<br />

avuto modo di avvicinare fedeli.<br />

Apostolo di Vicenza<br />

P. Uccelli a Vicenza era visto come un taumaturgo e<br />

le testimonianze sono numerosissime in proposito, ma il<br />

Servo di Dio non aveva niente a che spartire con la stregoneria.<br />

Le Benedizioni che ottenevano guarigioni od<br />

effetti sorprendenti sono là a dimostrare che Cristo è<br />

ancora vivo, è il Risorto, e non si stanca di operare ai<br />

nostri giorni come faceva al tempo degli Apostoli, attraverso<br />

uomini che a Lui si affidano completamente. Questi<br />

“segni” esprimevano quell’unione con Dio, che era<br />

visibile in qualche modo anche “fisicamente” in Padre<br />

Uccelli, attraverso la costante serenità e l’impressione<br />

che lasciava in chi lo avvicinava, di una persona “trasfigurata”.<br />

Sembrava proprio che Dio accogliesse le suppliche<br />

del suo servo fedele!<br />

28


Il cordoglio cittadino e la folla enorme attorno alla<br />

sua salma sono segno indubbio della fama di santità, che<br />

circondava la persona di P. Uccelli a Vicenza.<br />

Sono molti che hanno affermato di aver ricevute, per<br />

intercessione del Servo di Dio, grazie straordinarie anche<br />

dopo la sua morte.<br />

Fama di santità<br />

Segno non secondario di fama di santità è anche il<br />

fatto che la gente volesse la salma di P. Uccelli sepolta in<br />

Chiesa, subito dopo la sua morte, accanto a quella<br />

statuetta di S. Giuseppe che tutti ritenevano taumaturgica.<br />

E la salma del Servo di Dio riposa proprio nella Chiesetta<br />

di S. Pietro d’Alcantara, nell’area di proprietà dell’Istituto<br />

Saveriano.<br />

P. Uccelli modello di vita cristiana<br />

Cosa possiamo pensare della sua causa di<br />

beatificazione? La vita esemplare del Servo di Dio sembra<br />

avere un preciso messaggio per il clero locale, in<br />

Italia e nel mondo. Ai nostri giorni si afferma chiaramente,<br />

e si predica abbondantemente, che un sacerdote<br />

viene consacrato non solo per una Chiesa particolare,<br />

ma per il mondo intero. Un sacerdote dovrebbe accogliere<br />

il progetto salvifico della Trinità offrendo la<br />

sua disponibilità ad andare fino agli estremi confini<br />

della terra, presso coloro che ancora non hanno potuto<br />

ascoltare la buona novella di Cristo che ci chiama ad<br />

annunciare l’amore di Dio che è Padre e ci invita ad<br />

una vita di conversione, per far parte di una nuova famiglia<br />

umana fatta di fraternità e in cammino verso il<br />

29


Padre. Se l’annuncio del Vangelo è parte essenziale della<br />

vocazione cristiana lo è ancora di più per uno che è<br />

stato chiamato al sacerdozio, che ha come obiettivo di<br />

continuare la missione di Gesù in forma “più” visibile,<br />

accogliendone i progetti e gli strumenti per realizzarla.<br />

P. Uccelli, allargando effettivamente il suo servizio<br />

sacerdotale col passare da una Chiesa di antica tradizione<br />

cristiana, pur bisognosa di clero, ad un progetto<br />

che lo lanciava verso i confini del mondo secondo il<br />

mandato di Cristo, è modello per un clero che vuole<br />

essere aperto alla dimensione missionaria non solo a<br />

parole.<br />

P. Uccelli, modello di missionario in Italia<br />

Anche ai suoi Confratelli missionari lascia un messaggio<br />

forte: uno può essere missionario anche in patria,<br />

questo insegna con la propria vita P. Uccelli, a patto<br />

che abbia il cuore pieno dell’amore di Cristo. E’ solo<br />

in una adesione piena a Cristo che noi siamo missionari.<br />

Anche in patria i missionari sono chiamati a sentire<br />

l’ansia di Cristo per annunciare il Vangelo a coloro che<br />

lo ignorano o che si sono lontani da Dio. Continuando<br />

la missione di Cristo, in Italia o in altre parti del mondo,<br />

il missionario sarà sempre chiamato, come Cristo,<br />

ad annunciare ai poveri “il Vangelo di salvezza, la libertà<br />

ai prigionieri, agli afflitti, la gioia”. P. Uccelli, per<br />

quanto noi conosciamo dalle testimonianze sulla sua<br />

vita, diventa quindi un modello di missionario pienamente<br />

realizzato anche in patria, un animatore missionario<br />

del popolo di Dio, dove l’obbedienza lo aveva<br />

chiamato.<br />

30


Una santità da riconoscere e da diffondere<br />

Dopo una lunga indagine sulla vita del Servo di Dio<br />

P. Pietro Uccelli non mi rimane che concludere con un<br />

auspicio: a P. Uccelli venga riconosciuta l’eroicità delle<br />

virtù e la Chiesa indichi ai tanti devoti di questa anima<br />

eletta un modello di vita da seguire per meglio uniformarsi<br />

a Cristo. Mi trovo quindi perfettamente d’accordo<br />

con gli ormai numerosi biografi, che concordano nel ritenere<br />

P. Uccelli un autentico santo.<br />

Barco - Interno della chiesa<br />

31


Chiamati alla santità<br />

P. <strong>UCCELLI</strong><br />

MAESTRO E TESTIMONE<br />

DI SANTITA’<br />

P. Uccelli aspirava alla santità con tutto il cuore, ad una<br />

santità però nascosta, e per questo più gradita a Dio.<br />

Prego Gesù Bambino che La ricolmi di tutte le sue più<br />

celesti benedizioni e che La faccia santa. Aspiriamo alla<br />

santità, ma nascosta come l’avaro desidera l’oro, l’affamato<br />

il pane e l’assetato l’acqua.<br />

Cosa intendeva P. Pietro per santità? La santità è la vita<br />

di Dio in noi e questa vita si manifesta con lo stile di vita<br />

di Cristo, cioè l’amore. Aspirare ad amare con tutto il<br />

cuore sia Dio che i fratelli è massima espressione di cammino<br />

verso la santità. Confida questo desiderio di santità<br />

alla sua amica spirituale, Melania.<br />

Il desiderio d’amar il Signor è grande, ma l’amor poi che<br />

in realtà gli porto è poco, ahi troppo poco. Vorrei esser<br />

infiammato di santo ardore e così infiammar anche gli altri<br />

che meco si trovano, ma creda che non vado più in là<br />

dalla cerchia dei desideri. Spero che se potrò andare in<br />

Cina ivi supplirò a questa mia innata freddezza col consacrarmi<br />

anima e corpo al servizio del Signore, e coll’esser<br />

sempre pronto a dar la mia misera vita per Suo Amore.<br />

33


Voglio viver solo per Iddio e per il bene delle anime; e<br />

questo voglio sia il mio unico scopo. Amar Iddio!? Oh !<br />

se si intendesse da’ mondani che vuol dire ! Si vedrebbero<br />

tosto abbandonate le piazze e piene le Chiese, deserte<br />

le osterie e affollati i confessionali ! Non più timori,<br />

non più ansie né il dubbio né il tedio, ma solo gaudio<br />

e pace. Di tutte le grazie che possiamo domandare, la<br />

più bella e la più utile è questa: l’amor di Dio. E quando<br />

riceviamo Gesù in Sacramento, allora non ci dobbiamo<br />

stancare di domandargli il suo Santo Amore, protestando<br />

di non voler altra grazia che questa. Chi ama Iddio<br />

non lo può offendere e, se non l’offendiamo, siamo certi<br />

che egli sul nostro capo verserà tesori immensi delle più<br />

elette grazie.<br />

34<br />

*<br />

Se la santità è vita e luce di Dio in noi, il santo, illuminato<br />

da Dio, vede in sé ogni tipo di imperfezione e crede<br />

fermamente di essere un grande peccatore. E’ questa<br />

l’esperienza di P. Uccelli.<br />

Ma ahimè, mentre scrivo queste parole, a stento riesco<br />

trattenere le lagrime di dolore per aver così poco fatto<br />

per il mio Dio! Leggo ogni giorno la vita del Santo di cui<br />

si celebra la festa, compendiata in quindici o venti pagine,<br />

e ogni giorno mi persuado sempre più del nulla che<br />

faccio e del molto che dovrei fare per santificare il mio<br />

spirito. Queste letture mi fanno un gran bene e mi fanno<br />

fare tanti propositi dei quali pochi poi riesco a metter in<br />

pratica. Ma Lei colle sue fervide preci spero me ne otter-


à dal Cielo la forza onde seguendo le orme de’ Santi in<br />

vita, possa dopo morte seco loro regnar nei Cieli.<br />

*<br />

Il punto di forza per un cammino verso la santità è da<br />

ricercare all’interno di noi stessi. Noi siamo inabitati<br />

dalla Trinità stessa. La presenza di Dio in noi ci costringe<br />

a rinnovarci costantemente e ad imitare gli atteggiamenti<br />

e i sentimenti di Gesù, facendo la sua santa<br />

volontà. Della inabitazione di Dio in noi ne parla a<br />

Melania.<br />

Non c’è ricco che non abbia il medico a sua disposizione,<br />

ma pochi che l’hanno in casa.. Noi, o più fortunati<br />

dei ricchi, possiamo avere il medico dei medici non solo<br />

a nostra disposizione, non solo in casa, ma nel cuore.<br />

Dica al fratello suo che questa grazia è grande e che bisogna<br />

saperla apprezzare.<br />

*<br />

Il cammino verso la santità è uno dei più difficili, perchè<br />

la santità assoluta appartiene solo a Dio e noi saremo<br />

sempre in cammino senza mai raggiungere la meta, se<br />

non alla fine della nostra vita. In questo cammino di<br />

conversione ci sono diversi pericoli, creati soprattutto<br />

dalla nostra natura ferita dal peccato. E’ facile imbrogliarci<br />

o svegliare quei meccanismi di difesa, che ci invitano<br />

a fermarci, a non assillarci per il nostro cammino,<br />

ci invitano a rimanere comodi dove ci troviamo. Per<br />

35


questo c’è bisogno di aiuto di persone di Dio che ci<br />

siano di luce e che ci stimolino ad una scelta di quei<br />

mezzi che meglio ci possono portare a Dio. Come mezzi<br />

importanti nel cammino di santità, P. Uccelli suggerisce<br />

di avere un direttore spirituale e una regola di vita,regola<br />

che noi oggi potremmo chiamare “progetto personale di<br />

vita”. E’ quanto suggerisce a Melani.<br />

Sappia che una guida è necessaria, ed i cristiani non la<br />

possono trovare che nel confessore direttore spirituale.<br />

Stia pure a’ suoi avvisi, a’ suoi saggi consigli e si troverà<br />

meno perplessa e più contenta.<br />

Sempre allo scopo di poterle giovare, è bene che le dica<br />

che a tutti ci è necessaria una regola per vivere così una<br />

vita tranquilla e sempre occupata. Son quasi certo che<br />

Lei si sarà formata una regola secondo i bisogni del suo<br />

spirito e anche secondo la disponibilità del tempo che<br />

ha; ma tuttavia perché sempre più impari ad amarla e ad<br />

osservarla, le dirò poche parole.<br />

Senza regola un’anima rassomiglia a una nave in alto<br />

mare senza vela, senza timone, senza bussola e senza<br />

pilota; per inghiottirla non c’è bisogno d’una tempesta:<br />

il primo soffio di vento basta. La regola invece concentra<br />

le forze sia di resistenza, sia d’azione; raffrena l’energia,<br />

ne dirige l’uso, ne impedisce la dispersione e conduce<br />

così alla vittoria.<br />

Con un incessante appello al dovere raffrena le passioni<br />

e ne doma l’impeto. Traccia infine come un solco sul<br />

lavoro di ogni giorno sia questo intellettuale, morale o<br />

spirituale.<br />

La regola è per la volontà ciò che sono le arterie per il<br />

36


sangue, le radici dell’albero per il succo: un canale che<br />

contiene la vita e che la porta per tutto senza perderne<br />

una sol goccia.<br />

Fede e potenza della preghiera<br />

Premessa circa la fede di P. Uccelli<br />

La fede è quella virtù teologale che dispone, in modo<br />

permanente, ad abbandonarsi completamente e liberamente<br />

a Dio col pieno ossequio della intelligenza e della<br />

volontà e assentendo volontariamente alla rivelazione<br />

che egli fa. “Con la fede ‘l’uomo si abbandona tutto a<br />

Dio liberamente’.<br />

Il Servo di Dio P. Pietro Uccelli ha vissuto, sembra fin<br />

dall’infanzia, una intensa vita di fede, cercando di svilupparla<br />

sempre di più con quegli aiuti interiori, che il<br />

Signore non gli lasciava mancare nella preghiera, nell’ascolto<br />

della Parola di Dio, nei Sacramenti, e soprattutto<br />

con le ispirazioni dello Spirito, che lo portavano<br />

ad identificarsi sempre di più con Cristo. Le testimonianze,<br />

che si riferiscono alla fede del Servo di Dio sono<br />

numerosissime e concordi.<br />

La fede per il Servo di Dio non è una realtà lontana, è<br />

invece esperienza di vita, perché è sentita come adesione<br />

alla volontà di un Dio, che ha posto il suo tempio in<br />

noi. Quella di Dio è una presenza in noi che ci costringe<br />

a rinnovarci costantemente e ad imitare gli atteggiamenti<br />

e i sentimenti di Gesù. Scrive a Melania.<br />

*<br />

37


Potenza della sua preghiera<br />

E’ proprio nel contesto della preghiera che si può capire<br />

qualcosa circa quelle famose benedizioni e presunti miracoli<br />

per cui P. Uccelli a Vicenza era ricercato. Il Servo<br />

di Dio aveva fama di taumaturgo. Da buon cristiano P.<br />

Uccelli se ne guardava bene dall’attribuire qualcosa a<br />

se stesso. Solo Dio può operare cose meravigliose. Le<br />

tante testimonianze circa eventi singolari attribuiti alle<br />

benedizioni di P. Uccelli, credo acquistino un loro significato<br />

se inquadrate nelle circostanze in cui accadevano.<br />

L’unione con Dio in P. Uccelli era talmente profonda<br />

che Dio poteva agire liberamente in Lui e ancora una<br />

volta, comeè scritto nei Vangeli, poteva operare dei “segni”.<br />

E’ importante quindi richiamare alcune “modalità”<br />

di quelle famose benedizioni, che esprimevano sempre<br />

fede e fiducia in Dio e mai superstizione. Non c’era<br />

alcun gesto benedicente senza la preghiera.<br />

38<br />

*<br />

Il Servo di Dio non poteva certo parlare della potenza<br />

della sua preghiera. Per questo aspetto di fede dobbiamo<br />

lasciar parlare i testimoni “giurati” al processo<br />

diocesano di beatificazione.<br />

“Sapevo che diverse persone andavano dal P. Uccelli a<br />

domandare che pregasse per gli ammalati, per questo,<br />

per quello e così via, perciò, il fatto che andavano, voleva<br />

dire che lui aveva già questa fama; nello stesso tempo<br />

sembra che ottenesse dal Signore molte grazie: una persona<br />

mi ha riferito che diceva: “Non è merito mio: è il


Signore!”.Riferiva sempre al Signore. Non si attribuiva<br />

mai dei meriti, né si gloriava mai di niente! Sapeva anche<br />

consolare”.(Mons. Domenico Passuello)<br />

“A quel punto il Padre, ci invitò ad inginocchiarci – noi<br />

ci inginocchiammo tutti e quattro. Il bambino, invece,<br />

era in piedi davanti a me –, mise la mano sulla testa del<br />

bambino, tacque un attimo, pregammo un po’ insieme –<br />

un’Ave Maria, un Padre nostro, non ricordo bene, ma<br />

abbiamo detto qualcosa –, poi ci benedisse. Quindi, rivolgendosi<br />

a me, disse: “Sta tranquilla, questo bambino,<br />

da grande, non ti darà problemi!<br />

Di fatto, da quando l’abbiamo portato a casa, il bambino<br />

ha cominciato a star bene, ed è sempre stato bene, e<br />

dell’ipertrofia del timo non se ne è più parlato. In seguito,<br />

crescendo, è entrato a far parte della Pia Società di<br />

San Gaetano ed ora, da cinque anni, è missionario in<br />

Guatemala.”.(Fanny Fossà)<br />

*<br />

In una altra occasione si parla di una grazia ottenuta e<br />

attribuita alla preghiera del Servo di Dio. Così il teste<br />

Marchioro Benito Massimo:<br />

“Una volta, tutti e due noi gemelli abbiamo avuto la febbre<br />

molto alta per più di una settimana. La mamma non<br />

sapeva più che santo invocare. E papà, quando tornava a<br />

casa, la trovava che piangeva. Ma una sera, come rientrò<br />

dal lavoro della giornata, inaspettatamente sentì che la<br />

mamma cantava. Pensò: “Questa è diventata matta”. In<br />

39


ealtà scoprì che i bambini stavano bene, non avevano<br />

più la febbre. Subito chiese a mia madre: “Che cosa è<br />

successo?”. E lei gli raccontò che al pomeriggio era partita<br />

con i due bambini in carrozzella ed era andata da P.<br />

Uccelli che, come il solito, le disse: “Io miracoli non li<br />

faccio, però posso pregare con voi il Signore”. E così è<br />

stato, P. Uccelli pregò con lei. Quindi lei si avviò verso<br />

casa. Però, come giunse a casa, la febbre, in noi, non<br />

c’era più: era scomparsa del tutto”.<br />

Eucaristia, centro di vita<br />

Accanto alla preghiera e alla sua forza di intercessione,<br />

dobbiamo porre una devozione, che è fondamentale per<br />

ogni cristiano, la devozione all’Eucaristia, sia nella<br />

Celebrazione Eucaristica, che nell’Adorazione di Cristo<br />

realmente presente nel Sacramento. Il Servo di Dio<br />

spendeva lunghe ore con Gesù davanti al Santissimo.<br />

Due testimonianze dalla Cina.<br />

Grazie al Signore mi trovo bene di salute e un po’<br />

meglio di spirito. Ho la bella sorte di dormire in Sagrestia<br />

presso Gesù Sacramentato, e Lei immagini come mi<br />

ci posso trovare. Desidero rimanere sempre qui, perché<br />

una stanza migliore, né io né altri me la saprebbe trovare,<br />

neppure nei palazzi reali.<br />

40<br />

*


Papà Battista<br />

negli anni della vecchiaia<br />

Poviglio - Il luogo del suo ultimo<br />

apostolato reggiano<br />

Piolo - Il paese di montagna dove don Uccelli fu arciprete<br />

41


L’Eucaristia non è solo un rito per P. Uccelli. E’ piuttosto<br />

una celebrazione della vita di Cristo, che nella Eucaristia<br />

ci viene comunicata. In unione a Cristo vittima<br />

di amore, c’è l’apostolo che con Cristo deve diventare<br />

vittima di amore. A Melania.<br />

Vorrei proprio che venisse l’ora di morire per il Signore,<br />

ma temo che i miei peccati me ne rendano indegno. Lei<br />

colle sue orazioni non domandi altro al Signore per me e<br />

allora io incomincierò a sperare. Sangue per sangue: vita<br />

per vita, diceva l’inclito Martire Perboyre e così voglio<br />

ripeter anch’io nella santa Messa e spesso fra il giorno:<br />

Sangue per sangue: vita per vita. Quando Ella fa la santa<br />

Comunione ripeta non tanto per Lei che per me quelle<br />

sante parole e la prego di ripeterle con viva fede nella<br />

morale certezza che una sì segnalata grazia ci verrà concessa.<br />

Oh che bella sorte sarebbe la nostra! Che dire a<br />

questo proposito? Solo questo: “In Te, Domine, speravi<br />

non confundar in aeternum”.<br />

S. Giuseppe e la Provvidenza<br />

In P. Uccelli uno dei “segni” della fede era la fiducia<br />

nella Provvidenza e la Provvidenza era associata alla<br />

devozione per S. Giuseppe. Continueremo a parlare della<br />

fede del Servo di Dio presentando contemporaneamente<br />

il suo rapporto con la Provvidenza e il posto speciale<br />

che nella vita di P. Uccelli occupava S. Giuseppe,<br />

l’icona della Provvidenza.<br />

42


Su Provvidenza e S. Giuseppe abbiamo diverse testimonianze<br />

autobiografiche. Credo sia opportuno fermarci<br />

su alcuni dei numerosissimi testi lasciatici dal Servo di<br />

Dio, perché è soprattutto a motivo della sua illimitata<br />

fiducia nella Provvidenza che egli aveva acquistato nella<br />

città di Vicenza fama di santità. P. Uccelli aveva nominato<br />

ufficialmente economo della casa S. Giuseppe e<br />

ciò era noto a tutta la gente sia all’interno dell’Istituto<br />

che all’esterno e questo fin dal 1922, inizio del servizio<br />

di P. Uccelli come rettore, formatore ed animatore missionario<br />

a Vicenza. Siamo a fine 1925 e scrive al Suo<br />

Fondatore Mons. Conforti.<br />

Vorrei esser capace di fare molto, ma essendo così limitato<br />

di forze sia intellettuali che fisiche, ho pregato e<br />

prego sempre S. Giuseppe a far Lui quanto è necessario<br />

per il bene di questo Istituto.<br />

S. Giuseppe, sempre buono, ci aiuta pulito, e non ho che<br />

a ringraziarLo di gran cuore. Ho qualche debituccio ma<br />

godo dirLe che ho anche il necessario per saldarlo. Se<br />

non lo saldo subito è perché chi deve avere è contentissimo<br />

di aspettare, ed io ho piacere di dire che ho qualche<br />

debito. La Provvidenza quest’anno è più generosa<br />

degli anni scorsi perché vede che la famiglia si è ingrossata.<br />

Non ho mai toccato così con mano l’opera della<br />

Provvidenza.<br />

*<br />

Ancora in una lettera al suo Superiore, Mons. Conforti,<br />

nel 1925, il Servo di Dio riferisce circa il dono ricevuto<br />

43


di bachi da seta. Se S. Giuseppe li ha provveduti, sarà<br />

anche capace di alimentarli!<br />

La Provvidenza ci aiuta in modo tutto speciale e ne siamo<br />

contentissimi. S. Giuseppe ci ha procurato i bachi da<br />

seta, spero che non vorrà lasciar mancare la foglia, che<br />

qui vale 130£ al quintale.<br />

44<br />

*<br />

Volendo costruire una chiesetta in onore di S. Giuseppe,<br />

il Vescovo chiede al Servo di Dio se ha i soldi per la<br />

costruzione. Ecco cosa risponde, secondo quanto egli<br />

stesso riferisce scrivendo a Mons. Conforti.<br />

Mi domandò se abbiamo i mezzi, e gli ho risposto che li<br />

aspettiamo da S. Giuseppe, e che non ci pensiamo noi<br />

ma che ci pensa Lui, come ha sempre fatto fino ad ora.<br />

*<br />

San Giuseppe provvede sempre e proprio bene, anzi tanto<br />

bene da lasciarmi restar lì ... a pensare. Questa mattina<br />

sono arrivati due quintali di farina gialla, un armadio che<br />

ci era necessario e un po’ di fichi che vengono dalla Sicilia.<br />

Non passa giorno che San Giuseppe non provveda<br />

qualche cosa. Dirà Lei che con la farina non posso comperare<br />

il formaggio, ma io aggiungo che S. Giuseppe<br />

manda anche tanti danari. Dunque!<br />

*


Di Provvidenza parla anche a Melania.<br />

Pochi giorni or sono mi sono arrivate quattro cassette<br />

di conserva e condimento, in tutto 800 scatole, del complessivo<br />

valore di L. 2.400, e da un’altra parte L. 1.000.<br />

Un parroco di qui mi manderà a giorni una botte di<br />

vino; e così a poco a poco si sbarca il lunario.<br />

Il materiale non mi preoccupa troppo. So che abbiamo<br />

a che fare con un buon papà. La mia sola paura è di<br />

rendermi indegno della Provvidenza. ... Mi pare d’essere,<br />

anche con un bel po’ di debiti, un gran signore. ...<br />

S. Giuseppe è l’Economo di questa casa, e se vedesse<br />

come provvede pulito! Inculchi... e propaghi la devozione<br />

a questo caro Santo, e ne vedrà effetti sorprendenti.<br />

...<br />

*<br />

Il testimone Paliotto Dr. Giuseppe, accolto nell’Istituto<br />

missionario dal Servo di Dio, e quindi prezioso<br />

teste de visu, dimorando nell’Istituto afferma di essere<br />

stato testimone di un miracolo continuo, la Provvidenza!<br />

“Lo dico con pieno convincimento: l’Istituto era un miracolo<br />

continuo della Provvidenza. Bisogna dire con il<br />

Manzoni: “La c’è la Provvidenza”. Qualcuno, quando<br />

pensa ai miracoli, forse pensa alla guarigione dei ciechi<br />

o che so io. No, no. Per me era un miracolo grandissimo<br />

quel tipo di vita: quel tenere una famiglia numerosa –<br />

eravamo in tanti ragazzi – così di sola carità. Era quel<br />

45


clima là, era quell’ambiente là che mi restarono e mi<br />

restano tuttora dentro. Era il miracolo, in noi, della serenità<br />

..., il miracolo della Provvidenza che lavorava istante<br />

dopo istante, con quel santo là, P. Uccelli appunto,<br />

umile, che sembrava fosse già dentro, là più in alto, con<br />

San Giuseppe suo amico É, che quando parlava di Maria<br />

e di San Giuseppe, sembrava parlasse di persone di casa,<br />

tanto gli erano familiari”.<br />

46<br />

*<br />

Sr. Dina Tagliavini, nipote del Servo di Dio, ci offre un<br />

aneddoto che noi citiamo per far notare che P. Uccelli<br />

non solo riceveva “Provvidenza”, ma anche condivideva<br />

quanto riceveva coi poveri o con istituzioni bisognose,<br />

diventando egli stesso mano della Provvidenza. Depone<br />

al processo diocesano.<br />

“A un certo momento squilla il telefono e lo zio chiede:<br />

“Chi desidera?”, “Desideriamo P. Uccelli?”, dice la voce;<br />

“Sono io: cosa volete?”, la voce risponde: “Guardate che<br />

adesso arriverà un carro con sette damigiane d’olio.”; lui<br />

cerca di informarsi: “Chi debbo ringraziare?” e la voce:<br />

“Ringrazi e preghi S. Giuseppe per noi, perché questa è<br />

‘provvidenza’!”. Allora si rivolge a noi e dice: “Vedete,<br />

suorine, adesso arriva la ‘provvidenza’!”. Noi, infatti, prima<br />

di partire, abbiamo visto il carro con le damigiane<br />

d’olio; lui ha tenuto quelle di cui aveva bisogno, perché<br />

aveva centocinquanta ragazzi, vivaci, ai quali voleva un<br />

bene matto; il resto poi lo ha dato agli altri Istituti. Era<br />

anche generoso. Io poi ho osservato che davanti a S. Giu-


seppe c’era un fiaschetto in miniatura, non so se di olio o<br />

di vino, una patata e due maccheroni; era sempre così<br />

arredato e lui ci diceva: “Guardate che ogni giorno qui la<br />

‘provvidenza’ viene, per mantenere questi ragazzi!”. E<br />

noi, che ascoltavamo queste cose, siamo rimaste ammirate,<br />

perché questo era un vero miracolo! Siamo andate<br />

poi a casa, contente; in seguito io ho scritto a casa mia<br />

quello che avevo visto dallo zio”.<br />

*<br />

Mi sembra che il seguente breve pensiero del Servo di<br />

Dio possa riassumere la sua devozione per il patrono<br />

della Chiesa Universale.<br />

Ho molti pensieri, ma li addosso tutti a S. Giuseppe; lui<br />

sa sbrigarmi ogni affaretto per quanto difficile ed intricato<br />

che sia.<br />

La Trinità<br />

Premessa sulle devozioni del Servo di Dio<br />

La vita spirituale di P. Uccelli sembra avere delle basi<br />

teologicamente molto solide: parla espressamente di<br />

Trinità e Spirito Santo, devozioni poco illustrate e forse<br />

poco vissute dai predicatori del tempo del Servo di Dio.<br />

Molto diffusa era la devozione al Sacro Cuore di Gesù e<br />

alla Madonna, devozioni accolte anche dal nostro. Il<br />

Servo di Dio raccomanda a Melania la devozione alla<br />

SS. Trinità.<br />

47


Le raccomando la devozione alla SS. Trinità: al Padre per<br />

ottenere la forza necessaria a vincere tutti i nemici dello<br />

spirito e a sormontare tutti gli ostacoli che si<br />

infrappongono al conseguimento della nostra perfezione;<br />

al Figlio per ottenere quella sapienza veramente divina<br />

che tutto ci fa compiere alla maggior gloria del Signore e<br />

a nostro spiritual vantaggio, quella sapienza che è luce<br />

che ci rischiara la via tenebrosa di questa povera vita e ci<br />

scioglie i tanti dubbi che ci ingombrano la nostra mente;<br />

allo Spirito Santo affinché ci accenda in cuore il fuoco<br />

salutare dell’amore di Dio il quale ci abbruci tutti gli affetti<br />

terreni e ci purifichi sempre meglio lo spirito. Come<br />

è bello l’amare Dio e unicamente Dio! Domandiamo sempre<br />

al Signore questa grazia che deve essere quella che ci<br />

deve far trionfare di tutto, poiché la carità tutto vince. Per<br />

me e per Lei ogni giorno e più volte innalzo al Cielo qualche<br />

breve giaculatoria onde ottenere non un amore comune<br />

di Dio, ma un amore gigante. Tutto quello che faccio è<br />

a questo santo scopo; Lei faccia che le mie preci siano<br />

esaudite e ne sarà contenta oltremodo.<br />

La potenza dello Spirito<br />

48<br />

*<br />

Come abbiamo accennato, il Servo di Dio è pure consapevole<br />

della presenza e dell’azione in Lui dello Spirito<br />

Santo. Ne scrive a Melania.<br />

Pregai un po’ e dopo mi sovvenne di scriver alcune linee<br />

per metterle un po’ di calma nel cuore. Il timore di


scrivere cose contro la Volontà del Signore mi tratteneva,<br />

ma poi pregai un poco lo Spirito Santo affinché mi desse<br />

lume a scrivere solo e unicamente ciò che poteva far bene<br />

al di Lei spirito senza urtare contro la divina volontà, e<br />

così contento mi misi a scarabocchiare qualche cosa.<br />

In quella stessa lettera chiede a Melania di pregare lo<br />

Spirito Santo per lui.<br />

Mi raccomandi in modo speciale al Sacratissimo Cuore<br />

di Gesù e allo Spirito Santo e faccia pregare, se può,<br />

anche altri.<br />

*<br />

Quando è in Cina, di fronte al compito impossibile di<br />

portare quella grande nazione alla conversione, il Servo<br />

di Dio chiede preghiere allo Spirito di Gesù, perché è<br />

solo Lui che può convertire.<br />

Qui nella mia Missione va abbastanza bene, non però il<br />

movimento di conversioni, non è straordinario, anzi è<br />

poco. Preghi perché lo spirito del Signore aleggi su questi<br />

popoli e li faccia tutti cristiani. Se il mio sangue fosse<br />

seme di cristiani, oh come desidererei versarlo fino all’ultima<br />

stilla per sì santo e degno scopo! E Lei preghi<br />

molto per me affinché il Signore mi dia lo zelo degli<br />

apostoli e la fede dei profeti e così possa essere meno<br />

indegno lavoratore nella mistica vigna.<br />

*<br />

49


Studio e annuncio della Parola<br />

Il Servo di Dio, sempre in Cina, vuole essere un missionario<br />

per annunciare la Parola di Dio e quindi sente<br />

l’esigenza di studiarla-meditarla. A questo scopo diverse<br />

volte scrive per avere commenti biblici aggiornati.<br />

Quanto le chiedevo altre volte non me lo provegga perché<br />

più che altro desidero una cosa utile molto ed è un<br />

buon commento della sacra bibbia in francese, o in italiano,<br />

non importa. Il commento dei Salmi del povero<br />

sfortunato D. Menocchi mi si dice che sia stupendo e<br />

che non contenga errori. Mi farebbe la carità di mandarmelo:<br />

sarà quella la strenna di Natale. Per il Nuovo Testamento<br />

c’è il Sales che credo abbia già in parte anche<br />

il Vecchio Testamento.<br />

Una tenera devozione: Maria<br />

Una tenera devozione era riservata anche a Maria. E’<br />

ampiamente documentata sia a livello autobiografico,<br />

che biografico e processuale. Dai biografi abbiamo già<br />

saputo che il Servo di Dio seminava di “Ave Maria” le<br />

strade della Cina, ma non solo in Cina. La corona del<br />

rosario, affermano i testimoni, era attaccata al manubrio<br />

della sua bicicletta, la teneva in mano percorrendo<br />

i corridoi dell’Istituto o i dormitori. Almeno una volta<br />

alla settimana si recava al famoso santuario vicentino<br />

di Monte Berico, ma ha voluto recarsi anche a Lourdes.<br />

Se volessimo parlare di una gerarchia delle devozioni<br />

50


Il Beato<br />

Guido Maria Conforti,<br />

fondatore dell’Istituto<br />

Parma<br />

L’Istituto Missioni Estere<br />

51


del Servo di Dio dovremmo rifarci alle tante intestazioni<br />

delle sue lettere: Gesù, Maria, Giuseppe. Non abbiamo<br />

che l’imbarazzo della scelta nella vasta documentazione<br />

che possediamo. Scrive a Melania.<br />

Avrei tante altre cose da dire, ma vedo che divento troppo<br />

seccante perché eterno; tuttavia non posso a meno di<br />

pregarla a voler passare santamente il bel mese consacrato<br />

alla B.V. del SS. Rosario. La sincera e costante<br />

devozione alla Nostra Celeste Madre è segno certo di<br />

predestinazione. La onori quindi come sempre e la faccia<br />

onorare anche dai suoi scolaretti. A questi ho pensato<br />

di mandare una piccola medaglia riportante l’immagine<br />

di S. Luigi e dell’Immacolata.<br />

52<br />

*<br />

Circa il suo pellegrinaggio a Lourdes non mancano<br />

espressioni di amore e di grande devozione a Maria.<br />

Di Lourdes cosa Le dirò mai? Le dirò che è un pezzo di<br />

Cielo caduto in terra, sia per le bellezze naturali, sia per<br />

la viva fede e per l’ardente carità con cui da tutti si prega<br />

e si prodigano per i poveri ammalai, i barellieri e le dame<br />

di carità. Cose commoventi!<br />

La processione col SS. Sacramento e la benedizione quasi<br />

ad ogni ammalato e le invocazioni in diverse lingue strappano<br />

le lagrime, anche a quelli che hanno il cuore di<br />

pietra.<br />

Non ho assistito, ma visto e parlato con una miracolata<br />

di Trieste da tanti anni a letto e che benché giovane, l’ave-


vano messa fra gli incurabili. Ora è perfettamente guarita.<br />

E le grazie spirituali chi le può numerare?<br />

*<br />

Ben documentato è il miracolo ottenuto a Lourdes nel<br />

1929 da uno dei suoi ragazzi. Ne parla sia il Servo di<br />

Dio, che la persona guarita. Ne scrive a Melania.<br />

La gioia che ho provato è stata questa. Ho mandato uno<br />

dei nostri ragazzi a Lourdes. é partito in uno stato compassionevole<br />

ed è tornato se non completamente sano,<br />

molto migliorato in modo che molti dicono che è praticamente<br />

un miracolo. Era ammalato da tre anni e qui<br />

nell’ospedale di Vicenza è stato un anno e mezzo. L’ultimo<br />

anno sempre a letto quasi immobile.<br />

Ho procurato, meglio S. Giuseppe ha procurato di mandarlo<br />

a Lourdes. é partito in barella e nel dubbio di arrivare<br />

alla meta del pellegrinaggio.<br />

é ritornato in piedi, vestito, cammina, fa le scale, mangia<br />

e digerisce che è un piacere.<br />

La festa che ha avuto all’ospedale quando è entrato nel<br />

ritorno da Lourdes è stata commoventissima. Ora all’ospedale<br />

non lo vogliono più e questa mattina dovrà<br />

andare da un suo zio. E’ migliorato tanto che di più non<br />

si poteva sperare. Viva Maria.<br />

*<br />

In una lettera sembra fissare la gerarchia della diversa<br />

potenza dei suoi intercessori presso Dio.<br />

53


Mi ricordi sempre al Signore, alla B.V. e a S. Giuseppe,<br />

perché mi possa convertire da vero, prepararmi alla morte<br />

che desidererei che (fosse) come quella dei Santi.<br />

Speranza, forza del cammino<br />

La costante aspirazione al Cielo costringe il Servo di<br />

Dio a camminare verso la santità con ogni mezzo.<br />

Siamo santi dunque, senza alcuna riserva e condizione.<br />

Questo è quel grande ed inviolabile desiderio che io ho<br />

sempre e per Lei e per me; e se a questo desiderio<br />

uniformeremo tutta la nostra vita, saremo certi di ottenere<br />

una ricchissima corona di gloria nella patria celeste.<br />

Questo pensiero di esser tutti di Dio è quello che ci conforta<br />

e ci raddolcisce le pene di questo triste esilio cui<br />

siamo stati condannati in causa del peccato. Vivere senza<br />

di questo desiderio è un lento morire, ma con esso la<br />

vita è gioia celeste. Diciamo dunque al Signore più spesso<br />

che ci è dato, specie dopo la S. Comunione, che vogliamo<br />

amarlo, e che vogliamo esser suoi servi fedeli e che<br />

solo desideriamo la sua maggior gloria e la nostra<br />

santificazione.<br />

Questo e null’altro per me desidero, e tutti i miei pensieri<br />

e tutti i miei affetti e tutte le mie opere a quella meta<br />

nobilissima le dirigo.<br />

E non siamo noi stati creati per il Cielo? Dunque il nostro<br />

cuore solleviamolo da questa terra infesta e indirizziamolo<br />

alla vera patria che da tanti secoli la bontà di<br />

Dio ci tien preparata. Nelle afflizioni, nelle malinconie<br />

54


uno sguardo a quel seggio riempito di gloria che lassù ci<br />

aspetta! Le croci di questa terra sono dolci se si pensa al<br />

Cielo, e sono una moneta vilissima colla quale ci<br />

comperiamo una felicità ineffabile.<br />

Fiducia e pieno abbandono alla volontà di Dio<br />

La radice e la forza della speranza è per P. Uccelli la<br />

fiducia e l’abbandono completo alla volontà di Dio. Il<br />

Servo di Dio intende mettersi nelle mani di Dio come un<br />

morto.<br />

Coraggio nel Signore e dica spesso Fiat voluntas tua,<br />

con l’intenzione di volerla fare sempre e in tutto. Mettiamoci<br />

come morti nelle mani di Dio, e Lui faccia di noi e<br />

delle cose nostre secondo il suo divin volere che ci verrà<br />

manifestato dai nostri superiori, e in modo speciale da<br />

chi guida l’anima nostra.<br />

E ancora: in un’altra lettera, sempre a Melania, afferma<br />

che la tensione costante di ogni cristiano dovrà essere<br />

l’adeguamento totale alla volontà di Dio. E’ Lui che<br />

guida la nostra vita in tutte le circostanze e ci conduce<br />

al porto sicuro della salvezza.<br />

Mettiamoci sempre nel mare di acqua dolce della dolcissima<br />

volontà di Dio, e non temiamo. Il Signore vuole<br />

solo il nostro bene, anzi il maggior nostro bene, e a questo<br />

scopo dispone gli eventi. Il nostro pregare sia fatto di<br />

uniformità al volere di Dio e allora il male diventa sop-<br />

55


portabile e meritorio. Quando la croce pesa troppo sulle<br />

nostre deboli spalle, diciamo a Gesù benedetto che ci<br />

faccia da Cireneo.<br />

La Croce icona di speranza<br />

La vita di P. Uccelli sembra interamente vissuta nella<br />

costante pratica delle virtù teologali. Sembra che abbia<br />

vissuto la speranza in maniera eroica anche quando era<br />

sacerdote nella sua diocesi di origine, Reggio Emilia.<br />

Abbiamo numerose testimonianze autobiografiche di<br />

quel periodo. Sempre nell’ottica dell’esempio di Gesù,<br />

il Servo di Dio non si spaventava per persecuzioni,<br />

incomprensioni, ostilità da parte anche del clero. Don<br />

Uccelli sapeva a chi aveva offerto la vita: a Gesù che<br />

conosce tutto. L’importante era non offendere Lui, avere<br />

Lui dalla propria parte! E’ un onore soffrire per Gesù,<br />

perché in questo consiste la vera imitazione di Cristo.<br />

Scrive a Melania.<br />

Ella si prende pensiero degli insulti ricevuti da due o tre<br />

individui, ma deve rallegrarsene, poiché è bella e santa cosa<br />

l’esser ingiuriati e vituperati in odio della religione che si<br />

professa e dell’abito che si veste, e così dalla lontana le<br />

mille miglia, serve come di occasione per imitare nostro<br />

Signore G.C. che fu insultato in tutto il tempo di sua vita.<br />

56<br />

*<br />

Nelle Parrocchie, dove era stato a predicare come missionario,<br />

circola la voce che Don Pietro sia diventato


pazzo. Il Servo di Dio pensa che anche Gesù era stato<br />

trattato da pazzo e non una sola volta. In quell’ottica<br />

non può meravigliarsi per tale accusa e rimane tranquillo,<br />

anzi si sente persino onorato dell’accusa.<br />

So che in montagna è corsa la voce che io sia impazzito e<br />

ciò, secondo me, credo sia venuto da un’azione mia che<br />

feci non certo per impulso di pazzia. Quale migliore notizia<br />

mi poteva Ella dare di questa? Non son degno no di<br />

certo di esser trattato come N.S.G.C. che fu trattato da<br />

pazzo: questo è un onore di cui mi sento indegno. Che<br />

consolazione per me il diminuire nella stima del mondo<br />

se potessi crescere nell’amor del Signore! Sì, sì mi si chiami<br />

pur pazzo, non mi si offende ma mi fanno solo pensare<br />

alla indegnità di esser seguace di Colui che fu il ludibrio<br />

della gente, sebbene fosse il Redentor dell’universo.<br />

Non siamo noi cristiani? Sì, è vero? Ma che vuol dire essere<br />

cristiani? Vuol dire essere imitatori di G. C.? In che<br />

possiamo noi imitarlo se non nelle sue umiliazioni? Onnipotente<br />

dobbiamo adorarlo; giusto dobbiamo temerlo;<br />

buono e misericordioso amarlo; umile, mortificato, abbietto<br />

o vilipeso imitarlo. Vede se ho dunque ragione di esser<br />

contento di aver imitato da lungi mille miglia N.S.G.C.<br />

*<br />

Alla sua sorella spirituale parla un linguaggio decisamente<br />

insolito, un linguaggio da mistica della Croce.<br />

Mi dispiace tanto nel sentire che Lei ha certi presentimenti<br />

sinistri. A chi ama Dio come Lei, niente può es-<br />

57


sergli di incubo. Gettiamo noi e le nostre preoccupazioni<br />

nel S. Cuore di Gesù e poi riposiamo in pace dopo<br />

aver fatto il nostro dovere... Dalla sua carissima lettera<br />

capisco troppo bene che Lei è proprio in croce. L’invidio<br />

di cuore e vorrei che avesse un po’ di carità anche verso<br />

di questo suo umile fratello e che non volesse tutto per<br />

Lei il calice che inebbria le anime buone della più pura<br />

gioia: Pregherò perché il Signore Le accresca le croci e<br />

colle croci le accresca pure la pazienza e così si farà tanti<br />

meriti per la vita eterna. Non La vorrei lasciar sola con<br />

la croce in spalle ma vorrei e tanto desidererei di esserLe<br />

compagno al Calvario per esserLe poi compagno nella<br />

gloria. Il fuoco della carità si alimenta del legno della<br />

croce.<br />

58<br />

*<br />

Il Servo di Dio, come abbiamo più volte osservato, non<br />

si sente un teologo ed esprime se stesso con semplicità,<br />

partendo dall’esperienza di ogni giorno. A Melania fa<br />

notare che i santi erano tutti innamorati della croce e<br />

noi dovremmo esserlo altrettanto.<br />

Godo dirLe che ho preso in santa pace le croci che il<br />

Signore mi ha mandato e che la loro pesantezza mi fa<br />

più piacere che dolore. Al mondo i santi stavano bene<br />

quando stavano male e al contrario male quando stavano<br />

bene. E noi che dobbiamo imitare i santi, dobbiamo sforzarci<br />

e con la grazia del Signore riuscire ad avere gli<br />

stessi sentimenti. Prego sempre per Lei, per i suoi carissimi<br />

fratelli, e non mi dimentico dei suoi affari tempora-


li. Il Signore , dicevo, ci vuole provare, e noi dobbiamo<br />

sostenere la prova fosse anche quella del fuoco.<br />

*<br />

L’esperienza di Gesù sarà anche quella di tutti i cristiani:<br />

Gesù fece del bene e ricevette del male. Non ci sarà<br />

da meravigliarsi se le stessa cosa capiterà anche a noi.<br />

Far del bene e aspettarsi del male in questo mondo. Ecco<br />

la regola che patisce poche eccezioni. Direi ancor io di<br />

non prolungarsi più. Lui sa d’essere in fallo ed è per questo<br />

che con Lei sta serio. Gli dica o gli faccia dire che<br />

Lei non ha intenzione di farGli causa, ma che quando<br />

Lei sarà in paradiso, altri faranno valere i di Lei diritti.<br />

Malattia e sofferenza in vista della Risurrezione<br />

Questo aspetto di speranza è particolarmente presente nelle<br />

testimonianze autobiografiche del Servo di Dio. Citeremo<br />

con una certa abbondanza queste testimonianze autobiografiche,<br />

perché rivelano che la speranza di P. Uccelli nasceva<br />

dalla contemplazione di Cristo, a livello mistico. La<br />

sofferenza fisica diventa, nel cristiano, sofferenza di Gesù<br />

e sembra questo un passaggio obbligato verso la speranza<br />

della risurrezione e la gloria del Paradiso.<br />

Il Servo di Dio era ancora poco più che trentenne, e ancora<br />

aspirante alla Cina, quando mette per iscritto questa<br />

elevazione spirituale, traboccante di speranza. Si noti<br />

che anche la Cina e la prospettiva di martirio era riverbero<br />

di una speranza teologale.<br />

59


Ho messo tutto nelle mani di Dio, il quale sono certo disporrà<br />

secondo il meglio dell’anima mia. Non ho avuto<br />

un desiderio sì vivo di andare in Paradiso come ora, e chi<br />

sa che il Signore non mi faccia sì bella grazia. Desidero la<br />

Cina per assicurarmi il Cielo, ma se c’è modo d’andare in<br />

Cielo direttamente, sono più che pronto. Fiat voluntas Dei.<br />

60<br />

*<br />

La speranza si manifesta soprattutto nei momenti difficili,<br />

quando cioè si è al termine della vita terrena e il<br />

calvario è in vista, specialmente se assieme alle tragedie<br />

esterne sono unite sofferenze fisiche. La sua speranza<br />

è solo nel Signore.<br />

Io ora sto benino, ma da un momento all’altro il mal di<br />

ventre viene a visitarmi anche un po’ sgarbatamente. é<br />

ulcera? Allora soffrire e offrire al Signore in isconto dei<br />

miei peccati e per ottenere grazie e benedizioni a tutte<br />

quelle persone che mi hanno tanto beneficato.<br />

Siamo sotto ai Tedeschi, ma sono buoni, almeno fino ad<br />

ora. La speranza nostra è tutta nel Signore, nella Madonna<br />

e in San Giuseppe.<br />

*<br />

Il Servo di Dio sa che Dio è Padre e da lui accetta tutto.<br />

Prendiamo tutto dalle mani di Dio e ringraziamolo sempre.<br />

*


Cina - Il Tempio del Cielo,<br />

simbolo della religiosità del<br />

popolo cinese<br />

Padre Uccelli è divenuto<br />

Fong Shenfu<br />

Padre Uccelli vestito alla cinese<br />

Cina - Davanti alla propria casa<br />

con il cane fedele<br />

61


La prospettiva del Paradiso e dei meriti che si possono<br />

acquistare fa vedere la sofferenza in una luce diversa, la<br />

luce di Cristo sul Calvario. Nei consigli che offre vediamo<br />

un sicuro cenno autobiografico.<br />

Coraggio nel Signore e preghiamo perché si faccia nel<br />

dolore rassegnato tantissimi meriti. Lei ha a sua disposizione<br />

il tesoro delle sue sofferenze e può comperare<br />

per sé e per tanti altri tutte quelle grazie che desidera. Il<br />

dolore è la chiave d’oro degli scrigni di Dio. Vorrei<br />

esserLe vicino per confortarLa, per incoraggiarLa a salire<br />

l’erta del suo calvario, ma anche per dirLe di non<br />

dimenticarsi di mettermi a parte dei suoi meriti.<br />

62<br />

*<br />

P. Uccelli suggerisce che bisogna ringraziare il Signore<br />

anche nella sofferenza. “Guardiamo sempre in alto!”.<br />

Qui io tiro innanzi alla meglio. Bene bene, mai o quasi<br />

mai. Maluccio, abbastanza spesso. Ma ne ringrazio il<br />

Signore, che con gli acciacchi e con le sofferenze mi fa<br />

capire che il tempo di andarmene è vicino. Il freddo,<br />

nemico dei vecchi e degli ammalati, si avanza. Cosa dobbiamo<br />

fare? Prenderlo quando e come viene e ringraziare<br />

il Signore, che ci dà il necessario per ripararci.<br />

Guardiamo sempre in alto. Preghiamo il Signore che ci<br />

accresca la fede, la speranza e la carità, perché possiamo<br />

soffrire con merito.<br />

*


In altre lettere il Servo di Dio parla sempre della sofferenza,<br />

ma anche della rassegnazione, anzi, con l’occhio della<br />

fede riconosce nella sofferenza un dono di Dio, che ci rende<br />

simili a Cristo sofferente. Da questi brevi scritti, ormai<br />

anziano, traspare la forza della speranza cristiana, anzi la<br />

sicurezza che Dio non ci mancherà mai. E’ per questa presenza<br />

che le sofferenze possono rivelare l’amore di Dio,<br />

come del resto è stato svelato sul Golgota. Insistiamo su<br />

questi insegnamenti del Servo di Dio, perché ad un certo<br />

momento tutti noi dovremo confrontarci con tale realtà.<br />

Le malattie sono un dono di Dio; accettiamole come tali<br />

e ringraziamo il Signore che ci fa degni di portare un<br />

pezzetto della sua croce. Io sto meno bene del solito.<br />

Dico a stento con grande fatica la santa Messa. Il ventre<br />

e le gambe non vogliono far giudizio. Pazienza e avanti<br />

in Domino. E tutto per il Signore.<br />

*<br />

Penso con santa invidia ai tantissimi meriti che Lei si<br />

accumula. Mi metta a parte di tutti i meriti perché possa<br />

ancor io venirLe appresso nel santo Paradiso a godere e<br />

a lodare il Signore per tutta l’eternità.<br />

Le file di quelli che hanno su per giù la nostra età vanno<br />

assottigliandosi sempre più. Ringraziamo il Signore per<br />

essere arrivati fino a questa età. E preghiamolo a concederci<br />

tutte quelle grazie che ci sono necessarie per prepararci<br />

a fare una morte santa.<br />

*<br />

63


Perdoni il mio lungo silenzio causato dal non potermi<br />

mettere a tavolo per scrivere, perché la testa la viene confusa<br />

e le idee, che ne ho così poche, scappano anche quelle.<br />

... Da ricordare: Amare il Signore fino alla pazzia e<br />

soffrire sino al martirio.<br />

64<br />

*<br />

“Sono sempre in pericolo di cadere e, come credo d’averle<br />

detto, due volte misurai la scala in malo modo. Il Signore<br />

mi assistette e non mi ferì niente di niente, benché il<br />

tonfo fosse terribile.<br />

Le gambe a volte mi fanno di questi brutti scherzi. La vecchiaia<br />

è arrivata carica dei suoi doni non troppo graditi”.<br />

*<br />

La malattia ci rende simili al divino Maestro e ci permette<br />

di fare nostri i suoi sentimenti di misericordia, per<br />

la conversione dei peccatori, perché proprio per questo<br />

Gesù moriva in croce, perché tutta l’umanità potesse ritornare<br />

a Dio. Questo è quanto offre alla considerazione<br />

della sua sorella spirituale anziana e inferma.<br />

Preghi tanto per la santificazione del clero, specialmente<br />

per il sottoscritto, per la conversione degli infedeli e dei<br />

poveri peccatori e per suffragare le anime Sante del Purgatorio.<br />

Amiamo il dolore che fa simili a Gesù benedetto<br />

e preghiamo il Signore perché ci dia la sua rassegnazione.<br />

*


In un’altra lettera, lo stesso Servo di Dio allarga le intenzioni<br />

per l’offerta delle sofferenze, che diventano le<br />

sofferenze di Cristo.<br />

La prego di dividere le lunghe ore delle sue sofferenze<br />

per i diversi bisogni di questo povero mondo e in modo<br />

speciale per la conversione dei peccatori, per i poveri<br />

moribondi e per le anime sante del Purgatorio, per le<br />

Missioni, per il S. Padre e per i nemici della S. Chiesa e<br />

in ultimo per la tanto desiderata pace.<br />

E ancora:<br />

*<br />

Tutti i suoi dolori li offra al Signore per le mani di Maria<br />

SS. affine di ottenere la conversione degli infedeli, la<br />

conversione dei peccatori, la santificazione del clero e<br />

la perseveranza dei giusti.<br />

*<br />

La citazione seguente presa da Don Giovanni Rossi e<br />

che P. Uccelli fa sua, può considerarsi come una sintesi<br />

di come il Servo di Dio vive durante la sua malattia.<br />

Ammalati, dobbiamo fare, colla grazia del Signore, del<br />

nostro letto un altare, del nostro corpo una vittima, del<br />

nostro spirito un sacerdote che immola volontariamente,<br />

come Gesù in croce, la propria umanità per espiare i suoi<br />

e nostri peccati, per ringraziare Dio di tante grazie rice-<br />

65


vute e per pregare per tutta l’umanità. Don Giovanni<br />

Rossi.<br />

Il Comandamento di Gesù<br />

Dalle testimonianze che possediamo appare che la virtù<br />

teologale della carità dal Servo di Dio è stata vissuta in<br />

modo eroico. I parametri per riconoscere l’autentica<br />

carità cristiana, contenuti nel Catechismo della Chiesa<br />

Cattolica ci permettono di identificare e qualificare il<br />

tipo di carità vissuta da P. Uccelli. La presentazione della<br />

Carità del Servo di Dio verrà fatta in due parti distinte<br />

anche se non separabili: carità verso Dio e carità verso<br />

il prossimo. Ecco innanzitutto il pensiero di P. Uccelli<br />

sull’importanza della carità.<br />

La carità è la prima delle virtù; la mortificazione è di<br />

molto più addietro di quella. Utilissima è la mortificazione,<br />

ma indispensabile la carità. Più che sia possibile<br />

esteriormente mostriamoci come gli altri in tutto, fuori<br />

s’intende che nel male, ma interiormente procuriamo<br />

d’avanzare tutti e ciò perché torna grato a Dio ed a noi di<br />

sommo vantaggio.<br />

Amare Dio con tutto il cuore<br />

Il Servo di Dio desidera non un semplice amore di Dio,<br />

ma “un amore gigante”. A Melania.<br />

66


Domandiamo sempre al Signore questa grazia che deve<br />

essere quella che ci deve far trionfare di tutto, poiché la<br />

carità tutto vince.<br />

Per me e per Lei ogni giorno e più volte innalzo al Cielo<br />

qualche breve giaculatoria onde ottenere non un amore<br />

comune di Dio, ma un amore gigante. Tutto quello che<br />

faccio è a questo santo scopo; Lei faccia che le mie preci<br />

siano esaudite e ne sarà contenta oltremodo.<br />

*<br />

Il Servo di Dio non si stanca di chiedere preghiere perché<br />

possa davvero amare il Signore con tutto il cuore,<br />

anche senza compensazioni a livello sentimentale. Sente<br />

sempre un desiderio fortissimo di amare Dio, anche se<br />

si accorge che la realtà della vita di ogni giorno non gli<br />

permette una risposta adeguata ai desideri, perché gli<br />

sembra semplicemente impossibile.<br />

Vorrei proprio amare il Signore con tutto il mio cuore,<br />

con tutte le mie forze, ma non riesco per niente, quantunque<br />

altri creda che riesca bene in ciò. Del resto consoliamoci<br />

che l’amor di Dio non è necessario sentirlo<br />

nel cuore, ma è sufficiente il desiderarlo, ed è già amor<br />

di Dio il far tutto per la sua maggior gloria senza badare<br />

a quel che potrà dire il mondo fallace sul conto<br />

nostro.<br />

67


Martirio: suprema testimonianza di amore<br />

Il Servo di Dio fin dai primi anni di sacerdozio, nonostante<br />

una attività pastorale talvolta quasi frenetica, ha<br />

dei momenti di profonda intimità col Signore, momenti<br />

altamente mistici, che lo portano ad avere gli stessi sentimenti<br />

di Cristo. Egli sente di essere amato da Cristo<br />

fino al dono supremo della vita. Come ricambiare tale<br />

atto di amore? Come risposta a tanto amore il Servo di<br />

Dio desidera ardentemente dare una prova di amore,<br />

offrendo la propria vita per Cristo fino al dono supremo<br />

del martirio. Egli confessa solennemente questo suo desiderio.<br />

Il pensiero del martirio lo sostiene in tutte le sue<br />

tribolazioni.<br />

Ciò che mi conforta e che mi fa sembrar meno aspra la<br />

vita, che anzi, alle volte, giunge a consolarmi, in mezzo<br />

alle afflizioni e alle amarezze, di una consolazione tutt’altro<br />

che terrena, è il pensiero di versare tutto il mio<br />

sangue per amore di Dio e come suggello della fede che<br />

professo. Questo de’ miei pensieri è il re; ma temo, e<br />

temo molto, e non senza fondamento di non riuscire a<br />

ciò, forse per castigo delle mie colpe.<br />

68<br />

*<br />

Spero solo nella carità di un qualche boxer, che m’abbia<br />

a far passare dalla terra al Cielo dopo aver versato il sangue<br />

tutto in conferma della dottrina evangelica. Mi pare<br />

di esser sicuro di morir martire, e mi tengo in qualche<br />

modo sicuro anche del beato regno. Lei preghi sempre a


questo altissimo e santissimo scopo e ne sarà ad usura<br />

rimeritata.<br />

Il pensiero del martirio è quello che mi sostiene in tutte<br />

le mie fatiche, che mi dà lena e coraggio a compiere con<br />

gioia tutti i miei doveri. Infatti se Iddio è morto per me,<br />

perché non debbo io desiderare di morir per Lui? Se l’uomo<br />

per natura mira a grandi cose, quale più sublime di<br />

questa che ci rende oggetto di ammirazione al Cielo e<br />

alla terra e ci mette in possesso del nostro ultimo fine?<br />

Venga pure la morte sotto qualsiasi veste, non la temo,<br />

ma con santo desiderio la invoco quale amica fedele che<br />

mi deve dischiudere le eternali porte della celeste<br />

Gerusalemme. Non solo al presente, ma anche e ben più<br />

quando sarò in Cina voglio far di tutto per non star mai<br />

in ozio volontario, ma sempre impiegato negli uffici del<br />

mio sacro ministero nello studio affine di domare il mio<br />

corpo e più facilmente avviarmi alla perfezione cristiana<br />

e alla morte ad un tempo.<br />

*<br />

E’ solo l’amore di Cristo che lo spinge a desiderare il<br />

martirio.<br />

In Cina c’è un po’ di sommossa e proprio dove sono i<br />

nostri missionari. Spero e prego perché si mettano quieti<br />

ancor un po’ per insorgere poi quando saremo là ancor<br />

noi e così poter in poco tempo guadagnarci la eterna gloria<br />

dei cieli mediante un glorioso martirio. Dio volesse che<br />

fosse così: solo il desiderio d’amare il Signore e di andarlo<br />

a godere mi punge; alle altre cose non sono indif-<br />

69


ferente, ma poco manca. Preghi perché lo divenga del<br />

tutto.<br />

Signore, che v’ami: sia questa la giaculatoria che frequentemente<br />

innalziamo al Cielo e a poco e poco otterremo<br />

un incendio d’amore divino con un cumulo di grazie<br />

necessarie alla nostra santificazione.<br />

Il Crocifisso icona dell’amore<br />

Guardando a Cristo in croce, sofferente per amore, P.<br />

Uccelli, con cuore da innamorato, mette insieme l’amore<br />

verso Dio con l’amore verso la croce e la sofferenza.<br />

La santità è e rimarrà sempre imitazione di Gesù, avere<br />

gli stessi suoi sentimenti. L’amore di Dio si è reso visibile<br />

soprattutto nel dono totale di Gesù sulla Croce. Dalla<br />

sofferenza della Croce esce un fascio di luce che illumina<br />

i momenti di dolore talvolta grandi della nostra vita.<br />

Se Gesù ha sofferto significa che la sofferenza non è più<br />

una disgrazia, è diventata piuttosto un’ icona di amore.<br />

La strada seguita da Gesù è come un passaggio obbligato<br />

verso la gloria. A Melania.<br />

Creda che io La invidio, perché vedo con gli occhi della<br />

fede quanto Le voglia bene il Signore, che La fa degna<br />

di unirLa alla Sua Croce per la salvezza di tante anime.<br />

La più bella e sicura prova dell’amore è la sofferenza, e<br />

tra le sofferenze quelle che non scegliamo noi , ma quelle<br />

che ci regala il Signore e che noi con rassegnazione<br />

accettiamo. Vorrei io poter essere il suo cireneo perché<br />

potesse aver qualche po’ di riposo, per riprendere poi la<br />

70


Cina - Quando quella pagoda<br />

diventerà una chiesa di Dio?<br />

Vicenza - La Madonna vigila<br />

materna sulla città dal suo<br />

Santuario a Monte Berico<br />

Vicenza - La Piazza dei Signori, cuore della città<br />

71


sua croce con più slancio di prima. Che il Signore Le dia<br />

tanta rassegnazione, anzi che Le faccia apparire dolce il<br />

soffrire per suo amore e per la conversione degli Infedeli<br />

e dei poveri peccatori, e che La sollevi anche un poco da<br />

quel suo dolorosissimo male.<br />

Non si lamenti se non può pregare. Procuri di portare la<br />

sua croce con pazienza, l’offra al Signore per impetrare<br />

tutte quelle grazie che Lei desidera e per ottenere la conversione<br />

dei poveri peccatori, degli infedeli e per suffragare<br />

le SS. anime del Purgatorio e per la perseveranza<br />

dei giusti.<br />

72<br />

*<br />

Cristo in croce è quindi il modello del cristiano, ma soprattutto<br />

del missionario, che deve essere spinto solo<br />

dall’amore.<br />

Tutti siamo carichi di croci, nessuno è stato risparmiato<br />

dal portarla; ma purtroppo v’è chi non le vuole portare e<br />

allora conviene che con doppia fatica e stento le trascini<br />

senza nulla guadagnare di merito. Il Crocifisso sia il nostro<br />

specchio, e mirando e meditando le sofferenze di<br />

Gesù innocente, acquisteremo forza a sostenere le nostre<br />

che ci sono dovute.<br />

*<br />

In Cina, provocato da tragedie incredibili, trova forza<br />

nell’icona del Crocifisso.


Gesù crocifisso è la nostra guida, il nostro amico e il<br />

nostro premio. Quando le tribolazioni e le croci sono tali<br />

e tante da avvilirci, prendiamo in mano il santo Crocifisso,<br />

baciamo quelle piaghe adorate, meditiamo quanto è<br />

dolce patire con Gesù e quanto invece è amara la gioia<br />

mondana.<br />

La vita è un dono<br />

L’amore del prossimo parte dall’amore di Dio e si apre<br />

verso l’umanità, amata da Cristo fino a morirne. E’ questa<br />

la base sulla quale il Servo di Dio pone tutta la sua<br />

vita cristiana e apostolica. Se le miserie del prossimo<br />

sono spirituali, queste meritano ancora più attenzioni di<br />

quelle materiali. Tanto più deplorevole è la situazione<br />

del prossimo, tanto maggiore deve essere il nostro amore<br />

verso di lui. Sono questi i concetti che ci presentano il<br />

significato dell’amore al prossimo.<br />

Circa l’amore del prossimo Le dirò solo che è cosa facile<br />

quando si ama Iddio, poiché chi ama davvero una persona<br />

ama anche tutto ciò che quella persona amata ama;<br />

ora Iddio ha amato gli uomini sino al punto di morire per<br />

loro. Dunque anche noi li dobbiamo amare.<br />

Nell’amor del prossimo non dobbiamo guardare alle doti<br />

naturali, alla gratitudine che i beneficati ci dimostrano,<br />

ma solo ed unicamente il loro bisogno; e tanto più deve<br />

essere ardente il nostro amore quanto più deplorevole è<br />

lo stato del nostro prossimo. Se le miserie del nostro prossimo<br />

sono spirituali, tanto più grandi siano le nostre cure<br />

73


affettuose. L’amore vince tutto, dice lo Spirito Santo, e<br />

noi con l’amore potremo conquistare a Dio anche le anime<br />

più depresse.<br />

74<br />

*<br />

Padre Uccelli non solo parla di carità, ma vive la carità.<br />

In una lettera accenna alle sue continue visite ad ammalati<br />

e poveri, per cui non ha tempo neppure di scrivere<br />

alle persone cui è obbligato.<br />

Deve scusare se scrivo così poco. é vergogna, lo capisco,<br />

ma se sapesse che faccio le scale tantissime volte al<br />

giorno quando sono in casa, e una buona parte del giorno<br />

vado fuori a trovare e a confortare poveri ammalati.<br />

Del tempo me ne resta poco, troppo poco, e anche quel<br />

poco non lo so impiegare come si deve. Preghi tanto per<br />

me in questo bel mese, perché possa ottenere la grazia<br />

tanto importante di pensare di più all’anima mia, senza<br />

però trascurare le anime affidate alle mie povere cure, e<br />

alle altre che domandano soccorso.<br />

Amore come servizio incondizionato<br />

Ogni momento della sua vita è stato un dono totale al<br />

Signore e al prossimo. La vita del Servo di Dio si identifica<br />

col ministero sacerdotale vissuto con gioia e totale<br />

dedizione. Il primo dono che P. Uccelli, sacerdote, ha<br />

offerto al prossimo è l’annuncio dell’amore di Dio e del<br />

suo Regno. Era consapevole che nulla di più grande po-


tesse offrire ai fratelli e alle sorelle. Fin dall’inizio del<br />

suo sacerdozio a Reggio Emilia lo troviamo occupato<br />

all’inverosimile in predicazioni, missioni popolari, confessioni,<br />

organizzazioni cristiane laicali. Ecco quanto<br />

riferisce a Melania circa il suo servizio pastorale al tempo<br />

della sua presenza a Piolo.<br />

Ho ricevuto per mezzo del M.R. Sig. Rettore D. Riccardo<br />

Azzolini la relazione della conferenza Belelli tenuta a<br />

Cervarezza, ove pure vi era una lode, certo non meritata,<br />

per l’umile sottoscritto. Grazie di cuore della premura<br />

che ha avuto.<br />

La S. Missione di Ginepreto è riuscita felicemente: parroco<br />

e parrocchiani sembrano contenti, anzi ... a voce il<br />

resto.<br />

In salute ora mi trovo bene, ma temo sempre, perché<br />

imprendo fatiche che per me sono troppo pesanti; pazienza,<br />

faccio questo per ubbidienza, dunque non sarò<br />

in faccia al Signore responsabile.<br />

Il mio itinerario di predicazione è questo: Giovedì Piolo<br />

– Venerdì Ligonchio od Acquabona. Domenica Piolo o<br />

Felina – Martedì Cervarezza per incominciarvi la S.<br />

Missione con D. Luppi, bravissimo e zelantissimo Missionario<br />

Apostolico e Professore di Teologia, e quel che<br />

più mi piace, Missionario Reduce della Cina (di quante<br />

domande non lo tempesterò?).<br />

Dopo la Missione di Cervarezza, andrò, se la salute lo<br />

permetterà, a Busano per quindici giorni, e poi forse alla<br />

Gatta, ove andrei più che volentieri colla speranza di poter<br />

appianare ogni difficoltà perché il mio ideale venga effettuato.<br />

75


Sono chiamato a Crovara, a Nigone, a Felina e a Cerè.<br />

Tutti m’invitano per l’Ognissanti, ma io fedele alla parola<br />

datale, risponderò, con fatica, sa?, negativamente a<br />

tutti, contento di rimaner nella mia Piolo.<br />

76<br />

*<br />

Non solo accenna agli spostamenti, ma anche agli orari<br />

massacranti di una giornata di ministero, già dal mattino<br />

presto, confessioni, panegirici con la conseguente<br />

stanchezza e addirittura colpi di sonno durante il servizio<br />

liturgico, con fatiche davvero eccezionali. Scrive a<br />

Melania.<br />

Ora mi trovo a Cerè Sologno, ove la mi va non troppo<br />

bene riguardo alla predicazione, dovendo alla mattina<br />

fare due prediche così per tempo che alle 6 sono già spediti<br />

i fedeli, dopo di aver ascoltate due Messe e due prediche<br />

ed assistito la benedizione col Venerabile.<br />

Predico a occhi chiusi causa il sonno che non posso scuotere<br />

a modo. Alle 5 sono già dietro alla SS. Messa, nella<br />

quale mi rammento debolmente ed indegnamente di Lei<br />

che tanto sa pregare per me.<br />

Sono stato a Cerreto Alpi e ancor là ho dovuto lavorare<br />

per uno e mezzo. Alle 23 della vigilia di S. Giovanni mi<br />

trovavo ancora ad ascoltare le confessioni. Il giorno di<br />

S. Giovanni feci alla S. Messa tre fervorini, meglio<br />

ferdorini e circa alle 11 il panegirico di S. Giovanni, alle<br />

16 un discorso al circolo e alle 20 un altro discorso al<br />

circolo e al comitato!<br />

Circa la mia salute mi contento, ma bisogna che metta in


pratica un suo consiglio di antica data ma che pure mi<br />

sta sempre avanti agli occhi ed è di lasciare gli esercizi<br />

equestri perché vado sempre in pericolo di rompermi il<br />

collo. Non dubiti che sia caduto, ma c’è mancato molto<br />

poco.<br />

*<br />

Quando da Piolo passa a Poviglio le attività pastorali<br />

tendono piuttosto ad aumentare.<br />

Ieri abbiamo fatto la prima Comunione dei fanciulli ed<br />

erano 86: la funzione riuscì bene, ma non proprio del<br />

tutto, perché deficienti in qualche parte. Ho finito di fare<br />

il catechismo quotidiano e ne avevo anche di bisogno.<br />

Nell’ultima settimana facevo dottrina 5 ore al giorno. Al<br />

mattino c’è tutti i giorni da confessare, alla sera qualche<br />

volta; son poi Suore, poi visita all’Ospedale e agli ammalati<br />

di fuori, in maniera che tutta la giornata si impegna<br />

nell’esercizio del sacerdotale ministero. In giorno di<br />

festa non ho un minuto libero. Pazienza! purché si riesca<br />

a far un po’ di bene come spero.<br />

*<br />

In Cina non ha certo un minuto per se stesso. Sentiamo<br />

da lui la descrizione di una giornata tipica del missionario.<br />

Questa mattina ho fatto dieci battesimi di adulti e così<br />

ho aperto una cristianità nuova che si trova attendata sulle<br />

77


ive del terribile fiume Giallo. Sabato p.v. anderò colà<br />

per predicare un po’, per confortarli, per aiutarli nelle<br />

loro strettezze e specialmente nelle vessazioni che devono<br />

soffrire da parte dei pagani, cordiali odiatori dei cristiani.<br />

Giovedì p.v. vado a trovare altri cristiani e là pure<br />

procurerò di accomodare una cappella e dare occasione<br />

ai pagani di conoscere la nostra santa religione e di entrare<br />

nel numero dei catecumeni. Restituisco tutti i saluti<br />

che per mezzo suo tante anime care al Signore mi mandarono.<br />

Ora sono più che impegnato, ma a giorni avrò<br />

almeno, lo spero, un po’ di tempo libero, e allora scriverò<br />

a lungo e farò come Ella dice. Grazie infinite del tanto<br />

che Ella fa per la povera anima mia. Oh se potessi morir<br />

martire mi parrebbe di poter pagare ogni debito che tengo<br />

con Lei! Ma di tanta grazia sono affatto indegno.Qui<br />

in questa grossissima cristianità mi trovo solo e continuamente<br />

sono in giro per confessare ammalati e portar loro<br />

il santo viatico, per cresimare bambini e anche adulti gravemente<br />

infermi e per altre opere del sacro ministero.<br />

78<br />

*<br />

Uno spostamento in un’altra stazione missionaria della<br />

sua parrocchia cinese, ci offre una ulteriore possibilità<br />

di conoscere l’intensità dell’impegno apostolico del Servo<br />

di Dio in Cina.<br />

Come saprà ho mutato Missione ed ora mi trovo nella<br />

residenza principale, ove pure vi si trova Monsignore.<br />

Questi è sempre o quasi sempre in giro, ed io sempre o<br />

quasi sempre in casa. Abbiamo qui diverse scuole, cioè


quella dei bambini della Santa Infanzia, quella delle bambine<br />

della stessa Santa Infanzia, quella dei catechisti e<br />

quella delle catechiste, più quella dei catecumeni. Il numero<br />

di queste famiglie non è piccolo e il complesso<br />

delle persone è qualche cosa di grande. Ma la Divina<br />

Provvidenza pensa a tutti e in modo speciale a queste<br />

povere creature strappate dagli artigli del demonio. Che<br />

faccio io tutto il giorno? Dopo le mie pratiche di pietà,<br />

giro un po’ da una parte, un po’ da un’altra, per vedere se<br />

tutto si trova al posto, per vedere se si studia e anche per<br />

invigilare le cucine. Sono spesso in moto e concludo<br />

molto poco.<br />

*<br />

A Vicenza la giornata sembrava piena addirittura all’inverosimile.<br />

Pensiamo alla sua attività come formatore,<br />

animatore missionario diocesano,alle uscite per poveri<br />

e ammalati, all’accoglienza in casa, all’ assillante impegno<br />

di sfamare alcune decine di allievi missionari, ai<br />

diversi compiti richiestigli dal Consiglio Generale della<br />

sua famiglia missionaria. ...Non possiamo che concludere<br />

che la vita di P. Uccelli è stata intensissima e completamente<br />

a disposizione degli altri, è stata un pane spezzato<br />

e mangiato per annunciare Cristo e il suo messaggio<br />

di amore. L’apertura disinteressata verso tutti portava<br />

i suoi frutti e non solo a livello spirituale. L’amore<br />

e la gratuità invitavano al contraccambio.<br />

Di Vicenza le nuove sono sempre quelle, cioè una vera<br />

generosità di offerte in genere, che a questi tempi fa una<br />

79


santa impressione e fa conoscere la carità e la fede dei<br />

buoni Vicentini. Che il Signore li benedica tutti<br />

unitamente agli altri tanti benefattori, che non sono di<br />

Vicenza. Che responsabilità per me! Responsabilità che<br />

mi fa pensare e tremare.<br />

Amore verso i peccatori<br />

La conversione dei peccatori costituirà il fulcro della<br />

attività pastorale di P. Uccelli. Il Confessionale sarà il<br />

luogo della misericordia di Dio dove il Servo di Dio passerà<br />

molte ore ogni giorno.<br />

Non può credere quanto mi tocchi a confessare a tutti,<br />

tutti i giorni, nessuno eccettuato. Per esempio oggi sono<br />

stato in confessionale due ore mattine, un æ dopo mezzogiorno,<br />

e alle 6 devo ritornarvi per un’ora circa. Alle<br />

volte esco dal confessionale che non so più ove abbia la<br />

testa.<br />

Stamattina ho confessato per 10, e così anche gli altri tre<br />

sacerdoti. Abbiamo consumato una pisside molto capace<br />

di Sacre Particole. C’è insomma da lavorare fin che si<br />

vuole e sono contento.<br />

80<br />

*<br />

La gioia più grande per P. Uccelli era la conversione dei<br />

peccatori. La chiama esattamente “celeste consolazione”.<br />

Ecco la sua testimonianza.


Padre Pietro Uccelli,<br />

apostolo a Vicenza<br />

per 33 anni<br />

Vicenza<br />

Il portico dell’Istituto<br />

81


Or non posso a meno di dirle anzi di metterla a parte di<br />

una celeste consolazione provata circa un mese fa. Dico<br />

in breve. Il Signore si è voluto servire di me, l’ultimo e il<br />

più indegno dei suoi servi, per far ritornare sulla buona<br />

via un vecchio, ammalato gravemente, che secondo il<br />

pensiero di tutti, da 50 anni non usava più alla Chiesa e<br />

che tutti credevano impossibile persuaderlo al bene. Ora<br />

il detto ammalato sta molto meglio e mi ha promesso<br />

che la prima visita che farà sarà quella di venir da me. La<br />

contentezza, la gioia che provai nell’ascoltare la confessione<br />

e nell’amministrare il SS. Viatico a questo infermo<br />

non mi è possibile farla conoscere, solo Le dirò che mi<br />

sembrava già di godere parte di quella gloria che il Signore<br />

nella sua bontà e misericordia mi concederà in<br />

Paradiso, come fermamente spero.<br />

82<br />

*<br />

Nel ministero della Riconciliazione sentiva viva la presenza<br />

del Signore e nessuna impresa gli sembrava impossibile.<br />

Ha persino tentato di convertire un capo dei<br />

briganti in Cina.<br />

Otto giorni circa prima di morire (il brigante) venne da<br />

me in abito molto povero e mi raccontò un po’ di sua<br />

vita. Era veramente una via Crucis, seminata di continue<br />

paure e di continui e grandi disagi. Era cristiano battezzato<br />

ac olim satis bonus (e una volta anche abbastanza<br />

buono) ed io vedendolo in quel miserabile stato usai<br />

tutta la forza del mio zelo per indurlo a lasciare la brutta<br />

strada che percorreva. Le promesse che mi faceva pare-


vano sincere, ma appena fuori della mia residenza ritornava<br />

quel di prima. Che il Signore abbia misericordia dell’anima<br />

sua e ripeta il miracolo che operò col buon Ladrone.<br />

Amore di predilezione per i poveri,<br />

gli emarginati, i bambini<br />

Sembra di poter dire che P. Uccelli nella persona umana<br />

vedesse l’icona dell’Incarnazione di Cristo. Da quando<br />

Cristo si è incarnato, la natura umana, assunta da Dio,<br />

si è in qualche modo elevata ed è stata fatta oggetto di<br />

speciale attenzione, secondo la Parola stessa di Gesù:<br />

“Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli<br />

lo avete fatto a me” (Mt 25,40).<br />

La solidarietà umana è quindi espressione dell’amore<br />

di Cristo, al cui Cuore il Servo di Dio consacra la sua<br />

missione. Se stende la mano e chiede aiuti all’estero è<br />

solo per motivi di amore. Emblematico il fatto descritto<br />

a Mons. Conforti in una lettera dalla Cina.<br />

Ieri ho raccolto un bambino che avrà un anno circa ed è<br />

molto disgraziato. senza mani e senza un piede ed ha la<br />

vista un po’ difettosa. Per giunta anche il piede che ha<br />

buono conta solo quattro dita. lo tengo caro questo bambino<br />

che il Signore ieri, proprio nel tempo della benedizione<br />

col SS. Sacramento, mi ha mandato. Spero che il<br />

Signore me l’avrà mandato come una benedizione della<br />

mia residenza e di cui ne vado santamente superbo. Se<br />

potrò fargli fare una fotografia non mancherò di mandarne<br />

una copia a V.E.<br />

83


L’elemosina come amore<br />

In una lettera a Melania sul valore dell’elemosina troviamo<br />

le ragioni per le continue opere di misericordia<br />

praticate dal Servo di Dio durante tutta la vita. E’ lunga<br />

la lettera, scritta mentre era ancora sacerdote diocesano<br />

a Reggio, ma molto illuminante.<br />

Iddio dice per bocca di S. Agostino: “Dammi poco ed io<br />

ti renderò molto”. Che sarà poi di chi ha dato moltissimo?<br />

S. Grisostomo dice che gli uomini danno l’uno per<br />

cento e Iddio dà il cento per uno: quindi lascio a Lei<br />

immaginare quanto Le terrà preparato il Signore sì in<br />

questa che in quell’altra vita. In un altro luogo S. Agostino<br />

dice che il Signore dà a noi cose diverse da quelle che<br />

noi doniamo per suo amore, perché noi diamo beni terreni<br />

e Lui ce li dà spirituali; ci dà meglio di quello che<br />

diamo perché ci dà il paradiso per cose di quaggiù; ci dà<br />

di più di quello che noi diamo perché ci dà il cento per<br />

uno; ci dà cose più durevoli, perché per cose caduche ci<br />

dà cose eterne. S. Giovanni Grisostomo dice che la elemosina<br />

è un’arte col cui mezzo si posson guadagnare<br />

tutte le cose del Cielo e della terra.<br />

Chi dà in elemosina, sempre per amor di Dio, non dona<br />

ma traffica, non perde ma acquista, non getta via ma semina.<br />

Perché sempre meglio conosca la sua felicità mentre pur<br />

deve intendere anche la mia, senta che dice un pio e devoto<br />

autore della elemosina:<br />

L’elemosina è la chiave del Paradiso; è la veste nuziale<br />

che ci introduce al convito della beatitudine eterna; è il<br />

84


manto che copre la moltitudine delle nostre colpe; è l’acqua<br />

che estingue gli ardori dell’inferno; e in ultimo dice<br />

che è la scala che poggia sino al Cielo.<br />

Che consolanti espressioni per chi usa delle proprie sostanze<br />

a favore dei poveri e alla maggior gloria di Dio!<br />

Nelle Sacre Carte si legge che l’elemosiniere porta il sigillo<br />

del Signore per impetrar da Lui quanto desidera. E<br />

S. Agostino passa più avanti e dice che l’elemosiniere<br />

non solamente compra tutte le ricchezze di Dio, ma compra<br />

il medesimo Dio e se ne impossessa come di cosa<br />

propria. Quando ci troveremo al cospetto dell’Eterno<br />

Giudice per esser rimunerati secondo le nostre opere,<br />

dice S. Giovanni Grisostomo che tutti avranno a temere,<br />

meno però gli elemosinieri poiché essi potranno rispondere<br />

affermativamente alle domande dell’Agnello Divino:<br />

Avete dato da mangiare agli affamati, da bere agli<br />

assetati, ecc. ecc.<br />

Amore come solidarietà<br />

Ci riferiamo al tempo della missione in Cina del Servo<br />

di Dio. Con i cinesi si sente davvero fratello e con loro<br />

vuole condividere tutto, anche i pericoli. Non gli sembra<br />

cristiano lasciare i fratelli nel momento di maggior bisogno.<br />

Gesù andava in giro per i villaggi e curava le infermità<br />

di quanti incontrava. P. Uccelli continua la missione di<br />

Gesù in Cina, distribuendo anche solo qualche medicina<br />

di base.<br />

85


Ho però passato una settimana di purgatorio con febbre<br />

e mal di capo. Sono stato a letto tre giorni. Ho mangiato<br />

medicine o porcherie cinesi ed ora mi sento guarito.<br />

Qui in causa delle piogge torrenziali e quasi continue vi<br />

sono molti ammalati di febbre. Il chinino che avevo del<br />

dispensario che Lei mi ha lasciato l’ho di già finito.<br />

Quando manda medicine, che spero sarà presto, mandi<br />

solo di quelle comuni ma in abbondanza e possibilmente<br />

in pillole.<br />

E ancora<br />

86<br />

*<br />

Quando viene Monsignore non si dimentichi di mandarmi<br />

medicine delle più comuni, cioè: chinino, magnesia,<br />

pillole per fare acqua disinfettante, lisoformio , pillole<br />

per la tosse, per il mal di ventre, per il mal di denti, vaseline,<br />

zolfo per far medicine contro la scabbia, qualche<br />

medicina corroborante da usare nella convalescenza, ecc.<br />

ecc. Delle più comuni me ne mandi un bel po’.<br />

Amore verso i fratelli missionari e gli allievi<br />

Ed ecco, in una lettera a Melania, la sua “materna” reazione<br />

di fronte alla morte di suoi fratelli <strong>Saveriani</strong>. Il<br />

suo profondo dolore è sempre confortato dalla speranza<br />

cristiana, non diventa mai disperazione. Di uno dei suoi<br />

Confratelli morti parla come di un santo e fa anche capire<br />

perché Egli lo vuole considerare santo.


Il P. La Face è morto dopo dieci giorni di terribili dolori e<br />

colla serenità dei santi. Sapeva di dover morire e lo diceva<br />

fin dal primo giorno in cui il medico disse trattarsi di<br />

polmonite. Era un santino. La sua vita era tutta preghiera,<br />

studio scuola e lavoro. Non lo si vedeva mai in ozio. Aveva<br />

poi uno spirito di penitenza e così grande che lo si<br />

sarebbe detto esagerato se non fosse stato un santo.<br />

Quest’anno, meglio in sette mesi qui a Vicenza precisamente<br />

nell’Istituto, ne sono morti due. Il dolore e lo scompiglio<br />

interno della povera anima mia non lo può comprendere<br />

nessuno. Ho sofferto tanto tanto. Ho procurato<br />

di offrire sempre al Signore tutte le mie amarezze, e di<br />

dire più col cuore che colla bocca: fiat. A volte il cuore<br />

sembrava che volesse rompersi. Povera umanità, come<br />

sei da poco! Preghi perché il Signore mi dia la grazia di<br />

soffrire nel silenzio e per amor suo.<br />

*<br />

In Cina, come a Vicenza, P. Uccelli non ha potuto nascondere<br />

il suo grande amore per gli aspiranti al Sacerdozio.<br />

Non si parla di amore “asettico”, ma piuttosto di<br />

un sentimento profondo e materno. In una lettera a<br />

Melania sfoga il suo profondo dolore per la malattia di<br />

un suo allievo missionario.<br />

E’ stato per me uno schianto al cuore... e il mio cuore<br />

seguita a sanguinare: Debbo metterla a parte di una nuova<br />

croce colla quale il Signore ci è venuto a visitare.<br />

Si tratta di un buon giovane che per virtù era uno dei<br />

primi e che ammalato lo mandai a casa sua a curarsi.<br />

87


Dopo cinquanta giorni di cura è ritornato col più lusinghiero<br />

certificato medico, ove mi si assicura della completa<br />

guarigione del giovane e del nulla osta per intraprendere<br />

di nuovo gli studi. Dopo due giorni che era qui<br />

mi accorgo che non ha la mente a posto e subito subito<br />

lo condussi a casa sua. La mamma del giovane rimase<br />

un po’ sorpresa, poi capii che se lo aspettava che io non<br />

lo potessi tenere. Ieri sera mi giunge la triste nuova che<br />

l’hanno condotto alla casa di salute. é stato per me uno<br />

schianto al cuore e per quanto faccia per mettere tutto<br />

nelle mani del Signore e in quelle di S. Giuseppe, il mio<br />

cuore seguita a sanguinare... Era un santino, ed ora come<br />

ne verrà fuori? Che il Signore lo benedica e lo risani.<br />

Fiat voluntas Dei! Perdoni lo sfogo e mi aiuti a portare<br />

le mie croci, che io farò del mio meglio per aiutare Lei a<br />

portare le sue.<br />

Amore per le persone consacrate<br />

e per le vocazioni<br />

Credo sia bene accennare anche alla carità verso le persone<br />

di speciale consacrazione. P. Uccelli era innamorato<br />

della sua vocazione e voleva che altri seguissero la<br />

sua stessa vita consacrata, dove, nel dono totale a Gesù<br />

aveva esperimentato tanta gioia. Prima ancora di venire<br />

a Vicenza aveva dimostrato speciale cura e attenzione<br />

verso le vocazioni anche in Cina. In una lettera dalla<br />

Cina, al suo caro Padre e Fondatore ha una grande gioia<br />

da annunciare, cioè una possibile vocazione al Sacerdozio.<br />

88


Anch’io poi faccio un po’ di scuola e godo dirLe che in<br />

cinque o sei mesi uno dei miei scolari ha imparato tanto<br />

latino da poter essere ammesso subito alla quarta<br />

ginnasiale. Non creda sui meriti del maestro, ma è tutto<br />

merito della felicissima intelligenza che ha e del grande<br />

amore che ha allo studio. é bravo in tutto. Sa cantare,<br />

suonare, pitturare, ecc. In cinese poi è arcibravissimo e<br />

mi fa un gran buon servizio.<br />

Ho speranza che si faccia sacerdote, e se mai il Signore<br />

lo chiamasse a tale stato, io sarei al colmo della felicità.<br />

Preghi anche Lei a questo scopo che mi pare uno scopo<br />

tanto santo.<br />

*<br />

Per un’altra vocazione, ancora in una lettera al Conforti,<br />

dice che ne “morirebbe di gioia”.<br />

Detto giovane mi ha espresso più volte il desiderio di<br />

studiare e di diventare sacerdote. Da quanto mi pare, direi<br />

che dice il vero e che il Signore lo vuole al suo servizio.<br />

Se diventasse prete, avremo un bravo missionario e<br />

un bravo musico, e la nostra missione ne avrebbe un grande<br />

vantaggio. Se potessi riuscire nel santo intento, mi<br />

pare che ne morirei di gioia.<br />

L’amore viene ricambiato<br />

P. Uccelli amava davvero la gente che incontrava e la<br />

gente cercava di ricambiare. Una delle sue difficoltà sarà<br />

89


sempre quella di lasciare i luoghi dove aveva esercitato<br />

il ministero sacerdotale. Dava tutto e si sentiva abbondantemente<br />

ricompensato da consolazioni indescrivibili.<br />

Sentiamo dalle sue stesse note autobiografiche. Sembra<br />

di leggere gli Atti degli Apostoli. In una lettera a Melania<br />

dalla Cina.<br />

Domani mattina, giorno di San Martino, lascio per sempre<br />

questa mia diletta cristianità, ove ho provato consolazioni<br />

tali da non poter esprimersi a parole. Se sapesse<br />

come devo fare per lasciare questi miei buoni e fervorosi<br />

cristiani, Ella certo direbbe che palpitano di tenero e santo<br />

affetto per chi, stando in mezzo a loro, tutto ha procurato<br />

di fare per il bene delle loro anime.<br />

Dirò in breve. Le donne sono state fuori della porta,<br />

inginocchiate al sole ardente per lo spazio di quattro ore<br />

di seguito, pregando sempre con belle anche commoventi<br />

parole il rev.mo Padre Prefetto, che si trovava da<br />

me in visita, perché non mi traslocasse, ma mi lasciasse<br />

in mezzo a loro ad vitam. Questo avveniva un mese fa,<br />

ed ora, dovendo partire, devo farlo in sordina, cioè preparare<br />

tutto questa notte e domani mattina, poco dopo<br />

mezzanotte, celebrare la santa Messa, indi inforcare un<br />

cavallino e partire, mentre tutti giacciono nel più profondo<br />

riposo. Vorrei sentirli poi a fare i commenti, maÉ<br />

Pazienza! Che parta è volontà di Dio e quindi anche mia,<br />

poiché non voglio, no, resistere alla volontà del Signore<br />

che ora mi chiama in una vastissima missione per aprirvi<br />

una cristianità. Ove sto per andare non vi è mai stato il<br />

missionario e per conseguenza non c’è neppure un battezzato.<br />

Pensi un po’ come il mio cuore si possa trovare<br />

90


Vicenza - L’Istituto dei Missionari ai tempi<br />

di padre Uccelli<br />

Vicenza - Il portico dell’Istituto<br />

91


fra le strette del timore e dell’amore, cioè del timore di<br />

non riuscire a innalzare il vessillo della salvezza, e l’amore<br />

che mi sprona ad andarvi per far conoscere ed amare<br />

Gesù Cristo a quei popoli che fino ad ora non hanno adorato<br />

che le false divinità.<br />

La missione che sto per prendere la consacro al Sacro<br />

Cuore di Gesù e a Maria Immacolata, per ottenere così<br />

più facilmente conversioni moltissime e sincere.<br />

Un atto di giustizia<br />

Abbiamo una nota autobiografica che rivela il senso della<br />

giustizia di P. Uccelli. Il Servo di Dio non poteva garantire<br />

il numero di celebrazione di Sante Messe, secondo<br />

la richiesta di un benefattore e quindi declina l’offerta<br />

avuta, convinto che la Provvidenza e soprattutto la giustizia<br />

non possono stare insieme ad imbrogli a fin di bene.<br />

Il Servo di Dio offre un esempio di onestà e di virtù che<br />

paga. In una lettera a Melania.<br />

Godo dirLe che in questi giorni la Provvidenza mi ha<br />

fatto più e più volte piangere di gioia. é vero che tutto è<br />

caro, è vero che ho molti ragazzi, è vero ancora che ho<br />

tantissime spese, ma devo pur riconoscere che il Signore<br />

ci sorveglia, e che ci manda quanto ci occorre per vivere<br />

da cristiani. Mi occorrevano per pagare un po’ di debiti,<br />

per comperare cose necessarie alla casa, £ 10.000 , e con<br />

mia grande gioia, posso dirLe che ne ho già ricevute dalla<br />

Provvidenza più di 9.000, che presto presto andranno<br />

anche a 10.000. L’ultima sorpresa è stata grande, straor-<br />

92


dinaria. Un mio benefattore di Milano, mi chiese un favore,<br />

cioè di dire sempre ogni giorno la Santa Messa per<br />

lui e lui si obbligava di darmi “ 200 al mese. Io per essere<br />

libero, e per non imbrogliarmi la coscienza, gli dissi<br />

che non potevo accettare la proposta. Temevo si fosse<br />

stizzito e che non mi beneficasse più. Io però ero contentissimo<br />

della decisione presa, meglio offendere gli<br />

uomini che il Signore - dicevo. Il mio rifiuto mi farà perdere<br />

un benefattore? Non importa, purché non perda la<br />

grazia di Dio. Così andavo dicendo quando sabato mattina<br />

mi veggo comparire una lettera raccomandata che<br />

conosco esser proprio di quel benefattore.<br />

L’aprii, e vi trovai poche linee e un cheque di £ 4.000.<br />

S’immagini Lei la mia gioia e la mia confusione. Mi aiuti<br />

ancora Lei a pregare per sì degna persona, che ha saputo<br />

sì evangelicamente vendicarsi con me. Le ripeto che non<br />

sono poverissimo, e che se sono povero lo sono per elezione,<br />

non già per necessità. Questo perché Lei non si<br />

disturbi più. La prego di ricordarmi nelle sue sante preghiere.<br />

La forza che viene dallo Spirito<br />

Abbiamo diversi scritti autobiografici dove la fortezza<br />

del Servo di Dio emerge con chiarezza e forza. P. Uccelli<br />

è convinto che il bene va sempre pagato e quindi non<br />

può meravigliarsi per opposizioni che gli vengono anche<br />

da parti che meno si prestano a sospetti come quelle<br />

ecclesiastiche. Le opposizioni non lo spaventano certamente<br />

e mai si sentirà condizionato nel fare il bene.<br />

93


Circa alla mia condizione le dirò che pur troppo ancor<br />

io, come tutti, ma in modo più aperto e sfacciato ho i<br />

miei nemici che mi perseguitano di continuo; non potendo<br />

far di più, essi mi hanno fatto un rapporto e l’hanno<br />

spedito a M. Vescovo dove si diceva sul conto mio<br />

che ho lasciato morire una donna senza somministrarle i<br />

conforti religiosi. Accusa questa gravissima per un parroco,<br />

ma quando sia vera.<br />

94<br />

*<br />

Pur nella sua umiltà e rispetto per gli altri, non ha paura<br />

di combattere alcune idee socialiste opposte agli insegnamenti<br />

della Chiesa e resiste in faccia ai propagatori.<br />

Circa il diverbio coi socialisti, che dicono io abbia avuto,<br />

è una fiaba e nulla più, poiché non ho mai parlato a<br />

quattro occhi con gente di tali idee, e molto meno in pubblico.<br />

I socialisti in un paese di pianura Marmirolo li ho<br />

vergati di santa ragione colle parole, quantunque presenti,<br />

ed essi non hanno fatto niente altro che andarsene<br />

mogi mogi fuori di Chiesa prima che la predica fosse<br />

terminata, ma senza far chiasso di sosta. Come chiaramente<br />

può vedere anche la V.S. da tutto questo ben pochi<br />

disturbi potrò avere avuto.<br />

*<br />

In Cina ha dovuto sopportare sofferenze di ogni genere.<br />

In una situazione “terribile”, egli sente di dover condi-


videre la tragedia dei suoi fratelli cinesi anche a costo<br />

di offrire la propria vita. Si tratta di autentica “pazienza”<br />

nella solidarietà coi fratelli.<br />

Non Le parlo molto di me. La situazione è nient’altro<br />

che terribile. Il Lupo si avanza e i pericoli crescono a<br />

dismisura. Il Mandarino è venuto ad avvisarmi di andare<br />

via, dopo avermi scritto tre volte di abbandonare il Honan<br />

perché lui non se la sente di proteggermi. Ho risposto<br />

che aspetto ordini dal mio superiore, ma intanto Lui mi<br />

tempesta di corrieri per indurmi a sloggiare. Non so come<br />

andrà a finire questo affare, ma io resto e preferisco aspettare<br />

che la volontà del Signore si abbia a compiersi. Dopo<br />

essere stato diverse volte sul punto di morire, bisogna<br />

che venga anche il momento di morire davvero e quel<br />

momento sarà il meglio spero. Che il Signore abbia compassione<br />

dell’anima mia e non badando alle mie molte e<br />

non leggere colpe, ma solo alla sua infinita misericordia<br />

mi chiami all’eterna felicità.<br />

La vocazione missionaria<br />

La sua decisione di lasciare la Diocesi di Reggio Emilia<br />

per prepararsi alla partenza per la Cina gli è costata<br />

sangue, ma non si è lasciato smuovere, nonostante le<br />

difficoltà di ogni tipo mossegli da tutti, dal papà, al Vescovo,<br />

ai sacerdoti, alle comunità di religiose e a tutti i<br />

fedeli laici, che non ne volevano sapere di lasciarlo partire<br />

per la Cina. Con il Vicario Generale della Diocesi<br />

di Reggio, che affermava con sicurezza che Don Uccelli<br />

95


non aveva la vocazione per le missioni, si dimostra forte<br />

non solo nella lotta, ma anche nel silenzio. La sicurezza<br />

di fare la Volontà di Dio non gli permette un turbamento<br />

profondo. Ne scrive a Melania.<br />

Quanto ho dovuto lottare a Reggio e farmi animo, ma<br />

almeno fossi alla fine e fossi in sicuro di poter partire.<br />

Ho sostenuto un diverbio con Monsignor Vicario Generale<br />

Campani; non un diverbio davvero, perché io ho cercato<br />

di tacere, memore di quel detto che tacendo non si<br />

sbaglia, ma ho dovuto fare uno sforzo erculeo. In faccia,<br />

senza tanto esitare, con un cinismo ributtante, mi ha detto<br />

Monsignor Vicario che io non ho vocazione per le<br />

missioni. A quelle parole rimasi come colpito da un fulmine<br />

e stetti parecchi minuti senza sapere ove mi trovavo;<br />

e poi riavutomi alquanto, con una dolcezza non mia,<br />

ma mendicata, così gli dissi: Come e da quali segni V. S.<br />

Reverendissima conosce che io non abbia vocazione alle<br />

missioni, la mia domanda è forse imprudente, ma non<br />

mi voglia negare, Monsignore, la risposta che mi servirà<br />

se non altro di correzione. “Lo deduco dal vedere che<br />

non attendete alla vostra parrocchia”, mi rispose. Non<br />

stetti muto, allora, ma parlai, parlai e parlai e riuscii a<br />

fargli dire il contrario.<br />

96<br />

*<br />

Sembra chiaro che nonostante tutte le promesse il Vescovo<br />

non lo voglia lasciar partire e il nostro perde sonno<br />

ed appetito, “a causa di queste nuove e decisive negazioni”.


Mi trovo in tali circostanze che davvero non so come<br />

riesca ad uscirne. Se da una parte mi rivolgo ai miei Superiori,<br />

essi quantunque siano pronti a concedermi qualsiasi<br />

cosa, tuttavia non vogliono saperne di lasciarmi<br />

andar via. Il Vescovo mi ha fatto tante belle promesse,<br />

ma la bella e cara libertà di andare dice che non me la<br />

concederà mai. Parole lusinghiere mi rivolse nell’ultima<br />

volta, ma creda che mi facevano più male che bene. Ho<br />

perduto il sonno e l’appetito in causa di queste nuove e<br />

decisive negazioni. E per non dar ascolto alla malinconia,<br />

mi son messo con tutto l’impegno ad onorar Maria<br />

SS. e a farla onorare in questo suo mese.<br />

*<br />

A Poviglio sono tutti contrari alla sua partenza per la<br />

Cina:.<br />

A Poviglio tutti sono contrarii alla mia partenza. Quella<br />

Signora non sa decidersi a lasciarmi partire. Il Sindaco<br />

si oppone affatto. Mio padre con un Sacerdote di Barco<br />

vanno a Parma per dire a Monsig. Conforti che non mi<br />

prenda. Tutti insomma congiurano contro di me; ma io<br />

sono imperturbabile. anzi ci provo piacere a vedere che<br />

il Demonio non dorme e s’agita tanto. L’Arciprete piange<br />

e alle volte mi fa un po’ compassione. Volevo fare un<br />

discorso d’addio in Chiesa prima di partire, ma m’è d’uopo<br />

fuggire alla sordina altrimenti c’è da far nascere degli<br />

altri ostacoli. Che miseria!.<br />

*<br />

97


E ancora:<br />

Sono tentato a dirle quanto m’abbia sofferto in questi<br />

ultimi giorni sia per le fatiche un po’ eccessive, sia per i<br />

disturbi morali ricevuti da’ miei genitori e parenti i quali<br />

si sono mossi in tutte le maniere per impedirmi l’andata<br />

che da tanto tempo sospiro.<br />

98<br />

*<br />

Il Servo di Dio ottiene finalmente il tanto desiderato permesso<br />

ed è approdato nel nido tanto sognato, l’Istituto<br />

Missionario di Parma. Ma anche lasciare una comunità<br />

parrocchiale, dove si era lasciato mangiare completamente,<br />

esigeva forza di distacco ed effettivamente ciò gli<br />

spezzava il cuore. Si trattava di una partenza “molto<br />

dolorosa”. Ma ha trovato forza nella fede. Rievoca la<br />

gioia della vittoria dopo un lungo combattimento.<br />

Sia ringraziato il Sacro Cuore di Gesù e Maria Immacolata!<br />

Finalmente mi trovo nell’Istituto delle Missioni<br />

estere ove godo una pace indescrivibile perché mi<br />

pare proprio d’esser nel mio centro.<br />

Dopo le ultime lotte sostenute coi miei genitori e coi<br />

miei parenti, nonché con moltissimi di Cavriago e di<br />

Poviglio, mi par d’essere più leggero e d’esser uscito<br />

dal labirinto di Creta. Come è buono il Signore! Egli<br />

permette tante lotte perché vuol provare i servi suoi e<br />

poi dopo dà loro la pace e la gioia come premio della<br />

ottenuta vittoria. Quanto io abbia lottato per riuscire<br />

nell’intento lo potrà, Sorella arcicarissima, conoscere


dalle RR. Suore che mi hanno promesso di scriverle.<br />

Noti bene che loro sanno solo parte delle mie contrarietà<br />

e non le sanno tutte, no di certo. Pensi Lei, se<br />

può, in quali angoscie mi sia trovato per un mese intero!<br />

In tanti dolori un refrigerio altissimo lo trovavo a’<br />

piedi di Gesù Sacramentato e a’ piedi della B. V Immacolata.<br />

Se le consolazioni celesti mi fossero mancate,<br />

povero me! forse chissà che non avessi lasciato il<br />

proposito; ma se ciò non è avvenuto, è stato per la continua<br />

assistenza della grazia del Signore che in modo<br />

quasi sensibile mi ispirava, e questo per me serviva a<br />

farmi crescere il desiderio di sentire sempre nuovi<br />

rimbrotti.<br />

La penitenza corporale ha senso<br />

*<br />

Ci fermiamo ora a considerare un aspetto molto legato<br />

alla temperanza e cioè la capacità di dominare se stessi<br />

attraverso lo strumento della penitenza corporale. Per<br />

essere padroni dei propri sensi ed usarli secondo la propria<br />

funzione, senza abusarne, molti santi hanno fatto<br />

uso di penitenza corporale. Al di là di opinioni personali<br />

circa questo tipo di ascesi, nessuno potrà negare che<br />

diventare padroni della propria volontà non abbia un<br />

risvolto estremamente positivo sulla condotta di una<br />

persona, che potrà sempre meglio essere alla guida dei<br />

propri istinti e dei propri appetiti. ‘Rinuncia’ e ‘penitenza’<br />

sembrano comunque termini evangelici anche se praticati<br />

in forme diverse lungo i secoli.<br />

99


Non v’è dubbio che P. Uccelli consigliasse qualche atto<br />

di penitenza, anche se con molta moderazione, ma soprattutto<br />

egli stesso praticava la penitenza sull’esempio<br />

di tanti santi di cui leggeva la vita. La ragione della penitenza<br />

non è certo espressione di masochismo, ma piuttosto<br />

di desiderio di uniformarsi al modello di ogni cristiano,<br />

Gesù.<br />

Per persuaderla un po’ su di ciò che mi domanda, le dirò<br />

franco che il Signore ha detto: Se non farete penitenza<br />

tutti perirete. Ora a chi in special modo tocca di fare un<br />

po’ di penitenza? Ai cristiani, è vero? ma di preferenza<br />

alle guide dei cristiani, le pare?<br />

Ella mi dice che è una cosa da nulla o di nessun valore,<br />

ed io le rispondo che riguardata in me, perché peccatore,<br />

è purtroppo vero, ma riguardata in altri non peccatori,<br />

ma santi è un’opera di grandissimo merito.<br />

Non è obbligo di tutti il fare tali cose, ma dei sacerdoti<br />

certamente, perché se la sacra scrittura è fatta per tutti,<br />

in special modo è pei preti i quali ad esempio di Gesù<br />

Benedetto prima devono fare e poi insegnare.<br />

La consacrazione missionaria<br />

Per P. Uccelli la consacrazione missionaria con la professione<br />

dei Consigli evangelici è un privilegio ed è un<br />

dono dello Spirito. E’ felice di essere “religioso” e racconta<br />

la storia di una grazia speciale che lo ha portato<br />

alla professione pubblica dei consigli evangelici.<br />

100


Vicenza - L’Ospedale dove Padre Uccelli si recava<br />

a consolare gli infermi<br />

Vicenza - La tomba di padre Uccelli nell’Oratorio<br />

di san Pietro D’Alcantara<br />

101


“Religioso! Parola bella, cara e soave; parola che ci<br />

invoglia al bene e ci fa aborrire il male; parola che ci<br />

rende santamente superbi e che ci apre innanzi un campo<br />

estesissimo da coltivare con le nostre fatiche e da<br />

innaffiare coi nostri sudori e, Dio volesse, col nostro<br />

sangue.<br />

102<br />

*<br />

Ero una volta un monello di piazza e la Divina Misericordia<br />

ha avuto compassione di me, ponendomi a<br />

studiare nel V(venerando) Seminario di Marola come<br />

esterno, e anche lì diedi cattive prove di sapere e peggio<br />

di virtù; ma Dio che voleva che diventassi suo e<br />

tutto suo, dispose quasi prodigiosamente che entrassi<br />

in Seminario, ove rimasi cinque anni; incominciai a<br />

riflettere un poco sul serio e vidi che la mia strada da<br />

percorrere era l’ecclesiastica. L’abbracciai con ardore<br />

e timore e col fermo proposito di essere sempre<br />

buono.<br />

Ma non fui fedele al mio proposito, perché la bontà la<br />

facevo spesso consistere in una certa esteriorità, mentre<br />

nell’intimo mancava la sodezza. Il Signore mi diede<br />

più volte illustrazioni alla mente e scosse al cuore,<br />

alle quali non seppi resistere e proposi di diventare<br />

religioso e missionario.<br />

Lei sa che prima di venire a Piolo avevo cercato di abbandonare<br />

il mondo, e che poi feci di tutto per lasciare<br />

quella parrocchia, onde riuscire al conseguimento di quel<br />

tanto desiderato fine; ma non era ancora tempo e dovetti<br />

andare a Poviglio. Ivi rimasi due anni facendo un po’ di


ene, e facendo altre conoscenze dalle quali spero un<br />

po’ di bene spirituale.<br />

*<br />

Il fortunatissimo giorno della B. V. di Pompei [8 maggio],<br />

a mezzogiorno, dopo di aver dette le orazioni di<br />

supplica alla Celeste Regina, dopo di aver recitato l’Atto<br />

di fede, di speranza e di carità, genuflesso davanti a<br />

Gesù Sacramentato, facevo i miei voti e così mi obbligavo<br />

ad essere tutto di Dio, solo di Dio e sempre di<br />

Dio.<br />

Credo di non aver mai provato nella mia vita un momento<br />

di uguale contentezza. Ed ora che la mia felicità continua,<br />

non scema, ma mi pare che sia piuttosto in aumento,<br />

perché al presente non ho più certi dubbi, certi<br />

timori che alle volte mi facevano star male<br />

*<br />

Il giorno di S. Francesco Zaverio (3 Dicembre) il Signore<br />

mi concede la grazia tanto sospirata di fare la<br />

santa Professione Religiosa, in modo solenne e pubblico,<br />

non mica privatamente come feci l’otto di Maggio.<br />

Che bel giorno sarà quello per me, che mi avvicino sempre<br />

più al Signore, che gli prometto, colla sua santa grazia,<br />

di dedicarmi anima e corpo alla eterna salvezza degli<br />

indefeli, e che proporrò ancora di voler piuttosto<br />

morire che non mettere in pratica tutti quei mezzi che<br />

sono necessari alla mia stessa santificazione. Sì, lo dico<br />

103


più col cuore che colla penna: “Signore, o fatemi santo<br />

o fatemi morire”.<br />

104<br />

*<br />

E’ ancora con entusiasmo che P. Pietro chiede al suo<br />

superiore Mons. Conforti il privilegio di emettere per<br />

sempre i voti religiosi.<br />

Pieno di santo entusiasmo prego e scongiuro con tutto il<br />

cuore V.E. Ill.ma e Rev.ma a volermi concedere la bella<br />

grazia di fare i Santi Voti, s’intende, senza condizione<br />

alcuna e il più presto possibile.<br />

Mi è caro, mi è dolce legarmi a vita al servizio del Signore<br />

e di nuovo supplico V.E. Ill.ma e Rev.ma a non<br />

tener conto dei miei demeriti, ma del solo ardente desiderio<br />

che ho di volermi consacrare per tutta la vita alla<br />

maggior gloria del Signore in questa nostra amatissima<br />

Congregazione di S. Francesco Zaverio.<br />

Colgo pure questa bella occasione per domandare a V.E.<br />

Ill.ma e Rev.ma perdono di tutti i dispiaceri che involontariamente<br />

Le ho dato e La prego credere ai miei buoni<br />

propositi che colla grazia del Signore ho potuto fare e<br />

colla stessa grazia voglio mettere in pratica.<br />

Mi metto a corpo morto all’obbedienza sicuro di piacere<br />

a Dio e di fare tanto bene, sia per me, sia per gli<br />

altri. Vedendo questi ottimi Padri quanto fanno per glorificare<br />

Iddio e per santificare le anime loro, tutte le<br />

difficoltà che una volta trovavo ora spariscono.


Obbedienza, adesione al progetto di Dio<br />

Il Servo di Dio cerca di vivere con coerenza, generosità<br />

e docilità ai superiori il voto di obbedienza. Per P. Uccelli<br />

non era uno scherzo promettere obbedienza a Dio<br />

nelle mani dei suoi superiori e prendeva il voto con estrema<br />

serietà. Noi possiamo leggere le sue note autobiografiche<br />

e ci renderemo conto che per il Servo di Dio la<br />

professione dei consigli evangelici era un gesto di autentico<br />

amore verso Cristo e il Suo Regno.<br />

Scorrendo la vita del Servo di Dio ci accorgiamo che il<br />

voto di obbedienza è stato quello che più gli è costato,<br />

arrivando, per obbedienza, a lasciare persino la tanta<br />

sospirata Cina. Ecco un paio di occasioni in cui il Servo<br />

di Dio dichiara di aver cambiato il suo piano di vita per<br />

obbedienza. Lo afferma in una lettera a pochi giorni dalla<br />

professione pubblica dei voti.<br />

Dovevo andare a Fontevivo a predicare, e Lei s’immagini<br />

se ci sarei andato volentieri o meno, ma anche là non<br />

ho potuto andarci; in altro luogo del reggiano sono stato<br />

ripetute volte chiamato, ma ho sempre dovuto rispondere<br />

negativamente. Queste risposte mi sono un po’ indigeste,<br />

ma condite colla salsa della ubbidienza si riesce a<br />

digerirle benissimo ed anche con grande vantaggio dello<br />

spirito.<br />

Ieri è venuto da me il Rev. Arciprete di Castelnuovo Sotto<br />

per invitarmi con mille preghi di andare da Lui per<br />

una sacra predicazione di otto o dieci giorni. Gli ho risposto<br />

come il solito, un no tondo e sgarbato. Allora lui<br />

si è recato dal Sig. Rettore dal quale ebbe la stessa rispo-<br />

105


sta che da me; non contento ancora si presentò a S. Eccellenza<br />

e quivi pure ottenne una sfavorevole risposta.<br />

106<br />

*<br />

A Melania dichiara espressamente la ragione che l’ha<br />

indotto ad accettare il peso dell’autorità: è a motivo<br />

dell’obbedienza religiosa.<br />

La burrasca che temevo non è ancora apertamente scoppiata,<br />

ma sono sicuro di non potermene schermire. Non<br />

si tratta del sacrifizio della vita, né di ritornare in patria,<br />

ma, e lo dico a Lei solo e in grande confidenza, si tratta<br />

di reggere la Missione in vece del Vicario Ap. per tutto<br />

quel tempo che Lui sarà assente per la sua consacrazione.<br />

A tutto questo aggiungo il pericolo che vi sarebbe di<br />

rimanere, ma basta...<br />

Io che sono la negazione perfetta del comando, e che<br />

sono venuto in Cina e prima mi sono fatto religioso solo<br />

per ubbidire, pensi come mi posso trovare al presente<br />

che so di certo che la burrasca deve piombare sul mio<br />

povero capo.<br />

*<br />

Lo spirito di obbedienza lo ha accompagnato anche in<br />

tutto il tempo del suo rientro dalla Cina. Come notato, il<br />

Servo di Dio viveva un momento di ansia nel tentativo di<br />

capire ciò che Dio voleva da lui. P. Uccelli non ha mai<br />

messo in dubbio anche solo per un momento il suo dovere<br />

di ubbidire secondo il voto fatto e ha sempre sottopo-


sto tutti i suoi progetti al consenso del superiore, anche<br />

se, in qualche momento, con il superiore non c’era identità<br />

di vedute. Molte parrocchie lo richiedevano come<br />

testimone missionario, tanto che non riusciva ad accontentare<br />

tutte. Sottopose sempre i suoi programmi pastorali<br />

al discernimento del suo superiore, Mons. Conforti.<br />

Questa sera il Sig. Rettore D. Macchini mi dice che il<br />

Vescovo di Reggio gli ha risposto che è contentissimo<br />

che io rimanga qui per dare un corso di SS. Esercizi agli<br />

alunni. Ho risposto che io sono figlio d’obbedienza e<br />

che debbo avere il permesso di V.E. Ill.ma e Rev.ma.<br />

Non mi sono dimenticato di dirgli che per quest’anno è<br />

assolutamente impossibile che io possa accettare e che<br />

V.E. lo permetta. Ho pure aggiunto che non posso accettare<br />

impegni perché da un giorno all’altro posso essere<br />

chiamato per telegramma agli Esercizi in preparazione<br />

dei voti perpetui che devo fare.<br />

Per mia tranquillità se V.E. avesse la bontà di farmi scrivere<br />

due parole assicurandomi che sarò libero da un tanto<br />

peso e anche, se lo crede opportuno, di permettermi<br />

d’intrattenermi ancora alcuni giorni di più di quelli che<br />

io ho fissato, mi farà un vero favore. ... Le bacio il S.<br />

anello e La prego benedirmi.<br />

*<br />

In una delle prime lettere da Vicenza al Fondatore, P.<br />

Uccelli aveva dichiarato di voler dipendere in tutto dal<br />

suo Superiore. Chiede un permesso anche se come superiore<br />

della casa poteva esimersi dal chiederlo.<br />

107


“Mio fratello mi scrive che il babbo va sempre peggiorando<br />

di giorno in giorno e che mi cerca sempre. Al<br />

momento non pare vi sia pericolo, ma certamente non<br />

può andare avanti molto. Sempre lo stesso mio fratello<br />

mi prega di fare una breve visita al babbo, il quale non<br />

sa darsi ragione perché non vada a trovarlo.<br />

Se V. Eccellenza Rev.ma non ha nulla in contrario andrei<br />

a casa per un giorno o due appena partito Mgr.<br />

Ratti.<br />

Per il papà mio, per tutti di mia famiglia sarebbe una<br />

vera soddisfazione vedermi una volta ancoraÉ Attendo<br />

da V. Eccellenza un cenno di risposta, dispostissimo<br />

all’obbedienza”.<br />

108<br />

*<br />

In un’altra lettera da Vicenza a Mons. Conforti, il Servo<br />

di Dio esprime bene la sua “religiosa” dipendenza.<br />

Tiene il suo superiore “in luogo del Signore” e vuole<br />

“dipendere in tutto e per tutto” e da lui si aspetta di<br />

essere aiutato a progredire nella virtù. L’obbedienza lo<br />

aiuterà a far crescere quella armonia vicendevole e<br />

quell’amore fraterno indispensabili per una famiglia<br />

religiosa.<br />

Le ripeto con tutto l’entusiasmo dell’anima mia, che<br />

voglio dipendere in tutto e per tutto, e che voglio non<br />

solo star in pace col carissimo P. Bonardi, ma in santità<br />

ed affettuosa relazione per render maggior gloria al Signore<br />

per dare buon esempio agli alunni e render meno<br />

pesante le nostre croci.


Vostra Eccellenza mi raccomandi al Signore perché possa<br />

metter in pratica questi miei propositi, e perché possa<br />

fare tanto bene nel mio nuovo ufficio.<br />

*<br />

In una lettera seguente, sempre indirizzata Mons. Conforti,<br />

ritorna ancora sul tema dell’obbedienza, dichiarando<br />

di voler obbedire sempre, prontamente e volentieri.<br />

Ho rinnovato il proposito di voler prima morire che disgustare<br />

volontariamente V. Eccellenza Ill.ma e Rev.ma.<br />

Non sono buono a nulla, e ogni giorno veggo sempre<br />

meglio la mia pochezza, ma colla grazia del Signore voglio<br />

piuttosto andar incontro a chi sa quali croci e anche<br />

alla morte che creare noie a V.E. Rev.ma.<br />

Spero e prego perché il Signore mi dia la grazia di ubbidire<br />

sempre, prontamente e volentieri a V.E. Rev.ma non<br />

solo nelle cose di mio gusto ma in tutto.<br />

Mi raccomando in modo particolare alle preghiere di V.<br />

Eccellenza Rev.ma perché possa mettere ciò in pratica<br />

quanto le ho promesso con tutto lo slancio del cuore.<br />

Obbedienza radice della fraternità<br />

L’obbedienza in P. Uccelli è stata anche la massima<br />

espressione di amore fraterno e di fortezza. Per obbedire<br />

si lascia “mangiare” dalla comunità. Abbiamo già<br />

fatto notare che ha accettato il grandissimo peso dell’autorità<br />

per obbedire al suo superiore Mons. Luigi<br />

109


Calza che era contemporaneamente superiore ecclesiastico<br />

e superiore religioso. In una lettera al confratello<br />

P. Giovanni Bonardi, che aveva condiviso con lui la missione<br />

della Cina, il Servo di Dio dà la sua visione di<br />

fraternità, che è un “luogo teologico”, che cioè la<br />

fraternità deve partire dall’alto, ma manifestarsi anche<br />

a livello di virtù umane.<br />

Permetta che Le dica che guai se dovessimo fermare lo<br />

sguardo solo e sempre qui in terra! Il conforto ci viene<br />

dal Cielo, quindi “sursum corda!” (in alto i cuori!). Se<br />

Lei soffre dal contegno di certi confratelli, creda che ancor<br />

io e senza dubbio ho da soffrire più di Lei; quel che più<br />

mi fa meraviglia è che ciò mi è causato da chi meno<br />

l’aspettavo. Godo assicurarLa che Monsignore, come se<br />

ne sarà accorto anche dalla sua venuta in Italia, Le vuole<br />

molto molto bene, e scusi la libertà che mi prendo<br />

dicendoLe che ancor io La venero come Padre e in Domino<br />

l’amo come fratello. Dalle mie lettere assai frequenti<br />

si sarà accorto che non dico ciò a fior di labbra,<br />

ma che mi viene dal cuore.<br />

110<br />

*<br />

Al papà ricorda anche un altro Confratello morto giovane<br />

in Cina. Con questo Confratello aveva fatto tanti<br />

progetti, proprio come si fa tra fratelli in una famiglia.<br />

Mi pare un dovere scrivervi in questa circostanza in cui<br />

la morte ha voluto visitarci una seconda volta rapendoci,<br />

dopo poche ore di terribile febbre ipertermica il carissi-


mo P. Corrado Di Natale. Io ero stato un mese e più con<br />

lui; l’avevo alla meglio possibile dirozzato nella difficile<br />

impresa dello studio della lingua cinese che già incominciava<br />

ad apprendere e a parlare. M’aveva più e più<br />

volte espresso il desiderio di venire nella mia missione<br />

per restare con me. Avevamo insieme fatto tanti bei progetti<br />

di evangelizzazione e di studio, tutto svanisce. Il 24<br />

luglio di buon mattino all’una dopo mezzanotte partii da<br />

Shiang-Shien per recarmi alla mia cristianità. Lasciai il<br />

carissimo P. Di Natale in buona salute e non mi sarei mai<br />

pensato che dopo un giorno sarebbe morto.<br />

Povertà<br />

Ci sono diverse testimonianze autobiografiche sul modo<br />

di intendere la povertà da parte del Servo di Dio. Ancora<br />

prete nella sua diocesi di origine, sembra praticare la<br />

povertà in maniera radicale, anche senza averne fatto<br />

voto. E’ solo il Signore la ragione del suo darsi completamente<br />

al servizio della parola in diverse parrocchie.<br />

Lavora senza prendere un minimo compenso e ciò per<br />

scelta personale.<br />

E’ una pillola un po’ amara, lavorare in quella maniera<br />

che le mie forze sì fisiche che intellettuali mi permettono<br />

senza pretendere neppure il becco di un quattrino e<br />

ricevere come compenso parole se non di disprezzo certo<br />

vuote di cristiana carità. Una sol cosa mi conforta che<br />

non pretendo per niente la ricompensa delle mie miserabili<br />

fatiche né dal mondo né dagli uomini, ma bensì dal<br />

111


Signore alla cui gloria procuro di impegnarmi. Penso con<br />

piacere al rifiuto che feci del denaro che mi voleva offrire<br />

Monsig. Arciprete, poiché così non avrà mai tanto in<br />

mano da dire che io predico e fatico in vista del guadagno,<br />

cosa che mi sarebbe dolorosissima e divulgata toglierebbe<br />

alle mie fatiche quel po’ di frutto che, colla<br />

grazia del Signore, possono fare.<br />

112<br />

*<br />

Entrato nell’Istituto Missionario la povertà consacrata<br />

si è rivestita di altre dimensioni. Al novizio Don Pietro<br />

Uccelli non veniva permesso di largheggiare coi poveri,<br />

perché la comunità dipendeva dalla generosità degli altri.<br />

Accetta le conseguenze di una vita comunitaria e di<br />

condivisione. Anche questo è un sacrificio per lui.<br />

Circa il voto di povertà non l’ho ancor fatto, ma per ordine<br />

dei superiori ho dovuto usare un modo di dire che<br />

facilmente si poteva intendere, come l’ha inteso Giosuè.<br />

1 miei superiori m’hanno in concetto di uno un po’ largo<br />

di mano; han veduto le cartoline che m’ha scritto Giosuè,<br />

e di ringraziamento e di domanda: sono a giorno di quanto<br />

è passato tra me e il detto giovine, quindi mi hanno assolutamente<br />

proibito di dargli un centesimo.<br />

Qui ultimamente sono stato, si può dire, perseguitato da<br />

Brigida che veniva qui fino tre volte al giorno e per dieci<br />

giorni. Mi piangeva il cuore, ma d’altra parte si vede<br />

l’inganno che toglie molto alla compassione. Sono mal<br />

contento di non averli favoriti, e temo che abbia da succedere<br />

qualche cosa di triste.


Ho fatto il proposito, e colla grazia del Signore lo voglio<br />

mantenere ed è di non dare quanto mi chieggono, perché<br />

non posso; l’ubbidienza me lo vieta, ma di farmelo prendere,<br />

e così senza mancare all’ubbidienza eserciterò la<br />

carità. La miseria come è orribile! Sono sempre quei<br />

mezzi e quei modi soliti anche in passato, di cauzioni, di<br />

garanzie ecc.: non sarebbe meglio che dicessero: mi dia<br />

tanto perché possiamo vivere, perché possiamo mangiare?<br />

Pazienza!.<br />

*<br />

La povertà vissuta in comunità imponeva anche rinunce<br />

e poteva dar luogo a qualche sofferenza, data la generosità<br />

del Servo di Dio. Egli però rimane fedele alla promessa<br />

fatta a Dio e ne trae le conseguenze.<br />

La Brigida, madre di Giosuè, viene spesso a trovarmi e<br />

non so come fare a liberarmene. Siccome sa che non<br />

posso disporre di soldi, stamattina mi chiedeva l’orologio,<br />

che è di qualche valore, per impegnarmelo e così<br />

prendere dieci o dodici lire, onde far tacere un suo<br />

creditore arrabbiato che minaccia suo figlio di prigionia.<br />

Io sono andato dal Sig. Rettore e mi ha detto che non<br />

glielo dia l’orologio, ma che gli dia una lira o due a titolo<br />

di carità, e basta. Le ho dato due lire, ma non era contenta<br />

e ne voleva otto perché con quel conto si sarebbe<br />

messa in paradiso, per ripetere le sue parole.<br />

113


Castità<br />

I suggerimenti che il Servo di Dio dà a Melania sono<br />

chiaramente autobiografici. La castità deve esprimere<br />

l’affetto verso Dio in modo tale che “le pene che deve<br />

soffrire per piacerGli saranno dolci”. Alcune osservazioni<br />

o modi di esprimersi circa la castità o la purezza<br />

possono essere datati, ma la sostanza è di estrema attualità,<br />

perché è solo Dio la ragione dei voti. E’ per conquistare<br />

Lui, il tutto, che si rinuncia a qualcosa. Raccomandazioni<br />

a Melania.<br />

Qui mi verrebbe in mente di suggerirle qualche altro voto,<br />

che potrebbe fare senza che gli sia di nocumento alla<br />

maggior perfezione col suscitarle scrupoli, ma che anzi<br />

Le potrà servire di validissimo aiuto alla di Lei<br />

santificazione.<br />

M’ha già inteso di che voto (sempre temporaneo) voglia<br />

parlare? Sì, certo. Ebbene, per svincolarsi da quanto sa<br />

di terra per innalzarsi sempre più al Signore, credo che<br />

non vi sia un altro voto che meglio di questo che sto per<br />

suggerirle, e che Ella ha chiaramente inteso trattarsi del<br />

voto di Castità. Non lo deve fare questo voto per lungo<br />

tempo, ma solo per quindici giorni o per un mese al sommo,<br />

e vedrà come si troverà contenta. Nel tempo del voto<br />

potrà dire con confidenza al Signore: Voi siete il mio<br />

tutto ed io son tutta vostra. I suoi affetti verso Dio saran<br />

più infocati e le pene che deve soffrire per piacerGli saranno<br />

dolci.<br />

Per osservare detto voto non c’è bisogno di una specialissima<br />

diligenza, ma è sufficiente quella che si pone da<br />

114


un’anima timorata per non accusarsi di qualche mancanza<br />

contro sì bella virtù.<br />

Siccome poi la castità più illibata è figlia della mortificazione,<br />

procuri di fare qualche piccola penitenza, sempre<br />

secondo la permissione del confessore, e piuttosto<br />

che penitenze corporali, mortifichi gli occhi e la innata e<br />

comune curiosità di sapere, di conoscere, ecc..<br />

*<br />

Circa la purità, parente stretta della castità, dice il suo<br />

pensiero in una lettera a Melania.<br />

Solo Le dirò che la purità è una virtù sì bella che colla<br />

sua fragranza e col suo splendore si impone a Dio, agli<br />

Angeli e agli uomini.<br />

S’impone a Dio il quale non può non volgere con compiacenza<br />

lo sguardo su chi calpesta con animo generoso<br />

tutte le mollezze della vita per godere unicamente delle<br />

gioie dello spirito.<br />

S’impone agli Angeli ai quali passiamo innanzi, perché<br />

loro non hanno merito alcuno a conservarsi puri essendo<br />

tali per natura, ma noi invece se siamo puri ne abbiamo<br />

un merito altissimo perché è solo a forza di lotte che<br />

riusciamo a conservare sì bella virtù.<br />

S’impone agli uomini sì buoni che malvagi poiché tutti<br />

rimangon compresi d’ammirazione alla presenza di chi<br />

gelosamente custodisce una sì bella e rara virtù.<br />

115


Umiltà, una virtù emergente<br />

L’umiltà di P. Uccelli è vista dai testimoni non come un<br />

abbassamento, che talvolta si riveste di ipocrisia, ma<br />

come consapevolezza di una verità che ogni giorno il<br />

Servo di Dio scopre in se stesso. P. Uccelli, giustamente,<br />

si sente nulla davanti a Dio e tutto quel poco o tanto che<br />

fa di bene è attribuito esclusivamente a Dio. P. Pietro<br />

cerca di scomparire, perché tutti possano leggere la realtà<br />

di Colui che nel suo servo operava. Ciò ci fa dire<br />

ancora una volta che la santità, come del resto la virtù<br />

dell’umiltà, essendo espressione dell’imitazione di Gesù,<br />

appartiene a tutti i tempi e lo stile di vita umile del Servo<br />

di Dio, come testimoniato al processo di beatificazione,<br />

va proprio in questa direzione. Lo stesso Servo di Dio ci<br />

dà qualche indicazione circa il modo di intendere l’umiltà<br />

e il modo di praticare questa virtù. P. Uccelli rivela se<br />

stesso soprattutto alla sua sorella spirituale Melania. Il<br />

Servo di Dio è convinto di valere niente. Le lodi al suo<br />

indirizzo non sono affatto gradite e questo per una sincera,<br />

personale convinzione. A Melania che aveva<br />

espresso qualche positivo apprezzamento su P. Uccelli.<br />

La prima pagina della sua graditissima mi fa star piuttosto<br />

male, perché mi fa palese che Ella ancor non mi conosce<br />

e che mi tiene per quel che dovrei essere e che,<br />

purtroppo, non sono. Non s’illuda, Signora Maestra, non<br />

s’illuda per carità e per disingannarla sappia che sarei<br />

sempre pronto a far di mia coscienza cambio, non dico<br />

con Lei, che sarebbe presunzione, ma con qualsiasi individuo<br />

benché tenuto in basso concetto e sarei sicurissi-<br />

116


mo di far un buonissimo contratto. Tuttavia, benché mi<br />

conosca così dappoco, non cesserò di pregare il Signore<br />

che è tanto ricco di misericordia affinché a me conceda<br />

quel che Vostra Signoria crede, per un tratto di sua squisita<br />

bontà, possegga; e di più ancor per lei lo pregherò<br />

sempre, ma specialmente nel tempo della S. Messa, affinché<br />

possa ottenere di fedelmente servirlo in questa<br />

misera terra onde andar poi a ricevere il dovuto<br />

guiderdone nella Celeste Gerusalemme. Siamo così d’accordo<br />

di pregare a vicenda e da parte mia non lascerò<br />

mai di farlo, perché conosco d’essere tanto obbligato.<br />

*<br />

In un’altra lettera, sempre a Melania, da Poviglio, il<br />

Servo di Dio deve notare di avere ancora qualche richiamo<br />

dalla terra. Si accorge di non essere più l’<br />

“arciprete” e lo dice con sincerità pari all’umiltà. Anche<br />

il posto da “ultimo” a tavola è causa di qualche<br />

nascosta sofferenza di orgoglio ferito. Sono confidenze<br />

da “direzione spirituale”.<br />

Non creda che in me vi sia un gran cumulo di virtù, ma<br />

piuttosto un enorme masso di ipocrisia: non mi creda<br />

umile poiché conosco d’esser superbo e gliene potrei dire<br />

tante delle cose che mi son accadute, le quali la farebbero<br />

di ciò persuasa.<br />

Per dirle qualcosa a questo riguardo senta e impari a conoscermi<br />

e a disprezzarmi come merito: Le prime lettere<br />

che mi sono state recapitate qui a Poviglio coll’indirizzo<br />

Uccelli D. Pietro tantum mi facevano una impres-<br />

117


sione non facile ad esprimersi, e detta impressione era<br />

causata dalla mia superbia che voleva pur leggervi:<br />

Arciprete. Ho combattuto con me stesso o meglio con la<br />

mia superbia, e Lei preghi perché abbia vinto e trionfato<br />

e perché vinca e trionfi sempre.<br />

Vuole una lezione ancora di mia umiltà inqualificabile?<br />

Quando ero in montagna godevo andare a tavola negli<br />

infimi posti, e non m’era mai concesso; ed ora che mi<br />

vien concesso quasi senza complimenti, debbo combattere<br />

e molto perché la prontezza esteriore sia accompagnata<br />

dal desiderio di occupare tal posto. Mi conosce<br />

ora. Ne vuole ancora? Ecco pronto.<br />

Il Sig. Arciprete dice rinunciarmi le Suore RR. come mie<br />

penitenti, ed io trovo tanti argomenti e tante ragioni per<br />

non accettare tale incarico, ma in fondo in fondo le accetterei<br />

quasi volentieri. Pensi dunque se posso esser contento<br />

di me e se Ella non sbaglia ogni qualvolta... Preghi<br />

perché l’umiltà che non ho l’abbia da acquistare.<br />

118<br />

*<br />

P. Uccelli si riconosce un niente e sarebbe sinceramente<br />

contento se qualcuno glielo facesse notare. Le adulazioni<br />

non producono che danni all’anima sua. Chiede questo<br />

favore a Melania.<br />

Senza alcun timore, quando vede che io abbisogno di<br />

qualche suggerimento, avviso e ammonizione, non stia<br />

muta, la prego, la esorto, la scongiuro, ma parli e parli<br />

alto contro di me colla sicurezza di farmi cosa oltremodo<br />

grata, e coll’aiuto del Signore anche profittevole al


mio spirito. Non si perda in adulazioni, che non si possono<br />

usare tra coloro che si amano di un amore tutto<br />

spirituale e celeste, ma usi di forti riprensioni ogni volta<br />

che ne vede il bisogno. Chi sa quante volte avrò avuto<br />

bisogno di simili medicamenti, e Lei sempre muta! Ne<br />

abbia un po’ di scrupolo e procuri di procedere diversamente<br />

per lo innanzi. Se non vado innanzi nella via della<br />

perfezione, che come sacerdote sono obbligato percorrere,<br />

pensi che un po’ di colpa l’ha ancor Lei, perché mi<br />

lascia tranquillo riposare nelle mie solite ed inveterate<br />

mancanze. Siamo intesi? Lo spero.<br />

*<br />

Le lodi ricevute in un determinato luogo lo spingono ad<br />

allontanarsi presto dal luogo stesso. Nelle lodi riconosce<br />

un imbroglio bello e buono. Sempre a Melania.<br />

Spero che Lei farà del tutto per opporsi a... e anzi, per<br />

indurla a fare ciò con insistenza, permetta che francamente<br />

le dica che le dimostrazioni d’affetto che mi si<br />

fanno, quando non consistono nell’orazione, mi servono<br />

di spinta, d’incentivo per allontanarmi sempre più presto,<br />

poiché non è della gloria del mondo che etc. etc. etc.<br />

non volevo dire ma... m’è sfuggita. Mi raccomando a<br />

Lei e spero.<br />

119


Chiamato alla missione<br />

La vocazione missionaria è sempre stata la sua aspirazione<br />

profonda. E’ proprio pensando a questa chiamata<br />

del Signore alla missione ad Gentes che egli sente il coraggio<br />

di superare tutti gli ostacoli, non solo, ma che gli<br />

permette di praticare, nelle parrocchie dove la Provvidenza<br />

l’ha destinato, una pastorale missionaria. Ecco<br />

la dichiarazione del Servo di Dio.<br />

Come Ella sa, è sempre stato mio vivo desiderio portarmi<br />

in mezzo a’ popoli selvaggi, onde annunziar loro la<br />

evangelica verità; questo pensiero mi incoraggia in tutte<br />

le imprese più difficili e mi fa passare felici giorni di mia<br />

esistenza. Quando so che c’è probabilità per me di andare<br />

in terre lontane al solo scopo di dar gloria a Dio, di<br />

salvar anime, benché mi trovi affranto dalle fatiche, alle<br />

volte non comuni, del mio ministero, tuttavia mi sento<br />

crescer subito subito e forze e lena in maniera, anche a<br />

me, meravigliosa; quando invece so che un qualche nuovo<br />

ostacolo, una qualche nuova difficoltà è sorta, oh! allora<br />

come sono triste e melanconico, oh! allora come<br />

tutto mi annoia, e mi rende penosa la vita.<br />

120<br />

*<br />

La mente del Servo di Dio, mentre era sacerdote nella<br />

sua diocesi, Reggio Emilia, rimane fissa su due parole:<br />

Cina e Cielo! Ne scrive a Melania.<br />

E la Cina? mi disse in quel bigliettino. La Cina rimane


per me sempre un campo da esplorarsi e da doversi<br />

esplorare. Tutti i miei desideri si centrano in questa piccola<br />

parola: Cina e Cielo. Ha veduto i nuovi massacri<br />

di missionari? Oh! perché non m’è dato di andar presto<br />

presto a sostituire quei felici e zelanti apostoli che diedero<br />

il sangue e la vita per la fede! Quando sarà che<br />

vedrò appianata tutte le difficoltà e libera la via per le<br />

missioni.<br />

*<br />

Il pensiero della Cina è talmente assillante da far temere<br />

persino della salute mentale.<br />

Tengo fisso nella mente che se non andrò in Cina andrò<br />

volentieri al manicomio. Messo tutto insieme sto male<br />

di spirito.<br />

*<br />

La vocazione missionaria è sentita come opera di Dio.<br />

La vocazione nasce in una comunità cristiana e da tale<br />

comunità viene sostenuta con i mezzi di Dio, cioè la preghiera<br />

e la sofferenza. Il missionario ha bisogno di essere<br />

spiritualmente sostenuto dai buoni.<br />

Non andrei in Cina, se non sapessi che qualche anima<br />

pia mi rammenta spesso al Signore.<br />

*<br />

121


A Melania<br />

Guardi ancora quanto bene potrò io sperare da Lei, e di<br />

quanta consolazione mi riesca ora tal pensiero. Non andrei<br />

in Cina se non sapessi che qualche anima pia mi<br />

rammenta spesso al Signore, per paura di non riuscire a<br />

confessare la fede anche in vista dei più squisiti dolori;<br />

ma lasciando Lei costì sono sicuro di riuscire a felicissime<br />

imprese spirituali in forza delle preghiere che per me<br />

fervorosamente eleva al cielo.<br />

122<br />

*<br />

Dopo tante peripezie, incomprensioni, sofferenze, la decisione<br />

della partenza sta per concretizzarsi. Si recherà<br />

a Fontanellato ai piedi della Madonna per dire un sì<br />

definitivo e quindi recarsi da Mons. Conforti. L’attesa<br />

gli sembra lunghissima, ma finalmente il momento è arrivato.<br />

Ancora a Melania.<br />

Domani (sabato) se nulla di ostacolo si frappone, andrò<br />

a dir la S. Messa alla B.V. di Fontanellato e nel ritorno<br />

mi fermerò all’Istituto di Monsig. Conforti per concertare<br />

il tutto per la prossima partenza. I giorni mi sembrano<br />

mesi e i mesi mi sembrano anni in dover ancora aspettare<br />

un poco. Ma col divino aiuto tutto passa e spero<br />

passi senza recar conseguenze disgustose.<br />

*


La Missione esige santità, partire vuol dire il fermo proposito<br />

di conformarsi al Cuore di Gesù. E’ un programma<br />

che gli rimarrà per tutta la vita e la sua vocazione<br />

missionaria in Cina o a Vicenza prenderà vita sempre<br />

da questa fonte.<br />

Solo mi bea il pensiero di andare a far del bene e all’animo<br />

mio e all’animo di tanti poveri infelici del Celeste<br />

Impero. Sarà un’illusione il pensare e lo sperare che, se<br />

potrò colà portarmi, mi svestirò affatto dell’uomo vecchio<br />

per vestirmi del nuovo conforme al Cuore Santissimo<br />

di Gesù? Spero di no, poiché se soltanto prevedessi<br />

questa cosa, non ci anderei di sicuro perché allora ai miei<br />

debitori non potrei soddisfare.<br />

*<br />

Qua si vuol richiamare solo qualche testimonianza autobiografica<br />

per dire quanto il Servo di Dio amasse la<br />

sua vocazione missionaria e quanto questa vocazione si<br />

fosse pienamente realizzata in Cina. Certo non ci sono<br />

sempre state gioie in Cina per P. Pietro. Ha dovuto affrontare<br />

moltissime difficoltà e soffrire molto, ma mai si<br />

pentirà di essere missionario e di essere in Cina, che<br />

considera la sua nuova patria, dove desidera rimanervi<br />

per tutta la vita e morirvi, magari come martire.<br />

Scrive a suo padre circa le prime esperienze missionarie<br />

e non nasconde il suo entusiasmo.<br />

Desidero ora dirvi delle cose più belle e più consolanti<br />

che riguardano la missione.<br />

123


In questa mia cristianità sono solo, cioè non ho nessun<br />

altro padre con me. La mia parrocchia è un dipresso grande<br />

come Reggio, Parma e Modena pur tutte insieme. Da<br />

questo solo potete immaginare se c’è tempo di star fermo.<br />

Nel luogo della mia piccola residenza vi sono molti<br />

cristiani (dico molti in confronto a tantissimi luoghi in<br />

cui non ce n’è). tutti buoni e fervorosi. Amano il Padre<br />

con tutto il cuore e solo che il Padre parli tutti sono pronti<br />

a ubbidire. Sempre hanno in bocca e credo anche in<br />

cuore queste parole: “Il Padre comandi noi siamo pronti<br />

ad ubbidire”.<br />

Ogni giorno vengono da me e parlano di mille cose ed io<br />

rispondo sempre facendovi sempre entrare la religione,<br />

il Signore, Maria SS., il Paradiso e l’Inferno. Otto anni<br />

fa qui non c’era neppure un cristiano, ora ce n’è un centinaio<br />

e giorno per giorno crescono. Il giorno del S. Natale<br />

ho battezzato dieci persone, il giorno dell’Epifania<br />

del Signore ne battezzerò altre sette o otto. Il primo uomo<br />

che ho battezzato, non qui ma a Lu-zien gli ho imposto,<br />

come era mio dovere, il vostro nome: Giovanni Battista,<br />

che in cinese si dice “Zoachan”. Oggi questo Zoachan è<br />

qui, si è confessato e comunicato e ripartirà forse domani.<br />

Conta 40 anni.<br />

124<br />

*<br />

Pochi mesi più tardi P. Pietro comunica al papà una notizia<br />

che non avrebbe voluto dargli: lascerà la sua prima<br />

missione per andare in un’altra più grande. E’ il primo<br />

distacco. Egli sente di amare i figli che ha generato<br />

a vita nuova in Cristo e da loro si sente riamato.


Ora vi dirò poche parole sulla mia missione. Mi trovo<br />

sempre a Pe-ciuan (Pe = Bianco, Ciuan = paese) e qui i<br />

cristiani aumentano di giorno in giorno e sono proprio<br />

contento. Fra poco dovrò lasciare anche questa cristianità<br />

che amo di cuore, nel Signore, perché corrisponde<br />

davvero alle mie povere premure. Essi lo sanno che dovrò<br />

presto lasciarli e sono sempre a pregarmi che non li<br />

abbandoni, che non li lasci. Io rispondo sempre che mi<br />

dispiace moltissimo ad abbandonarli ma che debbo obbedire<br />

al Vescovo. Essi perché non parta si sono già accordati<br />

di portarsi in buon numero dal Vescovo al fine di<br />

ottenere che non mi ci muova. Non riusciranno a nulla,<br />

ma li lascio fare.<br />

*<br />

La prima lettera da Cheng-chow parla del viaggio, del<br />

su arrivo in quella missione, della prima accoglienza,<br />

della residenza. Ci fa rigustare gli Atti degli Apostoli.<br />

Sono giunto al luogo assegnatomi dalla divina Bontà a<br />

mio campo di apostoliche fatiche. Come Le dissi in altra<br />

mia, entro alla città non ho neppur un cristiano, fuori ne<br />

ho qualcheduno, in tutto i battezzati non superano la<br />

quindicina. E noti bene che ho la cura non di una sola<br />

città, ma di quattro e tutte popolatissime.<br />

Accompagnato da un freddo indicibile, arrivai alla mia<br />

nuova destinazione non troppo allegro e contento; ma<br />

appena giunto alla stazione, vedendo i miei pochi ma<br />

ottimi cristiani che mi erano venuti ad incontrare e a farmi<br />

festa, la noia e i disturbi del viaggio come nebbia al<br />

125


vento sparirono e subito la gioia più pura si impossessò<br />

del mio cuore.<br />

Poveri i miei nuovi e buoni cristiani! Essi abitano molto<br />

lontano da quì, e per non perdere l’occasione di incontrare<br />

il Padre, da otto giorni abitavano in Chiesa e due<br />

volte al giorno facevano una corsa fino alla stazione.<br />

La festa che mi fecero non è possibile descrivere, perché<br />

le cose che vengono dal cuore vanno direttamente al cuore<br />

e in quello s’affermano.<br />

Entrato nella mia -residenza casa cinese priva di tuttorimasi<br />

un po’ a vederla così nuda, ma essi con caritatevole<br />

accorgimento mi dissero: “Padre, non pensi, che’ al<br />

necessario provvederemo tosto”, ed ecco chi va a prendere<br />

in prestito una seggiola, chi un tavolo, chi un letto<br />

di bambù, chi una teiera, chi tazza da tè, di modo che in<br />

un momento fui provvisto di tutto. Li ringraziai di tutto<br />

cuore per la premura tanto affettuosa che mi mostrarono,<br />

ma essi mi risposero, come usano sempre fare i buoni<br />

Cinesi quando un Superiore fa loro una gentilezza:<br />

“Non siam degni, non siam degni”.<br />

Al mattino seguente celebrai la S. Messa in un altaríno<br />

fatto di miseria unita però a decenza e nitidezza.<br />

Formatore missionario con la missione nel cuore<br />

Vorremmo solo far notare che il Servo di Dio ha sempre<br />

conservato la nostalgia per il primo annuncio e la partenza.<br />

In una lettera a Mons. Conforti da Vicenza nel<br />

1928, esprime chiaramente il suo vivissimo desiderio di<br />

ritornare in Cina e di coronare la vita col martirio. Nel-<br />

126


la lettera si noti anche il clima missionario instaurato<br />

nella casa missionaria che egli dirigeva.<br />

Deo gratias! I nostri amatissimi Confratelli sono stati liberati,<br />

e questa grazia per me è tanto grande che mi pare<br />

di non sbagliare a chiamarla miracolo.<br />

Abbiamo subito cantato il Te Deum, e la novena che facevamo<br />

per chiedere al Signore la liberazione l’abbiamo<br />

compiuta facendola in ringraziamento.<br />

P. Roteglia è stato qui due giorni. Sono rimasto contentissimo<br />

della sua visita, del suo contegno e soprattutto<br />

dello zelo ardente che ha per le SS. Missioni.<br />

Anche gli apostolini sono rimasti edificati. A sentirlo<br />

parlare delle grandi difficoltà e dei tanti pericoli in cui si<br />

trovano i nostri cari Confratelli, mi sono sentito ancor<br />

più incoraggiato ad andare in Missione.<br />

Al presente la Cina tiene in serbo tante accorciatoie per<br />

andare in Paradiso.<br />

Non ne sono degno, lo so, ma desidererei pur tanto che<br />

una ci fosse anche per me.<br />

*<br />

A Melania confida di poter chiudere la sua vita in Cina.<br />

I Padri vengono per il Capitolo per l’elezione del Superiore<br />

Generale al posto del nostro venerato Mons. Conforti.<br />

Preghi ancor Lei perché il Signore ispiri i capitolari<br />

ad eleggere uno che abbia tutte quelle doti che sono necessarie<br />

ad un capo di una famiglia non piccola e non<br />

facile. Io nutro una mezza speranza di andare a finire i<br />

127


miei giorni in Cina. Che il Signore lo voglia. Preghi per<br />

me e mi creda suo dev.mo fratello in C. J. Uccelli.<br />

128<br />

*<br />

Il padre Uccelli rimarrà sempre a Vicenza e chiuderà la<br />

vita in quella città, ma il suo cuore rimane in Cina e là<br />

vuole fare ritorno e ripete ancora una volta “o Cina o<br />

Paradiso”. Credo proprio che fosse questo intimo desiderio<br />

della missione in Cina, che ispirava la sua azione<br />

educativa e pastorale nella casa missionaria e nella Diocesi<br />

di Vicenza.<br />

Sento il desiderio o della Cina o del Paradiso. Le altre<br />

cose mi toccano più poco. In questi giorni mi sento un<br />

po’ malmesso. Riesco a far poco, e anche quel poco molto<br />

male e a stento. Pazienza e avanti in Domino.<br />

Godo dirLe che ho di già scritto e impostata la lettera<br />

per il Revmo. Mons. Conti, arciprete di Soragna. Ho<br />

aggiunto una calda raccomandazione. Mettiamola nelle<br />

mani di S. Giuseppe e diciamogli che ci pensi Lui. Ho<br />

sentito con vivo piacere che il di Lei nipote Domenico<br />

sarebbe pronto a venire meco in Cina. Magari potessi<br />

andarci, io che farei il possibile per prendere anche il di<br />

Lei buon nipote sempre che sia libero da legami di famiglia.<br />

Intanto preghiamo e confidiamo.<br />

*<br />

Il ritornare in Cina farebbe morire di gioia il Servo di<br />

Dio.


Qui niente di nuovo. Una novità ci sarà presto, e sa qual<br />

è? Quella della mia partenza da questa casa per andare<br />

non so dove, magari potessi ritornare in Cina! Mi sembrerebbe<br />

di morire di gioia.<br />

Animatore missionario in diocesi<br />

Il Servo di Dio, anche se lontano dai territori di missione,<br />

si sente missionario e a Vicenza vuole coinvolgere<br />

tutti nella estensione del Regno di Dio tra i non credenti<br />

e i peccatori.<br />

La prego di dividere la sua giornata offrendo i suoi dolori<br />

prima (perdoni se parlo da egoista) per la conversione<br />

e santificazione del sottoscritto, poi per tutti i poveri<br />

peccatori e degli infedeli, per la santificazione del clero,<br />

secondo le intenzioni del S. Padre e per suffragare tutte<br />

le anime SS. del Purgatorio, nessuna eccettuata.<br />

*<br />

Seguendo le indicazioni di Mons. Conforti, allora presidente<br />

dell’Unione Missionaria del clero, P. Uccelli si<br />

interessava molto anche della formazione missionaria<br />

del clero, convinto che era una priorità missionaria anche<br />

se in conclusione dovrà ammettere che le difficoltà<br />

non mancano nel sensibilizzare missionariamente i<br />

seminaristi e il clero. Ne riferisce in una lettera allo stesso<br />

Conforti.<br />

Mgr. Vescovo è sempre quello, il Seminario Vescovile.<br />

129


va sempre peggiorando a nostro riguardo. Il timore che i<br />

Seminaristi amino, aiutino le Missioni è grandissimo nei<br />

Superiori come nel Vescovo. Pare venga la reazione nei<br />

Seminaristi i quali non si danno la pace nel vedere certe<br />

cose che fanno a pugni col buon senso cattolico.<br />

Si è proibito ai Seminaristi la lettura di qualsiasi libro<br />

non appartenente alla scuola, e questo per non dire libri<br />

che trattano di Missioni.<br />

Io non mando mai libri o cartoline in Seminario, ma se i<br />

Seminaristi vengono qui, do loro tutto quello che domandano.<br />

Il popolo è amante delle Missioni e il Clero così poco!<br />

Che sconcerto!<br />

130


131


132


Finalità<br />

L’ISTITUTO MISSIONARIO<br />

DI MONS. CONFORTI<br />

I MISSIONARI SAVERIANI<br />

Dobbiamo ora spendere qualche parola sull’Istituto Missionario<br />

a cui il Servo di Dio si è aggregato. Quando<br />

Don Pietro Uccelli pensava di unirsi al drappello di coloro<br />

che sotto la guida di Mons. Conforti si preparavano<br />

alla Missioni Estere, il nuovo Istituto era di recentissima<br />

istituzione e ancora in via di approvazione da parte della<br />

Santa Sede. La nuova istituzione missionaria era sorta<br />

come Seminario Emiliano per le Missioni Estere. Il nuovo<br />

Istituto intendeva stimolare l’idea missionaria nell’ambito<br />

della Conferenza Episcopale Emiliana e preparare<br />

quei sacerdoti o chierici che avessero scelto di partire<br />

per le Missioni Estere. Cosa del resto non nuova in Italia:<br />

a Milano con il PIME, a Roma con l’Istituto dei Santi<br />

Pietro e Paolo, a Verona con l’Istituto Missionario fondato<br />

dal Comboni e, come sarà poco di tardi con l’Istituto<br />

Missioni Consolata a Torino fondato dal Can.<br />

Allamano, si intendeva favorire la dimensione missionaria<br />

della Chiesa locale a Livello regionale. Con questo<br />

spirito, i Vescovi della Regione ecclesiastica dell’Emilia<br />

Romagna hanno raccomandato il nuovo Istituto Missionario<br />

sentendolo come loro, anche se appena fondato.<br />

Gli antichi Ordini Religiosi hanno avuto da sempre le<br />

Missioni e hanno inviato migliaia di loro membri, ma<br />

133


imaneva vero che uno non poteva scegliere la missione<br />

se non inviato dall’Ordine. Le nuove Istituzioni erano<br />

esclusivamente missionarie e quindi coloro che chiedevano<br />

di aderire avevano come scopo la missione ad<br />

Gentes.<br />

Il Fondatore dell’Istituto:<br />

Beato Mons. Guido Maria Conforti<br />

Le radici del nuovo Istituto Missionario vanno però ricercate<br />

nella vita e spiritualità del Fondatore Can. Mons.<br />

Guido Maria Conforti, nato a Casalora di Ravadese (Parma)<br />

nel 1865, che sarà poi Arcivescovo di Ravenna e Vescovo<br />

di Parma, dove morirà il 5 Novembre 1931 e la<br />

Chiesa lo proclamerà Beato il 17 marzo 1996.<br />

L’Istituto, abbiamo detto, ha radici nella vita stessa di<br />

Guido Maria Conforti che, entrato giovanissimo nel seminario<br />

diocesano di Parma sentì ben presto la vocazione<br />

missionaria. “Molto influì l’ambiente pervaso di spirito<br />

missionario. Il direttore spirituale P.Labadini, gesuita, e P.<br />

Massara, predicatore nei ritiri mensili, fecero conoscere<br />

al Conforti il grande missionario dell’Estremo Oriente, S.<br />

Francesco Saverio verso il quale scattò immediatamente<br />

una forte simpatia unita a grande devozione e al desiderio<br />

di imitarlo. Si applicò alla lettura della vita del Saverio<br />

come pure di altri missionari, quali i martiri Perboyre e<br />

Clet, dei quali parlava con ardore con i compagni”.<br />

La simpatia divenne decisione e chiese di entrare in un<br />

istituto missionario. Pensò alla Compagnia di Gesù, chiedendo<br />

di aderire, solo a patto di essere inviato in missione.<br />

La Compagnia lo avrebbe accettato, ma senza condi-<br />

134


zioni, ed egli avrebbe dovuto accettare l’obbedienza dei<br />

superiori.<br />

Scrisse quindi a Don Giovanni Bosco, chiedendo di aderire<br />

alla sua Congregazione come missionario, ma non<br />

ricevette risposta.<br />

Nel frattempo nella vita di Guido Conforti accadde qualcosa<br />

che non solo non gli permetteva di andare missionario,<br />

ma neppure poteva diventare presbitero: aveva frequenti<br />

e gravi attacchi di epilessia. Egli diventerà Sacerdote<br />

diocesano, attribuendo la sua guarigione all’intercessione<br />

della Madonna di Fontanellato (il maggior Santuario<br />

della Diocesi di Parma).<br />

Il desiderio di dare la propria vita per le Missioni Estere<br />

non lo abbandonerà mai. A 29 anni, nel 1894, chiede<br />

ufficialmente a Card. Ledochowski, prefetto di Propaganda<br />

Fide un parere qualificato circa la fondazione di<br />

un Istituto Missionario per l’Emilia Romagna. Il Conforti<br />

aveva già idee molto chiare circa la nuova fondazione.<br />

Così scrive:<br />

“Fin dagli anni miei più verdi ho sentito sempre fortissimo<br />

trasporto a dedicarmi alle Estere Missioni e non avendo<br />

potuto assecondare questa santa inclinazione a tempo<br />

debito, per ragioni affatto indipendenti da me, ho<br />

divisato da diversi anni di fondare io stesso per l’Emilia<br />

un Seminario, destinato a questo sublimissimo scopo.<br />

Tale proposito né per volger di tempo, né per variar di<br />

circostanze mai venne meno in me, ché anzi si fece<br />

vieppiù forte per modo da poterlo ritenere, dietro consiglio<br />

pure di pie ed illuminate persone, ispirato non altrimenti<br />

che da Dio. EccoLe pertanto in succinto le linee<br />

principali dell’opera ideata:<br />

135


Struttura dell’Istituto<br />

I° Scopo unico del detto Istituto sarà la predicazione del<br />

Vangelo nelle terre infedeli giusta il mandato del Salvatore<br />

Divino ai suoi Discepoli.<br />

II° Raccoglierà a convitto quegli Ecclesiastici, ed anche<br />

laici, i quali aspireranno alla conversione degli infedeli e<br />

ne proverà maturamente la vocazione.<br />

III° Coltiverà con opportune discipline di pietà e di studio<br />

le attitudini degli aspiranti per renderli idonei all’Apostolico<br />

Ministero.<br />

IV° Riceverà dal Vicario di Gesù Cristo, per l’organo<br />

della Sacra Congregazione di Propaganda Fide, quelle<br />

Missioni tra gl’infedeli, che Egli si degnerà affidargli.<br />

V° Si adopererà a tutto potere per procacciare ai suoi<br />

futuri Missionari quanto potrà loro occorrere per l’esercizio<br />

del proprio Ministero, e li dirigerà tutti per mezzo<br />

di una regola uniforme, vegliando di continuo al mantenimento<br />

dello spirito apostolico.<br />

VI° Per ultimo, se gli sarà lecito esprimere umilmente<br />

una preghiera, chiederà di preferenza le Missioni dell’Asia,<br />

essendo quella terra che conta maggior numero<br />

d’infedeli e fu il campo del sublime Apostolato del<br />

Saverio, da cui il Seminario da fondarsi prenderà nome<br />

ed ispirazione.”<br />

Con il parere favorevole del Cardinale prefetto, poco<br />

più di un anno dopo, il 3 Dicembre 1895, veniva ufficialmente<br />

aperto il nuovo Istituto Missionario, già approvato<br />

dal Vescovo di Parma Mons. Magani il 1° Nov.<br />

1895.<br />

136


Caratteristiche dell’Istituto missionario<br />

Come abbiamo già fatto notare, il Nuovo Istituto veniva<br />

ad accogliere una esigenza del tempo in cui sorse, una<br />

nuova sensibilità missionaria dell’episcopato. Ciascun<br />

Istituto missionario però aveva le proprie caratteristiche:<br />

qualcuno era sorto per lavorare in un campo bene circoscritto,<br />

altri istituti non avevano i voti o non erano esclusivamente<br />

missionari. Ecco allora alcune caratteristiche<br />

che non troviamo almeno insieme nelle altre società missionarie<br />

del tempo:<br />

a) Un fine esclusivamente missionario;<br />

b) destinazione universale, cioè nessun confine geografico<br />

al lavoro apostolico dei <strong>Saveriani</strong> che<br />

sarebbero andati in tutti i continenti;<br />

c) configurazione religiosa, cioè l’Istituto Missionario<br />

è sorto come una congregazione religiosa<br />

nella quale i membri emettono i voti di povertà<br />

castità obbedienza e un voto speciale di missione.<br />

Al di là di alcune caratteristiche strutturali, vanno colti<br />

alcuni valori-proposte formativi, che faranno parte della<br />

“vita” dei Missionari <strong>Saveriani</strong> fin dagli inizi e che erano<br />

il cuore degli insegnamenti e soprattutto della vita<br />

del Beato Conforti.<br />

La vita del Servo di Dio P. Pietro Uccelli che ha avuto<br />

come maestro di noviziato lo stesso Fondatore Mons.<br />

Conforti, in qualche maniera ne verrà plasmata e se ne<br />

vedranno i frutti. Questo anche perché P. Uccelli lo venerava<br />

e stimava molto.<br />

Tra gli insegnamenti del Fondatore dei <strong>Saveriani</strong> vorrei<br />

ricordare quella che viene considerata come la sua la<br />

137


Lettera Testamento, che rimarrà la sintesi delle cose più<br />

belle che il Padre voleva comunicare ai suoi figli, e la<br />

Regola Fondamentale che è la raccolta di 88 articoli dagli<br />

scritti costituzionali redatti dal Fondatore in diversi<br />

momenti della vita dell’Istituto.<br />

Accenno solo ad alcune caratteristiche, che vengono richiamate<br />

nei documenti riportati:<br />

+ Totale ed esclusiva dedizione del missionario all’annuncio<br />

del Regno tra i non cristiani;<br />

+ il missionario porta Cristo, che sarà quindi il suo<br />

modello unico= Cristocentrismo. Il missionario deve tendere<br />

costantemente alla santità, imitando Gesù;<br />

+ il Crocifisso è l’icona dell’amore di Dio e ragione<br />

della Missione;<br />

+ l’Istituto deve avere le caratteristiche di una Famiglia<br />

basata su tre pilastri: Fede viva, Obbedienza pronta<br />

generosa costante, Amore intenso per la famiglia missionaria<br />

e i membri che la compongono;<br />

+ grande rispetto per i popoli a cui i suoi missionari<br />

vengono mandati, per cui ne impareranno bene la lingua,<br />

ne assumeranno le abitudini confacenti con la dottrina<br />

che portano, raccoglieranno degli oggetti o cose significative<br />

anche attorno alla flora e alla fauna, che formeranno<br />

un museo etnografico ad istruzione dei missionari<br />

e di tutti coloro che vorranno aprirsi ad altri popoli;<br />

+ tra le devozioni raccomandate per crescere in santità<br />

ricordiamo l’Eucaristia, il Crocifisso, la Madonna, il<br />

Sacro Cuore, S. Giuseppe, gli Apostoli, S. Francesco<br />

Saverio.<br />

138


I Missionari <strong>Saveriani</strong> a Vicenza:<br />

gloria del popolo e delle missioni<br />

Perché p. Uccelli fu dal fondatore richiamato in Italia? In<br />

quegli anni l’istituto “Missioni Estere” di Parma, chiamato<br />

il nido degli aquilotti, fioriva per vocazioni. Allora mons.<br />

Conforti pensò di allargare i suoi istituti e trovò a Vicenza<br />

una casa per accogliervi i giovanetti delle scuole medie.<br />

Quando i missionari di mons. Conforti pensarono di aprire<br />

una casa di formazione a Vicenza, trovarono un valido<br />

appoggio in don Gabriele Migliorini. Questi era stato<br />

missionario in America Latina e allora dirigeva in città<br />

l’ufficio dell’“Unione Emigranti”.<br />

Per suo consiglio nei primi giorni dell’aprile 1919 i padri<br />

Giovanni Bonardi, Antonio Sartori e il diacono Giovanni<br />

Gazza si presentarono al vescovo di Vicenza mons.<br />

Ferdinando Rodolfi e gli chiesero, a nome del fondatore<br />

mons. Conforti, di poter fondare una casa di formazione<br />

missionaria nella sua diocesi.<br />

Il vescovo si mostrò lieto della proposta ed accettò anche<br />

di accogliere nel seminario i giovinetti ospiti nella<br />

casa dei Saveria-ni e soggiunse: - “Me ne riprometto vigoria<br />

di fede e di zelo anche per il mio clero”. Frattanto<br />

i contatti di p. Sartori con il vescovo e con la diocesi<br />

furono assai soddisfacenti. La casa era un’antica villa di<br />

stile veneto, chiamata “Villa Tacchi” e p. Sartori vi entrò<br />

nel settembre del 1919.<br />

Così, nell’anno 1919, fuori Porta S. Croce a Vicenza, la<br />

congregazione missionaria aveva la sua prima “scuola<br />

apostolica”con rettore il cremonese P. Antonio Sartori,<br />

reduce dalla Cina.<br />

139


Fu allora che si pensò a P. Uccelli, perché tornasse in<br />

patria come direttore spirituale dei liceisti e teologi della<br />

Casa Madre al posto di P. Sartori. P. Uccelli arrivò in Italia<br />

con una grande esperienza di vita apostolica. Giunto a<br />

Parma il 7 febbraio 1920, fu accolto con entusia-smo da<br />

tutti. Mons. Conforti nell’agosto del 1921 lo inviò a<br />

Vicenza a farvi da confessore e ben presto a succedere a<br />

p. Sartori che aveva chiesto insistentemente di ritornare<br />

in Cina. Con lettera del 20 ottobre il fonda-tore gli affidava<br />

la direzione di quella casa. Questo avvenimento fissò<br />

per sempre la permanenza di P. Uccelli in Italia e a Vicenza,<br />

dove svolgerà la sua attività per trentatre anni, fino alla<br />

morte, acquistando grande fama di santo e di taumaturgo.<br />

Con la presenza di P. Uccelli a Vicenza dobbiamo richiamare<br />

alcuni eventi o persone che rimarranno sempre<br />

nella mente dei <strong>Saveriani</strong> e non solo.<br />

Il primo fu l’arrivo della reliquia del braccio di San Francesco<br />

Saverio a Vicenza, tra una inconsueta festività di<br />

popolo. P. Uccelli ebbe la gioia di avere in casa per un’intera<br />

notte l’insigne reliquia. Il secondo fatto fu la presenza<br />

di mons. Giovanni Veronesi, rettore del seminario<br />

diocesano, che accolse nelle sue scuole in seminario gli<br />

allievi missionari di P. Uccelli. Era un’anima eccezionale,<br />

che riscuoteva venerazione da tutti e che pure P. Uccelli<br />

riteneva un vero santo. Verso la fine dell’anno 1924,<br />

Mons. Tomaso Tomasi, canonico penitenziere e delegato<br />

vescovile per le opere missionarie, chiese di essere<br />

ospitato nell’istituto delle missioni estere. Costui era stato<br />

per ventisette anni direttore spirituale del seminario e tra<br />

i sacerdoti vicentini godeva una fama pari a quella di<br />

Mons. Veronesi.<br />

140


P. Uccelli ritenne provvidenziale la richiesta di Mons.<br />

Tomasi, perché non solo avrebbe avuto un saggio direttore<br />

spirituale per gli apostolini, ma anche un uomo che, con la<br />

sua influenza, poteva giovare notevolmente all’istituto.<br />

Il Servo di Dio avrà sempre per norma di essere molto<br />

discreto nel chiedere aiuti ai Vicentini, ma essi si dimostreranno<br />

sempre generosissimi. Nella cronistoria della<br />

casa saveriana vengono annotate le frequenti e generose<br />

offerte dei benefattori vicentini, che mostravano di essere<br />

la lunga mano di S. Giuseppe, che P. Uccelli aveva<br />

nominato economo della casa e che davvero provvedeva<br />

a meraviglia. Proprio per merito di P. Uccelli a Vicenza è<br />

iniziata una devozione speciale per il patrono della Chiesa<br />

Universale.<br />

Dopo tre anni, allo scadere del suo mandato, il superiore<br />

generale si domandava se P. Uccelli non dovesse essere<br />

sostituito. Le referenze che gli venivano fatte però lo rassicuravano<br />

che, se a lui mancava una preparazione adeguata,<br />

aveva in compenso una tale pietà e animazione<br />

che gli alunni si rafforzavano nella fede e si formavano<br />

realmente nell’apostolato missionario. Padre Augusto<br />

Luca e altri saveriani affermano che, in seguito, non ebbero<br />

più un superiore che, come lui, abbia così positivamente<br />

influito nella loro formazione.<br />

Pertanto P. Uccelli fu confermato per un nuovo<br />

triennio, poi per un altro ancora e di seguito per vent’anni,<br />

ottenendo da Roma tutte le dispense necessarie per<br />

un periodo educativo così prolungato. A conclusione di<br />

questa sua lunga fatica - dicono gli alunni di un tempo -<br />

possiamo affermare che in nessuna altra scuola apostolica<br />

e con nessun altro rettore, si è avuta una percentuale<br />

141


così alta di riuscita. Molti giovani arrivarono infatti al<br />

noviziato, alla professione religiosa e al sacerdozio. Altri<br />

partirono per le missioni e si mostrarono pieni di zelo<br />

e animati da una tale fede che non dubitarono di affrontare<br />

anche il martirio. Col martire P. Giovanni Botton,<br />

ucciso in Cina nel 1944, ricorderemo il vescovo<br />

Raimondo Bergarnin, prima missionario in terra cinese<br />

e poi vescovo in Indonesia. Non possiamo dimenticare<br />

mons. Faustino Tissot divenuto pure vescovo in Cina,<br />

mons. Augusto Azzolini vescovo di Makeni in Sierra<br />

Leone, e p. Gaetano Laface, morto a Vicenza in concetto<br />

di santità. Inoltre quasi tutti i suoi missionari ebbero a<br />

soffrire durante la guerra cino-giapponese e furono prigionieri<br />

dei comunisti di Mao-Tse-Tung.<br />

Molti portano ancora le stigmate di quel loro martirio.<br />

Quando poi i missionari furono espulsi dalla Cina,<br />

quelli di p. Uccelli emigrarono in altre terre: Giappone,<br />

Indonesia, Bangla-desh, Sierra Leone, Congo, Burundi<br />

e America Latina. Così la fede che egli seppe imprimere<br />

nel cuore dei suoi alunni continuò per molti anni e si<br />

diffuse dando ricchi frutti, nelle più remote parti del<br />

mondo, riflesso del suo zelo e della sua paterna fecondità.<br />

E’ di grande onore anche per Vicenza ricordare i suoi<br />

missionari martiri.<br />

142


Missionari <strong>Saveriani</strong>: i Martiri vicentini<br />

BOTTON P. Giovanni, nato a Carmignano<br />

sul Brenta nel 1908 ed entrato a Vicenza<br />

nel 1920, ucciso nel 1944 a Hsu-Chang –<br />

Cina.<br />

FACCIN Fr. Vittorio, nato a Villaverla nel<br />

1934 ed entrato a Vicenza nel 1950, ucciso<br />

il 28 Nov. 1964 a Baraka, Congo Belga.<br />

DIDONE’ P.Giovanni, nato a Rosà nel<br />

1930 e ucciso il 28 Nov. 1964 a Fizi in<br />

Congo Belga.<br />

COBBE P. Valeriano, nato a Camisano nel<br />

1932, ed entrato a Vicenza nel 1944, ucciso<br />

il 14 Ottobre 1974, a Shimulia<br />

(Bangladesh).<br />

143


144<br />

PIEROBON P. Alberto, nato nel 1927 a<br />

Cittadella, ucciso il 31 Luglio 1976 ad<br />

Almirante Tramandare, in Brasile.<br />

MAULE P. Ottorino, nato a Gambellara<br />

nel 1942, ucciso il 30 Sett.1995 a<br />

Buyengero (Burundi)<br />

Per conoscere meglio i martiri vicentini rimandiamo ad<br />

una pubblicazione:<br />

AGASSO R. - COMUZZI A. - LUCA A., “Con loro,<br />

sempre” (Missionari saveriani martiri della carità pastorale),<br />

Ed. CSAM, Parma 2001, pp. 368.<br />

Per saperne di più sul Servo di Dio P. Pietro Uccelli


I Missionari <strong>Saveriani</strong> sono ora presenti<br />

in tutto il mondo:<br />

BANGLADESH, BRASILE, BURUNDI,<br />

CAMEROUN, CINA, COLOMBIA, FILIPPINE,<br />

FRANCIA, GIAPPONE, GRAN BRETAGNA,<br />

INDONESIA, ITALIA, MESSICO, MOZAMBICO,<br />

R.D.CONGO, SIERRA LEONE, SPAGNA,<br />

TAIWAN, TCHAD, U.S.A.<br />

Hanno case di formazione in tredici nazioni e confratelli<br />

professi provenienti da dodici diverse nazioni. Al loro<br />

interno e nel loro piccolo i <strong>Saveriani</strong> sono diventati una<br />

icona della famiglia umana, un insieme di fratelli di diverse<br />

nazioni e culture che si sentono figli dello stesso<br />

Padre e parti dello stesso Corpo di Cristo. Come in una<br />

famiglia, essi possono condividere comuni obiettivi e soprattutto<br />

i progetti che Cristo ha su di loro.<br />

In Italia sono presenti in oltre venti diverse comunità, in<br />

altrettante Diocesi, con case di formazione alla missione<br />

ad Gentes e case di animazione missionaria.<br />

Direzione Generale<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

V.le Vaticano, 40<br />

00165 ROMA<br />

Tel. 06 393 754 21<br />

E mail:segreteria@saveriani.org<br />

145


146<br />

Collegio Internazionale “Conforti”<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Via Aurelia, 287<br />

00165 ROMA<br />

Tel. 06 393 669 29<br />

E mail: collsx@saveriani.net<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Casa di formazione permanente<br />

Via Urago, 15<br />

22038 TAVERNERIO (CO)<br />

Tel. 031 42 60 07<br />

E-mail: comunità@tavernerio-saveriani.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Procura Missioni<br />

V.le S. Martino, 8<br />

43100 PARMA<br />

Tel. 0521 960 466<br />

E-mail: ppro@xaveriens.org<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Casa Madre<br />

V.le S. Martino, 8<br />

43100 PARMA<br />

Tel 0521 99 00 11<br />

E-mail: rettore.casamadre@saveriani.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Direzione Regionale<br />

V.le S. Martino, 8<br />

43100 PARMA<br />

Tel. 0521 990011<br />

E-mail: regionale@saveriani.it


Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Studentato Saveriano<br />

V.le S. Martino, 6<br />

43100 PARMA<br />

Tel. 0521 990011<br />

E-mail: teologia@saveriani.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Via Ponchielli, 4<br />

24022 ALZANO LOMBARDO (BG)<br />

Tel. 035 513 343<br />

E-mail: saveriani.bg@tin.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Noviziato Saveriano<br />

Via del Castellano, 40<br />

60129 ANCONA<br />

Tel. 071 895 368<br />

E-mail: ancona@saveriani.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Centro Saveriano Animazione Missionaria<br />

Via Piamarta, 9<br />

25121 BRESCIA<br />

Tel. 030 375 34 74<br />

E-mail: brescia@saveriani.it<br />

Libreria Saveriana<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Via Piamarta, 9<br />

25121 BRESCIA<br />

Tel. 030 377 27 80<br />

E-mail: libreria@saveriani.bs.it<br />

147


148<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Via Sulcis, 1<br />

09121 CAGLIARI<br />

Tel. 070 281 310<br />

E-mail: Xavier.caralis@tiscalinet.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Via Bonomelli, 81<br />

26100 CREMONA<br />

Tel. 0372 456 267<br />

E-mail: saveriani.cr@virgilio.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Casa di formazione missionaria<br />

Via Don Milani, 2<br />

20033 DESIO (MI)<br />

Tel. 0362 630.591<br />

E-mail: desio@saveriani.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Santuario Madonna della Grazia<br />

89055 GALLICO (RC)<br />

Tel. 0965 370 304<br />

E-mail: saverianigallico@libero.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Viale Modugno, 39<br />

16156 GENOVA-PEGLI<br />

Tel. 010 696 7940<br />

E-mail: xaverianpegli@libero.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Via Toscana, 9<br />

08015 MACOMER (NU)<br />

Tel. 0785 70 120<br />

E-mail: sxmacomer@tiscalinet.it


Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Via Fra G. Acquaviva, 4<br />

84135 SALERNO<br />

Tel. 089 792 051<br />

E-mail: saverianisa@tiscalinet.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Casa di spiritualità<br />

Via Angaia, 7<br />

48020 S. <strong>PIETRO</strong> IN VINCOLI (RA)<br />

Tel. 0544 551 009<br />

E-mail: saveriani.spv@libero.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Via Tre Fontane, 15<br />

74020 LAMA (TA)<br />

Tel. 099 777 3186<br />

E-mail: missionarisaveriani-ta@virgilio.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Via Monte S. Michele, 70<br />

33100 UDINE<br />

Tel. 0432 471 818<br />

E-mail: udine@saveriani.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Viale Trento, 139<br />

36100 VICENZA<br />

Tel. 0444 288 399<br />

E-mail:saverianivicenza@nettuno.it<br />

Missionari <strong>Saveriani</strong><br />

Via Visinoni, 4c<br />

30174 ZELARINO-VENEZIA<br />

Tel. 041 907 261<br />

E.mail: zelarono@saveriani.it<br />

149


150<br />

Fraternità Missionaria<br />

Via Cavestro, 14/A<br />

43030 VICOMERO di TORRILE (PR)<br />

Tel. 0521 223 440<br />

E-mail: mungano@libero.it<br />

Centro Fraternità Missionaria<br />

Cotone 66<br />

57025 PIOMBINO (LI)


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE<br />

con breve presentazione<br />

Corrispondenza di P. Uccelli<br />

con il Fondatore Mons. Conforti<br />

TEODORI FRANCO (a cura), Guido Maria Conforti,<br />

Lettere a Mons. Luigi Calza, ai padre Caio Rastelli e<br />

Odoardo Manini e Lettere Circolari ai <strong>Saveriani</strong>, Procura<br />

Generale, Roma 1977, pp.464.<br />

La prima pubblicazione di lettere di P. Uccelli, conservate<br />

nell’Archivio Generale dei Missionari <strong>Saveriani</strong> a<br />

Roma, è del 1977 da parte di P. Teodori Franco. L’intento<br />

non era di pubblicare le lettere di P. Uccelli, ma quelle<br />

del Beato Guido Maria Conforti ai suoi figli missionari.<br />

La cinquantina di lettere scritte da P. Uccelli al Fondatore<br />

dei <strong>Saveriani</strong> vengono riportate in nota, come documentazione.<br />

Preziose le note di P. Teodori per capire il<br />

senso delle varie lettere.<br />

Questa raccolta di lettere assume il sapore di una epopea<br />

missionaria. E’ una lettura necessaria per capire l’attività<br />

missionaria dei <strong>Saveriani</strong> in Cina nella loro prima<br />

spedizione in quella grande nazione. P. Uccelli fa parte<br />

della seconda spedizione e quindi quanto emerge dalla<br />

corrispondenza di Mons. Conforti lo riguarda direttamente.<br />

151


Lettere di P. Uccelli<br />

TEODORI FRANCO, Virtù e Opere del Servo di Dio P.<br />

Pietro Uccelli e lettere al Beato G. M. Conforti e Melania<br />

Genitori, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano,<br />

1998, pp.432.<br />

Nel 1998, in un libro di 434 pagine P. Teodori pubblica<br />

50 lettere di P. Uccelli al Beato Conforti e 385 a Melania<br />

Genitoni. Importante l’introduzione generale al volume.<br />

L’autore ci dice come è venuto in possesso delle lettere,<br />

annotando le sue preziose osservazioni e offrendo ne<br />

offrendo una personale e ricca testimonianza circa il<br />

Servo di Dio P. Uccelli, che egli ha avuto come formatore<br />

a Vicenza e di cui nel frattempo si era introdotta la causa<br />

di canonizzazione.<br />

La pubblicazione non accoglie tutte le lettere del Servo<br />

di Dio, ma solo le più significative indirizzate al Beato<br />

Conforti e a Melania. Ci sono altre lettere indirizzate al<br />

papà Battista, a fratelli, nipoti e Confratelli <strong>Saveriani</strong>,<br />

che l’autore non ha ritenuto di pubblicare, perché poco<br />

significative per conoscere la vita e l’animo di P. Uccelli.<br />

L’epistolario pubblicato da Teodori ha la caratteristica<br />

di un diario spirituale, preziosissimo.<br />

152


Biografie<br />

(per data di pubblicazione)<br />

ZULIAN ERMANNO, Gioia di fare il bene (fioretti di<br />

P. Pietro Uccelli), EMI, Bologna, 1997, pp.160.<br />

L’autore, egli pure missionario Saveriano, è stato allievo<br />

di P. Uccelli. E’ un testimone privilegiato, perché non<br />

solo ha conosciuto il Servo di Dio come formatore, ma<br />

ha potuto raccogliere testimonianze dirette in Cina, dalla<br />

gente che aveva conosciuto P. Uccelli, di cui servavano<br />

felice memoria come di un santo. Trovatosi poi accanto<br />

al Servo di Dio in punto di morte, ha potuto raccogliere<br />

numerose e preziose testimonianze in mezzo a quella<br />

folla, che ha voluto dare l’ultimo saluto a colui che tutti<br />

consideravano un santo a Vicenza. La figura di padre<br />

Uccelli, che emerge da questo libretto semplice e quasi<br />

fiabesco, è quella costruita da tutta quella gente, che,<br />

numerosissima, ricorreva a lui. Questo libretto di fioretti<br />

di P. Uccelli è stato letto numerose volte ai microfoni di<br />

diverse radio locali sia in provincia di Vicenza che di<br />

Reggio Emilia.<br />

ROSSI FAUSTO, Padre Pietro Uccelli missionario<br />

Saveriano, EDIC, Roma, 1986, pp.202.<br />

L’autore, Mons. Fausto Rossi, scomparso recentemente,<br />

ha potuto anche testimoniare al Processo diocesano di<br />

beatificazione. La biografia è il suo trentesimo volume<br />

agiografico pubblicato. Occorre notare che è un Sacerdote<br />

locale a sentire il bisogno di rendere omaggio alla<br />

153


memoria del saveriano P. Uccelli. Ha quindi dato credito<br />

a quella fama di santità del Servo di Dio, non solo viva,<br />

ma in crescita, tra la gente della sua diocesi di Vicenza.<br />

Solo sette capitoli del volume considerano il periodo<br />

vicentino del Servo di Dio, ma con un taglio decisamente<br />

interessante: il missionario aperto ai poveri, agli<br />

emarginati, ai penitenti della Diocesi di Vicenza era la<br />

conseguenza di una vita sempre e dovunque missionaria,<br />

vita completamente dedicata alla gloria di Dio e al<br />

servizio dei fratelli, fino ad un sincero desiderio di testimoniare<br />

Cristo con il sigillo del martirio. Notevole è la<br />

presentazione della biografia da parte del Vescovo di<br />

Vicenza Mons. Onisto.<br />

FASOLINI ETTORE, Un pane spezzato, Padre Pietro<br />

Uccelli missionario in Cina, EMI, Bologna 1991, pp.220.<br />

FASOLINI ETTORE, Non privarti della gioia,<br />

CSAM, Brescia, 1993, pp.110.<br />

FASOLINI ETTORE, Una lampada accesa, EMI, Bologna,<br />

1998, pp.208.<br />

Consideriamo contemporaneamente i tre volumi biografici<br />

dell’autore, che corrispondono a tre momenti del lungo<br />

cammino di ricerca da parte dell’autore. Sono state<br />

tante le testimonianze spontanee che l’autore ha ricevuto<br />

dalla gente circa la fama di santità del Servo di Dio e<br />

che egli ci lascia nei suoi tre volumi. Analizza con precisione<br />

il periodo di Vicenza, dando ragione della costante<br />

devozione della gente verso P. Uccelli. L’autore stesso<br />

154


ammette che gli eventi sono talvolta rivestiti da una forma<br />

accattivante, ma che mai tradiscono la verità. Nella<br />

biografia di P. Fasolini tutto risulta fondato e ben documentato<br />

per quanto riguarda gli eventi richiamati.<br />

VIOLA GIANNI,<br />

I fioretti di Padre Uccelli, vol.1, CSAM, Brescia, 2001,<br />

pp.98<br />

VIOLA GIANNI, I fioretti di Padre Uccelli, vol.2,<br />

CSAM, Brescia, 2002, pp.98<br />

Questi due volumetti del vicepostulatore della Causa di<br />

P. Uccelli, P. Gianni Viola, sono nati dall’incontro con<br />

un gruppo di testimoni in occasione dell’Inchiesta<br />

Diocesana della Diocesi di Vicenza sulla vita, virtù e fama<br />

di santità del Servo di Dio. Sono stati bene accolti dai<br />

devoti del Servo di Dio e tuttora se ne fa richiesta.<br />

LUCA AUGUSTO, Padre Uccelli, uomo di Dio,<br />

Graphital Edizioni, Parma, 2003, pp.32.<br />

Pur nella sua brevità il profilo biografico presenta sicuri<br />

punti di riferimento, perché P. Luca è un ricercatore accurato<br />

ed un intenditore della cultura italiana e cinese in<br />

particolare, con diverse pubblicazioni al suo attivo.<br />

LUCA AUGUSTO, Pietro Uccelli uomo di Dio, CSAM<br />

(Centro Saveriano Animazione Missionaria), 2005, pp.<br />

200.<br />

155


Una biografia accurata, ben documentata ed apprezzata<br />

dai devoti del Servo di Dio. Merito principale è quello<br />

di far parlare, quando possibile, lo stesso P. Pietro.<br />

CAMERA GUGLIELMO, P. Pietro Uccelli, missionario<br />

saveriano (Biografia Documentata), Congregazione<br />

dei Santi, Roma, 2005, pp. 1038.<br />

Il relatore della Causa di canonizzazione del Servo di<br />

Dio P. Pietro Uccelli presso la Congregazione dei Santi,<br />

P. Cristoforo Bove, OFmConv., presenta la presente biografia<br />

con le seguenti parole:<br />

“Dopo alcune espressioni biografiche, di carattere<br />

aneddotico e divulgativo, questa è la prima Biografia<br />

Documentata del Servo di Dio Pietro Uccelli (1874-<br />

1954), missionario saveriano, dovuta allo studio e alla<br />

ricerca di Guglielmo Camera. L’estensione e l’autenticità<br />

documentale permettono di entrare nelle pieghe<br />

più intime del vissuto umano e spirituale del missionario<br />

in Cina, a contatto con problemi e urgenze, talvolta<br />

violenti.<br />

Il pregio maggiore di quest’opera, peraltro da noi stessi<br />

diretta e sostenuta, consiste nella ricerca della convergenza<br />

tra le fonti autobiografiche, biografiche,<br />

processuali, documentali e iconografiche. Una novità<br />

metodologica, nel campo agiografico, che, mentre dissolve<br />

antiche mirabolanze nella vita dei santi, non risulta<br />

appesantita dall’enorme massa documentale”.<br />

156


Sussidi<br />

GARBERO <strong>PIETRO</strong>, I Missionari <strong>Saveriani</strong> in Cina,<br />

Istituto Saveriano per le Missioni Estere, Parma ,1965,<br />

pp. 375.<br />

P. Pietro Uccelli faceva parte di quel nutrito drappello di<br />

missionari <strong>Saveriani</strong> inviati in Cina direttamente dal fondatore<br />

dei Missionari <strong>Saveriani</strong>, il Beato Guido Maria<br />

Conforti. Il Servo di Dio lavora in un contesto ecclesiale<br />

e sociale ben determinato e questo lavoro di P. Garbero<br />

ne determina il contesto e ci permettere di valutare pienamente<br />

il contributo che P. Uccelli ha dato alla missione<br />

dei <strong>Saveriani</strong> in Cina.<br />

MATTIELLO GIULIO, Gli inizi della Missione<br />

Saveriana nel Honan (1899-1912). Metodologia missionaria<br />

dei <strong>Saveriani</strong>, Gemmagraf, Roma, 2001, pp 192.<br />

E’ un volume nato come tesi di laurea presso l’Università<br />

di Pavia. Il professore che guidava la tesi ne ha consigliato<br />

la stampa. Sembra davvero un lavoro molto prezioso<br />

e veramente ben documentato proprio sulla<br />

metodologia missionaria dei Missionari <strong>Saveriani</strong> in Cina<br />

al tempo della presenza di P. Uccelli. Molto precisa anche<br />

la documentazione circa le condizioni politiche, sociali<br />

e religiose della Cina in quel tempo. Questo studio<br />

di P. Mattiello ci permette di comprendere con una certa<br />

profondità il significato dell’azione pastorale di P. Uccelli<br />

in Cina.<br />

157


158


Finito di stampare<br />

nel mese di maggio 2007<br />

Parma<br />

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