dicembre - Cassa Rurale di Pergine Valsugana

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| VITA DI COMUNITÀ | Nelle foto dall’alto Un’immagine di quello che era rimasto dopo la “Notte dei Fuochi”, l’11 giugno 1961 Alcide De Gasperi Stretta di mano tra Alcide De Gasperi e Karl Gruber durante l’accordo del 1946 comprendente un proprio governatore e una Dieta eletta dal popolo, insediata a Vienna. A questa assemblea presero parte trentini illustri come Cesare Battisti, Alcide De Gasperi, don Lorenzo Guetti ed Enrico Conci. 1918 Al termine del primo conflitto mondiale il Trentino e l’Alto Adige passano al Regno d’Italia. 1946 Il 5 settembre il capo provvisorio del Governo italiano, Alcide De Gasperi, e il ministro degli esteri austriaco, Karl Gruber, firmano un accordo che riconosce l’importanza di proteggere le minoranze etniche. 1957 Il 17 novembre il leader dell’SVP, Silvius Magnago, chiede la completa autonomia per la provincia di Bolzano, al grido di “Los von Trient”. Cominciano gli anni di attriti tra trentini e altoatesini, che culmineranno con la “Notte dei fuochi” (11 giugno 1961) quando furono fatti esplodere 47 tralicci dell’energia elettrica. 1972 Il 20 gennaio entra in vigore il nuovo Statuto d’autonomia, detto “Pacchetto”, che aumenta i poteri delle due province autonome. 38 LINEA DIRETTA SOCIO DICEMBRE 2011 2009 Lo Stato italiano raggiunge un accordo, detto di Milano perché firmato nella città meneghina, il 30 novembre con le Province di Bolzano e Trento. Con tale accordo il governo concede nuove deleghe alle Province in materia finanziaria. * 1 Tratto da PIETRO ALESSANDRINI “Memorie di Pergine e del Perginese”, Arti Grafiche Saturnia, Trento, 1972.
| Don Remo Vanzetta | Parroco a Pergine Valsugana Lettera di Natale Come noi Dalle mie parti si dice «l’è soto i altri»: si intende lavorare alle dipendenze, una cosa molto comune e accettata. Da qualche parte ho letto che è facile stare sopra gli altri, un po’ più difficile è stare sotto gli altri, ma la cosa più difficile di tutte è stare alla pari degli altri. Forse è per questo che è difficile la democrazia, l’equità, l’uguaglianza, e anche il matrimonio, e anche l’amicizia. “Essere come Dio” è stata la tentazione del serpente. “Essere come l’uomo” è stata la pazzia di Dio: Gesù s’è fatto in tutto simile a noi, fuorché nel peccato, peccato che è poi voler “essere come Dio”, sopra gli altri. Questo Gesù alla pari, che abita sul mio piano, dietro la porta accanto, anzi dentro le mie porte, è la sensazione più profonda che ho a Natale. Mi fa sentire familiare di Dio, di un Dio con noi, appunto. A Natale mi passa la paura di Dio, e anche dell’uomo, perché non mi sento più solo e non mi sentirò mai più solo. Perché Gesù è venuto ad abitare da noi, a condividere la nostra vita nella sua realtà; non a fare una breve vacanza curiosa, una bella esperienza esotica da noi. Prima di camminare davanti a noi, prima di insegnarci la strada, si è fatto portare in braccio e si è fatto condurre per mano; poi si è messo al passo con noi e si è messo a camminare accanto a noi. Ha fatto la fila NATALE 2011 con noi, anzi, tutta la trafila. Da bambino in su. Da garzone in su. Ha imparato a leggere e scrivere; ha imparato a poco a poco il mestiere di uomo, ha imparato a poco a poco il mestiere di falegname. Trent’anni come uno qualunque di noi, trent’anni come uno tra i più poveri di noi. Prima di incominciare a fare miracoli, a fare il maestro; prima di annunciare il Regno di Dio e salvarci, è stato semplicemente tra noi, è vissuto con noi. Con noi ha condiviso le gioie e bevuto un bicchiere. Non è venuto a togliere la fatica e la sofferenza ma a portarla con noi. Ha lavorato e ha pianto, come noi, con noi. L’amore è stato definito come “vivere con” e “vivere per”. Quasi quasi il fatto che Gesù sia vissuto con noi mi commuove di più del fatto che è morto per noi. Sappiamo tutti per esperienza quale grande significato abbia per le persone, in qualunque età, la presenza di qualcuno che ti tenga la mano, che ti si sieda accanto, che semplicemente stia con te e non ti lasci solo. Sappiamo quanto manchi a un bambino un genitore che faccia di tutto per lui, ma che non ci sia mai a casa, a giocare insieme a lui. Gesù ha preso molto sul serio questo vivere con noi: trent’anni su trentatré. Anche da questo conosciamo che egli ci ha molto amato. E noi siamo chiamati ad amare come lui ha amato noi. Il più delle volte non occorre fare molto per gli altri: basta esserci. E affrontare insieme i problemi. * | SPIRITUALMENTE | 39
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