PSSR 2006-08.pdf - Azienda per i Servizi Sanitari n. 5 - "Bassa ...

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nuove forme di coinvolgimento delle comunità locali e l’introduzione di nuovi strumenti di valutazione multidimensionale del bisogno. Incrementare l’accessibilità ai servizi ed aumentarne i livelli di integrazione sono uno dei presupposti fondamentali per la realizzazione degli obiettivi strategici del piano. Il contrasto all’istituzionalizzazione richiede infatti anche l’organizzazione di un sistema veloce ed efficiente di risposte a bisogni di carattere sociosanitario che attivino reti d’intervento costituite da diversi attori: Distretto, servizi sociali, volontariato, cooperative sociali. In questo senso è prevista la sperimentazione di nuove modalità di intervento per le emergenze sociosanitarie territoriali (pronto soccorso sociale) che si avvalgano dello sviluppo delle nuove tecnologie informatiche per facilitare l’accessibilità dei cittadini ai servizi e per realizzare un primo orientamento al setting di risposta maggiormente adeguato al bisogno riscontrato. Lo sviluppo e la riqualificazione delle Unità multiprofessionali di progetto Sempre di più si manifesta con forza l’esigenza di rivedere l’organizzazione e la natura stessa delle unità valutative distrettuali, con l’obiettivo di ridefinire l’intero processo che porta alla scelta ed al governo dei migliori percorsi di salute per il cittadino, superando la connotazione amministrativa e statica che spesso l’Unità di valutazione distrettuale (UVD), così come organizzata oggi, si ritrova ad assumere. La revisione dell’UVD è importante anche in relazione al nuovo ruolo che è chiamata ad assumere rispetto ai compiti affidatigli con il regolamento di attuazione dell’art. 32 LR 10/98. In questo senso la definizione stessa “Unità di Valutazione” rischia di essere interpretata in forma riduttiva, riferendosi al solo momento valutativo (anche se inteso in termini circolari e dinamici) ed è forse più adeguato riferirsi ad Unità multiprofessionali di progetto (ricomprendendo in questa definizione le Unità di valutazione distrettuale - UVD-, l’équipe multidisciplinare dell’handicap, l’équipe minori...) dove è più chiaro che si realizzano, oltre alle funzioni valutative, quelle di progettazione condivisa, dando a questa funzione un’accezione dinamica ed estesa che comprende anche componenti amministrative e di utilizzo di risorse anche finanziarie, configurando uno stile di lavoro per équipe territoriali integrate sul caso. Per garantire questo passaggio si dovrà assicurare alle Unita multiprofessionali di progetto un’autonomia gestionale, cioè un effettivo potere decisionale attraverso il governo delle risorse utili a soddisfare i bisogni identificati nell’ambito di un budget dato, in modo tale che quanto definito nei progetti personalizzati possa essere concretamente attuato, sulla base di criteri espliciti di priorità e con l’opportunità di procedere a monitoraggi continui dell’evoluzione dello stato di salute del cittadino qualunque sia la destinazione, domicilio o struttura residenziale. Sarà inoltre necessario prevedere una deburocratizzazione delle Unità multiprofessionali di progetto, attraverso la distinzione degli obblighi amministrativi – che andranno rivisitati per renderli più “leggeri” - dalle attività di presa in carico, anche sperimentandone una diversificazione nelle articolazioni organizzative che favorisca una maggiore prossimità al cittadino. In particolare, per quanto riguarda l’UVD, va ribadito che si deve configurare come funzione e non come unità organizzativa, che si estrinseca attraverso un processo che va dal momento della conoscenza del bisogno al monitoraggio degli interventi. Il presidio ed il riferimento di questo processo, secondo un modello largamente diffuso in Friuli Venezia Giulia, è realizzato da un infermiere distrettuale. Nelle realtà ove questo sia reso possibile dall’assetto organizzativo del Distretto e dell’assistenza domiciliare, si dovranno favorire modalità decentrate e prossime al cittadino ed agli altri professionisti coinvolti (MMG ed assistente sociale) nel processo UVD. Andranno comunque definite modalità di 40

effettuazione dell’UVD “snelle” e veloci, anche attraverso l’utilizzo delle tecnologie informatiche, riservando a limitati casi complessi l’esigenza di riunioni dedicate. La Regione, in accordo con i Direttori Generali delle Aziende ed il Gruppo Tecnico di Lavoro costituito su indicazione della Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sociosanitaria e sociale, provvederà alla formulazione di linee guida che definiranno i criteri per l’attivazione e le modalità di funzionamento del processo UVD. La lettura dei fenomeni di salute, momento centrale nella pianificazione locale, richiede anche la definizione di strumenti di rilevazione condivisi ed uniformi sul livello regionale. Per quanto riguarda l’area anziani lo strumento di valutazione multidimensionale ValGraf.FVG, considerato che il relativo software è ormai utilizzato, anche se ancora in forma sperimentale, in oltre 60 strutture residenziali per anziani ed in alcuni distretti della regione, si prevede di definirne con atti successivi l’utilizzo obbligatorio in alternativa ad altri strumenti in uso a partire dal 2006. E’ allo studio uno sviluppo dello strumento per renderlo utilizzabile anche per le valutazioni nell’area della disabilità; Relativamente all’area della salute mentale, della disabilità e dei minori non esistono a tutt’oggi strumenti di rilevazione del bisogno a livello regionale. E’ necessario a questo scopo avviare un percorso che, analogamente a quanto fatto nel campo degli anziani, porti alla scelta ed alla definizione condivisa di uno strumento di valutazione multidimensionale, tarato per lo specifico target di popolazione, da assumere come strumento regionale. In considerazione delle funzioni affidate alle Unità multiprofessionali di progetto, risulta essere di fondamentale importanza che gli operatori che andranno a comporre tali équipes siano in possesso delle competenze adeguate, sia per quanto riguarda gli aspetti legati alla pianificazione del progetto personalizzato, all’utilizzo appropriato delle risorse a disposizione, sia in relazione al corretto utilizzo degli strumenti di valutazione multidimensionale in uso. Risulta pertanto opportuno prevedere la realizzazione di percorsi formativi rivolti ai componenti le Unità mutiprofessionali di progetto Il progetto personalizzato Il progetto assistenziale personalizzato [art. 2 comma 1 del DPCM 14 febbraio 2001 e art. 14 comma 2 L.R. 23/2004], redatto sulla scorta di valutazioni multidimensionali, è lo strumento fondamentale in mano alle Unità multiprofessionali per affermare la centralità della persona e dei suoi bisogni e per garantire la continuità della cura. Alla definizione e realizzazione del progetto personalizzato concorrono infatti diversi apporti professionali e non, in una condivisione di obiettivi, responsabilità e risorse, secondo un criterio unitario di gestione. La realizzazione del progetto personalizzato deve avvalersi dei servizi, interventi e di prestazioni integrate collegandole quanto più possibile al naturale contesto familiare, ambientale e sociale della persona. Deve inoltre assumere una funzione proattiva nel senso di porsi anche come strumento di attivazione e di costruzione di contesti favorevoli al ripristino del funzionamento sociale di soggetti promuovendo l’autonomia e l’autodeterminazione di questi ultimi. I progetti personalizzati dovranno indicare: la natura del bisogno, i risultati attesi, l’articolazione degli interventi, le risorse necessarie, le responsabilità professionali e di servizio, i tempi e le modalità di verifica e dovranno essere considerati alla stregua di un “livello essenziale” di prestazione sociosanitaria.. In particolare i progetti personalizzati, nelle aree ad alta integrazione sociosanitaria, possono prevedere una componente finanziaria - budget individuale di salute – anche 41

nuove forme di coinvolgimento delle comunità locali e l’introduzione di nuovi strumenti di<br />

valutazione multidimensionale del bisogno.<br />

Incrementare l’accessibilità ai servizi ed aumentarne i livelli di integrazione sono<br />

uno dei presupposti fondamentali <strong>per</strong> la realizzazione degli obiettivi strategici del piano. Il<br />

contrasto all’istituzionalizzazione richiede infatti anche l’organizzazione di un sistema<br />

veloce ed efficiente di risposte a bisogni di carattere sociosanitario che attivino reti<br />

d’intervento costituite da diversi attori: Distretto, servizi sociali, volontariato, coo<strong>per</strong>ative<br />

sociali. In questo senso è prevista la s<strong>per</strong>imentazione di nuove modalità di intervento <strong>per</strong><br />

le emergenze sociosanitarie territoriali (pronto soccorso sociale) che si avvalgano dello<br />

sviluppo delle nuove tecnologie informatiche <strong>per</strong> facilitare l’accessibilità dei cittadini ai<br />

servizi e <strong>per</strong> realizzare un primo orientamento al setting di risposta maggiormente<br />

adeguato al bisogno riscontrato.<br />

Lo sviluppo e la riqualificazione delle Unità multiprofessionali di progetto<br />

Sempre di più si manifesta con forza l’esigenza di rivedere l’organizzazione e la<br />

natura stessa delle unità valutative distrettuali, con l’obiettivo di ridefinire l’intero processo<br />

che porta alla scelta ed al governo dei migliori <strong>per</strong>corsi di salute <strong>per</strong> il cittadino, su<strong>per</strong>ando<br />

la connotazione amministrativa e statica che spesso l’Unità di valutazione distrettuale<br />

(UVD), così come organizzata oggi, si ritrova ad assumere. La revisione dell’UVD è<br />

importante anche in relazione al nuovo ruolo che è chiamata ad assumere rispetto ai<br />

compiti affidatigli con il regolamento di attuazione dell’art. 32 LR 10/98.<br />

In questo senso la definizione stessa “Unità di Valutazione” rischia di essere interpretata in<br />

forma riduttiva, riferendosi al solo momento valutativo (anche se inteso in termini circolari<br />

e dinamici) ed è forse più adeguato riferirsi ad Unità multiprofessionali di progetto<br />

(ricomprendendo in questa definizione le Unità di valutazione distrettuale - UVD-, l’équipe<br />

multidisciplinare dell’handicap, l’équipe minori...) dove è più chiaro che si realizzano, oltre<br />

alle funzioni valutative, quelle di progettazione condivisa, dando a questa funzione<br />

un’accezione dinamica ed estesa che comprende anche componenti amministrative e di<br />

utilizzo di risorse anche finanziarie, configurando uno stile di lavoro <strong>per</strong> équipe territoriali<br />

integrate sul caso.<br />

Per garantire questo passaggio si dovrà assicurare alle Unita multiprofessionali di<br />

progetto un’autonomia gestionale, cioè un effettivo potere decisionale attraverso il governo<br />

delle risorse utili a soddisfare i bisogni identificati nell’ambito di un budget dato, in modo<br />

tale che quanto definito nei progetti <strong>per</strong>sonalizzati possa essere concretamente attuato,<br />

sulla base di criteri espliciti di priorità e con l’opportunità di procedere a monitoraggi<br />

continui dell’evoluzione dello stato di salute del cittadino qualunque sia la destinazione,<br />

domicilio o struttura residenziale. Sarà inoltre necessario prevedere una<br />

deburocratizzazione delle Unità multiprofessionali di progetto, attraverso la distinzione<br />

degli obblighi amministrativi – che andranno rivisitati <strong>per</strong> renderli più “leggeri” - dalle attività<br />

di presa in carico, anche s<strong>per</strong>imentandone una diversificazione nelle articolazioni<br />

organizzative che favorisca una maggiore prossimità al cittadino.<br />

In particolare, <strong>per</strong> quanto riguarda l’UVD, va ribadito che si deve configurare come<br />

funzione e non come unità organizzativa, che si estrinseca attraverso un processo che va<br />

dal momento della conoscenza del bisogno al monitoraggio degli interventi. Il presidio ed il<br />

riferimento di questo processo, secondo un modello largamente diffuso in Friuli Venezia<br />

Giulia, è realizzato da un infermiere distrettuale. Nelle realtà ove questo sia reso possibile<br />

dall’assetto organizzativo del Distretto e dell’assistenza domiciliare, si dovranno favorire<br />

modalità decentrate e prossime al cittadino ed agli altri professionisti coinvolti (MMG ed<br />

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