dicembre - Cassa Rurale di Pergine Valsugana
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| VITA DI COMUNITÀ |<br />
Sembra quasi una storia inventata, <strong>di</strong><br />
quelle che si potevano leggere nell’800.<br />
Erano create quasi apposta, racconti<br />
“strappalacrime”. Nel finale si salvano<br />
tutte o quasi, per l’opera pia <strong>di</strong> qualche<br />
“signore” che così voleva magari<br />
aggiustare i conti con il Padreterno.<br />
Ma per “zio Toni” (non ha moglie, non ha<br />
figli, ma aveva un sacco <strong>di</strong> fratelli e gli è<br />
rimasto solo Mario) che appunto è zio <strong>di</strong><br />
molti nipoti e pronipoti, è una drammatica<br />
realtà. Adesso ha 88 anni e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> giorni<br />
<strong>di</strong> Natale ne ha passati tanti.<br />
Con rammarico, ed è comprensibile, <strong>di</strong>ce<br />
(e quasi ti dà una mazzata) «Non ricordo<br />
nessun Natale particolare». Possibile?<br />
È una frase che non riusciamo nemmeno<br />
a concepire. Anche perché c’è la<br />
consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> ricordare il Natale <strong>di</strong> quel<br />
tal anno perché eravamo a New York, o<br />
alle Mal<strong>di</strong>ve, o a Cuba, o chissà dove, o ci<br />
hanno regalato chissà cosa. Per fortuna,<br />
da noi, c’è ancora (e sono magari tanti) chi<br />
trascorre il Natale in casa, tutt’al più, in<br />
qualche ristorante o luogo <strong>di</strong> montagna,<br />
ma con i famigliari, con i figli, con i<br />
nipotini, tra regali (e sono sempre troppi),<br />
leccornie, abbuffate. Ma almeno si salva la<br />
faccia perché attorno al tavolo ci sono<br />
appunto i figli, le loro mogli, i nipotini (cui<br />
regalare strani marchingegni), magari<br />
qualche fratello. “Zio Toni”, invece no.<br />
E lo <strong>di</strong>ce appunto con velata tristezza.<br />
«Per me, per noi in casa, era una giornata<br />
come tante altre. Certo si andava a Messa,<br />
ci mancherebbe. Ma altrimenti, giorno<br />
28 LINEA DIRETTA SOCIO DICEMBRE 2011<br />
A cura <strong>di</strong><br />
| Roberto Gerola |<br />
Volere è potere<br />
piatto, come tanti altri. Posso paragonare<br />
il giorno <strong>di</strong> Natale alla domenica, ma non<br />
tutte. C’era il papà che preparava<br />
qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso. Ricordo che gli<br />
piaceva far da mangiare. E allora non era<br />
sempre crauti e patate (o polenta).<br />
Di crauti se ne consumavano a “conzi” (quei<br />
recipienti specifici per fare e conservare i<br />
crauti). Appunto, qualche domenica, il papà<br />
preparava il gulasch o i canederli. Usava<br />
quanto c’era tra<strong>di</strong>zionalmente in casa dei<br />
conta<strong>di</strong>ni. Come loro, anche se papà era<br />
fabbro, tenevamo qualche coniglio,<br />
qualche gallina, un maiale che si uccideva<br />
in <strong><strong>di</strong>cembre</strong> e allora i crauti erano un po’<br />
più saporiti. La festa, se così era, finiva lì,<br />
punto e basta».<br />
«Non ho un Natale da ricordare».<br />
E poi, “zio Toni”, e occorre <strong>di</strong>rla tutta, ha<br />
avuto una vita in salita. Dobbiamo <strong>di</strong>re,<br />
infatti, che ha praticamente trascorso<br />
tutta la gioventù (da poco prima <strong>di</strong><br />
compiere 6 anni e per 20 anni) steso.<br />
Cioè, vedeva il mondo da steso, nel senso<br />
che ha vissuto stando steso. Incre<strong>di</strong>bile.<br />
E <strong>di</strong> rammaricarsi, ora, durante questo<br />
suo ricordo del “non Natale”, ne ha tutti<br />
i motivi. Perché, non è che dopo dei<br />
vent’anni “da steso” la sua vita sia stata<br />
quanto meno “in piano”. No, ha dovuto<br />
combattere con la sua infermità<br />
provocatagli da un caso <strong>di</strong> malasanità<br />
(si <strong>di</strong>rebbe ora) che lo ha segnato per tutti<br />
LA STORIA<br />
Antonio Frisanco<br />
“Toni”, l’artigiano