PSSR 2006-08.pdf - Azienda per i Servizi Sanitari n. 5 - "Bassa ...
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Il punto unico di accesso <strong>per</strong> il miglioramento della “presa in carico”<br />
Come già proposto con le linee guida <strong>per</strong> la Programmazione locale PAT/PDZ , al<br />
fine di garantire ai cittadini una risposta rapida alle loro esigenze e richieste, si prevede<br />
che vengano istituiti dei punti unici di accesso ai servizi.<br />
La necessità di creare punti unici di accesso risponde all’esigenza primaria dei cittadini di:<br />
- avere informazioni complete in merito ai diritti, alle prestazioni, alle modalità di<br />
accesso ai servizi;<br />
- ottenere risposte alle proprie richieste, senza dis<strong>per</strong>sione di tempo e di energie<br />
e senza sovrapposizione dei compiti e ruoli da parte delle strutture pubbliche;<br />
- essere a conoscenza delle risorse di carattere sociosanitario disponibili nel<br />
territorio;<br />
- essere orientati sull’utilizzo e le caratteristiche dei servizi sociosanitari erogati.<br />
Il punto unico di accesso rappresenta non tanto un unico luogo fisico al quale gli<br />
utenti possono rivolgersi, ma la strutturazione integrata e in rete tra tutti i punti di contatto<br />
e di accesso dei cittadini presenti sul territorio. Questo approccio presuppone, <strong>per</strong>ché la<br />
presa in carico sia effettivamente integrata, un intenso lavoro di collegamento ed<br />
integrazione <strong>per</strong> la ristrutturazione dei processi di comunicazione e di scambio di<br />
informazioni e <strong>per</strong>corsi tra i diversi nodi che compongono la rete sociosanitaria territoriale.<br />
La presa in carico da parte del Distretto di <strong>per</strong>sone in situazione di bisogno sanitario<br />
e sociosanitario è uno degli aspetti più critici nell’attuale sistema di offerta.<br />
Per una quota rilevante di utenti colpiti da eventi acuti ad elevato potenziale<br />
disabilitante, <strong>per</strong>mangono significative “discontinuità” nel passaggio tra la fase intensiva<br />
della cura (ospedaliera acuzie) e la fase estensiva (ospedaliera post-acuzie e distrettuale),<br />
e tra la fase estensiva e quella richiedente cure protratte (distrettuale). Le dimissioni<br />
ospedaliere cosiddette “difficili” rappresentano infatti un momento particolarmente critico<br />
del <strong>per</strong>corso assistenziale degli utenti, che deve essere gestito attivamente da parte dei<br />
Distretti <strong>per</strong> garantire la continuità delle cure e il massimo livello di efficacia degli interventi<br />
post-dimissione, evitando di scaricare sulle famiglie pesi troppo gravosi che potrebbero<br />
condizionare il rientro dell’utente al proprio domicilio. Per queste situazioni è necessario<br />
individuare e s<strong>per</strong>imentare nuovi strumenti <strong>per</strong> l’identificazione precoce delle <strong>per</strong>sone che<br />
avranno bisogno di un accompagnamento nella fase di dimissione, al fine di definire e<br />
garantire in modo tempestivo gli interventi e i trattamenti appropriati dopo la dimissione,<br />
anche attraverso il raccordo con équipes multiprofessionali del territorio <strong>per</strong> casi<br />
particolarmente complessi. In particolare, andranno s<strong>per</strong>imentate nuove strategie<br />
organizzative e gestionali di presa in carico che accompagnino e agevolino famiglie ed<br />
utenti nell’organizzazione di tutte le attività ed interventi necessari ad assicurare il rientro<br />
della <strong>per</strong>sona al proprio domicilio. Fondamentale in questo senso sarà l’affermazione<br />
o<strong>per</strong>ativa del progetto <strong>per</strong>sonalizzato, la funzione di case management e lo sviluppo e la<br />
riqualificazione delle Unità multiprofessionali di progetto.<br />
Esiste inoltre una quota rilevante di <strong>per</strong>sone sul territorio che, pur non costituendosi<br />
ancora come domanda espressa, sono portatori di bisogni sociosanitari importanti e tali da<br />
configurare questi soggetti come fragili e quindi fortemente esposti al rischio della non<br />
autosufficienza. Queste <strong>per</strong>sone rimangono sconosciute ai servizi distrettuali almeno fino<br />
al conclamarsi del bisogno e talvolta (spesso) anche dopo. Anche <strong>per</strong> questa popolazione<br />
è necessario identificare nuove strategie di presa in carico, che consentano, anticipando la<br />
conoscenza dei problemi ed attivando conseguenti strategie di intervento, di allontanare<br />
quanto più possibile la comparsa di importanti limitazione nell’autonomia e di aumentare<br />
gli anni vissuti liberi da disabilità importanti. A questo riguardo acquista significativa<br />
rilevanza, oltre alla disseminazione dei punti unici di accesso, una integrazione effettiva<br />
nella rete da parte dei MMG, la riorganizzazione dei servizi domiciliari, la realizzazione di<br />
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