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152 LAURA ANANIA<br />

Antrocom 2005 - 1 (2)<br />

grati <strong>in</strong> quest’area per sfuggire alle persecuzioni turche.<br />

Per secoli erano stati illetterati ed il loro contatto con la<br />

cultura islamica e l’élite degli <strong>in</strong>tellettuali era stato pressoché<br />

<strong>in</strong>esistente.<br />

Inevitabilmente le loro opere si orientarono <strong>in</strong> senso ideologico,<br />

ma la loro ignoranza della lirica classica preservò<br />

la poesia da ogni manierismo stilistico.<br />

Mikaîlê Resîd (nato nel 1925) fu un poeta sensibile nel<br />

descrivere lo splendore della natura; mentre Etarê Sero<br />

pose al centro della sua poesia temi di carattere sociale e<br />

si espresse <strong>in</strong> favore dell’emancipazione femm<strong>in</strong>ile.<br />

Nella città di Erevan gli <strong>in</strong>tellettuali curdi furono fervidamente<br />

attivi: la pubblicazione della rivista “Riya Taze”,<br />

<strong>in</strong>sieme alle antologie e ai numerosi libri usciti, hanno<br />

fatto conoscere la cultura e il folklore curdo nei Paesi<br />

dell’ex-U.R.S.S.<br />

Durante gli anni Sessanta le politiche nei confronti dei<br />

Curdi s’<strong>in</strong>asprirono <strong>in</strong> tutti i Paesi sotto la cui giurisdizione<br />

rientra il loro territorio e agli <strong>in</strong>tellettuali non fu possibile<br />

né esprimersi liberamente né pubblicare le proprie<br />

opere, anche nelle regioni che f<strong>in</strong>o ad allora avevano loro<br />

garantito un più ampio marg<strong>in</strong>e d’azione.<br />

Gli <strong>in</strong>tellettuali curdi scelsero qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> questo periodo la<br />

via dell’esilio, rifugiandosi per lo più nei Paesi occidentali,<br />

contribuendo ad una vera e propria r<strong>in</strong>ascita della<br />

letteratura Kurmanji, strettamente proibita <strong>in</strong> Turchia e<br />

Siria. Appoggiati da cent<strong>in</strong>aia di migliaia di lavoratori<br />

curdi emigrati, gli <strong>in</strong>tellettuali curdi si raggrupparono e<br />

non trascurarono alcun mezzo per promuovere la propria<br />

l<strong>in</strong>gua.<br />

Poeti e scrittori pubblicarono le loro opere dapprima su<br />

riviste edite da case editrici curde <strong>in</strong> Svezia, le cui autorità<br />

governative, che assumono un atteggiamento favorevole<br />

allo sviluppo culturale delle comunità emigrate,<br />

misero a disposizione dei Curdi (che nel Paese sono circa<br />

15.000) un budget, per le pubblicazioni nella loro l<strong>in</strong>gua,<br />

relativamente importante.<br />

A partire dalla f<strong>in</strong>e degli anni Settanta apparvero una<br />

vent<strong>in</strong>a di giornali e riviste, libri per bamb<strong>in</strong>i, abbecedari,<br />

traduzioni di opere storiche sui Curdi, <strong>in</strong>coraggiando<br />

la produzione letteraria.<br />

Gli anni Settanta <strong>in</strong> Irak <strong>in</strong>iziarono con le speranze alimentate<br />

dagli accordi tra il governo irakeno e Barzani,<br />

dando luogo all’emergere di una nuova generazione di<br />

scrittori, provenienti per lo più dalle regioni irakene e<br />

iraniane, che scrissero qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> dialetto Sorani, divenuto<br />

così nel corso degli ultimi decenni la l<strong>in</strong>gua letteraria<br />

curda per eccellenza. Tra i tanti poeti va ricordato Sherko<br />

Bekas, nato nel 1940 a Sulaimaniya, figlio dell’altrettanto<br />

famoso Fa’iq Abdullah Bekas, che partecipò come<br />

lui alle rivolte del popolo curdo contro il governo di Baghdad.<br />

Sherko fu deportato nel 1975 nell’Irak del Sud, dopo aver<br />

diretto per anni l’ufficio di propaganda della stazione radio<br />

“Voce del Kurdistan”, che sosteneva la guerriglia di<br />

Barzani. Visse qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> esilio <strong>in</strong> Svezia, come molti altri<br />

<strong>in</strong>tellettuali curdi. Nel 1992 tornò nel Kurdistan iracheno,<br />

diventando m<strong>in</strong>istro per la cultura della Regione Autonoma<br />

del Kurdistan irakeno.<br />

Bekas ha scritto alcune delle liriche più delicate della<br />

poesia kurda contemporanea, <strong>in</strong> cui il tema dom<strong>in</strong>ante è<br />

quello della libertà.<br />

Tra i poeti più giovani si possono ricordare Latif Halmat,<br />

nato nel 1950 nel Kurdistan irakeno, a Kifri, giornalista,<br />

oltre che autore di diversi libri di poesie, e Ferhad<br />

Shakely, laureato <strong>in</strong> Lettere Curde presso l’Università<br />

di Baghdad, che oggi, oltre a dedicarsi alla poesia, <strong>in</strong>segna<br />

l<strong>in</strong>gua curda all’Università di Uppsala e dirige la<br />

rivista “Mamostay Kurd” (L’<strong>in</strong>segnante curdo), rivolta al<br />

mantenimento dell’identità l<strong>in</strong>guistico culturale del suo<br />

popolo. 64<br />

F<strong>in</strong>o agli <strong>in</strong>izi del Novecento gli scrittori curdi hanno<br />

privilegiato il genere lirico, ma correnti di r<strong>in</strong>novamento<br />

e superamento degli abituali schemi letterari hanno<br />

portato gli autori all’utilizzo crescente delle forme del<br />

romanzo e del racconto, <strong>in</strong>dubbiamente anche per l’<strong>in</strong>fluenza<br />

esercitata, a partire dalla f<strong>in</strong>e della Prima Guerra<br />

Mondiale, dalla diffusione delle opere degli scrittori<br />

russi ed europei, di cui sono testimonianza anche le numerose<br />

traduzioni <strong>in</strong> Curdo pubblicate a Baghdad tra gli<br />

anni C<strong>in</strong>quanta e Sessanta di romanzi, per esempio, di<br />

Voltaire, Hugo, Tolstoj.<br />

La prosa ha trovato ampio spazio sulle riviste, che hanno<br />

sovente pubblicato le opere degli scrittori emergenti.<br />

Ereb Semo (o Shamilov, 1896-1978), nato nei pressi di<br />

Kars (città <strong>in</strong> quel tempo sotto il dom<strong>in</strong>io della Russia<br />

zarista, annessa <strong>in</strong> seguito alla Turchia), è tra i romanzieri<br />

curdi più noti e fecondi, rappresentante di una élite<br />

<strong>in</strong>tellettuale, sviluppatasi <strong>in</strong> Armenia, che ha prodotto la<br />

maggior parte delle opere letterarie curde.<br />

A ventidue anni fu arrestato e trascorse molti mesi <strong>in</strong> carcere<br />

nel Nord del Caucaso.<br />

Si trasferì poi nella città di Erevan, capitale dell’Armenia<br />

sovietica. Costretto nel 1937 all’esilio, trascorse venti<br />

anni <strong>in</strong> Siberia.<br />

Nel 1935 pubblicò “Sivane Kurd” (Il pastore curdo), <strong>in</strong><br />

cui descrisse la vita dei pastori nomadi, che già allora<br />

andavano scomparendo, romanzo che ottenne un grande<br />

successo e fu tradotto <strong>in</strong> diverse l<strong>in</strong>gue. Un’altra opera di<br />

Semo molto conosciuta è “Il castello di DimDim”, epopea<br />

curda.<br />

I suoi romanzi e testi teatrali furono pubblicati fra il 1935<br />

e il 1978, anno della morte, tutti dedicati al racconto della<br />

vita dei Curdi: l’educazione, la famiglia, le tradizioni, il<br />

nomadismo, la tenace resistenza alle avversità.<br />

La prosa curda ha prodotto anche opere storiche e di critica<br />

letteraria; importanti <strong>in</strong> questo senso sono gli scritti<br />

di Maruf Khaznadar, attivo soprattutto a Baghdad, dove<br />

durante gli anni Settanta fu preside del Dipartimento di<br />

L<strong>in</strong>gue e Letteratura Curda della Facoltà di Lettere dell’Università,<br />

che scrisse una “Storia della letteratura<br />

curda”, uscita nel 1967, e “Rima e ritmo nella poesia<br />

curda”, del 1962.<br />

Comunque, tra le opere di carattere storico resta ancora<br />

fondamentale il “Compendio della storia dei Curdi e del<br />

Kudistan dalle orig<strong>in</strong>i ai giorni nostri”, pubblicato nel<br />

1931 da Mihemed-Em<strong>in</strong> Zeki, tradotto, come molti dei<br />

suoi testi storici sul Kurdistan, <strong>in</strong> Arabo.

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