Preghiera di un aspirante penitente - Parrocchia Volto Santo

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14.06.2013 Views

né gran voglia di tornare a te, né sento più di tanto la nostalgia della tua dimora. Io, Signore, mi sono abituato all’esilio. Sai, l’ho attrezzato bene: questa valle di lacrime ha ora un sacco di comfort e io non me la passo mica tanto male. E perché, poi, affliggermi con questa storia della penitenza, della mortificazione, del digiuno, dell’astinenza, della preghiera, del silenzio, della parsimonia nell’uso dei beni della terra? Anche io che pur amo chiamarmi cristiano e tuo discepolo, penso che siano cose superate, retaggio dell’oscuro medioevo, espressioni di atteggiamenti rinunciatari rispetto alle gioie che la vita ci offre. Perché non cogliere i fiori del piacere che spuntano sul mio cammino e che uno stuolo di nuovi e moderni apostoli mi offrono sorridenti e ammiccanti? Un bel problema per te, Signore: sei stato mandato per salvare uno, io, che non ha molta voglia di essere salvato… Certo, Signore, lo so anche io che soddisfacendo subito e totalmente ogni mio appetito, anche se non buono e non necessario, accontentando ogni mio desiderio, soddisfacendo ogni mia voglia, anche scomposta e disonesta, finisco fatalmente per arrabbiarmi di brutto se non posso poi soddisfare anche quelli che sono veri e propri capricci e arrivo a odiare chi frappone ostacoli alla mia fame e sete insaziabili di agiatezza e appagamento fisico. Detesto anche parole come disciplina, sacrificio, impegno, rinuncia necessaria, fatica, sudore, altruismo, pazienza, attesa, dono di sé… Vuoi vedere, Signore, che sono vittima di un colossale abbaglio? Quello di credere che le mie pulsioni (fame, sete, sesso…)

siano da sole tanto ordinate da non richiedere disciplina, controllo, vigilanza da parte della mia mente e volontà. Quello di ritenere che i miei istinti tendano di per sé non a prevaricare, a manifestarsi non nella sregolatezza, ma ad esprimersi senza violare la giustizia, la carità e la moderazione? Aiutami allora, Signore, a non dimenticare che il mio corpo, la mia mente, il mio spirito, perfino la mia anima sono feriti e tali restano da quando ho aperto gli occhi fino a quando li chiuderò per sempre. Senza la tua grazia, da invocare ogni giorno, più volte al giorno e senza il mio impegno quelle ferite degenerano fatalmente in cancrena, con la morte in agguato. Il mio impegno, Signore, tu lo chiamo “penitenza”. Aiutami allora a tenere il mio corpo, tuo tempio, pulito, ordinato, controllato disciplinato nei sensi, negli occhi, nella bocca, nelle mani, negli istinti e desideri. Fa, Signore, che anche i miei pensieri non divaghino nella dissipazione, nella fantasia sbrigliata, nella vanità e nell’effimero. Che le passioni, i desideri, i progetti del mio cuore siano sempre ricondotti con decisione, con severa disciplina se necessario, alla tua volontà e ai tuoi disegni su di me. Donami, Signore, la grazia di un animo penitente. Fa che per gustare la gioia del rinnovamento interiore ed esteriore io sappia affrontare generosamente qualche sacrificio e qualche rinuncia necessaria: ne vale la pena per essere nuovo e gradito ai tuoi occhi. Per essere un uomo pasquale. Parrocchia Volto Santo (Salerno) http://www.parrocchiavoltosanto.it Pagina delle preghiere http://www.parrocchiavoltosanto.it/preghiere/preghiere.asp

né gran voglia <strong>di</strong> tornare a te,<br />

né sento più <strong>di</strong> tanto la nostalgia della tua <strong>di</strong>mora.<br />

Io, Signore, mi sono abituato all’esilio.<br />

Sai, l’ho attrezzato bene:<br />

questa valle <strong>di</strong> lacrime ha ora <strong>un</strong> sacco <strong>di</strong> comfort<br />

e io non me la passo mica tanto male.<br />

E perché, poi, affliggermi<br />

con questa storia della penitenza,<br />

della mortificazione, del <strong>di</strong>gi<strong>un</strong>o, dell’astinenza,<br />

della preghiera, del silenzio,<br />

della parsimonia nell’uso dei beni della terra?<br />

Anche io che pur amo chiamarmi cristiano e tuo <strong>di</strong>scepolo,<br />

penso che siano cose superate,<br />

retaggio dell’oscuro me<strong>di</strong>oevo,<br />

espressioni <strong>di</strong> atteggiamenti rin<strong>un</strong>ciatari<br />

rispetto alle gioie che la vita ci offre.<br />

Perché non cogliere i fiori del piacere<br />

che sp<strong>un</strong>tano sul mio cammino<br />

e che <strong>un</strong>o stuolo <strong>di</strong> nuovi e moderni apostoli<br />

mi offrono sorridenti e ammiccanti?<br />

Un bel problema per te, Signore:<br />

sei stato mandato per salvare <strong>un</strong>o, io,<br />

che non ha molta voglia <strong>di</strong> essere salvato…<br />

Certo, Signore,<br />

lo so anche io che sod<strong>di</strong>sfacendo<br />

subito e totalmente ogni mio appetito,<br />

anche se non buono e non necessario,<br />

accontentando ogni mio desiderio,<br />

sod<strong>di</strong>sfacendo ogni mia voglia,<br />

anche scomposta e <strong>di</strong>sonesta,<br />

finisco fatalmente per arrabbiarmi <strong>di</strong> brutto<br />

se non posso poi sod<strong>di</strong>sfare<br />

anche quelli che sono veri e propri capricci<br />

e arrivo a o<strong>di</strong>are chi frappone ostacoli<br />

alla mia fame e sete insaziabili<br />

<strong>di</strong> agiatezza e appagamento fisico.<br />

Detesto anche parole come <strong>di</strong>sciplina, sacrificio, impegno,<br />

rin<strong>un</strong>cia necessaria, fatica, sudore,<br />

altruismo, pazienza, attesa, dono <strong>di</strong> sé…<br />

Vuoi vedere, Signore,<br />

che sono vittima <strong>di</strong> <strong>un</strong> colossale abbaglio?<br />

Quello <strong>di</strong> credere che le mie pulsioni (fame, sete, sesso…)

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