Allegato 1 - Nova Scrimia
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TRATTATO di SCHERMA<br />
col BASTONE DA PASSEGGIO<br />
IL BASTONE E LA DIFESA PERSONALE<br />
Note al trattato del Maestro Claudio Regoli<br />
II bastone lungo o bordone, l'inglese quarter-staff, è nato nelle campagne ed è stato per<br />
secoli l'arma di chi non voleva o poteva, usare le armi se non costretto e solo marginalmente<br />
cooptato per l'istruzione militare; il bastone o canna, da passeggio ha invece un'origine molto<br />
più recente ed, oserei dire, cittadina. Per naturale derivazione o forse per attrazione, la<br />
difesa con il bastone da passeggio venne subito apparentata alla scherma di sciabola, anche<br />
se non sono mancati coloro che ne facevano notare le sottili differenze spiegando come la<br />
mancanza di una direzione di taglio potesse dare dei vantaggi, permettendo una maggior<br />
varietà di tecniche.<br />
Tuttavia nelle sale di scherma, mentre si<br />
eseguivano degli scambi alle tre armi, pur<br />
tenendo dei corsi di istruzione di difesa con la<br />
canna, raramente si schermiva con il bastone,<br />
ritenendone la connotazione più grezza.<br />
Gli scambi con il bastone avvenivano nelle<br />
più popolari palestre di lotta o di pugilato,<br />
(anche se nobiluomini ed illustri personaggi non ne<br />
disdegnavano la frequentazione) oppure trasformati in<br />
feroce spettacolo nelle arene inglesi, dove la<br />
vittoria o prizefighting col bastone veniva decre-<br />
tata appena il sangue fosse colato di un pollice da una ferita alla testa.<br />
Il Trattato del Martinelli è tipico del periodo, ma<br />
all’avanguardia per l'Italia e come tale<br />
entusiasticamente adottato dai Vigili Urbani della<br />
città di Milano. Simile ad analoghe pubblicazioni<br />
straniere, offre un sintetico ma completo panorama delle<br />
tecniche di difesa, sia con il bastone da passeggio, sia a<br />
mani nude ed è questa parte che maggiormente vorremmo<br />
esaminare. Qui l'approccio è assolutamente "moderno":<br />
non si illustra un sistema di combattimento sportivo<br />
esistente, ma da vari sistemi si estraggono tecniche che<br />
risultano utili se assemblate in una serie di azioni che<br />
possono essere rapidamente apprese ed applicate.
Siamo ai primordi, e quindi non ci è dato di sapere quanto sia stato omesso per ingenuità e<br />
quanto per malizia, ad imitazione di quello che fanno tutt'ora i compilatori cinesi e<br />
giapponesi, che a bella posta saltano punti chiave o addirittura immettono errori o montano<br />
male una sequenza in modo che vi sia ancora bisogno di un istruttore o che il testo sia<br />
utilizzabile solo dai loro adepti.<br />
Certo il Martinelli non cura molto il pugilato, di cui prende in considerazione solo il Jab<br />
(quello che per il karaté è Kizami tsukì) e solo da un lato, lasciando evidentemente ad un<br />
istruttore in carne ed ossa il compito di elaborarle ulteriormente. Passa rapidamente ad<br />
esaminare due calci, eseguiti nel modo tipico del chausson francese e, della stessa origine, il<br />
metodo per liberare una gamba intrappolata.<br />
Di seguito si trovano alcuni modi per liberarsi dalle prese. Sebbene<br />
questi possano ricordare le Arti Giapponesi, si trovano molto simili<br />
anche nella tradizione occidentale. In questa sottosezione, così come<br />
nella successiva che tratta di leve e distorsioni articolari, Occidente<br />
ed Oriente troveranno, colla popolarizzazione del Ju Jutsu, un terreno<br />
comune, riscoprendo a volte tecniche esotiche simili a quelle che<br />
erano di comune pratica nei terreni d'arme di tre secoli addietro.<br />
Al lettore moderno potrà sembrare strana la spiegazione di come<br />
separare due contenenti: non tanto perché astrusa, quanto perché<br />
sempre meno nella mentalità moderna troviamo lo spirito di<br />
intervento, che invece era una caratteristica della società dei primi<br />
del Novecento.<br />
Dal punto di vista moderno forse si potrebbe obiettare che si tratti di istruzioni rudimentali,<br />
che non considerano gli angoli di attacco rispettivi e quindi risultano di difficile, se non<br />
pericolosa esecuzione, ma non dobbiamo dimenticare che si tratta di un programma, un<br />
promemoria, lasciando a degli esercizi di impratichimento delineati in seguito, la<br />
familiarizzazione che per forza deve avvenire a due usando vari gradienti. Possiamo<br />
immaginare quindi che le serie di esercizi a due, come nei migliori manuali, inducano nei<br />
praticanti l'idea per altre serie più evolute che portino ad una autentica capacità di difendersi.<br />
Molti anni sono passati dal manuale del Martinelli, ma le situazioni sono di poco cambiate e le<br />
istruzioni in esso contenute sono sempre valide, pur dovendo ricordare che oggi come allora,<br />
non è la tecnica che fa la differenza, ma l'uomo.<br />
Maestro Claudio Regoli