dicembre - Cassa Rurale di Pergine Valsugana

| ARTE IN BANCA |
| Daniele Lazzeri |
Carlo Girardi
Il dominio di un artista è strettamente se stesso
Di aneddoti ed episodi da raccontare nella
lunga carriera artistica di Carlo Girardi
ce ne sono un’infinità. È da cinquant’anni,
infatti, che l’artista perginese lavora
instancabilmente alle sue tele, fin da
quando, nel 1961, esce dal glorioso
Magistero d’Arte di Venezia che ha
frequentato al termine degli studi presso
l’Istituto d’Arte di Trento.
E risale proprio all’avventura veneziana
il primo, curioso, ricordo che ci regala
Girardi durante una serie di colloqui
intrattenuti con lui nelle ultime settimane.
«Mi trovavo sul Canal Grande – ci racconta
sorridendo oggi come allora – quando vidi
passare a bordo di una piccola
imbarcazione il grande artista Emilio
Vedova. Le sue opere erano state da poco
escluse dalla Biennale di Venezia e, per
protesta, cominciò a gettare in acqua i suoi
quadri, inveendo contro l’organizzazione».
Frammenti indelebili nella memoria di
Girardi che ricorda con piacere i tempi
andati quando, con gli amici Bruno
Degasperi e Giuseppe Fontanari, infilati gli
stivali da pesca, si recavano nello specchio
d’acqua di Piazza San Marco, sommersa
dall’alta marea, a dipingere. «I quadri
servivano per sbarcare il lunario, per
guadagnarsi un piatto di minestra calda»
che, si sa, è stata la base alimentare di
tanti grandi artisti.
Ma non c’è rimpianto o sofferenza nei
ricordi di Girardi. Anzi, ci racconta di
quest’atmosfera, a tratti surreale, con
ironia, umiltà e pacatezza, tipici del suo
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carattere. «Una Bohème all’italiana – la
definisce – invece che parigina», che è
propria del senso profondo di una vita
anticonformista e, perché no, sregolata,
appannaggio degli artisti squattrinati ma
liberi.
ARTE IN BANCA
Prosegue la serie di articoli dedicati
agli artisti e alle opere presenti nelle filiali
della Cassa Rurale di Pergine.