Il v<strong>in</strong>o che faceva peccare i papi SPECIALE 20 7 6 4 12 10 17 25 13 9 20 24 5 14 C 23 8 22 26 3 11 15 19 21 2 18 1 16 I numeri si riferiscono alle aziende v<strong>in</strong>icole (vedi pag<strong>in</strong>e successive). La lettera C <strong>in</strong>dica la sede del Consorzio <strong>della</strong> Denom<strong>in</strong>azione San Gimignano.
La storia <strong>della</strong> Vernaccia è partita dalla Liguria per approdare sulle tavole più prestigiose Sembra che il vitigno Vernaccia sia stato <strong>in</strong>trodotto per la prima volta nell’area sangimignanese dalla Liguria, <strong>in</strong>torno all’anno 1200, da un certo Vieri de’ Bardi. Il commercio fiorì già nel 1276. Ritroviamo <strong>in</strong>fatti negli “ord<strong>in</strong>amenti <strong>della</strong> gabella” del comune di San Gimignano di quell’anno, l’imposizione di una tassa di “tre soldi” per ogni soma di Vernaccia fuori comune e troviamo anche l’istituzione di un registro dei provveditori o pesatori di Vernaccia, che avevano il compito di sovra<strong>in</strong>tendere non solo alle gabelle, ma anche all’<strong>in</strong>cetta delle migliori vernacce per conto del comune. È evidente qu<strong>in</strong>di che già <strong>in</strong> quel periodo la Vernaccia aveva acquistato notevole pregio sui più importanti mercati toscani ed italiani ed allietava le tavole imbandite dei nobili e potenti del tempo. Dante Alighieri stesso, aggirandosi tra i golosi del suo Purgatorio vede <strong>in</strong>dicarsi, da Foreste Donati, un vecchio (papa Mart<strong>in</strong>o IV) che stava pagando amaramente il gusto raff<strong>in</strong>ato di rimp<strong>in</strong>zarsi di anguille alla Vernaccia. V<strong>in</strong>o qu<strong>in</strong>di, la Vernaccia, da far peccare i papi, da gran signori, la cui fama corse <strong>in</strong> ogni tempo i più r<strong>in</strong>omati mercati ed allietò le mense più fastose dei pr<strong>in</strong>cipi del R<strong>in</strong>ascimento. Eccolo <strong>in</strong>fatti brillare nei calici degli <strong>in</strong>vitati alle nozze Medici-Rucellai nel 1468 come dono agli sposi di 40 fiaschi dal comune di San Gimignano. Sulla mensa di Lorenzo il Magnifico, che cont<strong>in</strong>uamente sollecitava il comune di San Gimignano a doni di Vernaccia, scusandosi nel dire che «era bevanda graditissima alla sua madre Lucrezia Tornabuoni e utile e corroborante rimedio alla salute del giovane figlio Piero». Venendo a tempi più recenti, la Vernaccia è il primo v<strong>in</strong>o italiano ad avere avuto riconosciuta la Denom<strong>in</strong>azione di Orig<strong>in</strong>e Controllata, nell’anno 1966. i discipl<strong>in</strong>ari Vernaccia La Docg Vernaccia di San Gimignano deve essere ottenuta dal vitigno omonimo e il discipl<strong>in</strong>are di produzione ammette che possano essere aggiunti altri vitigni a bacca bianca non aromatici f<strong>in</strong>o ad un massimo del 10 per cento. Le norme per la coltivazione delle viti considerano idonei solo i terreni coll<strong>in</strong>ari, con una buona esposizione, ad un’altitud<strong>in</strong>e non superiore ai 500 metri sul livello del mare. I terreni, di orig<strong>in</strong>e pliocenica e costituiti da sabbie gialle e argille sabbiose, devono <strong>in</strong>oltre essere situati nel Comune di San Gimignano. A garanzia <strong>della</strong> qualità del prodotto f<strong>in</strong>ale il numero di ceppi per ettaro di superficie produttiva non deve essere <strong>in</strong>feriore a tremila per i nuovi impianti o reimpianti. Inoltre la produzione non deve superare i c<strong>in</strong>que chilogrammi di uva per ceppo e i 90 qu<strong>in</strong>tali di uva per ettaro (<strong>in</strong> coltura specializzata). Le caratteristiche f<strong>in</strong>ali che il discipl<strong>in</strong>are <strong>in</strong>dividua per la Vernaccia sono date da un v<strong>in</strong>o che si caratterizza per colore giallo paglier<strong>in</strong>o tendente al dorato con l’<strong>in</strong>vecchiamento, odore f<strong>in</strong>e, penetrante, caratteristico, sapore asciutto, armonico, con caratteristico retrogusto amarognolo. San Gimignano Rosso La Doc San Gimignano Rosso ha una base di Sangiovese: m<strong>in</strong>imo il 70% che sale all’85% nel San Gimignano Sangiovese. Ma non è solo il vitigno toscano per eccellenza a comparire nell’uvaggio di questa Doc perché ci può essere una prevalenza di Cabernet sauvignon, Merlot, Syrah o P<strong>in</strong>ot nero. Una base ampelografica complessa, dunque, a cui si aggiunge il fatto che le vigne debbano trovarsi su terreni coll<strong>in</strong>ari ben esposti a una altitud<strong>in</strong>e non superiore ai 500 metri, con una resa ad ettaro delle uve che va da 8 a 12 tonnellate. D’altro canto l’immissione al consumo può avvenire solo dopo qu<strong>in</strong>dici mesi di aff<strong>in</strong>amento, di cui almeno sette <strong>in</strong> fusti di legno e almeno tre <strong>in</strong> bottiglia. Il Rosso Doc si presenta, pur nella diversità organolettica dei vari vitigni, con un colore rub<strong>in</strong>o tendente al granato, profumi <strong>in</strong>tensi ed eleganti, sapore asciutto, armonico, di corpo e giustamente tannico. Completano il quadro il San Gimignano V<strong>in</strong> Santo (almeno 30% di Trebbiano toscano) e il San Gimignano V<strong>in</strong> Santo Occhio di Pernice (almeno il 50% di Sangiovese). SPECIALE 21