PSSR 2006-08.pdf - Azienda per i Servizi Sanitari n. 5 - "Bassa ...

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lavoratori stranieri, l’amianto, il mobbing, le disabilità e l’inserimento lavorativo del lavoratore “inabile”. Infine, dovranno essere mantenute e potenziate la comunicazione dei risultati raggiunti con la definizione di specifici indicatori. Alle priorità indicate dal Piano Nazionale si affiancano inoltre quelle dettate dalle esigenze del FVG: • Sicurezza alimentare: premesso che l'analisi del rischio rappresenta uno strumento essenziale per garantire la sicurezza degli alimenti, è indispensabile l'attivazione di sistemi di sorveglianza e monitoraggio sulla situazione sanitaria degli allevamenti, sul livello di contaminazione degli alimenti e sulla incidenza di infezioni di origine alimentare nell'uomo. Tutto questo, considerando i diversi aspetti della catena di produzione alimentare come un unico processo a partire dalla produzione primaria inclusa. Appare pertanto necessario avere a disposizione un sistema informativo omogeneo regionale e realizzare una banca dati delle attività produttive del settore alimentare. La pianificazione di ispezioni e campionamenti, che le normative di indirizzo europeo (Reg 882/2004/CE) inquadrano quale atto fondamentale per la verifica dei sistemi di autocontrollo adottati dagli operatori degli stabilimenti alimentari, dovrà essere orientata alla valutazione dei rischi presenti sul territorio regionale per quanto realisticamente possibile. Dovranno essere individuate modalità comuni per il rilascio degli atti previsti dalla normativa sugli alimenti, sia alla luce delle discrepanze interpretative delle vecchie norme, sia nell’ottica dei nuovi dispositivi comunitari. La strategia indicata dal Libro Bianco sulla Sicurezza Alimentare, e quindi dal Reg. 178/2002/CE, riassunta dallo slogan “dai campi alla tavola”, evidenzia inoltre la necessità di trovare momenti d’incontro e di coordinamento con i vari attori partecipanti alla sicurezza degli alimenti: Sanità, Agricoltura, Associazioni di Categoria e di consumatori. • In particolare, nell’ambito dell’area della veterinaria, per la profilassi malattie infettive animali dovranno essere attivate azioni per il mantenimento e miglioramento dello stato sanitario degli allevamenti bovini attraverso il proseguimento del risanamento degli allevamenti con particolare riferimento alla rinotracheite infettiva, alla malattia delle mucose-diarrea da virus ed alla paratubercolosi. Nel corso del triennio dovrà essere integrata e coordinata l’attuazione dei 3 principali piani di controllo annuale (residui di farmaci e contaminanti ambientali, alimentazione animale e controllo degli alimenti di origine animale) e migliorato il sistema di sorveglianza sanitaria degli allevamenti e del livello di contaminazione degli alimenti di origine animale. Per il conseguimento di questi obiettivi sarà attivata una banca dati delle attività produttive del settore alimentare condivisa con il Servizio igiene degli alimenti e nutrizione, le attività ispettive e di campionamento saranno pianificate sulla base dell’analisi del rischio e saranno coinvolti nel progetto le principali componenti interessate alla sicurezza alimentare (agricoltura, associazioni di produttori e consumatori). Si rinvia ad altri documenti tecnici la prevenzione e la gestione della possibile pandemia di influenza aviaria. La partecipazione Nell’ambito del processo di cambiamento del rapporto con i cittadini si sta verificando il passaggio da una prevenzione “somministrata” alle persone (campagne di vaccinazione, interventi di vigilanza ecc.) ad una prevenzione condivisa con la comunità e 32

da essa partecipata; ciò nel contesto di una programmazione elaborata localmente, espressione di una strategia mirante a promuovere la salute. Gli obiettivi di salute andranno pertanto perseguiti con programmi di attività che realizzino il più possibile i principi richiamati dalle “Linee guida per la prevenzione sanitaria e l’organizzazione del Dipartimento di Prevenzione” adottate dalla Conferenza Stato Regioni il 25 luglio 2002, cercando cioè di coniugare la prevenzione con la promozione della salute e con l’equità sociale, intesa come “uguale accesso alle cure a parità di bisogno, uguale utilizzazione dei servizi a parità di bisogno ed uguale qualità del servizio per tutti”. In questo ampliamento di prospettiva i Dipartimenti di Prevenzione devono riconoscere nei distretti il luogo dell’integrazione e della condivisione dei programmi, proprio in quanto il Distretto – espressione dell’assistenza sanitaria primaria - costituisce lo snodo dell’integrazione sociosanitaria e diventerà sempre più il punto di riferimento per il cittadino. Ad esempio, l’organizzazione delle campagne di screening dovrà essere definita e valutata insieme al Distretto nel suo impatto sulla popolazione di riferimento, con l’obiettivo di garantire l’accesso ai servizi di diagnosi precoce a tutti i soggetti delle fasce di età a rischio. Il ruolo del Dipartimento può essere di coordinamento e di direzione delle strategie di prevenzione collettiva ed in questo senso vanno riposizionate le iniziative di prevenzione e di promozione della salute. Queste ultime non possono prescindere dai bisogni di salute (espressi e non), analizzati e rappresentati in ambito distrettuale, cui anche i Dipartimenti di Prevenzione, con le conoscenze e competenze epidemiologiche che sono loro proprie, devono partecipare. Questo anche in relazione alle problematiche di carattere ambientale ed al loro impatto sulla salute, in collaborazione con ARPA e Comuni. Quanto detto è in linea, oltre che con la L.R. 23/04, con le strategie in materia di sanità pubblica dell’U.E. (Programma di Azione Comunitario 2003-2008) e nazionali (Linee guida per la prevenzione, già citate, e Piano Nazionale della Prevenzione 2005-2007). E’ quindi evidente come l’obiettivo da perseguire non può essere il trasferimento di competenze o di risorse verso il Distretto, bensì il riconoscimento di quest’ultimo quale luogo elettivo del processo decisionale; sarà così l’UCAD la sede del confronto e dell’elaborazione condivisa di programmi locali, senza alcun conflitto circa la titolarità tecnica delle materie, e la redazione dei PAT e PDZ sarà l’occasione concreta per pianificare gli interventi integrati tra i diversi attori del sistema sanitario e sociale. Nel confronto con il Distretto saranno da promuovere la revisione ed il miglioramento degli assetti organizzativi del sistema di erogazione delle prestazioni dei Dipartimenti di Prevenzione, con particolare riferimento a quelle alla persona, in quanto va perseguita la massima distrettualizzazione possibile – compatibilmente con la necessità di un utilizzo efficiente delle risorse – per portare la sede di erogazione della risposta vicino al cittadino (nel suo “punto di riferimento per la salute”), e rendere facilmente ed ugualmente accessibili per tutti, le prestazioni che sono garantite nell’ambito dello specifico livello di assistenza. L’integrazione con le strutture operative aziendali Se è indispensabile che il Dipartimento di Prevenzione si rivolga alla comunità – tramite il Distretto – per ascoltarla e sostenerla nell’attivazione di processi comunitari di promozione della salute, è evidente che in ogni azienda sanitaria è opportuno che sia individuato un unico riferimento per le tematiche di prevenzione e promozione della salute: il Dipartimento è culturalmente e tecnicamente attrezzato per assumere questa funzione di referente, esercitando un vero e proprio ruolo di coordinamento funzionale/organizzativo di tutte le specifiche iniziative. Al Dipartimento di Prevenzione infatti va riconosciuto, oltre 33

lavoratori stranieri, l’amianto, il mobbing, le disabilità e l’inserimento lavorativo del<br />

lavoratore “inabile”. Infine, dovranno essere mantenute e potenziate la comunicazione dei<br />

risultati raggiunti con la definizione di specifici indicatori.<br />

Alle priorità indicate dal Piano Nazionale si affiancano inoltre quelle dettate dalle<br />

esigenze del FVG:<br />

• Sicurezza alimentare: premesso che l'analisi del rischio rappresenta uno strumento<br />

essenziale <strong>per</strong> garantire la sicurezza degli alimenti, è indispensabile l'attivazione di sistemi<br />

di sorveglianza e monitoraggio sulla situazione sanitaria degli allevamenti, sul livello di<br />

contaminazione degli alimenti e sulla incidenza di infezioni di origine alimentare nell'uomo.<br />

Tutto questo, considerando i diversi aspetti della catena di produzione alimentare come un<br />

unico processo a partire dalla produzione primaria inclusa. Appare <strong>per</strong>tanto necessario<br />

avere a disposizione un sistema informativo omogeneo regionale e realizzare una banca<br />

dati delle attività produttive del settore alimentare. La pianificazione di ispezioni e<br />

campionamenti, che le normative di indirizzo europeo (Reg 882/2004/CE) inquadrano<br />

quale atto fondamentale <strong>per</strong> la verifica dei sistemi di autocontrollo adottati dagli o<strong>per</strong>atori<br />

degli stabilimenti alimentari, dovrà essere orientata alla valutazione dei rischi presenti sul<br />

territorio regionale <strong>per</strong> quanto realisticamente possibile. Dovranno essere individuate<br />

modalità comuni <strong>per</strong> il rilascio degli atti previsti dalla normativa sugli alimenti, sia alla luce<br />

delle discrepanze interpretative delle vecchie norme, sia nell’ottica dei nuovi dispositivi<br />

comunitari.<br />

La strategia indicata dal Libro Bianco sulla Sicurezza Alimentare, e quindi dal Reg.<br />

178/2002/CE, riassunta dallo slogan “dai campi alla tavola”, evidenzia inoltre la necessità<br />

di trovare momenti d’incontro e di coordinamento con i vari attori partecipanti alla<br />

sicurezza degli alimenti: Sanità, Agricoltura, Associazioni di Categoria e di consumatori.<br />

• In particolare, nell’ambito dell’area della veterinaria, <strong>per</strong> la profilassi malattie infettive<br />

animali dovranno essere attivate azioni <strong>per</strong> il mantenimento e miglioramento dello stato<br />

sanitario degli allevamenti bovini attraverso il proseguimento del risanamento degli<br />

allevamenti con particolare riferimento alla rinotracheite infettiva, alla malattia delle<br />

mucose-diarrea da virus ed alla paratubercolosi. Nel corso del triennio dovrà essere<br />

integrata e coordinata l’attuazione dei 3 principali piani di controllo annuale (residui di<br />

farmaci e contaminanti ambientali, alimentazione animale e controllo degli alimenti di<br />

origine animale) e migliorato il sistema di sorveglianza sanitaria degli allevamenti e del<br />

livello di contaminazione degli alimenti di origine animale. Per il conseguimento di questi<br />

obiettivi sarà attivata una banca dati delle attività produttive del settore alimentare<br />

condivisa con il <strong>Servizi</strong>o igiene degli alimenti e nutrizione, le attività ispettive e di<br />

campionamento saranno pianificate sulla base dell’analisi del rischio e saranno coinvolti<br />

nel progetto le principali componenti interessate alla sicurezza alimentare (agricoltura,<br />

associazioni di produttori e consumatori).<br />

Si rinvia ad altri documenti tecnici la prevenzione e la gestione della possibile<br />

pandemia di influenza aviaria.<br />

La partecipazione<br />

Nell’ambito del processo di cambiamento del rapporto con i cittadini si sta<br />

verificando il passaggio da una prevenzione “somministrata” alle <strong>per</strong>sone (campagne di<br />

vaccinazione, interventi di vigilanza ecc.) ad una prevenzione condivisa con la comunità e<br />

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