PSSR 2006-08.pdf - Azienda per i Servizi Sanitari n. 5 - "Bassa ...

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Anche il tema dei sistemi informativi risulta strategico per una effettiva funzione di governo, da parte dei Distretti, dei servizi sociosanitari territoriali. In particolare risulta prioritario sviluppare sistemi informativi integrati con la componente sociale (es. cartella sociale, sistemi di valutazione integrata) che siano di supporto sia ai processi programmatori locali che all’integrazione operativa gestionale e professionale. Come già richiamato in precedenza, tutti i recenti indirizzi politici ed atti normativi identificano il Distretto come luogo di sviluppo delle strategie e degli strumenti di integrazione sociosanitaria e riferimento diretto con gli Enti locali per quanto attiene il proprio territorio. Riguardo quest’ultimo aspetto, i processi di elaborazione dei PAT e dei PDZ hanno previsto la costituzione (Decreto n. 202, 30 marzo 2005, del Direttore centrale della direzione centrale salute e protezione sociale) di un gruppo tecnico (ai sensi di quanto previsto dall’art. 1, comma 12, della LR 8/01 e successive modifiche e integrazioni) che oltre a svolgere una funzione di accompagnamento ai processi suddetti, garantisce la necessaria sinergia con il sistema delle autonomie locali (Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sociosanitaria e sociale). Per quanto attiene le strategie e gli strumenti di integrazione sociosanitaria, viene qui ribadita l’urgenza di sviluppare e consolidare gli strumenti di integrazione gestionale e professionale che garantiscono la centralità della persona, dei suoi bisogni, delle sue esperienze, dei suoi legami, nel percorso congiunto di presa in carico e di sviluppo del processo di cura e di riabilitazione dove i diversi setting di intervento sono strumenti e risorse del progetto di cura e riabilitazione. In questa prospettiva, in cui è il bisogno che guida la progettazione e la realizzazione degli interventi, la costruzione del sistema di offerta deve orientarsi e plasmarsi quanto più possibile sull’individualità dei soggetti, adeguando i propri meccanismi di funzionamento alle esigenze dei luoghi e dei contesti in cui di norma le persone esprimono il proprio funzionamento sociale. Il confine tra ospedale e territorio La crescita del ruolo del distretto e del territorio in generale pone interrogativi sul concetto di ospedale per quanto riguarda le funzioni che hanno un forte riferimento in ambito locale. Infatti, se da un lato le funzioni specifiche di pronto soccorso, di emergenza, e quelle proprie della fase acuta in questi ultimi anni sono migliorate quanto ad appropriatezza e qualità delle prestazioni e si sono quindi ridimensionate in quanto a volumi di attività, durata di degenza, necessità di spazi (anche se hanno mantenuto elevato l’assorbimento di risorse), dall’altro lato hanno guadagnato notevoli spazi ed importanza le attività a ciclo diurno, le prestazioni ambulatoriali, le attività di continuità assistenziale, di prenotazione e di accessibilità al sistema. Inoltre, nel triennio è previsto lo sviluppo della degenza post acuzie, della riabilitazione, delle cure palliative, degli hospice, delle RSA e dell’assistenza agli stati vegetativi. Tutte queste attività richiedono una forte regia ed integrazione con il territorio e alcune di esse sono svolte autonomamente in ambito distrettuale. Questo elemento rende incerto il confine tra ospedale e territorio e costituisce stimolo per introdurre innovazioni nella programmazione locale sia per gli ospedali inseriti nelle ASS e sia per le Aziende ospedaliere, le Aziende ospedaliero universitarie e gli IRCCS. Il modello da sperimentare nel triennio prevede lo sviluppo di forme di collaborazione per trasferire alcune attività ospedaliere a forte impatto territoriale (es. funzioni di base come i prelievi per persone non ricoverate, ambulatori non interventistici di oculistica, odontostomatologia, ginecologia, riabilitazione e fisioterapia, cardiologia, pneumologia, dermatologia) sotto la diretta responsabilità delle Aziende territoriali con gestione distrettuale o sovradistrettuale. Questo dovrebbe consentire al Distretto di gestire ed erogare la maggior parte delle prestazioni per rispondere ai bisogni 22

dei suoi residenti orientando ulteriormente l’assistenza ospedaliera alla risposta alle fasi acute della malattia per la parte che non può essere erogata nell’ambito dei servizi distrettuali (domicilio, ambulatorio, strutture intermedie, ecc.). La dimensione territoriale ed aziendale della programmazione attuativa: l’area vasta La Regione Friuli Venezia Giulia individua 3 aree vaste: Giuliano Isontina, Udinese e Pordenonese. In queste sedi dovrà avere luogo una programmazione locale con pari dignità di tutte le Aziende partecipanti. Il modello dovrà favorire il conseguimento degli obiettivi regionali valorizzando il ruolo dei distretti nella valutazione del bisogno e nella definizione, in relazione all’analisi dell’offerta, delle modalità di risposta alla domanda nell’ambito della rete articolata di strutture pubbliche e private. Anche l’assistenza territoriale con una programmazione locale integrata a livello di area vasta potrà integrare alcune attività, specie quando la dimensione distrettuale o aziendale non consente il raggiungimento di bacini d’utenza adeguati per un’organizzazione complessa ed articolata dei servizi. La necessità di una programmazione della risposta ai bisogni per area vasta deriva dall’esigenza di passare da un livello di programmazione distrettuale (che può governare i servizi ospedalieri di base), ad un livello che coinvolge gli ospedali inseriti nelle aziende sanitarie (che sono coinvolti anche per le funzioni specialistiche), ad un livello che include le aziende ospedaliere, le aziende ospedaliero universitarie, il PUGD e gli IRCCS (che sono in grado di erogare tutte le funzioni ospedaliere). In questo ultimo caso appare prioritario sviluppare relazioni tra aziende territoriali e strutture ospedaliere in grado di adottare modelli assistenziali di continuità assistenziale e di integrazione con il Distretto. Il modello valorizza il concetto di Area vasta come luogo in grado di garantire al cittadino-utente un buon esito delle prestazioni sanitarie grazie all’esistenza nelle 3 aree vaste di un mix omogeneo di offerta ospedaliera (ospedali inseriti nelle ASS, aziende ospedaliere autonome, strutture universitarie e IRCCS) ed al soddisfacimento della maggior parte dei bisogni sanitari all'interno della singola area (Giuliano isontina 91,6%, Udinese 91,5% e Pordenonese 89,4%). In questo senso partecipano alla programmazione di area vasta anche gli IRCCS ed i soggetti erogatori privati temporaneamente accreditati. Obiettivo prioritario dell’area vasta è la continuità assistenziale e la programmazione coordinata della risposta alla domanda appropriata definita dai distretti nell’ambito dell’offerta delle singole aziende e dei privati che deve essere in tale modo orientata e programmata. Gli accordi, i protocolli e la programmazione in genere, sono orientati a risolvere le criticità evidenziate, a migliorare lo stato di salute della popolazione, a definire volumi, tipologia e qualità delle prestazioni erogate, a perseguire l’integrazione ospedale territorio, a garantire la continuità assistenziale ed a conseguire maggiore efficienza gestionale. Queste relazioni interaziendali definiscono l’interdipendenza e la differenziazione dei nodi della rete ospedaliera e hanno ricadute anche sulla gestione delle risorse. Un altro tema prioritario da affrontare a livello di area vasta è la mobilità sanitaria sia per l’assistenza territoriale (fenomeno molto limitato in termini quantitativi), che per quella ospedaliera (sia intra area vasta, sia regionale, sia extraregionale). Il punto di partenza è il potenziamento dei rapporti tra ospedale e territorio con coinvolgimento dei medici prescrittori sulle specifiche problematiche relative alla mobilità e sull’appropriatezza. Sul versante dell’offerta, salvo casi particolari come la vicinanza geografica, le condizioni di garanzia per la riduzione della mobilità sanitaria sono il perseguimento dell’eccellenza delle cure ed il corretto dimensionamento quantitativo 23

Anche il tema dei sistemi informativi risulta strategico <strong>per</strong> una effettiva funzione di<br />

governo, da parte dei Distretti, dei servizi sociosanitari territoriali. In particolare risulta<br />

prioritario sviluppare sistemi informativi integrati con la componente sociale (es. cartella<br />

sociale, sistemi di valutazione integrata) che siano di supporto sia ai processi<br />

programmatori locali che all’integrazione o<strong>per</strong>ativa gestionale e professionale.<br />

Come già richiamato in precedenza, tutti i recenti indirizzi politici ed atti normativi<br />

identificano il Distretto come luogo di sviluppo delle strategie e degli strumenti di<br />

integrazione sociosanitaria e riferimento diretto con gli Enti locali <strong>per</strong> quanto attiene il<br />

proprio territorio. Riguardo quest’ultimo aspetto, i processi di elaborazione dei PAT e dei<br />

PDZ hanno previsto la costituzione (Decreto n. 202, 30 marzo 2005, del Direttore centrale<br />

della direzione centrale salute e protezione sociale) di un gruppo tecnico (ai sensi di<br />

quanto previsto dall’art. 1, comma 12, della LR 8/01 e successive modifiche e integrazioni)<br />

che oltre a svolgere una funzione di accompagnamento ai processi suddetti, garantisce la<br />

necessaria sinergia con il sistema delle autonomie locali (Conferenza <strong>per</strong>manente <strong>per</strong> la<br />

programmazione sanitaria, sociosanitaria e sociale).<br />

Per quanto attiene le strategie e gli strumenti di integrazione sociosanitaria, viene<br />

qui ribadita l’urgenza di sviluppare e consolidare gli strumenti di integrazione gestionale e<br />

professionale che garantiscono la centralità della <strong>per</strong>sona, dei suoi bisogni, delle sue<br />

es<strong>per</strong>ienze, dei suoi legami, nel <strong>per</strong>corso congiunto di presa in carico e di sviluppo del<br />

processo di cura e di riabilitazione dove i diversi setting di intervento sono strumenti e<br />

risorse del progetto di cura e riabilitazione.<br />

In questa prospettiva, in cui è il bisogno che guida la progettazione e la<br />

realizzazione degli interventi, la costruzione del sistema di offerta deve orientarsi e<br />

plasmarsi quanto più possibile sull’individualità dei soggetti, adeguando i propri<br />

meccanismi di funzionamento alle esigenze dei luoghi e dei contesti in cui di norma le<br />

<strong>per</strong>sone esprimono il proprio funzionamento sociale.<br />

Il confine tra ospedale e territorio<br />

La crescita del ruolo del distretto e del territorio in generale pone interrogativi sul<br />

concetto di ospedale <strong>per</strong> quanto riguarda le funzioni che hanno un forte riferimento in<br />

ambito locale. Infatti, se da un lato le funzioni specifiche di pronto soccorso, di emergenza,<br />

e quelle proprie della fase acuta in questi ultimi anni sono migliorate quanto ad<br />

appropriatezza e qualità delle prestazioni e si sono quindi ridimensionate in quanto a<br />

volumi di attività, durata di degenza, necessità di spazi (anche se hanno mantenuto<br />

elevato l’assorbimento di risorse), dall’altro lato hanno guadagnato notevoli spazi ed<br />

importanza le attività a ciclo diurno, le prestazioni ambulatoriali, le attività di continuità<br />

assistenziale, di prenotazione e di accessibilità al sistema. Inoltre, nel triennio è previsto lo<br />

sviluppo della degenza post acuzie, della riabilitazione, delle cure palliative, degli hospice,<br />

delle RSA e dell’assistenza agli stati vegetativi. Tutte queste attività richiedono una forte<br />

regia ed integrazione con il territorio e alcune di esse sono svolte autonomamente in<br />

ambito distrettuale. Questo elemento rende incerto il confine tra ospedale e territorio e<br />

costituisce stimolo <strong>per</strong> introdurre innovazioni nella programmazione locale sia <strong>per</strong> gli<br />

ospedali inseriti nelle ASS e sia <strong>per</strong> le Aziende ospedaliere, le Aziende ospedaliero<br />

universitarie e gli IRCCS. Il modello da s<strong>per</strong>imentare nel triennio prevede lo sviluppo di<br />

forme di collaborazione <strong>per</strong> trasferire alcune attività ospedaliere a forte impatto territoriale<br />

(es. funzioni di base come i prelievi <strong>per</strong> <strong>per</strong>sone non ricoverate, ambulatori non<br />

interventistici di oculistica, odontostomatologia, ginecologia, riabilitazione e fisioterapia,<br />

cardiologia, pneumologia, dermatologia) sotto la diretta responsabilità delle Aziende<br />

territoriali con gestione distrettuale o sovradistrettuale. Questo dovrebbe consentire al<br />

Distretto di gestire ed erogare la maggior parte delle prestazioni <strong>per</strong> rispondere ai bisogni<br />

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