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150 LAURA ANANIA<br />

Antrocom 2005 - 1 (2)<br />

ne del Kurdistan (VII sec. d.C.), poiché nei suoi versi il<br />

poeta denuncia la violenza degli <strong>in</strong>vasori e l’abbandono<br />

di Ahura Mazda, dio dell’antica religione dei Curdi.<br />

Il “Frammento di Sharazur” (Kurdistan meridionale /<br />

VII-VIII secolo) recita: “Distrutti sono i luoghi di preghiera,<br />

i fuochi sono spenti. I più grandi tra i grandi si<br />

sono nascosti. Gli Arabi crudeli abbattevano i villaggi dei<br />

contad<strong>in</strong>i f<strong>in</strong>o a Sharazur. Prendevano come schiave le<br />

loro mogli, le loro figlie. Uom<strong>in</strong>i valorosi si rotolavano nel<br />

sangue. I riti di Zarathustra non si compiono più. Ahura<br />

Mazda, non ha pietà di noi.” 60<br />

La letteratura curda pre-islamica non ci è pervenuta.<br />

La conquista araba dell’impero Persiano, comprendente<br />

anche il territorio del Kurdistan, non impedì ai Persiani<br />

e ai Curdi di dare il proprio contributo all’elaborazione<br />

della cultura e della società islamica, anche se le l<strong>in</strong>gue<br />

dom<strong>in</strong>anti furono l’Arabo, <strong>in</strong> particolare per le opere di<br />

teologia e diritto, e il Persiano, predom<strong>in</strong>ante quale l<strong>in</strong>gua<br />

letteraria e molti autori ed <strong>in</strong>tellettuali curdi preferirono<br />

utilizzare le l<strong>in</strong>gue dei conquistatori, alle corti dei<br />

quali spesso operavano.<br />

In Arabo furono scritte le opere di Ibn Khallikân (1211-<br />

1282), autore di una serie di biografie di personaggi celebri,<br />

e di Abu ‘l Fidâ (1273-1331), storico e geografo.<br />

Per gli autori curdi contemporanei scrivere nella propria<br />

l<strong>in</strong>gua madre ormai è una questione politica: <strong>in</strong> Siria e <strong>in</strong><br />

Turchia sfidando il carcere o l’esilio.<br />

In passato, quando all’<strong>in</strong>terno dell’Impero Ottomano fiorirono<br />

e si svilupparono anche culturalmente i pr<strong>in</strong>cipati<br />

curdi, tutte le l<strong>in</strong>gue parlate dalle m<strong>in</strong>oranze etniche<br />

dell’Impero erano permesse; ciò nonostante, molti autori<br />

curdi cont<strong>in</strong>uarono a scrivere <strong>in</strong> Arabo e Persiano.<br />

Sharif Khan Bidlisi, discendente di una famiglia pr<strong>in</strong>cipesca<br />

di Bitlis, nel Kurdistan turco, scrisse la prima storia<br />

dei Curdi, “Sharaf-nâma” (La lettera di Sharif), term<strong>in</strong>ata<br />

nel 1596 e scritta <strong>in</strong> Persiano, nonostante l’<strong>in</strong>tento<br />

fosse quello di risvegliare nei pr<strong>in</strong>cipi l’orgoglio curdo.<br />

Il periodo trattato è compreso tra il 1290 e il 1596, riportando<br />

le cronache di 32 pr<strong>in</strong>cipati curdi.<br />

Bidlisi si rese conto dell’importanza della conservazione<br />

della propria l<strong>in</strong>gua, tracciandone l’evoluzione e classificando<br />

i diversi dialetti, con un esito ancora oggi per molti<br />

aspetti valido.<br />

L’opera fu pubblicata per la prima volta a San Pietroburgo<br />

nel 1860 e qui tradotta pochi anni dopo <strong>in</strong> Francese;<br />

la versione <strong>in</strong> Curdo uscì solo nel 1973 grazie al lavoro<br />

dell’Accademia Curda di Baghdad.<br />

Tra gli storici si può ancora ricordare Idrîs Hakîm, anch’egli<br />

di Bitlis, che nella prima metà del C<strong>in</strong>quecento<br />

scrisse una storia dell’Impero Ottomano <strong>in</strong> Persiano,<br />

“Hasht bihisht” (L’ottavo Paradiso).<br />

Tra i poeti curdi, molti preferirono esprimersi <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gue<br />

diverse dalla propria; tra questi, Nizami Ganjevi, pseudonimo<br />

di Ilias Jusuf (1140-1202), nato a Ganja (nell’odierno<br />

Azerbaijan), attivo <strong>in</strong> un periodo turbolento di scontri<br />

permanenti tra le popolazioni curde e i Turchi; scrisse, <strong>in</strong><br />

Persiano, un’opera epica <strong>in</strong> c<strong>in</strong>que libri <strong>in</strong>dipendenti, dei<br />

quali il migliore, del 1188, fu forse “Leila e Madjnum”,<br />

basato su un antico canto folkloristico curdo.<br />

Ancora oggi molti poeti, romanzieri e storici di orig<strong>in</strong>e<br />

curda scrivono <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua araba e i giovani autori adesso<br />

tendono a servirsi delle l<strong>in</strong>gue europee.<br />

Tracciare una storia della letteratura curda è difficile, anche<br />

a causa delle persecuzioni subite dai Curdi nel corso<br />

del Novecento, che hanno provocato la distruzione di<br />

molte fonti preziose.<br />

Il primo tentativo di stilare un sommario elenco di autori<br />

curdi fu quello di A.Jaba nel 1860, nella sua “Raccolta di<br />

notizie e di racconti curdi”, che pone nel Quattrocento la<br />

prima fioritura della poesia curda.<br />

Indubbiamente, il periodo compreso tra il XV e il XVII<br />

sec. fu quello classico della letteratura curda, contemporanea<br />

allo splendore delle corti dei pr<strong>in</strong>cipati del Kurdistan.<br />

Ci sono tuttavia pervenute opere di poeti curdi che si<br />

possono far risalire, anche se con qualche riserva, al IX<br />

sec. d.C., per esempio Bassam–i-Kurdi (IX sec.) e Pire<br />

Shariar (X sec.); quest’ultimo scrisse <strong>in</strong> dialetto del Kurdistan<br />

meridionale e i suoi versi s’impressero nella memoria<br />

popolare, trasformandosi <strong>in</strong> forme proverbiali.<br />

La fierezza e l’amore per la libertà, che col tempo si arricchirono<br />

sempre più di patriottismo, sono temi dom<strong>in</strong>anti<br />

già nella letteratura curda più antica.<br />

Hamadâni (XI sec.)scrisse: “Un’impresa senza nome e<br />

una casa senza calendario sono io.<br />

Di giorno il mondo è il mio rifugio.<br />

Di notte con un profondo sospiro mi stendo su un letto<br />

di pietra.<br />

Anche la tarma non conosce il mio dolore.<br />

Anche le formiche hanno le loro coll<strong>in</strong>e e i serpenti le<br />

loro tane.<br />

Non c’è alcun tetto per me <strong>in</strong> questo mondo, la terra pietrosa<br />

è il mio guanciale e l’aria il mio velo.” 61<br />

Sempre nello stesso periodo vissero altri due poeti che<br />

scrissero <strong>in</strong> dialetto Kurmanji: Ali Teremachi, nato nel<br />

villaggio di Termach, e Ali Hariri (1010-1077), orig<strong>in</strong>ario<br />

di Arbil; alcune delle loro opere sono conservate<br />

presso l’Istituto Orientale dell’Accademia delle Scienze<br />

di San Pietroburgo, tra queste un “Trattato di grammatica<br />

kurda” scritto da Teremachi.<br />

In questi secoli, come nei successivi, anche le donne curde<br />

si dedicarono alla letteratura: possiamo ricordare almeno<br />

Mastura Kanim, poetessa vissuta tra il IX eil X sec.<br />

La maggior parte dei manoscritti e dei documenti pervenutici<br />

sono riferibili all’arco di tempo compreso tra il XV<br />

e il XVII sec., periodo <strong>in</strong> cui le corti di Bitlis, Hakkâri e<br />

Jazira divennero i centri della cultura curda e alcuni pr<strong>in</strong>cipati,<br />

con alterne fortune, riuscirono a conservare all’<strong>in</strong>terno<br />

dell’Impero Ottomano una relativa <strong>in</strong>dipendenza.<br />

Nel pr<strong>in</strong>cipato di Botan, con capitale Jazira, si sviluppò<br />

la scuola letteraria <strong>in</strong> dialetto Kurmanji, il cui maggior<br />

esponente fu Malâ-y Jazîri (1570-1640), che pose<br />

la propria arte al servizio tanto della corte curda quanto<br />

dei califfi arabi: le sue liriche sono <strong>in</strong>trise di misticismo,<br />

contribuendo a dare così <strong>in</strong>izio ad una lunga tradizione<br />

poetica giunta f<strong>in</strong>o al primo Novecento, benché i toni<br />

delle poesie scritte per i pr<strong>in</strong>cipi curdi fossero più spesso<br />

improntati all’orgoglio e l’amore per la terra curda.

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