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Volume I: Io x Daria = Carmela Albarano - Archivi di Famiglia

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“Quel giorno” è giunto anche per me.<br />

Il Provve<strong>di</strong>tore agli Stu<strong>di</strong> ... decreta<br />

Il docente <strong>Albarano</strong> <strong>Carmela</strong>, nata a Roma il 27 Gennaio 1935 titolare in<br />

servizio presso il 7° Circolo “Montessori” Roma, viene collocato a riposo... con<br />

decorrenza dal 01.09.1998...<br />

Dalla data del 01.09.1998 il docente cessa <strong>di</strong> far parte del ruolo dei docenti<br />

della Provincia <strong>di</strong> Roma.<br />

1


Il concludersi <strong>di</strong> un capitolo <strong>di</strong> una vita pienamente<br />

vissuta.<br />

Siamo nel 1998.<br />

Inizia settembre, sono a Cincinnato (Anzio) ed è una giornata limpida <strong>di</strong><br />

sole.<br />

Esco e cammino, vado verso il mare.<br />

Mi pervade un senso <strong>di</strong> leggerezza, <strong>di</strong> vuoto, ma non è proprio vuoto,<br />

una stranezza piacevole e inesplicabile. Per quarantaquattro anni in questo<br />

stesso giorno la <strong>di</strong>rezione del mio cammino è stata verso scuola, la mia scuola.<br />

Ed ora, libera da impegni doverosi irremovibili, vado ... e immagini,<br />

ricor<strong>di</strong>, sensazioni si accendono e si spengono.<br />

Sono tranquilla, serena, pienamente sod<strong>di</strong>sfatta per aver portato a<br />

termine ciò che avevo iniziato e per quanto ho vissuto intensamente.<br />

Affiorano frasi piacevoli, <strong>di</strong> ammirazione, irritanti, <strong>di</strong> minaccia, <strong>di</strong><br />

premonizione che mi sono state rivolte durante tutti questi anni, e affiorano<br />

anche le reazioni suscitate da esse, dominate nella giusta maniera e tenute in<br />

considerazione nella giusta misura, continuando ad agire secondo i miei intenti<br />

e il mio modo <strong>di</strong> essere: cosciente, leale e amante dell’approfon<strong>di</strong>re,<br />

dell’arricchire, <strong>di</strong> fare, <strong>di</strong> portare a termine quanto iniziato.<br />

2


La data 01/09/1998.<br />

La data 01/09/1998 non ha dato un taglio netto al mio stato <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>na.<br />

Da due anni stavo mettendo in atto ciò che mi ripromettevo <strong>di</strong> fare una volta<br />

andata in pensione: rivivere me stessa nella mia formazione e nel mio crescere,<br />

nel mio vivere con i bambini ed i ragazzi, grazie alla signorina <strong>Daria</strong> Egi<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Civita Castellana.<br />

<strong>Daria</strong>, accettando il suggerimento del suo docente <strong>di</strong> Filosofia e<br />

Pedagogia presso l’Università “La Sapienza” Professor Nicola Siciliani de<br />

Cumis, ha scelto come argomento della sua tesi <strong>di</strong> laurea in Pedagogia<br />

Generale:<br />

<strong>Carmela</strong> <strong>Albarano</strong> (1954-1998)<br />

Una Maestra “Montessori” tra cultura, società, <strong>di</strong>dattica.<br />

<strong>Daria</strong> Egi<strong>di</strong> saltuariamente frequentava la mia classe (la ricordo<br />

sorridente, interessata, compiaciuta, in buon rapporto con i ragazzi) e spesso la<br />

mia abitazione (trascorrevamo ore ed ore insieme tra racconti, ricor<strong>di</strong>,<br />

riflessioni, documenti e materiali vari).<br />

L'1 <strong>di</strong>cembre 1999 è stata <strong>di</strong>scussa la tesi <strong>di</strong> laurea con relatore il<br />

Professore Nicola Siciliani de Cumis e la correlatrice Dottoressa Lucia Ciampi:<br />

<strong>Daria</strong> Egi<strong>di</strong> è dottoressa in Filosofia con voti 109.<br />

<strong>Io</strong> naturalmente ho presenziato alla seduta.<br />

Ero emozionata: si parlava <strong>di</strong> me, del mio operato, del mio rapportarmi<br />

con i bambini ed i ragazzi nel <strong>di</strong>fficile compito <strong>di</strong> sensibilizzarli e condurli alle<br />

conoscenze nell’intrigo tra cultura, società e <strong>di</strong>dattica.<br />

3


Al momento giusto...<br />

Al momento giusto <strong>Daria</strong> Egi<strong>di</strong> mi chiede <strong>di</strong> parlarle <strong>di</strong> me e delle mie<br />

origini:<br />

<strong>Io</strong>, <strong>Carmela</strong> <strong>Albarano</strong>, sono nata a Roma, il 27 gennaio 1935, da genitori<br />

napoletani, in Via dei Ramni n. 6 (quartiere San Lorenzo), dove ho vissuto fino<br />

al 1950.<br />

Ho frequentato le scuole materna ed elementare Enrico Pestalozzi Via<br />

Montebello sul lato Via Palestro, le scuole me<strong>di</strong>a e magistrale nell’Istituto<br />

Alfredo Oriani Piazza dell’In<strong>di</strong>pendenza.<br />

Il Preside era Luigi Cunsolo, amava scrivere poesie, mentre la Vice Preside<br />

Palazzo, insegnante <strong>di</strong> fisica, conosceva la Montessori e collaborava nei suoi<br />

corsi, ma nella nostra scuola, pur essendo magistrale, non si parlò mai <strong>di</strong><br />

Montessori.<br />

La cosa che mi emozionò molto, anni dopo, è che la mia professoressa <strong>di</strong><br />

tirocinio accompagnava nelle mie classi, in Villa Paganini, le sue studentesse<br />

per le osservazioni e si era ribaltata la posizione tra noi.<br />

Numerosi e vivi sono i ricor<strong>di</strong> dell’infanzia: le immagini dei testi scolastici,<br />

delle pagelle, il motivo conducente il tutto “libro e moschetto”, la ginnastica allo<br />

Sta<strong>di</strong>o dei Marmi, le sfilate e le esercitazioni in <strong>di</strong>visa <strong>di</strong> un mio fratello con un<br />

piccolo fucile nella scuola elementare Enrico Pestalozzi durante il periodo<br />

fascista. E ancora, durante la guerra mon<strong>di</strong>ale: le carte annonarie per comprare<br />

gli alimenti (quelle scadute le usavo come pagelle o registri giocando a fare la<br />

maestra in alternativa alla crocerossina, poiché ero circondata da maschietti,<br />

che gra<strong>di</strong>vano giocare alla guerra - e ad<strong>di</strong>rittura l’unica befana fascista, <strong>di</strong> cui ho<br />

usufruito, mi ha scambiato per maschietto, regalandomi un trenino), i<br />

“bruscolini” (semi <strong>di</strong> zucca) che con 20 centesimi prendevo da una macchinetta<br />

automatica; il castagnaccio (ne sento ancora il profumo e il sapore) o la farina <strong>di</strong><br />

castagne, che mi incipriava ed entrando nel naso provocava starnuti, quando<br />

affondavo la bocca nel cartoccetto; i costumi <strong>di</strong> carnevale che confezionavo con<br />

la carta crespa (ho presente un bel pellirossa in arancione e rosso, con<br />

ornamenti <strong>di</strong> conchiglie, raccolte da me sulla spiaggia quando si andava al<br />

mare, e penne <strong>di</strong> gallina, riciclate dai polli, che papà portava dal lavoro). I luoghi<br />

dei giuochi <strong>di</strong> noi ragazzini come la zona dei villini <strong>di</strong> fronte al nostro palazzo, la<br />

via “libro e moschetto”, oggi Viale Piero Gobetti, davanti e dentro all’Università<br />

"La Sapienza", i giar<strong>di</strong>netti <strong>di</strong> San Lorenzo. Un certo fascino mi veniva dalle<br />

mura Aureliane tra Viale Pretoriano e Via Porta <strong>di</strong> San Lorenzo con le belle<br />

cascate <strong>di</strong> piante <strong>di</strong> capperi, che al momento giusto uomini con lunghe scale<br />

raccoglievano per metterli sotto sale.<br />

Nel 1945, mentre tornavamo dalla scuola, una folta nevicata: io ed<br />

Emma, una carissima compagnetta <strong>di</strong> scuola e figlia <strong>di</strong> amici dei miei genitori,<br />

guardavamo in alto lo scendere dei fiocchetti bianchi e leggeri; questi la<br />

tra<strong>di</strong>rono, le procurarono una brutta broncopolmonite e la portarono presto alla<br />

morte. L’ho ancora davanti agli occhi nella cassa nel suo bell’abito della Prima<br />

4


Comunione, che poco prima mi aveva prestato per la mia Prima Comunione.<br />

Durante la guerra l’Italia era in un completo stato <strong>di</strong> autarchia, ricordo<br />

che la lana era prodotta con il latte, e gli italiani dovevano contribuire per gli<br />

armamenti donando metalli, soprattutto rame e oro (mia madre donò la sua<br />

batteria da cucina e le fe<strong>di</strong> matrimoniali).<br />

Anche se come bambini si era un po' <strong>di</strong>stratti, ricordo che non eravamo<br />

insensibili a quanto preoccupava e agitava i genitori. Mio padre si era costruito<br />

un nascon<strong>di</strong>glio su un palchettone, pronto per sfuggire ad una eventuale<br />

rappresaglia. E che <strong>di</strong>re delle persecuzioni per l'ideologia politica contraria al<br />

regime!<br />

Ho ancora negli orecchi il suono basso e cupo dei bombar<strong>di</strong>eri ed il<br />

richiamo delle sirene, il correre nei rifugi, il tremare delle mura, il timore che<br />

tutto ci crollasse addosso. La <strong>di</strong>struzione quasi totale del quartiere San<br />

Lorenzo, il 19 luglio 1943, era desolante: oggetti, mobili e carte da parati<br />

cercavano <strong>di</strong> resistere lì ai loro posti nelle abitazioni sventrate e quasi del tutto<br />

crollate.<br />

Non mancavano parti <strong>di</strong> corpi umani qua e là, ricordo una mano con lo<br />

smalto. In quella desolazione ricordo la visita del Papa Pio XII, venne in<br />

automobile, nera.<br />

Ho avuto tra le mani le maschere antigas, che buffe! Indossate davano l’idea <strong>di</strong><br />

uomini coleotteri, imenotteri ... .<br />

In questo periodo mi è nato un fratello, il 10 novembre 1940 durante un<br />

allarme <strong>di</strong> notte, al quale fu dato il nome Vittorio stabilito dall’altro fratello<br />

Domenico, come augurio per una vittoria sicura. E, poco dopo, nel 1941<br />

Domenico è morto all’età <strong>di</strong> otto anni e mezzo per meningite, non c’erano<br />

penicillina ed antibiotici. Era intelligentissimo e, pur sulla sua tomba, mi rifiutavo<br />

<strong>di</strong> credere che stesse lì, sotto terra. Nel suo campo al cimitero Verano, presso<br />

lo scalo ferroviario, caddero nove bombe durante il bombardamento del<br />

quartiere San Lorenzo.<br />

Non potendo andare al mare ad Anzio o a Nettuno come tutti gli anni, le<br />

mamme delle tre famiglie vicine abitanti nella stessa "scala L" <strong>di</strong> Via dei Ramni,<br />

6, tra Piazza Siculi e Piazzale Sisto V, si alternavano a condurre noi ragazzini a<br />

Villa Borghese per trascorrere una giornata in uno spazio verde all’aria salubre.<br />

Quella mattina non era in programma l’andata ed io inspiegabilmente mi<br />

incaponii a tal punto che mia madre, per non sentirmi, organizzò il tutto e<br />

andammo. Il luogo preferito era la zona del laghetto. Era una bella giornata, ma<br />

ben presto (se non ricordo male verso le ore <strong>di</strong>eci, <strong>di</strong>eci e trenta) il cielo sereno<br />

attirò la nostra attenzione per il passaggio <strong>di</strong> formazioni <strong>di</strong> bombar<strong>di</strong>eri<br />

annunciati e accompagnati da un cupo e lugubre suono che ci attanagliava, ci<br />

ipnotizzava. Passarono numerosi aerei sulle nostre teste dal nord in <strong>di</strong>rezione<br />

San Lorenzo. Ci fecero entrare nei piccoli e<strong>di</strong>fici che si trovano a sinistra<br />

guardando il laghetto, forse una scuola allora. C’era una ra<strong>di</strong>o o qualcuno ci<br />

comunicava notizie <strong>di</strong> volta in volta. Mi ricordo l’emozione, l’ansia, le<br />

preoccupazioni <strong>di</strong> mia madre. Lo spaccio, dove lei si serviva per la spesa,<br />

presso il mercato <strong>di</strong> Piazza dell’Immacolata, fu preso in pieno da due bombe<br />

proprio nell’ora in cui mia madre era solita recarsi. Quando poi ci lasciarono<br />

5


uscire, finito il bombardamento, arrivammo al massimo con il tram “Circolare<br />

Rossa” in Viale dell’Università. Dovemmo proseguire a pie<strong>di</strong>. Uno spettacolo<br />

impressionante si offrì ai nostri occhi: file interminabili <strong>di</strong> persone con tutte le<br />

loro povere cose sulla testa, oltre che in mano, andavano verso la stazione<br />

Centrale, oggi Termini. Non ci fecero passare davanti all’Università, poiché<br />

presso il fontanone <strong>di</strong> destra, guardando l’ingresso principale, c’era una bomba<br />

inesplosa semiconficcata nel terreno. Mia madre non faceva altro che chiedersi<br />

se avessimo trovato in pie<strong>di</strong> il palazzo con la nostra abitazione ... e mio padre?<br />

Anche il pensiero <strong>di</strong> mio padre la tormentava. Era nel servizio attivo nelle<br />

Ferrovie, impianti elettrici, era responsabile <strong>di</strong> lunghi tratti <strong>di</strong> linee e, quin<strong>di</strong>,<br />

sempre in pericolo. Trovammo intatta la nostra casa, ma che desolazione da un<br />

po’ più in là!<br />

Un altro grande spavento provammo tutti <strong>di</strong> famiglia la sera<br />

dell’Armistizio, 8 settembre 1943, quando furono lanciati quattro “Spezzoni”<br />

vicinissimi al nostro palazzo, <strong>di</strong> fronte a noi e al lato <strong>di</strong> Via Marsala, presso la<br />

stazione, all’altezza <strong>di</strong> Piazzale Sisto V. Per un momento credemmo che era<br />

finita, ci abbracciammo forte mettendoci sotto l’arco <strong>di</strong> una porta.<br />

Nel Piazzale Sisto V, dopo il bombardamento <strong>di</strong> San Lorenzo, fu allestita<br />

una fontanella con un semplice tubo ed un rubinetto, da esso un filino <strong>di</strong> acqua<br />

andava riempiendo recipienti <strong>di</strong> ogni sorta <strong>di</strong> lunghe file <strong>di</strong> persone pazienti. <strong>Io</strong><br />

portavo due grosse pentole con bastoni infilati nei manici per fare una sola<br />

presa, oppure bottiglie, avevo da percorrere una cinquantina <strong>di</strong> metri e cinque<br />

piani a pie<strong>di</strong>, perché non c’era ascensore, per andare a casa.<br />

Il cibo era razionato. Ricordo farine <strong>di</strong> legumi, <strong>di</strong> cui quella <strong>di</strong> ceci era<br />

<strong>di</strong>sgustosa, tanto che solo pochi anni fa mi sono fatta coraggio a mangiare ceci;<br />

e il pane nero in cassetta che mio padre aveva dai tedeschi nelle ferrovie, che<br />

era crudo nell’interno e per renderlo mangiabile mia madre lo tagliava a fette e<br />

lo tostava, anche il caffè si tostava in casa, o forse era orzo, a volte al suo posto<br />

si tostavano le ghiande. Un po’ <strong>di</strong> cibo buono erano patate e fagioli cannellini,<br />

che i nonni dalla provincia <strong>di</strong> Napoli ci mandavano, finché fu possibile, e<br />

qualche pollo, che mio padre portava al rientro dal suo lavoro, avuto dai suoi<br />

operai lungo la linea Roma-Formia, e non solo, ricordo la gioia <strong>di</strong> mazzi <strong>di</strong> fiori<br />

multicolori e profumati.<br />

Immagini vive sono in me anche della “borsa nera” a Piazza Vittorio,<br />

come l’arrivo e la sfilata, nella stessa piazza, degli Alleati bion<strong>di</strong>, neri, giovani<br />

tra l’ilarità della folla. Loro sorridenti donavano cioccolato, gomme da masticare<br />

e sigarette. Una parte <strong>di</strong> loro si stanziò al Ministero dell’Aeronautica, vicino casa<br />

mia, e noi ragazzini andavamo spesso ai cancelli in Via dei Frentani: eravamo<br />

amici. Erano vive anche le immagini dei numerosi feriti e mutilati nella vicina<br />

clinica ortope<strong>di</strong>ca.<br />

Riprendemmo ad andare al mare ad Anzio o a Nettuno in estate, qua e là<br />

c’erano carrarmati e vari residui bellici, segni tangibili dello sbarco <strong>di</strong> Anzio, e<br />

noi ragazzini incoscientemente giocavamo su <strong>di</strong> essi.<br />

6


<strong>Io</strong> vista da me.<br />

Più volte ho nominato il gruppo <strong>di</strong> ragazzini, del quale facevo parte, in<br />

effetti, erano pochi i momenti <strong>di</strong> svago e, a mano a mano che crescevo, mia<br />

madre sempre più aumentava la richiesta <strong>di</strong> partecipazione alle attività della<br />

casa.<br />

Ciò avveniva per bisogno <strong>di</strong> vero aiuto, per farmi imparare e per evitare le<br />

uscite, poiché temeva e si preoccupava per il mio ingresso nella società (con<br />

tutti i suoi pericoli!?).<br />

Per le ristrettezze della vita e per le convinzioni <strong>di</strong> mia madre (mio padre<br />

c’era, ma come d’accordo il compito <strong>di</strong> seguire i figli era <strong>di</strong> lei) crescevo<br />

nell’or<strong>di</strong>ne del dovere, del fare e dello stu<strong>di</strong>are.<br />

Le uscite erano limitate e, così, le amicizie, poiché le conoscenze non erano<br />

mai giuste per mia madre.<br />

Tutto era vietato o perché non c’erano le possibilità o perché non era<br />

approvato, o perché pericoloso come l’uso dei pattini e della bicicletta, anche se<br />

imprestati.<br />

E’ da tenere presente che ero figlia femmina <strong>di</strong> genitori napoletani, nati<br />

alla fine dell’ottocento l’uno e ai primi del novecento l’altra, con la loro<br />

educazione, con le loro usanze e la loro visione del mondo, che li ha sconvolti<br />

con un frenetico ed incalzante progresso e gran<strong>di</strong> cambiamenti della vita<br />

sociale.<br />

Sono nata con buone pre<strong>di</strong>sposizioni a tutto, che sono state favorevoli e<br />

sod<strong>di</strong>sfacenti alle continue richieste <strong>di</strong> mia madre e utili a renderla meno<br />

ansiosa, e a me, facendomi provare gioia nel riuscire, nel realizzare ciò in cui mi<br />

provavo. Mi sono cimentata in tutte le arti e mestieri, in<strong>di</strong>fferentemente in lavori<br />

femminili e maschili, per quello che era possibile naturalmente.<br />

In questo modo fuggivo dalla pesantezza della vita <strong>di</strong> bambina e, poi, ragazza e<br />

via... , e, usando contemporaneamente l’intelligenza e le mani, maturavo.<br />

Come bambina si doveva tacere, non si partecipava ai <strong>di</strong>scorsi degli<br />

adulti, vi erano argomenti tabù, non mi rimaneva che ascoltare e osservare.<br />

Osservavo con intento tutto: gli oggetti, la natura, le persone, scoprendo dal<br />

vivo le strutture, il transfert, il gioco della psicologia umana.<br />

Osservavo e criticavo severamente anche me, mi sottovalutavo e, quin<strong>di</strong>,<br />

restavo in <strong>di</strong>sparte, non osavo mettermi in evidenza.<br />

Attirata dal bello e dall’armonia, anche fisicamente non mi approvavo, ma non<br />

me la prendevo più <strong>di</strong> tanto: bassa, rotondetta con circonferenze più. Questo<br />

era fonte <strong>di</strong> ulteriori tormenti dato che gli uomini non mancavano <strong>di</strong> darmi<br />

fasti<strong>di</strong>.<br />

E, con gli stu<strong>di</strong>, non sono rimasta insensibile all’essere <strong>di</strong> Giacomo Leopar<strong>di</strong><br />

(per me non pessimista, ma realista, <strong>di</strong> una grande capacità <strong>di</strong> autocritica,<br />

autoesame in relazione al suo mondo concreto) e a quelli <strong>di</strong> Luigi Pirandello e<br />

del Verga, vali<strong>di</strong> oggi ancor più che allora.<br />

E, così, se per natura sono ottimista, proiettata in avanti, pronta all’avventura,<br />

7


aperta agli altri, speranzosa sono sempre stata concreta, con i pie<strong>di</strong> per terra,<br />

non mi sono mai illusa e, forte, ho superato non senza sofferenza le contrarietà<br />

e le delusioni vissute per la mia ingenuità, o meglio credulità nella sincerità degli<br />

altri.<br />

Ho costruito una mia filosofia: so che posso e devo far forza solo su me<br />

stessa, non devo arrendermi, devo andare avanti comunque, tanto tutto passa,<br />

domani chissà... .<br />

In gran<strong>di</strong> linee trovo la mia vita una guerra vinta con sod<strong>di</strong>sfazione,<br />

anche se le numerose battaglie sono state e sono dure e penose.<br />

Sono <strong>di</strong>sponibile, ma devo essere convinta <strong>di</strong> ciò che faccio, facile a<br />

contestare ciò che non rispetta la logica, e ferma e rigorosa sui valori che<br />

regolano la vita <strong>di</strong> relazione riassunti, tutto sommato, nei comandamenti e alla<br />

pari negli articoli del co<strong>di</strong>ce civile.<br />

Ricca <strong>di</strong> interessi, amante delle scienze e dell’opera umana, dotata <strong>di</strong> creatività<br />

e abilità manuale, sono stata sempre ammirata ed apprezzata dagli alunni per<br />

la dolcezza (tanto che il mio nome era trasformato in Caramella), per la<br />

giustizia, per la lealtà, per la comprensione e la fermezza.<br />

Queste mie qualità le ho coltivate e fortificate, per cui fin da piccola ho avuto<br />

verso tutti il comportamento da maestra montessoriana, attenta e pro<strong>di</strong>ga nel<br />

valorizzare il buono e aiutare a mo<strong>di</strong>ficare il non giusto.<br />

Non sono fuggita da casa, da mia madre; ho cercato con tutte le forze <strong>di</strong><br />

prevenire ciò che la <strong>di</strong>sturbava, <strong>di</strong> equilibrare le manifestazioni, pensavo al<br />

bene suo ed al mio. Non ritenevo giusto, come del resto ancora oggi,<br />

combattere l’egoismo dell’altro, soprattutto se inconscio, con il mio egoismo.<br />

Nel poco avevamo tutto, eppure mia madre ha vissuto una vita tormentata,<br />

coinvolgendo anche me, come capro espiatorio. Comunque le sono sempre<br />

grata, perché, malgrado tutto, ho ritrovato in me la forza e la capacità <strong>di</strong><br />

affrontare la vita.<br />

Verso mio padre ho avuto sempre ammirazione per quanto sapeva fare,<br />

ero al suo fianco ogni volta che riparava una ra<strong>di</strong>o o qualsiasi oggetto, o<br />

costruiva il presepio con il sughero, l’illuminazione e la cascata d’acqua. Dove<br />

potevo collaboravo, per esempio facendo piccoli oggetti o frutta con la mollica<br />

del pane, <strong>di</strong>pinti poi. La nota negativa era quella che non potevo parlare,<br />

quando mi veniva <strong>di</strong> chiedere spiegazioni mio padre scattava <strong>di</strong> nervi, perché si<br />

concentrava e non gra<strong>di</strong>va interferenze.<br />

Tutti e due, in fondo nella loro sicurezza <strong>di</strong> adulti, nell’autorità <strong>di</strong> genitori,<br />

più si veniva avanti negli anni e più erano come sprovveduti e sgomenti ad<br />

affrontare la vita <strong>di</strong> una società in continua evoluzione e rivoluzione. Tutto<br />

sommato si appoggiavano a me, sono stata <strong>di</strong> aiuto e sostegno in tutto, specie<br />

nelle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> salute e sono stata vicino a loro fino al termine della vita<br />

(mamma 78 anni, papà 93).<br />

Dalla morte <strong>di</strong> mia madre, mio padre si è aperto e avvicinato sempre più a me<br />

e, soprattutto negli ultimi tre anni <strong>di</strong> vita, manifestava gioia nell’andare nella<br />

nostra piccola casetta <strong>di</strong> Cincinnato con giar<strong>di</strong>no e caminetto.<br />

Il rapporto con i miei fratelli purtroppo non è stato ricco, perché<br />

Domenico, maggiore <strong>di</strong> me <strong>di</strong> due anni, come già ho detto morì a otto anni e<br />

8


mezzo; Vittorio, minore <strong>di</strong> me <strong>di</strong> circa sei anni, privilegiato perché maschio e,<br />

poi, rimasto anche unico figlio maschio, naturalmente aveva interessi e<br />

frequentazioni <strong>di</strong> ambienti <strong>di</strong>versi.<br />

Appena ho iniziato a guadagnare, ho cercato, per quanto potevo, <strong>di</strong> andare<br />

incontro ai suoi desideri, sapevo in prima persona che cosa vuol <strong>di</strong>re dover<br />

rinunciare a tutto. Una volta raggiunti i <strong>di</strong>ciotto anni <strong>di</strong> Vittorio abbiamo avuto<br />

modo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre esperienze insieme anche se per breve tempo; una volta<br />

laureatosi in Ingegneria elettrotecnica, il servizio militare, il lavoro a Torino, il<br />

matrimonio, il trasferimento ad U<strong>di</strong>ne ed i nostri rapporti si sono allontanati <strong>di</strong><br />

nuovo.<br />

Eravamo una famiglia regolare, normale, in fondo ho accettato tutto con<br />

buona volontà, ma una cosa mi ha dato sempre motivo <strong>di</strong> profondo rammarico:<br />

la carenza <strong>di</strong> manifestazioni <strong>di</strong> affetto e coccole. <strong>Io</strong> le avrei molto gra<strong>di</strong>te, per gli<br />

altri erano sottintese, ci si baciava solo quando si partiva, si tornava e per gli<br />

auguri.<br />

Sì! Mi piace fare, provarmi; mi dà gioia riuscire e spinta a continuare.<br />

Quando <strong>di</strong>co agli altri: “Questo l’ho fatto io” con compiacimento, lo <strong>di</strong>co non per<br />

vantarmi, ma per avere una conferma del mio agire dall’approvazione o meno<br />

degli altri (in un certo qual senso è per me un’autopsicanalisi). Cerco la critica,<br />

l’accetto come aiuto e mi <strong>di</strong>spiaccio profondamente quando mi definiscono<br />

tutt’altro da quella che sono: permalosa, piena <strong>di</strong> me, superba.<br />

<strong>Io</strong> non definisco alcuno in qualche modo, e mi dà molto fasti<strong>di</strong>o che lo facciano<br />

con me, soprattutto quando l’appellativo non è appropriato.<br />

A questo punto se non c’è possibilità <strong>di</strong> incontro <strong>di</strong>vento selettiva, senza litigio<br />

allontano il soggetto e lo escludo dalla mia vita.<br />

Sono ricercata da amici perché socievole e so stare alla battuta spiritosa,<br />

ammirata e apprezzata... e, come la sora Camilla tutti la vogliono e nessuna la<br />

piglia.<br />

D’altra parte, in seguito ad alcune esperienze mi <strong>di</strong>co: meglio sola che male<br />

accompagnata.<br />

Il rapporto con i ragazzi era più che rapporto tra maestra e scolari. Come<br />

loro si confidavano con me, io li facevo partecipi <strong>di</strong> alcuni miei problemi.<br />

Coglievo l’occasione, oltre al rapporto affettivo, <strong>di</strong> fiducia, per far conoscere<br />

come è la vita nella società nella sua articolazione e nel modo <strong>di</strong> essere e<br />

comportarsi delle persone (per esempio: l’iter <strong>di</strong> una causa che una mia vicina<br />

<strong>di</strong> casa a Cincinnato mi ha intentato per suo capriccio e <strong>di</strong>spetto per una cosa in<br />

cui era lei fuori legge. Le osservazioni dei ragazzi, i giu<strong>di</strong>zi ed i sentimenti mi<br />

commuovevano e mi sostenevano u<strong>di</strong>enza per u<strong>di</strong>enza).<br />

Riguardo la salute, ho cercato <strong>di</strong> conoscere il mio corpo per mezzo delle<br />

sue reazioni al cibo e ai cambiamenti d’aria; mi faccio la <strong>di</strong>agnosi dai sintomi<br />

che si manifestano, provando sod<strong>di</strong>sfazione se c’è la conferma del me<strong>di</strong>co.<br />

Nelle cure preferisco meto<strong>di</strong> naturali e seguo le prescrizioni con serietà.<br />

Il mio rapporto con il dolore è da stoica, in quello con la morte mi preoccupa<br />

come avverrà: se sarò preparata e rispettosa verso gli altri.<br />

Il mio rapporto con il denaro non è <strong>di</strong> simpatia: a parte lo stipen<strong>di</strong>o statale<br />

<strong>di</strong> insegnante e le irrisorie retribuzioni per la protrazione oraria e per gli articoli<br />

9


sulla rivista Montessori “Vita dell’infanzia”, tutti i miei lavori per la scuola e non<br />

sono stati sempre "a gratis", sia con il mio consenso e sia che per gli altri<br />

questo era sottinteso, <strong>di</strong> dovere. Anche nel gioco la fortuna, dato che è<br />

bendata, non mi vede.<br />

La coscienza <strong>di</strong> non poter avere più <strong>di</strong> tanto mi ha fortificato<br />

nell’accettare la realtà, ma non ad arrendermi. Tutto quello che ho avuto l’ho<br />

conquistato con le mie forze. Quasi sempre ho dovuto attendere a lungo,<br />

arrivando per ultima. Comunque non è mai troppo tar<strong>di</strong> (in questo sono<br />

in<strong>di</strong>cative le strisce <strong>di</strong> storia montessoriane: più sono lunghi i primi perio<strong>di</strong> con<br />

pochi episo<strong>di</strong> e novità e più sono corti e ricchi <strong>di</strong> conquiste e avvenimenti quelli<br />

che seguono).<br />

Infine da bambina sognavo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare una brava e agile danzatrice<br />

classica o su pattini, oppure <strong>di</strong> cantare come soprano o in uno coro. Prima <strong>di</strong><br />

addormentarmi la sera sognavo <strong>di</strong> essere un’eroina in storie a puntate costruite<br />

da me come nei films <strong>di</strong> Robin Hood e dei corsari, che all’epoca andavano per<br />

la maggiore.<br />

La fantasia e l’abilità manuale ricompensavano la carenza della sod<strong>di</strong>sfazione<br />

dei desideri.<br />

Si viveva guardando al passato per non pretendere e sprecare, e al<br />

futuro, per cui si doveva essere formiche.<br />

Rivedendo la mia vita ne viene <strong>di</strong> chiedere: “Ma quando riposavo?”<br />

<strong>Io</strong> vista da me? Insomma mi vedo in questo mio tempo, certamente <strong>di</strong><br />

gran lunga agevolata dalla civilizzazione e dal progresso, soprattutto da piccola<br />

come un reperto paleolitico vivente: un essere che non parla, che non può<br />

esprimersi, che vive in un mondo da scoprire, da cui è stimolato alla ricerca,<br />

all’appren<strong>di</strong>mento per mezzo dell’osservazione; un essere che si stupisce, che<br />

vive <strong>di</strong> raccolta, che costruisce costruendo se stesso. A mano a mano che<br />

crescevo, mi sono sentita, e mi sento a volte, fuori luogo o fuori tempo, pur<br />

vivendo appieno la vita, cercando <strong>di</strong> assecondare i miei principi, i miei<br />

sentimenti nel rispetto <strong>di</strong> me stessa e del mio modo <strong>di</strong> essere.<br />

Nell’esprimermi sono semplice ed elementare, nell’aspetto sono giovanile: mi<br />

hanno dato sempre <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> meno, ancora oggi non credono all’età che ho.<br />

10


La scelta delle Magistrali e formazione montessoriana.<br />

La scelta delle Magistrali è stata promossa da mia madre coerente con<br />

se stessa: per una donna l’insegnamento era il lavoro più consono, concedendo<br />

anche più tempo libero per la famiglia.<br />

In più al momento era <strong>di</strong> utilità: avrei potuto accompagnare e riprendere mio<br />

fratello, scolaro dell’Enrico Pestalozzi, a breve <strong>di</strong>stanza dall’Alfredo Oriani.<br />

Comunque, dopo l’abilitazione magistrale conseguita nel 1953, io e mia<br />

madre ci interessammo per prendere lezioni per le quattro materie non<br />

appartenenti agli stu<strong>di</strong> fatti per affrontare l’esame del Liceo Artistico e<br />

proseguire all’Accademia, ma non potendo affrontare la spesa rinunciai.<br />

Frequentavo un corso <strong>di</strong> taglio e cucito per perfezionare le mie capacità<br />

<strong>di</strong> auto<strong>di</strong>datta, e ben presto, dopo poco più <strong>di</strong> un mese, sul quoti<strong>di</strong>ano Paese<br />

Sera leggemmo, mia madre ed io, l’annuncio <strong>di</strong> un corso “Montessori” che si<br />

sarebbe tenuto presso la scuola elementare Ugo Bartolomei in Via Asmara. La<br />

<strong>di</strong>rettrice Laura Lorenzi Braga<strong>di</strong>n, fervida credente nel metodo Montessori, ne<br />

aprì una sezione nella sua scuola e ospitò il corso tenuto da Anna Maria<br />

Maccheroni (coetanea e collaboratrice della Montessori, esperta in musica), da<br />

Flaminia Gui<strong>di</strong> e dalla Professoressa Maria Teresa Marchetti.<br />

Era un corso intenso, occupava tutta la giornata, trascorsa tra teoria ed<br />

esercitazioni. Realizzavo <strong>di</strong> notte i dovuti vari materiali e l'album completamente<br />

illustrato, il cui scritto per aiuto era copiato in bella grafia da mio padre.<br />

Per il mio modo <strong>di</strong> essere non mi feci mai notare, solo il giorno<br />

dell’esame destai l’attenzione della Laura Lorenzi Braga<strong>di</strong>n, Presidente della<br />

Commissione, e della Flaminia Gui<strong>di</strong>, che videro in me una vera montessoriana.<br />

Seguendo questo primo corso “Montessori“, scoprivo <strong>di</strong> avere incontrato il<br />

modo <strong>di</strong> vivere la scuola che sognavo da piccola, frequentando le mie scuole<br />

materna ed elementare. Ero <strong>di</strong>ligente e rispettosa (educata), ma nel mio interno<br />

ero insofferente e ribelle ai mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> fare e <strong>di</strong> <strong>di</strong>re.<br />

Alla mia epoca i piccoli dovevano essere piccoli e non interferire con gli<br />

adulti, perché erano adulti: linguaggio e argomenti <strong>di</strong>versi, più i tabù.<br />

Per imposizione e per carattere parlavo poco e niente, ma osservavo molto, mi<br />

attirava osservare il comportamento delle persone, ricavando le leggi della<br />

psicologia umana (questo mi è stato molto utile per la vita in avvenire nella<br />

scuola e fuori, dandomi coscienza, <strong>di</strong>gnità, maturità).<br />

Dopo aver conseguito la specializzazione secondo il metodo Montessori<br />

nel 1954, per obbligo frequentai l’anno scolastico 1954-55 <strong>di</strong> tirocinio presso le<br />

sezioni montessoriane della scuola elementare statale Ugo Bartolomei e nella<br />

sede <strong>di</strong>staccata Villa Paganini, dove esistevano solo due sezioni <strong>di</strong> Case dei<br />

Bambini (scuola materna) private, <strong>di</strong>pendenti dall’Ente Opera Montessori.<br />

Ben presto a Villa Paganini ebbero inizio sezioni elementari.<br />

In questo ambiente mi sentivo pienamente a mio agio, tanto che continuai il<br />

tirocinio per altri tre anni per mia volontà, impegnandomi al massimo con<br />

guadagno limitato alle pochissime supplenze statali. Queste le effettuai sia nelle<br />

11


sezioni Montessori, su nominate, sia nelle scuole con metodo comune, Fabio<br />

Filzi al Tiburtino Terzo, una borgata, allora fuori Roma sulla Tiburtina, e Fratelli<br />

Ban<strong>di</strong>era in Piazza Ruggero <strong>di</strong> Sicilia, presso Piazza Bologna.<br />

Sempre e ovunque, malgrado le varie <strong>di</strong>fficoltà, i bambini ed i ragazzi hanno<br />

trovato in me sentimenti <strong>di</strong> sicurezza, fiducia ed affetto; solo nelle classi I e II<br />

con leggera prevalenza da parte dei maschi.<br />

Vivere nella scuola “Montessori” mi ha preso subito con entusiasmo e<br />

slancio, e questo spirito mi ha dato la forza <strong>di</strong> sopportare, o meglio ignorare la<br />

severità, il rigore, il ricatto dato dai tempi e da una prima Convenzione stipulata<br />

tra l’Ente Opera Montessori e il Ministero della Pubblica Istruzione. Le maestre<br />

non potevano essere fidanzate, o ad<strong>di</strong>rittura non potevano sposarsi. Ci si<br />

doveva de<strong>di</strong>care pienamente all'insegnamento. Ironicamente ci chiamavano<br />

"Montessuorine" al posto <strong>di</strong> "Montessoriane". Oggi si <strong>di</strong>rebbe esagerazione, ma<br />

a noi era vietato, per esempio, andare a scuola senza calze anche se era caldo,<br />

quasi estate; guai se il trucco era visibile, proibiti i pantaloni, per non <strong>di</strong>re della<br />

minigonna quando <strong>di</strong>ventò <strong>di</strong> moda. Dopo aver subito in quell'ambito storico,<br />

fino a circa trent'anni fa, siamo state anche redarguite dalle giovani colleghe per<br />

"la nostra passività e incapacità a ribellarci".<br />

La Convenzione, come qualsiasi Legge o Regolamento, a seconda <strong>di</strong> chi<br />

la usava era un’arma a doppio taglio: si era assunti o revocati anno per anno<br />

non sempre giustamente e ci sentimmo <strong>di</strong>re che la se<strong>di</strong>a doveva ballarci sotto<br />

(1968 Eleonora Moro Presidente sezione Romana dell’Ente Montessori).<br />

Un altro episo<strong>di</strong>o significativo: dopo <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> insegnamento a tempo pieno<br />

ero stata messa fuori graduatoria per un errore non mio, dopo <strong>di</strong>eci anni in<br />

Provve<strong>di</strong>torato si erano accorti che nel certificato del mio <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong><br />

specializzazione "Montessori" c’era un timbro mancante. Dopo una settimana <strong>di</strong><br />

lotte da sola e un colloquio con il Vice Provve<strong>di</strong>tore agli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma sono<br />

stata riammessa nella graduatoria, poiché gli uffici avrebbero dovuto avvertirmi<br />

dell’irregolarità e darmi il tempo legittimo per la rettifica e nella scuola mi fu<br />

detto: “Devi arrangiarti da sola, è una questione tua, personale. <strong>Io</strong> ho amicizie,<br />

ma le riservo per i problemi della scuola” (1964 Maria Clotilde Pini, collega con<br />

funzioni <strong>di</strong> Dirigente Didattica), come se il mio operare non era per la scuola.<br />

Oltre all’insegnamento ho realizzato per mia sod<strong>di</strong>sfazione e suo interesse<br />

mostre <strong>di</strong> fine anno, presepi per il Natale, sia a Villa Paganini che alla sede<br />

Centrale, un corso biennale per la preparazione alla Prima Comunione,<br />

costruendo il materiale secondo il metodo Montessori.<br />

Non si può negare che sono stata agevolata nell’insegnare, subito e a<br />

Roma, contro la trafila in posti <strong>di</strong>sagiati e lontani per l'insegnamen to nella<br />

scuola con metodo comune; ma l’attività nella scuola Montessori mi occupava<br />

ventiquattro ore su ventiquattro.<br />

I materiali, che oggi si comprano facilmente e <strong>di</strong> cui si abusa (es. Schede, che<br />

tra l’altro <strong>di</strong>simparano ad amare ad esprimersi e all’esprimersi stesso), allora si<br />

dovevano realizzare personalmente (come guide a lavori eseguiti dai bambini e<br />

non con semplice richiesta <strong>di</strong> monosillabi e crocette) naturalmente a casa, <strong>di</strong><br />

notte, dopo aver trascorso per anni otto ore al giorno (la mattina le materie<br />

curriculari, nel pomeriggio attività integrative, manuali-artistiche) nella scuola,<br />

12


che per ragioni <strong>di</strong> spazi e per la grande richiesta ha avuto fino al 1993-94 due<br />

classi in un’aula, alle quali per due decenni veniva aggiunta una terza sezione<br />

dell’insegnante sollevata per operare in segreteria.<br />

All’uscita dalla scuola andavo a frequentare i corsi o a prestare collaborazione<br />

all’Ente Opera Montessori.<br />

La mia scuola Montessori è stata sempre quella che la scuola comune è<br />

<strong>di</strong>ventata dall’inizio dei Decreti Delegati (1975) in poi per quanto riguarda<br />

l’organizzazione e l’amministrazione, solamente.<br />

Durante i primi quattro anni della mia attività ero senza retribuzione,<br />

come già ho detto, eccetto che per le supplenze, poi con retribuzione limitata<br />

qual è quella degli insegnanti sempre ho operato con contributo personale,<br />

perché non mi limitavo al semplice insegnamento elementare, ma lo arricchivo<br />

con attività manuali-artistiche, realizzazione <strong>di</strong> plastici, drammatizzazioni con<br />

copioni, scenografie, costumi, recitazione, regie.<br />

Da piccola, da sempre come ho già detto, ho avuto creatività, abilità a<br />

realizzare, entusiasmo a fare, spaziando in qualsiasi campo. Il mio incontro con<br />

lo spirito della Montessori, che ha messo in luce chi è il bambino e come<br />

seguirlo in una visione cosmologica, per me è stata la vita.<br />

La mente e la mano che lavorano in intesa aiutano a penetrare meglio nella<br />

struttura delle conoscenze, quin<strong>di</strong> a capire e ad operare producendo<br />

benevolmente.<br />

Nel mio ultimo anno <strong>di</strong> insegnamento neanche i registri sono stati dati.<br />

Non mi sembra giusto che oltre a tanta de<strong>di</strong>zione, trattenute e tasse, nel<br />

trattamento economico quello che è stato e quello che è (fino alla metà della<br />

mia vita nella scuola era a salire, poi a scendere) per fare bene scuola, scuola<br />

pubblica, obbligatoria e gratuita, si debba ricorrere al contributo degli insegnanti<br />

e dei genitori.<br />

Non è giusto anche perché si creano, così, scuole dei ricchi, dei meno ricchi e<br />

dei poveri, come se i bambini non siano tutti uguali con gli stessi <strong>di</strong>ritti e gli<br />

stessi doveri.<br />

Quando mi sono trovata sola in una classe con bambini, che senza<br />

sapere chiedevano tanto da me, ho provato non poche <strong>di</strong>fficoltà. Il corso <strong>di</strong><br />

specializzazione mi aveva dato una visione utopistica del bambino, nella realtà i<br />

bambini, quando frequentano la scuola, sono già avviati al vivere e ad essere<br />

secondo il proprio ambiente. Solamente vivendo con i bambini, osservandoli,<br />

conoscendoli, entrando in sintonia con loro ci si forma una personalità che aiuta<br />

a seguire la classe tutta, pur seguendo uno ad uno i bambini. Questi esigono<br />

una personalità che li gui<strong>di</strong>, che li aiuti; la cercano negli adulti, genitori,<br />

insegnanti e chiunque. Vogliono sicurezza, decisione, chiarezza... .<br />

13


La mia ricetta per essere una brava maestra?! ......<br />

Entrata in contatto con la Montessori, agendo all’unisono con<br />

il Suo spirito, conoscendo il modo evolutivo del bambino e<br />

l’uso del materiale Montessori nel suo valore<br />

basta arricchirsi del sapere e lasciarsi andare vivendo con i bambini, senza<br />

preoccuparsi <strong>di</strong> essere capaci o meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnare,<br />

o <strong>di</strong> avere o no<br />

abilità manuali (se ci si preoccupa, per me, è solo un alibi per non fare).<br />

L'importante è avere entusiasmo e dare in<strong>di</strong>cazioni.<br />

Nel rapporto adulto-bambino sono importanti la chiarezza, la decisione,<br />

la fermezza, la giustizia, la serenità.<br />

Basta farsi bambino tra i bambini.<br />

14


La nostra scuola e i Decreti Delegati.<br />

Nel 1975 hanno inizio i Decreti Delegati nelle scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado:<br />

collaborazione <strong>di</strong> tutte le componenti (genitori, studenti, docenti e non docenti)<br />

per una gestione sociale <strong>di</strong> questo servizio pubblico.<br />

1975, per un anno è la metà della mia vita trascorsa in questa scuola.<br />

Quale <strong>di</strong>fferenza c’è stata?<br />

Dall’inizio 1954 al 1975 la scuola Montessori nel parco <strong>di</strong> Villa Paganini come<br />

struttura ambiente non ha avuto mo<strong>di</strong>fiche o ampliamenti oltre l’aggiunta <strong>di</strong> un<br />

quarto pa<strong>di</strong>glione. Scuola <strong>di</strong> scelta, quin<strong>di</strong>, grandemente richiesta con<br />

provenienza da ogni parte <strong>di</strong> Roma: per le iscrizioni si facevano file pernottando<br />

con sacco a pelo e <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> numeretti (numerosi furono gli articoli sui<br />

giornali).<br />

Risultato: in ogni aula convivevano due sezioni per classe; le insegnanti con i<br />

bambini ed i ragazzi svolgevano le attività curricolari al mattino dalle ore 8,20<br />

fino alle ore 12,30 sei giorni la settimana; le attività lu<strong>di</strong>co-motorie venivano<br />

esercitate negli spazi aperti all’interno e all’esterno della struttura scolastica.<br />

Nonostante lo spazio limitato nelle aule, la coopresenza delle insegnanti<br />

permetteva e agevolava l’organizzazione della classe fondata sia sul lavoro<br />

in<strong>di</strong>viduale, in<strong>di</strong>spensabile per la presentazione e l’uso del materiale<br />

Montessori, sia sul lavoro <strong>di</strong> gruppo e soprattutto con la presenza <strong>di</strong> bambini<br />

con problemi (il Professore Bollea e il Professore Ossicini hanno in<strong>di</strong>rizzato <strong>di</strong><br />

continuo i loro assistiti). Nello svolgere le lezioni ci alternavamo sia nelle stesse<br />

aree <strong>di</strong>sciplinari o <strong>di</strong>videndoci le aree stesse. I ragazzi, quin<strong>di</strong>, erano il doppio<br />

per insegnante, ma non ricordo <strong>di</strong> aver risentito della fatica. E fino a quando le<br />

insegnanti erano sollevate per il servizio <strong>di</strong> segreteria (fino al 1977-78) alle due<br />

sezioni del mio gruppo se ne univa una terza.<br />

I ragazzi erano seguiti tutti e, come <strong>di</strong>ceva la Montessori, più sono, migliore è il<br />

profitto, ci sono più stimoli, più punti <strong>di</strong> vista, più confronti tra loro.<br />

Gli obiettivi erano:<br />

a) Promuovere lo sviluppo del bambino rispettando il principio Montessori<br />

“Aiutami a fare da me, solo” (con la Montessori nello scolaro vedevamo il<br />

fanciullo, un essere con età evolutive) creandogli le opportunità <strong>di</strong> ambiente e<br />

<strong>di</strong> lavoro per lo sviluppo del suo potenziale umano.<br />

b) Attuare i programmi ministeriali nel rispetto dello sviluppo in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> ogni<br />

alunno.<br />

Dalle ore 12,30 alle ore 16,30 si svolgeva la protrazione orario per i<br />

bambini che per ragioni varie ne avevano la necessità, in forma privata istituita<br />

dalla Dirigente Didattica, attuata da me e altre colleghe (due per volta). Questa<br />

era possibile per il contributo dei genitori, allora facoltosi, che organizzavano<br />

una cassa scolastica e ogni tanto elargivano donazioni (la retribuzione a noi<br />

insegnanti era irrisoria). Il pranzo era cucinato al momento, brava la cuoca, i<br />

bambini litigavano per fare il maggiordomo e i camerieri (avevo cucito io i<br />

grembiulini per i maschi a righe, per le femmine bianchi con il pizzo sangallo e<br />

15


le crestine.<br />

La scuola la vivevamo a classi aperte, io con le mie capacità ero<br />

delegata a provvedere all’organizzazione delle varie attività con i bambini <strong>di</strong><br />

tutte le classi, quasi ogni giorno, in giar<strong>di</strong>no dal giar<strong>di</strong>naggio alla ceramica, ai<br />

plastici, ai lavori con il traforo, poiché era un continuo <strong>di</strong> visite da ogni parte del<br />

mondo.<br />

Era bellissimo vedere come i più piccoli erano interessati e incuriositi verso i più<br />

gran<strong>di</strong> e questi come erano teneri e spontanei con i piccoli.<br />

C’erano poche possibilità <strong>di</strong> avere supplenti, e soprattutto con la<br />

specializzazione Montessori, provvedevamo, perciò, anche a supplirci,<br />

maggiormente nella Casa dei Bambini (questa era privata dell’Ente Opera<br />

Montessori); ciò era possibile, poiché le classi erano sempre coperte, essendo<br />

in coppia in orario contemporaneo (senza retribuzione).<br />

Con le famiglie si aveva un buon rapporto basato sul rispetto, sulla<br />

fiducia, i ragazzi beneficiavano <strong>di</strong> questa atmosfera.<br />

Nel nostro calendario erano stabiliti incontri mensili con le famiglie. Si<br />

organizzavano gite, uscite <strong>di</strong>dattiche e viaggi, chiedendo il parere e la<br />

partecipazione, oltre l’occorrente.<br />

Abbiamo vissuto giornate piacevoli invitati tutti, insegnanti e classe,<br />

presso abitazioni <strong>di</strong> alcune famiglie degli scolari.<br />

Attività ne abbiamo sempre fatte a tempo pieno. Noi insegnanti<br />

riprendevamo l’anno scolastico il primo Settembre, mentre gli alunni il primo<br />

Ottobre, poi con gli anni l’inizio delle lezioni è andato via via anticipando.<br />

De<strong>di</strong>cavamo una parte del Settembre al restauro dei materiali rovinati, al<br />

recupero <strong>di</strong> quelli persi, al rifacimento <strong>di</strong> quelli ormai inutilizzabili; si<br />

adoperavano il traforo, le vernici e gli attrezzi comuni, e non solo il materiale,<br />

ma anche le aule e i mobili restauravamo, ad<strong>di</strong>rittura applicando carta da parati<br />

e applicando ten<strong>di</strong>ne e mantovane alle finestre. Sui tavoli avevamo sempre<br />

vasetti e portafiori. Ogni anno eseguivamo trasloco per fare in modo che ogni<br />

classe potesse essere in aule più o meno <strong>di</strong>sagiate alternativamente.<br />

L’altra parte del mese la de<strong>di</strong>cavamo a corsi <strong>di</strong> aggiornamento sul metodo<br />

Montessori, sull’approfon<strong>di</strong>mento delle scienze e della storia, e ad approntare<br />

materiali comuni come le strisce <strong>di</strong> storia.<br />

Numerose erano le partecipazioni a corsi e a tavole rotonde, convegni e<br />

congressi, che non c’erano altri tempi da trascorrere a scuola per espletare<br />

quanto riguardava i documenti: registro, pagelle ... .<br />

Iniziavo gli anni scolastici realizzando da me un registro con un quadernone<br />

scrivendo in gotico antico le intestazioni: prima parte i dati degli alunni (per circa<br />

vent’anni era d’obbligo segnalare il nome e la professioni del padre); poi le<br />

assenze, vi era il tetto massimo <strong>di</strong> 150 (cosa che per me era positiva, motivo in<br />

più per dare il giusto valore alla scuola e per dare una delle buone abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

avvio al rispetto, al senso del dovere); <strong>di</strong> seguito scrivevo il programma <strong>di</strong>dattico<br />

annuale, che sud<strong>di</strong>videvo nei tre trimestri, in uso allora, al termine dei quali<br />

puntualizzavo le verifiche. A volte nello stesso registro, a volte su un quaderno<br />

a parte sud<strong>di</strong>videvo ancora il programma quoti<strong>di</strong>anamente come anche le<br />

osservazioni sui bambini o sui ragazzi e anche appunti tipo le schede, già<br />

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in<strong>di</strong>cate dalla Montessori.<br />

A fine anno si compilavano le pagelle. Durante l’anno, giornalmente non<br />

davamo voti, ma giu<strong>di</strong>zi orali concordandoli con il bambino o con il ragazzo.<br />

La compilazione dei documenti, la preparazione dei materiali <strong>di</strong>dattici e delle<br />

lezioni avvenivano a casa, naturalmente, e, il più delle volte, <strong>di</strong> notte (per<br />

evitare storie con mia madre, quando mi capitava <strong>di</strong> arrivare alla ore 5,30 del<br />

mattino, sentendo la sveglia mi infilavo vestita nel letto).<br />

In questa scuola mi sono trovata a vivere la stessa atmosfera che vivevo<br />

in casa con mia madre: io era entusiasta e libera <strong>di</strong> creare, spaziare ma ero<br />

sotto un giogo, un qualcosa che incombeva, che tentava <strong>di</strong> limitare, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rigere… nella scuola, come già detto, c’era una Convenzione, una intesa tra<br />

l’Ente Opera Montessori ed il Ministero della Pubblica Istruzione che soffocava.<br />

In teoria poteva essere buona per garantire il metodo Montessori, ma in pratica,<br />

secondo “chi gestisce i regolamenti”, dava facoltà <strong>di</strong> ricatti, prepotenze,<br />

ritorsioni.<br />

L’impegno <strong>di</strong> noi insegnanti era gravoso, lo svolgevamo credendo e con<br />

passione, e a tutte le nostre richieste <strong>di</strong> riconoscimento <strong>di</strong> anni <strong>di</strong> servizio, che<br />

dal Provve<strong>di</strong>torato per quin<strong>di</strong>ci anni erano stati calcolati con doppio punteggio<br />

(cosa revocata dall’oggi al domani come niente fosse, per non <strong>di</strong>re, poi, dei<br />

denari spesi in carte bollate e raccomandate per le doppie schede per gli<br />

incarichi e supplenze), le Autorità montessoriane preposte si sono sempre<br />

rifiutate, perché dovevano gestirci “la se<strong>di</strong>a doveva ballarci sotto” (queste le<br />

testuali parole <strong>di</strong> una <strong>di</strong> loro), inoltre ci hanno fatto frequentare più corsi con la<br />

presa in giro <strong>di</strong> darci ogni volta l’abilitazione all’insegnamento fino al 1977-78.<br />

Durante questi anni ho constatato un buon sviluppo della nostra scuola <strong>di</strong><br />

quasi ottima qualità. Di chi il merito? Sono da riconoscere capacità non comuni<br />

nella Dirigente Didattica nel relazionare con Uffici e Personalità, e doti <strong>di</strong><br />

lungimiranza, ma ha potuto quello che ha potuto grazie a noi, grazie alle mie<br />

capacità che l’ispiravano (sapendola boriosa le <strong>di</strong>cevo: “Facciamo una bella<br />

coppia, lei è la mente, io il braccio”).<br />

Per quin<strong>di</strong>ci anni a fine anno avevamo la qualifica data dalla Dirigente<br />

Didattica: a tutte dava OTTIMO per <strong>di</strong>mostrare che la sua scuola era OTTIMA.<br />

Durante quegli anni esistevano visite improvvise <strong>di</strong> Ispettori nelle classi.<br />

La Maria Clotilde Pini e la Professoressa Maria Teresa Marchetti si <strong>di</strong>sputavano<br />

il merito <strong>di</strong> avermi “fatto”, l’una perché lavoravo nella sua scuola, l’altra perché<br />

avevo frequentato il suo corso.<br />

Riflessione: se fosse stato così tutte le insegnanti avrebbero dovuto essere<br />

come me.<br />

Intanto ogni cinque anni notavo cambiamenti, prima poco, poi sempre più<br />

accentuati nel modo <strong>di</strong> essere e <strong>di</strong> fare degli scolari e della società,<br />

naturalmente.<br />

I cambiamenti più sensibili si addebitano al movimento dei sessantottini e al<br />

modo <strong>di</strong> avviare alla vita i figli, rifacendosi su quello che avevano subìto loro da<br />

piccoli, passando da un eccesso all’altro.<br />

In questo clima iniziano i Decreti Delegati.<br />

17


Gli Organi Collegiali nella scuola elementare sono:<br />

1) Consiglio <strong>di</strong> Interclasse,<br />

2) Consiglio <strong>di</strong> Circolo,<br />

3) Consiglio <strong>di</strong> Interclasse Tecnica.<br />

Comunque sempre si sono fatte Riunioni <strong>di</strong> classe.<br />

<strong>Io</strong> mi sono can<strong>di</strong>data e fui eletta per il Consiglio <strong>di</strong> Circolo. Nella mia innocenza,<br />

nel mio candore, credevo che i Decreti Delegati fossero nati per aiutare a<br />

migliorare la scuola, ho fatto progetti e <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> ristrutturazione insieme ai<br />

ragazzi per rendere gli spazi più idonei al metodo Montessori e ho puntualizzato<br />

i principi montessoriani sulle età evolutive e <strong>di</strong> come è bene seguire l’essere<br />

che si sviluppa, perché già erano evidenti errori da parte degli adulti sui<br />

bambini.<br />

Ben presto si è rivelata la realtà: l’ingresso della politica nella scuola, non<br />

solo da parte dei genitori (uno mi ha dato il tormento per quattro anni, perché<br />

non cedevo alla sua ottica maoista in classe), ma anche da parte <strong>di</strong> noi<br />

insegnanti, tanto che sono state presentate due liste. Il comportamento durante<br />

le assemblee non era sempre corretto e in data 28 Aprile 1975 appuntai sulla<br />

carta una mia protesta e alcune frasi della Montessori per appoggio. Altre due<br />

proteste <strong>di</strong> tutte le colleghe insieme per manomissioni nei pa<strong>di</strong>glioni senza che<br />

noi fossimo avvertite, senza rispetto degli Organi Collegiali: i genitori erano<br />

entrati nella scuola a condurre l’organizzazione secondo i propri intenti in<br />

complicità con i Direttori.<br />

Le insegnanti erano sottoposte prima dei Decreti Delegati, ed erano<br />

sottoposte anche dopo.<br />

I problemi dei bambini nella famiglia e nella scuola, ho capito da sempre<br />

che dovevo cercare <strong>di</strong> risolverli da sola. I genitori sempre più, con il trascorrere<br />

del tempo, si <strong>di</strong>straevano dai veri problemi dei figli, assumendo atteggiamenti<br />

protettivi a falso in<strong>di</strong>rizzo.<br />

Con i Decreti Delegati la nostra scuola, come tutte le scuole, <strong>di</strong>venta<br />

scuola <strong>di</strong> quartiere. Villa Paganini era <strong>di</strong> utenza <strong>di</strong>: Via Novara fino all’incrocio<br />

con Via Alessandria, Via Alessandria fino all’incrocio con Corso Trieste, Corso<br />

Trieste fino a Piazza Trento, da Piazza Trento per Via Appennini fino all’incrocio<br />

con Viale Gorizia, Viale Gorizia fino all’incrocio con Via Nomentana, Via<br />

Nomentana da Viale Gorizia a Via Novara. Le iscrizioni vengono regolarizzate<br />

con criteri: precedenza assoluta agli abitanti della zona definita, ai figli <strong>di</strong> ex<br />

alunni, figli <strong>di</strong> persone sole, figli <strong>di</strong> lavoratori nelle vicinanze, all’occorrenza liste<br />

<strong>di</strong> attesa per la Casa dei Bambini. Fino al 1987-88, anni in cui entrano in vigore<br />

i Nuovi Programmi Didattici per la scuola elementare (<strong>di</strong>sposta dal DPR<br />

12.02.1985) che subentrano a quelli del 1955, le materie curriculari sono svolte<br />

durante la mattina. Alla protrazione oraria privata è subentrato un qualcosa <strong>di</strong><br />

simile con una associazione Scuola-<strong>Famiglia</strong> con operatori estranei, io e la<br />

collega, Francesca Mugoni come interne per garantire il metodo; poi, un<br />

doposcuola con insegnanti mandate dal Comune, dopo ancora Attività<br />

Integrative con insegnanti mandate dal Provve<strong>di</strong>torato (tutti questi operatori,<br />

naturalmente, senza specializzazione Montessori).<br />

Per la gestione della protrazione oraria da parte dell'Associazione Scuola-<br />

18


<strong>Famiglia</strong> ci sono stati <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong> e malumori tra noi colleghe, che per politica e per<br />

puntiglio volevamo impe<strong>di</strong>re la forma privata. <strong>Io</strong> e l’altra collega abbiamo<br />

risposto alla richiesta <strong>di</strong> aiuto dei genitori, che comunque avrebbero dato il via<br />

alla cosa, per proteggere i bambini, i ragazzi, il nostro lavoro e l’ambiente da<br />

probabili errori da parte <strong>di</strong> persone senza alcuna preparazione pedagogica e<br />

psicologica.<br />

I nuovi programmi si annunciano <strong>di</strong>cendo che nello scolaro è da vedere il<br />

fanciullo, un essere che si forma e, così, come si annunciano vanno avanti<br />

percorrendo le intuizioni della Montessori. In pratica, però, non seguono le<br />

necessità dei bambini e dei ragazzi, ma la necessità <strong>di</strong> impiego per l’esubero<br />

del personale e per la <strong>di</strong>minuzione delle nascite.<br />

Quin<strong>di</strong>, l’organizzazione della scuola per moduli: tre insegnanti su due<br />

classi, oppure quattro insegnanti su tre classi (in verticale o in orizzontale) e, là<br />

dove è necessario, ancora possibilità <strong>di</strong> tempo pieno: due insegnanti, che si<br />

alternano sulla stessa classe con turni antimeri<strong>di</strong>ani e pomeri<strong>di</strong>ani. In più<br />

insegnanti per l’insegnamento della Religione Cristiano-Cattolica, per la lingua<br />

straniera e le maestre <strong>di</strong> sostegno in proporzione alla gravità dell’han<strong>di</strong>cap (da<br />

una insegnante su quattro bambini, a uno ad uno).<br />

Le <strong>di</strong>scipline inserite nel curricolo sono <strong>di</strong>vise secondo le affinità: ambito<br />

linguistico, ambito logico-matematico, ambito storico-geografico e stu<strong>di</strong> sociali.<br />

L’educazione al suono ed alla musica, l’educazione all’immagine e l’educazione<br />

motoria vanno abbinate a seconda della coerenza alla natura dei progetti<br />

educativi.<br />

L’orario delle attività <strong>di</strong>dattiche ha la durata <strong>di</strong> ventisette ore settimanali<br />

elevabili fino a trenta, articolabili come meglio si crede.<br />

Noi, a Villa Paganini, ci siamo accordate per la settimana corta, cinque giorni<br />

dalle ore 08,20 alle ore 16,20 per gli scolari; per le insegnanti ventidue ore più<br />

due, ci si alternava. <strong>Io</strong> ho fatto l’esperienza dei moduli per due anni 1991-92 e<br />

1992-93, poi il tempo pieno per cinque anni.<br />

Quin<strong>di</strong>, tutti gli alunni sono obbligati a pranzare a scuola (cosa che agli<br />

inizi non era ben accettata da molti). Anche le insegnanti ne sono obbligate nel<br />

fare il turno pomeri<strong>di</strong>ano. A me ha pesato, visto il comportamento dei bambini e<br />

dei ragazzi, specie nell’ultima decina <strong>di</strong> anni. Il locale della mensa ha un sonoro<br />

assordante, si fanno tre turni <strong>di</strong> più classi insieme, specie quando ci sono<br />

supplenti è da impazzire.<br />

Per quanto riguarda la lingua straniera è contemplata per legge dalla<br />

terza classe alla quinta, mancano però “insegnanti”; fatta la legge, non<br />

essendoci insegnanti preparate, i responsabili hanno fatto allora frequentare<br />

brevi corsi abilitanti ad insegnanti elementari con conoscenze avanzate <strong>di</strong><br />

lingue straniere e, poi, le hanno lasciate libere <strong>di</strong> scegliere se rimanere in classe<br />

o essere sollevate per tre anni. Quelle che avevano preso la seconda<br />

decisione, dopo i tre anni hanno preferito riprendere la classe, almeno tra le<br />

colleghe che conosco. Il mio ultimo gruppo non ha potuto avere lezioni <strong>di</strong> lingua<br />

straniera. Ultimamente i genitori hanno molto lottato per riparare con il<br />

pagamento alle carenze della scuola.<br />

Per le insegnanti 40 ore obbligatorie per espletare i vari compiti al <strong>di</strong> fuori<br />

19


dell’insegnamento: Collegio dei Docenti, Assemblee <strong>di</strong> Classe, Programmazioni<br />

e Verifiche, Registri, Schede, Assemblee <strong>di</strong> Interclasse, Assemblee <strong>di</strong><br />

Interclasse Tecniche. Quaranta ore da trascorrere nella scuola e senza<br />

retribuzione (comunque per i registri e le schede non basta il tempo a scuola).<br />

Ho nominato maestre <strong>di</strong> sostegno perché la scuola è integrata per legge.<br />

Le insegnanti sono state obbligate alla frequenza <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong><br />

aggiornamento per cinque anni. Il modo come questi sono stati organizzati<br />

lascia a desiderare, tanto che alcune colleghe hanno e continuano a seguirli a<br />

pagamento presso professori e centri preposti con argomenti a proprio<br />

piacimento.<br />

Nella nostra scuola vengono sempre le visite, a <strong>di</strong>fferenza dei primi anni<br />

poche dall’estero, <strong>di</strong> norma scuole magistrali e non solo <strong>di</strong> Roma.<br />

Infine è aumentato il numero <strong>di</strong> insegnanti specializzati nel metodo<br />

Montessori con l’Art. 46, sono assicurate, così, supplenze idonee nella nostra<br />

scuola, perché ci sono stati perio<strong>di</strong> in cui arrivavano supplenti che non<br />

conoscevano il metodo. Purtroppo le preparazioni lasciano a desiderare, per<br />

esempio negli ultimi anni sono venute numerose colleghe dalla Sicilia con la<br />

frequenza <strong>di</strong> corsi per corrispondenza <strong>di</strong> fonte ignota. In genere, poi, oltre ad<br />

una preparazione precaria, la maggioranza delle giovani con il loro modo <strong>di</strong><br />

essere, senza quei sal<strong>di</strong> principi e valori <strong>di</strong> una volta, oggi denigrati, agiscono<br />

come si agisce oggi. Non sono bacchettona, ma fermamente credente alla<br />

relazione causa-effetto. Scientificamente riscontrato: dalle regole derivano<br />

or<strong>di</strong>ne e sicurezza, dal caos <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong>scordanza e <strong>di</strong>spersione. In ambo i<br />

casi occorre una giusta educazione e forza <strong>di</strong> carattere per non cadere nella<br />

pedanteria e monotonia per la prima versione, e nella depressione e nel<br />

perdersi nella seconda. Sta nel giusto formarsi la salvezza dell’uomo, quando<br />

raggiunge la piena coscienza <strong>di</strong> sé e dell’ambiente in cui vive con amore,<br />

creatività ed entusiasmo. Ognuno deve fare, perché ne ha il <strong>di</strong>ritto, le proprie<br />

esperienze, ma attenzione: gli si devono fornire i mezzi e la capacità <strong>di</strong> scelta,<br />

non si può pretendere <strong>di</strong> mandare allo sbaraglio gli oggetti delle nostre cure. Il<br />

non sapere crea danni, per cui gli adulti, famiglie e insegnanti soprattutto,<br />

devono conoscere le età evolutive dell’essere umano, che vanno dai 0 ai 12, 18<br />

anni e apprestare gli aiuti giusti senza soffocare e senza ignorare le richieste <strong>di</strong><br />

essi, senza sostituirsi ai piccoli, ma guidarli e sostenerli nella crescita, nella<br />

capacità <strong>di</strong> fare da soli. La libertà non è l’abbandono a se stessi, ma è una<br />

conquista.<br />

Al dunque prima e dopo i Decreti Delegati nella nostra scuola abbiamo<br />

concretizzato le stesse realtà. La <strong>di</strong>fferenza è che prima non erano imposte<br />

dalla legge, ma suggerite dalla Montessori nel pieno rispetto del bambino e da<br />

noi operatori sentite, e gestite da noi nei tempi e nei mo<strong>di</strong> migliori. Poi, dopo i<br />

Decreti Delegati, le stesse realtà legalizzate male organizzate, imposte,<br />

obbligate, fuori tempo e fuori contesto. Prima la vita era più concentrata e<br />

proficua, dopo è una vita <strong>di</strong>sturbata, interferenze e tanti problemi dati da<br />

battaglie <strong>di</strong> sfogo o per partito preso (insofferenze personali vengono sfogate<br />

sui bambini, affiora tanta saccenteria autocostruita e che prepotentemente si<br />

vuole imporre: ognuno sa più degli altri anche <strong>di</strong> fronte ad una persona ricca <strong>di</strong><br />

20


conoscenze ed esperienza) in nome del proprio <strong>di</strong>ritto. Guidati dalle<br />

caratteristiche della vita sociale <strong>di</strong> oggi (lavoro fuori casa, per necessità o per<br />

piacere, e il consumismo, soprattutto) i genitori, ed anche docenti, pongono<br />

meno attenzione e rispetto alle età evolutive del bambino, al suo ritmo, ai suoi<br />

tempi.<br />

In previsione e all'inizio della frequenza <strong>di</strong> ogni classe Prima ho fatto<br />

riunioni con i genitori per presentare il metodo Montessori, mettere al corrente<br />

<strong>di</strong> come è bene seguire all’unisono i bambini e presentare il programma che<br />

avremmo sviluppato; e, così, ogni inizio d’anno.<br />

A mano a mano che avvenivano cambiamenti negli anni ho avvertito<br />

poca recezione volontaria e involontaria: per seguire e rispettare il bambino<br />

serenamente e giustamente occorre tempo e pazienza, e questo la vita<br />

frenetica <strong>di</strong> oggi non lo permette; anche per l’alimentazione non c’è educazione<br />

e non solo, oggi non si ammette sacrificare quello che spetta <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, e subito,<br />

anche a <strong>di</strong>scapito <strong>di</strong> chi ne subisce, chiunque sia.<br />

Non voglio giu<strong>di</strong>care drasticamente e condannare, ma sento che gli estremi<br />

sono gravi, c’è solo da constatare quali sono i danni minori. <strong>Io</strong> ho la sensazione<br />

che si viva, esclusi i nuclei familiari sereni, legati da sentimento e rispetto, allo<br />

sbaraglio, in modo caotico seguendo l’istinto, l’impulso, l’egoismo a come<br />

capita, soffrendo più o meno per le esperienze con risultati negativi. C'è stato<br />

abuso delle parole e non l'uso. Con tanta facilità oggi si <strong>di</strong>ce: "E' una scelta!" e<br />

si giustifica, così, la conseguenza dell'azione. Scelta? Per scegliere si deve<br />

conoscere, pensare, ponderare, secondo me. C’è stata ribellione a quanto<br />

erano principi e schemi <strong>di</strong> vita. Tra l’altro la Religione Cristiano-Cattolica da<br />

obbligatoria, base dell’educazione italiana, giustamente ha avuto una nuova<br />

organizzazione per il rispetto <strong>di</strong> tutte le razze e religioni (prima dei Decreti<br />

Delegati nella nostra scuola abbiano avuto bambini <strong>di</strong> ogni razza e religione,<br />

dopo i Decreti Delegati sono entrati per legge), ma la prepotenza, per non <strong>di</strong>re<br />

la sfrontatezza incosciente, <strong>di</strong> alcuni genitori ha messo in <strong>di</strong>fficoltà la serenità<br />

dei bambini e il sereno operare mio (o nostro): i bambini non hanno lo stesso<br />

modo <strong>di</strong> essere degli adulti e, quin<strong>di</strong>, si creavano in classe episo<strong>di</strong> incresciosi <strong>di</strong><br />

prese in giro, <strong>di</strong> litigi, <strong>di</strong> insulti e derisioni da una parte sulle figure <strong>di</strong> Dio, Gesù<br />

e <strong>di</strong> ribellione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dall’altra. E, così, per qualsiasi agire, i bambini e i<br />

ragazzi erano avviati alla derisione, allo sgarbo, e si è data sempre più<br />

accentuazione alle simpatìe e antipatie e formazione <strong>di</strong> gruppi. Secondo me<br />

questo è dovuto al fatto che i bambini e i ragazzi sono stati lasciati sempre più<br />

soli, fuori casa, obbligati a questa o a quella attività, feste, incontri, baby sitter,<br />

magari stranieri, e loro sono <strong>di</strong>sturbati, <strong>di</strong>stratti, poco sereni, viene negato loro<br />

<strong>di</strong> vivere gestendo i propri spazi e i propri tempi, e la vicinanza con i genitori. E<br />

qui l’incongruenza dei genitori: lasciare i figli nell’età scolare liberi <strong>di</strong> agire senza<br />

regole, ma negare loro ciò che è basilare per la formazione.<br />

Infine, se nella prima metà del mio servizio nella scuola ho vissuto un<br />

buon crescendo <strong>di</strong> qualità della scuola stessa, poi, ho vissuto la parabola<br />

<strong>di</strong>scendente. E con tutta sincerità sono andata in pensione sod<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> aver<br />

concluso ciò che avevo cominciato e condotto nel modo migliore che potevo, e<br />

contenta <strong>di</strong> uscirne. Posso <strong>di</strong>re ancora che sui cambiamenti comportamentali<br />

21


hanno gravato le mo<strong>di</strong>fiche apportate alla scuola:<br />

1) Contenuti dei Programmi - Aumentati <strong>di</strong> molto rispetto a quelli del 1955<br />

(non è questo il male, anzi!). E’ che nel modo <strong>di</strong> essere dei bambini e dei<br />

ragazzi non si può fare scuola come era concepita una volta. <strong>Io</strong> espressi la<br />

mia sensazione già nella prima Assemblea <strong>di</strong> Classe della Prima del 1988-89<br />

e cioè: oggi si dovrebbe ritornare all’aio per lo stu<strong>di</strong>o e la scuola dovrebbe<br />

essere un centro <strong>di</strong> attività, un laboratorio.<br />

2) Numero degli Insegnanti - Troppi per il modo <strong>di</strong> porsi dei piccoli verso gli<br />

adulti e per la personalità e l’inesperienza degli insegnanti. Il bambino ha una<br />

raffinata sensibilità a capire l’adulto, a metterlo a dura prova ed a gestirlo, e<br />

la <strong>di</strong>versità degli insegnanti, per la propria personalità e più o meno<br />

esperienza, messe insieme dànno a<strong>di</strong>to ai bambini <strong>di</strong> assumere<br />

atteggiamenti <strong>di</strong>versi, che comportano <strong>di</strong>fficoltà a farne assumere una chiara<br />

e definita.<br />

3) 40 ore da trascorrere obbligatoriamente nella scuola - Perché tolgono<br />

energìa e serenità per stare con i bambini e con i ragazzi. Compilare<br />

documenti a scuola non è possibile per le <strong>di</strong>strazioni e per l’insufficienza <strong>di</strong><br />

tempo, a parte quello perso per strada per il traffico, e il rischio <strong>di</strong> ammalarsi<br />

con il maltempo, specie nella Villa Paganini con l’umi<strong>di</strong>tà ad alto tasso<br />

(laringiti, faringiti, sinusiti oltre ai dolori alle ossa).<br />

Fino agli anni ‘80 le aule erano accessoriate <strong>di</strong> termoconvettori, che con il<br />

freddo venivano accesi tutti e immancabilmente saltava il circuito; poi, fu<br />

attuato il riscaldamento centralizzato, termosifoni con molti elementi e<br />

abbondanti. Quin<strong>di</strong>, la testa al caldo e i pie<strong>di</strong> geli<strong>di</strong> a contatto con il<br />

pavimento poco sollevato dal terreno, e pericolosi sbalzi <strong>di</strong> temperatura<br />

nell’aprire le porte o le finestre: era un continuo regolare l’equilibrio della<br />

temperatura e ricambi d’aria.<br />

A togliere energia e serenità per stare con i bambini ed i ragazzi, oltre alle<br />

quaranta ore obbligatorie da trascorrere nella scuola, sono da tenere presenti<br />

i corsi obbligatori <strong>di</strong> aggiornamento e impegni in commissioni per la mensa,<br />

per l’attività motoria, per i rapporti con l’equipe psicopedagogica ed altro.<br />

Ricordo le Assemblee <strong>di</strong> Circolo, ogni quin<strong>di</strong>ci giorni (noi siamo stati sempre<br />

una scuola autonoma) molte volte rinviate per non raggiunto numero legale,<br />

spesso con inizio alle ore 20,30 perché i genitori, liberi professionisti, non<br />

potevano prima. Le sedute andavano avanti a notte inoltrata, e noi la mattina<br />

seguente dovevamo essere in forma in classe. Il più delle assemblee sono<br />

state sofferte per <strong>di</strong>scussioni e scontri inutili ed irritanti.<br />

Altra <strong>di</strong>fferenza tra prima e dopo i Decreti Delegati per quanto riguarda i<br />

libri è che prima avevamo biblioteche <strong>di</strong> classe ricche <strong>di</strong> volumi, per lo stu<strong>di</strong>o<br />

non usavamo i sussi<strong>di</strong>ari, ma libri delle scuole me<strong>di</strong>e (secondo il metodo<br />

Montessori più si dà, nel modo più ricco e più elevato e meglio è) oltre ad una<br />

biblioteca comune dotata <strong>di</strong> una enciclope<strong>di</strong>a UTET. Stu<strong>di</strong> e ricerche si<br />

facevano nella scuola. I compiti non erano contemplati come compiti, questi<br />

sono inutili se lo scolaro ha lavorato intensamente a scuola e sa fare da sé, e<br />

sono mortificanti per lo scolaro che non sa ancora fare da sé. I compiti dati,<br />

specie in IV e V, erano lavori <strong>di</strong> proseguimento o completamento <strong>di</strong> quelli della<br />

22


mattina con lo scopo in<strong>di</strong>retto <strong>di</strong> abituare ad organizzarsi il pomeriggio. Dopo i<br />

Decreti Delegati i sussi<strong>di</strong>ari e i libri <strong>di</strong> lettura sono stati assegnati gratuitamente<br />

dallo Stato, noi abbiano continuato ad avere le biblioteche. Alcune colleghe,<br />

essendoci la possibilità, scelgono libri alternativi, io non l’ho mai fatto perché,<br />

visto che durante la mattina non si lavorava più in modo sufficientemente<br />

proficuo e a casa alcuni bambini non riuscivano ad esercitarsi da soli, con essi<br />

avrebbero avuto una guida e un mezzo <strong>di</strong> lavoro.<br />

La scuola ora va verso l’autonomia, ed io vedo in un certo senso, un<br />

ritorno alla nostra scuola iniziale, che si autogestiva, a <strong>di</strong>fferenza delle scuole<br />

comuni. All’epoca sovrastavano la <strong>di</strong>rigente <strong>di</strong>dattica e l’Ente Opera Montessori,<br />

ora il <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong>dattico ed i genitori.<br />

Comunque il forte della scuola sono gli insegnanti con i bambini ed i<br />

ragazzi, se queste componenti sono valide e collaborano, la scuola è salva<br />

dagli elementi inquinanti.<br />

I genitori contribuivano economicamente prima, contribuiscono ora e<br />

contribuiranno in avvenire.<br />

Con i Decreti Delegati per tre volte, già dal Giugno 1975, la nostra scuola<br />

Montessori pubblica ha corso il pericolo dello smembramento, poiché è<br />

composta da più plessi <strong>di</strong>stanti l’uno dall’altro; ciò non era più possibile per la<br />

costituzione <strong>di</strong> scuole <strong>di</strong> quartiere e per noi l’accorpamento <strong>di</strong> ogni plesso ad<br />

una scuola comune avrebbe fatto perdere alla nostra la propria caratteristica.<br />

23


Prima<br />

Autogestita<br />

Presiedono E.O.M. e Ministero Pubblica<br />

Istruzione<br />

Direttrice Didattica fino al 1957<br />

Dirigente Didattica dal 1958 al 1979<br />

Ispezioni<br />

Scuola <strong>di</strong> scelta - aperta a tutti<br />

Scuola in più plessi:<br />

Ugo Bartolomei, sede centrale<br />

trasferitasi a S. M. Goretti,<br />

Villa Paganini,<br />

Viale Adriatico,<br />

Via dei Marsi.<br />

---------------------<br />

Nello scolaro si vede il fanciullo<br />

Scuola integrata (han<strong>di</strong>cappati, razze,<br />

religioni) senza maestre <strong>di</strong> sostegno<br />

Più insegnanti<br />

Corsi <strong>di</strong> aggiornamento autogestiti<br />

Seminari, Convegni, Congressi, Tavole<br />

Rotonde<br />

Assemblee dei Docenti<br />

Assemblee <strong>di</strong> Classe<br />

Assemblee dei genitori<br />

-----------------------<br />

Registro, pagelle, schede<br />

I genitori danno un contributo<br />

I libri <strong>di</strong> testo si compravano (noi non li<br />

usavamo)<br />

Autonomia<br />

_____________________________<br />

E.O.M. Ente Opera Montessori<br />

Nella nostra scuola<br />

Decreti Delegati<br />

1975<br />

Dopo<br />

Per Legge<br />

Ministero Pubblica Istruzione<br />

24<br />

----------------------<br />

Direttore Didattico dall’anno 1980<br />

----------------------<br />

Scuola <strong>di</strong> zona (con precedenza)<br />

Scuola in più plessi - (pericolo <strong>di</strong><br />

smembramento):<br />

Ugo Bartolomei, sede centrale<br />

trasferitasi a S. M. Goretti,<br />

Villa Paganini,<br />

Viale Adriatico,<br />

Via dei Marsi.<br />

II scuola statale pubblica in Viale<br />

Adriatico<br />

Dal 1988 nuovi programmi - nello<br />

scolaro si vede il fanciullo<br />

Scuola integrata (han<strong>di</strong>cappati, razze,<br />

religioni) con maestre <strong>di</strong> sostegno<br />

Più insegnanti<br />

Corsi <strong>di</strong> aggiornamento obbligatori<br />

----------------------<br />

----------------------<br />

Assemblee dei Docenti<br />

Assemblee <strong>di</strong> Classe<br />

Assemblee dei genitori<br />

Consiglio <strong>di</strong> Circolo<br />

Registri, schede<br />

I genitori danno un contributo<br />

Libri <strong>di</strong> testo gratuiti con possibilità <strong>di</strong><br />

prendere libri in alternativa<br />

Autonomia


Cara <strong>Daria</strong>,<br />

25<br />

Nell’Ottobre del 1998, durante i<br />

do<strong>di</strong>ci giorni <strong>di</strong> cure alle Terme <strong>di</strong><br />

Tabiano per la mia sinusite,<br />

passeggiando per la strada che<br />

porta al Castello pensavo e riflettevo,<br />

e, seduta su <strong>di</strong> una panchina con<br />

veduta panoramica, scrivevo e<br />

scrivevo per <strong>Daria</strong> Egi<strong>di</strong>, per<br />

farmi conoscere meglio e guadagnare tempo, consegnando il tutto al<br />

mio ritorno.


Pensieri e riflessioni sull’educazione<br />

Premesso che :<br />

a) “L’educazione si identifica con lo stesso processo evolutivo.<br />

b) L’in<strong>di</strong>viduo e la Società, il mondo e la sua storia sono fattori dell’educazione.<br />

c) La vita, che si articola e si sviluppa nell’unità dello spirito, reca in sé<br />

inseparabilmente forma e contenuto dell’educazione.<br />

d) L’educazione è cultura e la cultura è educazione (i due termini sono<br />

correlativi dello stesso processo evolutivo dello spirito umano, si rinnovano a<br />

vicenda). E’ da tenere presente che anche senza cultura e senza educazione<br />

l’uomo ha un suo sviluppo naturale che la sua stessa intima struttura gli<br />

imprime: il suo sviluppo è fatale. Cultura + educazione = civiltà, svolgimento<br />

consapevole della stessa natura umana.<br />

e) L’uomo per essere se stesso è attività. (L’inattività e la passività ottundono la<br />

facoltà dello spirito. L’essere si riduce sempre più a negazione <strong>di</strong> se stesso,<br />

prevale la parte corporea).<br />

f) Il sentimento fondamentale dell’io non ha in tutti gli uomini lo stesso grado <strong>di</strong><br />

potenza. L’avvenire dell’uomo come in<strong>di</strong>viduo è legato alle sue facoltà e alle<br />

loro facoltà <strong>di</strong> sviluppo.<br />

g) Non tutti gli uomini sono ugualmente liberi, in quanto la libertà è maggiore<br />

in<strong>di</strong>pendenza dello spirito dai legami del corpo e della materia, deve essere<br />

conquistata dall’attività stessa dello spirito.<br />

h) E’ un rapporto <strong>di</strong> essere-esistente: lo svolgimento della persona è contributo<br />

allo svolgimento dell’umanità. Quanto più la società è perfetta, tanto più è<br />

perfetto lo svolgimento dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

i) La società è quella che si rileva come pensiero e azione degli in<strong>di</strong>vidui che la<br />

compongono. Il modo <strong>di</strong> pensare ed agire degli in<strong>di</strong>vidui influisce nella vita<br />

sociale come attività caratteristica <strong>di</strong> un popolo, ne determina, cioè, usi e<br />

costumi che dànno fisionomia e concretezza alla società.”<br />

Posso <strong>di</strong>re <strong>di</strong> aver notato cambiamenti <strong>di</strong> essere e <strong>di</strong> agire, ogni<br />

conclusione <strong>di</strong> quinquennio del mio servizio, dei bambini, il cui spirito come io<br />

fondamentale è appena ai primi albori del proprio processo evolutivo, facile ad<br />

essere influenzato dalla società.<br />

Scorrendo con la mente i quarantaquattro anni <strong>di</strong> vita con i bambini ed i<br />

ragazzi posso asserire che le loro caratteristiche fondamentali sono le stesse:<br />

chi più, chi meno birichini, introversi, estroversi. Fino circa al 1975 erano più<br />

sereni, più contenti, più riflessivi, si concentravano <strong>di</strong> più. Durante quegli anni si<br />

lavorava nella scuola in modo più intenso e proficuo, affiancando stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> ricerca<br />

con realizzazioni <strong>di</strong> modellini, plastici. C’era un gran desiderio <strong>di</strong> fare: non<br />

bastava loro seguire le presentazioni degli argomenti e le guide da parte<br />

dell’insegnante, si attivavano ancora sull’argomento da soli o in gruppi piccoli o<br />

gran<strong>di</strong>. A quell'epoca le pareti delle aule erano tappezzate <strong>di</strong> lavori eseguiti dai<br />

bambini o dai ragazzi, dal piccolo foglio a fogli protocollo incollati tra loro, per<br />

esempio per operazioni aritmetiche giganti. Dal 1975 circa in poi sono <strong>di</strong>venuti<br />

26


sempre più frenetici, meno sereni, <strong>di</strong>sturbati e contrariati sia psicologicamente<br />

sia materialmente.<br />

Prima da parte degli adulti c’era maggiore rispetto verso il bambino,<br />

specie per il suo ritmo, e verso la scuola; poi si è imposto al bambino un onere<br />

<strong>di</strong> attività e spostamenti togliendogli il suo spazio e la sua quiete. Prima si<br />

avviava il bambino al senso del dovere, oggi al <strong>di</strong>ritto incon<strong>di</strong>zionato, che porta<br />

all’egoismo, all’egocentrismo, al <strong>di</strong>sorientamento, alla superficialità, al facile<br />

reagire con sgarbo.<br />

Dal 1975 circa in poi nella scuola si è lavorato in modo meno intenso<br />

come applicazione agli stu<strong>di</strong> e alle ricerche, sempre meno interesse spontaneo<br />

al lavoro manuale come arricchimento e arredo agli stu<strong>di</strong>. Poca concentrazione,<br />

<strong>di</strong>sturbi, interruzioni continue e attaccamento morboso ad ogni novità messe in<br />

commercio per loro con cambiamenti repentini allo stesso ritmo delle emissioni.<br />

Ricordo che la nostra scuola prima era scuola <strong>di</strong> scelta, poi <strong>di</strong> quartiere,<br />

come tutte, frequentata dal ceto borghese me<strong>di</strong>o-alto.<br />

<strong>Io</strong> ho ottenuto lo stesso il meglio che potevo sfruttando il modo <strong>di</strong><br />

esprimersi attuale dei bambini: la parola, la faciltà a contestare, ad interferire, a<br />

scusarsi (scuse bene espresse e sempre accettate in famiglia) e, quin<strong>di</strong>,<br />

autorizzati a procedere così. <strong>Io</strong> <strong>di</strong>cevo, nei miei interventi ironici, semiseri:<br />

"Come sono sfortunata! Quando ero bambina dovevo tacere, perché ero piccola<br />

<strong>di</strong> età. Ora, devo tacere perché sono grande d'età. Non ci si rende conto che in<br />

questo modo gli adulti hanno rallentato il ritmo del raggiungimento da parte del<br />

bambino della propria autonomia, della propria <strong>di</strong>gnità, con il rispetto della<br />

parola data e <strong>di</strong> una promessa; hanno rallentato l'appren<strong>di</strong>mento delle leggi<br />

naturali che articolano la vita <strong>di</strong> relazione con se stessi, con gli esseri umani,<br />

con la natura. Oggi i genitori e le famiglie, certo non si può generalizzare, non si<br />

affidano più tanto agli insegnanti e, scienti o per comodo, non dànno loro più<br />

tanto ascolto: ciò che preme <strong>di</strong> più, è <strong>di</strong> non scontentare o contrariare i figli nei<br />

loro desideri e nei loro voleri spiccioli, imme<strong>di</strong>ati e che non siano ripresi nel<br />

comportamento. Mi sono sentita <strong>di</strong>re: “Non ho dubbi sull’intelligenza <strong>di</strong> mio<br />

figlio, con il tempo supererà ogni <strong>di</strong>fficoltà e non solo quelle del vivere con gli<br />

altri.” e poi “Non sa che proibendo <strong>di</strong> portare i giochi, giochini, album, figurine. -<br />

nella classe IV - toglie ai ragazzi l’entusiasmo <strong>di</strong> venire a scuola?”. Dopo aver<br />

tentato vari meto<strong>di</strong> per far riflettere ai ragazzi sul comportamento tenuto, avevo<br />

un giorno stabilito con loro che per alcuni giorni non sarebbero usciti in giar<strong>di</strong>no<br />

all’ora della ricreazione ed una mamma mi riprese: “Lei sbaglia! Deve punire<br />

solo coloro che lo meritano, che cosa c’entrano gli altri!?...” rispondo io “Avevo<br />

provato vari meto<strong>di</strong>, purtroppo risultati insufficienti; mi ero riservata quest’ultimo<br />

allo scopo <strong>di</strong> sensibilizzare gli uni e gli altri: chi <strong>di</strong>sturba oltre a nuocere a sé,<br />

nuoce anche agli altri. E gli altri devono non accettare passivamente il <strong>di</strong>sturbo<br />

e, quin<strong>di</strong>, possono e devono aiutare gli altri a ri<strong>di</strong>mensionarsi. Il non mandarli in<br />

giar<strong>di</strong>no non andava preso come punizione, ma era come recupero del tempo<br />

perso per lo stu<strong>di</strong>o.”.<br />

Riprendendo il <strong>di</strong>scorso sul modo del prevalere della parola ho messo a<br />

frutto questa capacità organizzando <strong>di</strong>battiti, recite, corrispondenze, giornali, <strong>di</strong><br />

volta in volta attività inerenti al caso, motivando, così, le attività stesse,<br />

27


coinvolgendo tutte le <strong>di</strong>scipline nel rispetto dei programmi. Inconsciamente ne<br />

derivano la socializzazione, la conoscenza dei materiali e delle tecniche per<br />

realizzare quanto ci si prefigge <strong>di</strong> fare. Dall’ideare al concretizzare attraverso le<br />

varie fasi del progettare, fare schemi, calcolare misure in proporzione<br />

all’ambiente e tra gli oggetti stessi da assemblare, il cercare i materiali<br />

opportuni e calcolarne il quantitativo, il procurare gli strumenti da usare e tra<br />

l’altro sapersi adattare agli spazi che si hanno. Per me, a Villa Paganini,<br />

<strong>di</strong>fficoltà ce ne sono state e non in<strong>di</strong>fferenti, con i ragazzi e con un encomiabile<br />

collaboratore scolastico, Gianni Trauzzola, ho cercato <strong>di</strong> risolverli al meglio, ad<br />

esempio ho tirato spaghi in alto sotto il soffitto delle aule, appendendo i<br />

manufatti, specie i costumi per le recite, con le mollette dei panni.<br />

I bambini ed i ragazzi lavoravano per le scenografie sul pavimento<br />

scansando i tavoli o su <strong>di</strong> essi unendoli secondo la necessità.<br />

A questo punto mi viene <strong>di</strong> far notare che fare scuola, così, costa molto,<br />

ci vogliono non pochi danari: la scuola è obbligatoria e gratuita, se non fosse<br />

stato per il mio contributo e quello dei genitori, che fino a poco tempo fa era una<br />

cosa da non fare, era fuori legge, come avremmo potuto se da parte <strong>di</strong> chi era<br />

<strong>di</strong> dovere le cifre sono state sempre più irrisorie fino a non averle affatto, nel<br />

mio ultimo anno <strong>di</strong> insegnamento 1997-98 neanche il registro abbiamo avuto<br />

noi insegnanti, l’abbiamo dovuto fare noi “Collegio dei Docenti” con fotocopie. E<br />

si è sentito proporre da parte dello Stato sovvenzioni alle scuole private.<br />

Gli scolari devono portare da casa la carta igienica.<br />

Le insegnanti, a parte che non tutte hanno capacità e abilità proprie,<br />

come possono fare scuola <strong>di</strong> buon animo, come possono essere incentivate al<br />

meglio? In questi ultimi anni ho visto la scuola in maniera pessimistica: in<br />

concreto per me grave errore è la presenza <strong>di</strong> più insegnanti che si alternano,<br />

specie per le prime due classi, tenendo presente <strong>di</strong> come sono oggi le famiglie<br />

e come vivono, almeno a scuola un punto fermo, un punto <strong>di</strong> riferimento, che<br />

orienti, che <strong>di</strong>a sicurezza, appoggio sarebbe stato molto valido per i piccoli. I<br />

bambini devono essere osservati e aiutati a fare da soli, a raggiungere, cioè, la<br />

propria autonomia, l’adulto deve essere <strong>di</strong> guida e supporto al ritmo del<br />

bambino che ha i suoi ritmi e i suoi tempi; nella scuola con più insegnanti che si<br />

avvicendano, per forza maggiore, dovendo questi stabilire aree ed orari,<br />

sottomettono i bambini alle necessità degli adulti. E’ facile immaginare quale<br />

reazione possa avere chi è interessato e concentrato in una attività nel dover<br />

smettere per il cambio <strong>di</strong> lezione o argomento. Si pensa che le brave e sensibili<br />

insegnanti debbano saper evitare i malanni, in teoria forse sì, ma in pratica ...<br />

sono da mettere in conto i caratteri delle persone, le esperienze, i malumori,<br />

provocati specie dalla burocrazia, e il modo <strong>di</strong> relazionare dei bambini e dei<br />

ragazzi con gli adulti; e, in questi ultimi cinque anni, anche <strong>di</strong> alcuni genitori che<br />

hanno messo in crisi gli insegnanti, specie se supplenti.<br />

Sarei voluta andare in pensione al termine del quinquennio precedente, il<br />

blocco del Ministro Amato me lo impedì; per rispetto dei piccoli della classe I,<br />

per non dare loro delusioni (loro aspettano con ansia la scuola, la maestra, poi<br />

ero anche conosciuta per essere stata la maestra dei padri, dei fratelli e dei<br />

cugini) mi ripromettevo <strong>di</strong> aspettare fino alla seconda. Capitò che la collega <strong>di</strong><br />

28


uolo e titolare, con la quale vivevo il tempo pieno, cominciò ad avere problemi<br />

<strong>di</strong> salute sempre più gravi, oltre ai problemi <strong>di</strong> assistenza alla madre, tanto da<br />

non venire più a scuola. La girandola <strong>di</strong> supplenti e gli innumerevoli problemi<br />

comportamentali delle tre componenti della scuola, con conseguenze più o<br />

meno negative nel profitto (comunque costruttive nel crescere) mi convinsero a<br />

rimanere fino alla V. I ragazzi legati a me per la stima, oltre che per l’affetto,<br />

malgrado i “tormentoni”, mi <strong>di</strong>cevano: Tu non te ne vai in pensione, devi stare<br />

con noi fino in V!”.<br />

Un’altra nota <strong>di</strong>sturbatrice <strong>di</strong> questi ultimi anni è che c’è la duplice<br />

tendenza <strong>di</strong> pretendere da parte dei genitori <strong>di</strong> dare attraverso la scuola ciò che<br />

non possono dare loro ai figli, o in buona fede o per comodo, settimane<br />

bianche, settimane ver<strong>di</strong>, soprattutto uscite lunghe, non importa se fuori<br />

contesto <strong>di</strong>dattico della programmazione, e <strong>di</strong> dare troppo cre<strong>di</strong>to ai genitori da<br />

parte della scuola, temendo chissà che cosa..... .<br />

Il corso delle scuole materna ed elementare deve essere nel rispetto<br />

dell’evoluzione, dei tempi e della serenità del bambino: infine è la presa <strong>di</strong><br />

coscienza <strong>di</strong> sé, dei suoi mezzi <strong>di</strong> espressione, dell’appren<strong>di</strong>mento degli<br />

elementi <strong>di</strong> base da parte del bambino per poter essere ed agire. Non si deve<br />

<strong>di</strong>sorientare prima <strong>di</strong> orientare; già dalla nascita i bambini sono bombardati<br />

<strong>di</strong>sarmonicamente da miria<strong>di</strong> <strong>di</strong> notizie, stimoli, immagini come pezzi <strong>di</strong> un<br />

puzzle da assemblare e ricomporre, se l’in<strong>di</strong>viduo non ha i mezzi per operare<br />

autonomamente è il caos. Certo, lo spirito umano è dotato <strong>di</strong> potenzialità e<br />

“anticorpi”, come <strong>di</strong>co io, può anche caversela alla fine per altre vie, ma<br />

senz’altro con maggiore fatica, saltando tappe logico-conseguenziali e<br />

poggiando su fondamenta fatiscenti, ciò potrebbe essere fatale o meno.<br />

Per le caratteristiche della Società <strong>di</strong> oggi, per il consumismo facile, per<br />

tamponare la mancanza dello stare insieme al figlio il dare incon<strong>di</strong>zionato con<br />

richiesta o no, i bambini ed i ragazzi non hanno chiaro il valore del danaro, il<br />

sapersi limitare, il rispetto delle proprie cose e, ancora peggio <strong>di</strong> quelle altrui; è<br />

<strong>di</strong>fficile per loro il senso del risparmio e, quin<strong>di</strong>, lo spreco sia nelle cose che nel<br />

cibo. L’opinione <strong>di</strong> molti oggi è che quanto detto, come guide e regole, non è<br />

più plausibile.<br />

Si parla tanto <strong>di</strong> rispetto dell’ambiente, i figli vengono anche iscritti al<br />

W.W.F, ma intorno, a <strong>di</strong>stanza ravvicinata non esiste; nell’aula stessa, io ogni<br />

giorno, momento per momento, in vari mo<strong>di</strong>, dolci, persuasivi, ironici ("Possibile<br />

che vecchietta, come sono, mi devo inchinare io per raccogliere tutte queste<br />

cartacce!?"), decisi mi sono sgolata, non <strong>di</strong>co inutilmente, perché, per<br />

esperienza passata, i frutti vengono dopo, durante la frequenza della scuola<br />

me<strong>di</strong>a, quando comincia ad affiorare la loro personalità. “Noi maestre<br />

fatichiamo e gli altri se li godono”, così pensavo. Se prima la maturità veniva<br />

raggiunta dopo uno o due anni ora ne occorrono alcuni <strong>di</strong> più.<br />

Comunque influenzati dalla società i ragazzi, per la ricchezza della<br />

natura umana <strong>di</strong> cui sono dotati, sono i migliori soggetti con i quali vivere per la<br />

loro schiettezza, per la profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio, per la gioia che<br />

esprimono nelle conquiste. Quanto perdono i genitori che non godono della<br />

crescita del figlio! E quanto danno da parte <strong>di</strong> tutti gli adulti che non porgono<br />

29


loro il giusto appoggio!<br />

Ci si nasconde <strong>di</strong>etro frasi fatte o a giustificazioni egoistiche: “<strong>Io</strong> devo<br />

condurre la mia vita come meglio ritengo. Non devo preoccuparmi se mio figlio<br />

soffre per le mie scelte, tanto i bambini soffrono comunque.” Oppure ci si<br />

nasconde <strong>di</strong>etro la <strong>di</strong>chiarazione “Ah! Mio figlio capisce, accetta serenamente.”<br />

“<strong>Io</strong> come donna ho <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> avere il figlio, lo Stato ha il dovere <strong>di</strong> crescerlo”. “<strong>Io</strong><br />

come donna mi devo realizzare, quin<strong>di</strong>, ho il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> uscire da casa per<br />

lavorare”. A volte è vera necessità e allora, secondo me, lo Stato dovrebbe fare<br />

in modo che i genitori possano stare vicino al piccolo fino ai tre anni <strong>di</strong> età, età<br />

significativa con l’ingresso alla materna, eliminando gli asili nido (i bambini<br />

acquisterebbero maggiore sicurezza, serenità, stabilità).<br />

A riguardo dell’ultima proposta <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica delle scuole, alla autonomia,<br />

in teoria apprezzabilissima, temo molto quello che avverrà in pratica: si<br />

formeranno feu<strong>di</strong>, chi più chi meno capace; chi più chi meno ricco e in cultura e<br />

in danari con la <strong>di</strong>rigenza dei genitori. Le scuole, poi, già sono tanto <strong>di</strong>versificate<br />

a seconda dei luoghi geografici e delle zone negli stessi luoghi, e secondo me<br />

hanno un fato già segnato dall’inizio.<br />

Che sia chiaro io non denigro, né critico l’opera e l’operato dei<br />

Legislatori. L’impegno è encomiabile e le innovazioni prese in sé sono buone,<br />

ma nella pratica ci sono <strong>di</strong>sfunzioni per più ragioni, che non ne sorreggono la<br />

bontà.<br />

Con gli ultimi programmi e le ultime innovazioni la scuola si è avvicinata<br />

a quanto la Montessori aveva in<strong>di</strong>cato organizzando le articolazioni, però, non a<br />

vantaggio dei bambini, ma secondo le necessità burocratiche. Nella scuola<br />

statale comune il bambino è sottomesso agli orari, alle lezioni stabilite<br />

dall’adulto. Per la Montessori gli alunni <strong>di</strong> una classe sono con una insegnante<br />

assistente, coor<strong>di</strong>natrice, guida in un’aula laboratorio e loro, a seconda dei<br />

propri interessi, vanno ad attingere notizie e mezzi nelle varie aule specifiche<br />

con insegnanti specifici per ogni <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. E’ l’adulto a <strong>di</strong>sposizione<br />

del bambino. In questo consiste la libertà: muoversi e sapere destreggiarsi. La<br />

nostra scuola Montessori <strong>di</strong> Stato non ha potuto attuare quanto sopra, solo una<br />

piccola esperienza è stata fatta per la Storia nel Plesso Villa Paganini dal 1958<br />

al 1975, nelle classi IV e V, e per la Musica in tutta la scuola (ancora oggi<br />

continua) con gli orari stabiliti dagli insegnanti.<br />

Ho questa impressione guardandomi intorno: l'umanità oggi vive la fase<br />

della prima infanzia (età dell'egoismo inconscio) secondo il proprio istinto,<br />

l'interesse imme<strong>di</strong>ato, passando da un oggetto all'altro, senza stimare più quello<br />

che poco prima era il massimo. Come per gli oggetti, così per le persone. Non<br />

esiste oggi "la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> uomo". Una volta era forte il senso del dovere (mi<br />

riferisco fino ad una sessantina <strong>di</strong> anni fa), oggi è forte il senso del <strong>di</strong>ritto,<br />

calpestando quelli che una volta erano sani sentimenti sia nei propri riguar<strong>di</strong>,<br />

sia verso quelli degli altri.<br />

30


La Verifica, il Riscontro.<br />

Tra le esigenze vitali spirituali dell’uomo è quella che l’accompagna da quando<br />

inizia la giornata a quando la conclude. Chi più, chi meno, a seconda del modo<br />

<strong>di</strong> essere e a seconda del tempo in cui si vive, ci si tormenta a compiacere se<br />

stessi e a ricercare negli altri approvazione del proprio operato sempre per se<br />

stessi e non per gli altri.<br />

Dalla mia infanzia, per <strong>di</strong>versi anni, dentro e fuori la scuola questa<br />

esigenza era più gravosa, perché si pretendeva da parte dell’adulto, senza<br />

minimamente preoccuparsi del recare danno sulla personalità che si andava<br />

evolvendo (è che non lo sapevano: il bambino era il famoso vaso vuoto da<br />

riempire). Per ogni azione vi era punizione o premio, il continuo rapporto al<br />

migliore, al più bravo, quin<strong>di</strong> nella scuola i voti in rosso e in blu per il contenuto,<br />

per l’impegno, per l’or<strong>di</strong>ne, per la condotta da 0 a 10, mortificazioni e coccarde<br />

sul petto, vanto nell’uscire dalla scuola; <strong>di</strong> riflesso in casa premi o castighi.<br />

Per i primi 23 anni (fino al 1976-77) del mio vivere nella scuola come<br />

maestra ho dovuto usare i voti. Nella nostra scuola con il metodo Montessori<br />

abbiano avuto il privilegio <strong>di</strong> usarli solo sulle pagelle a fine anno. Momento per<br />

momento, lavoro per lavoro esaminavo il prodotto del bambino con lui: leggevo<br />

l’elaborato come si presentava, il bambino sentiva l’errore o l’espressione che<br />

non andava e si autocorreggeva; alla fine si concordava la valutazione in tutte<br />

le sue sfaccettature (impegno, or<strong>di</strong>ne, ricchezza <strong>di</strong> lessico, .....) facendo<br />

relazione con se stesso rispetto al passato prossimo o remoto, prendendo<br />

coscienza del come è bene impegnarsi nelle prossime volte se si vuole ottenere<br />

il meglio (in<strong>di</strong>rettamente si aiuta a sapersi valutare da soli e a prevedere quale<br />

debba essere l’impegno causa-effetto per una propria sod<strong>di</strong>sfazione e anche<br />

per acquisire la forza per affrontare gli ostacoli e le delusioni).<br />

Dal 1977-78 i voti furono sostituiti dalle parole, dall’insufficiente all’ottimo<br />

e le pagelle dalle schede.<br />

E’ <strong>di</strong>fficile con gli stessi limitati numeri e le stesse limitate parole<br />

esprimere valutazioni nei confronti <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse persone: ognuno è un mondo a sé<br />

e per sua natura interiore e per le influenze subite dal proprio mondo esterno.<br />

Questi tipi <strong>di</strong> valutazione portano per forza maggiore a relazionarsi con gli altri,<br />

ciò potrebbe essere incentivante, ma il più delle volte genera depressione,<br />

invi<strong>di</strong>a, rancore, istiga alla bugìa, quin<strong>di</strong>, a nascondersi invece <strong>di</strong> essere se<br />

stessi.<br />

Purtroppo i familiari, gli adulti in genere sottolineano questo stato <strong>di</strong><br />

valutare e non dosando, secondo la sensibilità del soggetto, la tensione giusta,<br />

o per troppo amore o per poco amore, aiutano il piccolo a <strong>di</strong>ventare falso e<br />

ipocrita o un vanaglorioso.<br />

Dal 1977-78 sono apparse le prime schede, da compilare abbastanza<br />

liberamente ed io felice, avevo una V, stabilita una griglia guida a descrivere<br />

pienamente il modo <strong>di</strong> essere e <strong>di</strong> fare dei ragazzi con una breve storia<br />

evolutiva <strong>di</strong> ognuno ho realizzato sod<strong>di</strong>sfacentemente la valutazione. Alcune<br />

31


mamme, dopo l’avvio delle scuole me<strong>di</strong>e dei loro figli, sono venute a <strong>di</strong>rmi che i<br />

professori avevano fatto i complimenti per come erano state compilate le<br />

schede.<br />

Queste ultime, in seguito, sono state più volte mo<strong>di</strong>ficate e, con le<br />

imposizioni <strong>di</strong> voci e in<strong>di</strong>cazioni, sono risultate limitative e <strong>di</strong>fficoltose da<br />

interpretare, al punto tale che noi insegnanti abbiamo fatto richiesta <strong>di</strong> un corso<br />

<strong>di</strong> aggiornamento sull’argomento.<br />

E che <strong>di</strong>re dei registri? Il colmo è stato nel 1990-91 ad<strong>di</strong>rittura su una<br />

classe, due insegnanti, cinque registri tutti regolarmente ci venivano consegnati<br />

a fine Gennaio, nel 1997-98 non ce n’è pervenuto neanche uno, l’abbiamo<br />

dovuto “fare in casa”.<br />

A parte la fatica e il tempo impiegato (quello trascorso obbligatoriamente<br />

a scuola, 40 ore, non basta per la compilazione dei documenti), oggi si è bravi a<br />

parlare e a scrivere, ma al dunque la scuola come va?<br />

Quando tutti questi obblighi non c’erano per legge, noi maestre della<br />

nostra scuola, coscienti del nostro ruolo, ce le amministravamo noi, perché ne<br />

sentivamo il bisogno e la necessità (schede, registri, assemblee, corsi <strong>di</strong><br />

aggiornamento, rapporti con i genitori, scuola integrata) si riprendeva la<br />

frequenza il 1^ Settembre, quando gli alunni iniziavano ad Ottobre. Tutte le<br />

suddette attività le amministravamo nel tempo e nel modo migliore senza<br />

sottrarre quello prezioso ed energìe al lavoro con i ragazzi.<br />

Da quanto da me vissuto e raccontato è facile trarre il concetto che fino a<br />

circa il 1975 prevaleva il senso del dovere, della coscienza; poi, sempre più ha<br />

preso il sopravvento il senso del <strong>di</strong>ritto, <strong>di</strong> quello che spetta<br />

incon<strong>di</strong>zionatamente con il <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> fare il minimo in<strong>di</strong>spensabile come<br />

contropartita (ad incentivare ciò sono il sorgere e la lotta, più che giusta, dei<br />

sindacati; ma che come tutte le cose o sono gestite con equilibrio o sono<br />

portare all'esasperazione).<br />

32


Le Programmazioni e le finalità dell'educazione<br />

Le programmazioni, alla luce dell’educazione cosmologica in<strong>di</strong>cata dalla<br />

Montessori e nel rispetto dell’età evolutiva dell’in<strong>di</strong>viduo, le ho sempre articolate<br />

così:<br />

nelle classi Prime - la presa <strong>di</strong> coscienza <strong>di</strong> sé, conoscenza dei propri mezzi<br />

<strong>di</strong> espressione e affinamento delle tecniche, e conoscenza <strong>di</strong> sé e del proprio<br />

corpo, con lavoro in<strong>di</strong>vidualizzato.<br />

Nelle classi Seconde - Presa <strong>di</strong> coscienza del mondo concreto: relazione con<br />

gli altri e conoscenze dell’ambiente, lavorando soprattutto sfruttando<br />

l’immaginazione del bambino; tra l’altro, esperimenti <strong>di</strong> fisica e chimica per<br />

appropriarsi delle leggi della natura, raccontare a fine anno la ”Favola<br />

Cosmica” e presentare la striscia della “Evoluzione della Vita”. Queste<br />

contemporaneamente preparano alla conquista della cognizione dello spazio<br />

e del tempo. Argomento ricco e vasto affrontato per la propria persona è il<br />

lavoro sulle esigenze vitali dell’uomo, materiali e spirituali.<br />

Nelle classi Terze - Vari lavori su avvenimenti cronologici <strong>di</strong> osservazione<br />

(es. Dal seme alla pianta, la propria storia su una striscia graduata per gli<br />

anni e illustrata nelle varie tappe importanti) ci si prepara alla storia<br />

dell’umanità. Portando avanti lo stu<strong>di</strong>o della striscia dell’evoluzione della vita<br />

si giunge alla <strong>di</strong>versificazione delle materie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. E, seguendo le varie<br />

conquiste dei vegetali, degli animali e dell’uomo con le proprie esigenze vitali<br />

che si perfezionano e si arricchiscono con il passare degli anni, si possono<br />

realizzare riproduzioni, modellini, calchi per spiegare i fossili e il tutto non<br />

solo per sapere sempre <strong>di</strong> più, ma per ravvivare il desiderio <strong>di</strong> conoscere, <strong>di</strong><br />

rispondere ai perché, <strong>di</strong> penetrare nella struttura delle cose, <strong>di</strong> gioire e amare<br />

la vita, <strong>di</strong> godere della natura, <strong>di</strong> elevarsi.<br />

L'illustre Professore Antonello Zichichi sarebbe ben lieto <strong>di</strong> sapere che io ho<br />

operato con i ragazzi seguendo questa programmazione; cosa che lui più<br />

volte ha suggerito <strong>di</strong> seguire nelle scuole durante i suoi interventi in TV Rai<br />

Due in "Domenica in <strong>Famiglia</strong>".<br />

Nelle classi Quarte - Sono da portare avanti i contenuti della Storia, della<br />

Geografia e delle Scienze con esercitazioni e approfon<strong>di</strong>mento delle aree<br />

linguistica e matematica, sempre pratica e teorica con materiali e giochi<br />

Montessori.<br />

Nelle classi Quinte - Oltre a portare a completamento i contenuti della Storia,<br />

della Geografia e delle Scienze, è tutto un lavoro <strong>di</strong> riflessione nel ricapitolare<br />

tutto il corso delle elementari.<br />

Facevano parte delle programmazioni, poiché la scuola era vissuta come<br />

laboratorio, uscite, viaggi <strong>di</strong> istruzione e incontri a seconda delle necessità delle<br />

conoscenze che affrontavamo, prima o dopo <strong>di</strong> intraprendere le nostre attività.<br />

Prima erano per stimolare, alimentando le curiosità, alla ricerca,<br />

all'approfon<strong>di</strong>mento; dopo erano per confermare, per arricchire, per precisare.<br />

Nelle Classi Prima e Seconda l'attenzione era per la natura e per il lavoro<br />

33


dell'uomo. Nella classe Terza l'attenzione era verso tutto ciò che è<br />

testimonianza delle antiche civiltà e per i sempre affascinanti fossili, minerali e<br />

le grotte con stalattiti e stalagmiti. Nella classe Quarta si privilegiava quanto ci<br />

parla del Me<strong>di</strong>o-Evo, oltre ai musei, i caratteristici Comuni me<strong>di</strong>evali, che<br />

mantengono tutte le caratteristiche dell'epoca. Nella classe Quinta l'attenzione<br />

era per i monumenti, per le testimonianze storiche degli avvenimenti più recenti.<br />

Lasciavo aperture per le varie occasioni, compresi gli spettacoli, dati nella sede<br />

della scuola o recandoci nei teatri.<br />

A seconda degli interessi ci si univa con altre classi, anche per <strong>di</strong>mezzare le<br />

spese dei pullman (a carico dei genitori), a parte il con<strong>di</strong>videre le esperienze<br />

con altri compagni.<br />

Le uscite più brevi erano nella zona prossima alla scuola, uscite a pie<strong>di</strong> con<br />

interviste al giornalaio, ai ven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> un mercato, al falegname, all'impiegato<br />

delle Poste, al farmacista con domande interessanti con il fine <strong>di</strong> scoprire come<br />

una persona possa scegliere o meno un lavoro, quale l'iter da seguire, quali<br />

<strong>di</strong>fficoltà da affrontare, quali regolamenti da rispettare, l'esistenza o meno <strong>di</strong> un<br />

sindacato. L'uscita con viaggio <strong>di</strong> istruzione più lunga e più lontana da Roma è<br />

stata quella trascorsa in Sardegna nel 1976 dal 24 maggio al 5 giugno con una<br />

classe Terza, quarantatre ragazzi, una collega e cinque mamme. Esperienza<br />

ricca <strong>di</strong> sentimenti ed emozioni, ed anche la più documentata con un "<strong>di</strong>ario <strong>di</strong><br />

bordo", tenuto dai ragazzi e valorizzato dalle <strong>di</strong>chiarazioni del capitano del<br />

traghetto, del custode della casa e della tomba <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, dell'autista del<br />

pullman e <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong> noi del gruppo, arricchita da numerose fotografie e, infine,<br />

da una mia relazione.<br />

Naturalmente i bambini ed i ragazzi cambiano, sono <strong>di</strong>versi anche se gli<br />

argomenti sono gli stessi, questi si affrontano in modo <strong>di</strong>verso ed io con loro<br />

sempre con l’entusiasmo come se fosse la prima volta.<br />

Per qualsiasi espressione ed attività ho notato che loro hanno <strong>di</strong>mostrato<br />

sensibilità seguendo il mio entusiasmo, e a perio<strong>di</strong> erano più sensibili per una<br />

materia o per l’altra. Nel secondo quinquennio del mio insegnamento fu la<br />

Musica: <strong>di</strong>versi ragazzi stu<strong>di</strong>arono pianoforte, due <strong>di</strong>vennero concertisti. Nel<br />

terzo quinquennio erano ispirati, soprattutto, dalla Poesia e ne componevano<br />

tante. <strong>Io</strong> ne conservo una congrua raccolta.<br />

Il teatro e il teatrino con i burattini e marionette, fatti da noi, e quello<br />

effettuato da loro stessi, come attori, negli ultimi tre<strong>di</strong>ci anni, oltre che nel primo<br />

quinquennio, hanno sempre conquistato i ragazzi. Nell’ultimo quinquennio<br />

alcuni hanno espresso il desiderio <strong>di</strong> frequentare un corso <strong>di</strong> recitazione.<br />

Ho avuto risposte positive da tutti gli alunni <strong>di</strong> ogni gruppo, naturalmente<br />

rispettando le possibilità del singolo, sottolineando il buono e incoraggiando al<br />

meglio, dalle attività manuali ed artistiche a quelle <strong>di</strong>dattiche.<br />

Durante i cinque anni del ciclo ho notato che anche il più modesto e<br />

timoroso <strong>di</strong> produrre ha raggiunto fiducia in sé e più <strong>di</strong>sinvoltura anche grazie<br />

alle attività <strong>di</strong> gruppo, ognuno nel suo ruolo si sentiva utile e traeva esempio<br />

dagli altri. Colgo l’occasione per <strong>di</strong>re l’importanza del vivere e operare insieme<br />

<strong>di</strong> bambini e ragazzi: come comunicano e trasmettono tra loro, l’adulto non è<br />

capace. Per i primi <strong>di</strong>eci anni circa a Villa Paganini si operava a classi aperte,<br />

34


poi ogni volta che se n'è offerta l’occasione, come nell’ultimo mio anno <strong>di</strong><br />

insegnamento (1997-98) in occasione <strong>di</strong> una mostra <strong>di</strong> fine anno con il tema<br />

“Villa Paganini e la sua storia”.<br />

Noi adulti sappiamo che è importante il rapporto intelligenza-mano, i<br />

piccoli ne sentono l’esigenza.<br />

Lavori ad argomento libero o pilotati e motivati dànno benefici <strong>di</strong>retti ed in<strong>di</strong>retti,<br />

(come ogni materiale scientifico Montessori): chi opera <strong>di</strong>rettamente (male<br />

quando l’adulto credendo <strong>di</strong> insegnare non si limita a far vedere, ma si<br />

sostituisce all’altro) si concentra, trova un suo equilibrio, penetra nella struttura<br />

delle cose, viene a conoscere le sue potenzialità e le reazioni degli elementi,<br />

“incarnando” il sapere in modo conscio e inconscio. Noi adulti, specie se<br />

insegnanti, dobbiamo dare tanto, i contenuti tanto quanto basta per sod<strong>di</strong>sfare<br />

le curiosità imme<strong>di</strong>ate, localizzandoli nel tempo e nello spazio (nel metodo<br />

Montessori abbiamo strisce cronologiche alle pareti adeguate alla classi<br />

secondo i programmi ministeriali e, quin<strong>di</strong>, agli interessi delle età evolutive) e<br />

stimolare alla continua ricerca sulla riga causa-effetto.<br />

Come già detto, più si attiva l’in<strong>di</strong>viduo, più agisce e più <strong>di</strong>venta se<br />

stesso.<br />

Oggi più che mai necessita questo, oggi è uno spreco <strong>di</strong> potenzialità<br />

umane, sono numerosi gli insod<strong>di</strong>sfatti, gli incapaci ad impegnarsi, a fare da sé,<br />

facili a lamentarsi, a pretendere, ad insultare, a prendersela con gli altri.<br />

Problemi ce ne sono tanti nella vita, però in prima persona non si fa nulla<br />

per risolverli: si gioca a farsi i <strong>di</strong>spetti, come fanno i piccoli nell’età dell’egoismo<br />

inconscio, utile per l’avvio alla propria costruzione. Diventati adulti, dovrebbe<br />

esistere un egoismo corretto e rispettoso, <strong>di</strong>plomatico; poi, nell’età avanzata<br />

<strong>di</strong>venta egoismo conscio, perché quello che vogliamo ci spetta.<br />

Ritornando alle attività manuali-artistiche, a parte per le conoscenze delle<br />

varie branche dell’arte (<strong>di</strong>segno a mano libera e con strumenti, ornato e<br />

geometrico, <strong>di</strong>pinto ad olio, ad acquerello e a tempera, lo sbalzo su stagno e su<br />

rame, l’incisione su linoleum, l’intreccio della rafia e del midollino, il traforo in<br />

legno, la ceramica, <strong>di</strong>pinto su ceramica a caldo e a freddo, <strong>di</strong>pinto su vetro,<br />

vetrate policrome con cartoncino nero e gelatine, cucito e uncinetto, cartapesta<br />

e con la creta e D.A.S. sculture, bassorilievo e altorilievo, mosaici con materiali<br />

vari) erano finalizzate a regalini per i genitori in occasione delle feste de<strong>di</strong>cate<br />

alla mamma ed al papà, del Natale e della Pasqua, per altre persone come<br />

omaggi negli incontri <strong>di</strong> conoscenze e gemellaggi. E, impossessatisi delle<br />

tecniche, i bambini ed i ragazzi hanno potuto realizzare oggetti <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>,<br />

scenografie e costumi per le drammatizzazioni, seguite da “giornalini” con<br />

copione, <strong>di</strong>segni, foto, interviste. Hanno dato prova <strong>di</strong> ciò collaborando in piccoli<br />

gruppi con bambini delle altre classi per la mostra del 1997-98.<br />

Le potenzialità e gli entusiasmi sono gli stessi negli in<strong>di</strong>vidui, però gli<br />

stimoli, i mo<strong>di</strong>, le finalizzazioni per far sì che l’attività vada a buon fine<br />

<strong>di</strong>pendono dall’insegnante.<br />

Ho dovuto, come del resto ha in<strong>di</strong>cato la Montessori, attenermi ai<br />

bambini ed ai ragazzi e guidare secondo il loro modo <strong>di</strong> essere <strong>di</strong> volta in volta<br />

e stando attenta a non far <strong>di</strong>sperdere le energie. Non si tratta <strong>di</strong> intrattenere lo<br />

35


scolaro, ma guidarlo a costruire sé per mezzo della cultura, a far prendere<br />

coscienza <strong>di</strong> sé e dell’ambiente, in modo da saper agire autonomamente.<br />

E’ da appropriarsi degli elementi essenziali in logica-conseguenziale.<br />

Che ci si appropri del sapere, sbocconcellando qua e là non è proficuo,<br />

non è costruttivo.<br />

L’osservare e l’adeguarsi ai bambini ed ai ragazzi boccia pienamente la critica,<br />

che più volte ho ascoltato con sofferenza, che la Montessori è sorpassata e che<br />

noi della Sua scuola dobbiamo aggiornarci. Più <strong>di</strong> noi nessuno è aggiornato,<br />

neanche le famiglie che vivono sempre meno accanto ai figli e non si rendono<br />

conto dei danni che provocano. La Montessori stessa sperimentava e<br />

mo<strong>di</strong>ficava i materiali scientifici che Lei realizzava e, così, ha trasmesso <strong>di</strong> fare<br />

alle insegnanti.<br />

Sono materiali scientifici, perché una volta presentati nel modo <strong>di</strong> usarli, dànno<br />

all’in<strong>di</strong>viduo, nel momento giusto evolutivo, la possibilità <strong>di</strong> penetrare nella<br />

struttura delle cose con l’autocontrollo dell’errore e autocorrezione. Quin<strong>di</strong><br />

conoscenza, appren<strong>di</strong>mento, autonomia, acquisizione delle capacità a fare,<br />

fiducia in se stesso, coscienza dei propri limiti e la necessità <strong>di</strong> rivolgersi a chi<br />

sa e <strong>di</strong> ricorrere ai mezzi a <strong>di</strong>sposizione (libri, enciclope<strong>di</strong>e, guide, documenti)<br />

per attingere notizie.<br />

Tra l’altro oggi facilmente ci si sente al <strong>di</strong> sopra degli altri e magari chi ha<br />

anni ed esperienze è ritenuto uno che ormai è fuori e deve mettersi in <strong>di</strong>sparte,<br />

poiché non può comprendere com’è la vita o<strong>di</strong>erna. Non c’è umiltà e, purtroppo,<br />

anche nella nostra scuola le giovani insegnanti, per quanto seguano le<br />

in<strong>di</strong>cazioni date nei corsi, hanno un modo <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong> fare, poiché<br />

sono cresciute su altre basi, su altri principi, altri valori, altro modo <strong>di</strong> concepire<br />

la vita. E ciò mi lascia un po’ perplessa, comunque per costituzione sono<br />

ottimista e credo nella forza della natura e nelle sue risorse e penso che al più<br />

presto ci saranno più amor proprio e sentimenti buoni.<br />

In senso lato il materiale Montessori è quello che oggi rappresenta il<br />

computer, solo che il primo fa penetrare nella struttura delle cose aiutando la<br />

costruzione, lo sviluppo delle facoltà del piccolo, portandolo all’autonomia; con<br />

l’altro, venendo a mancare nel funzionamento per guasti o qualsiasi altra<br />

ragione, l’in<strong>di</strong>viduo è fermo, bloccato, non sa e non può operare da solo.<br />

Il materiale Montessori non usato dal bambino al momento giusto, nel<br />

rispetto dell’età evolutiva, <strong>di</strong>venta materiale <strong>di</strong>dattico, <strong>di</strong>mostrativo come aiuto al<br />

ragionamento per capire concretamente il meccanismo dell’operare sia<br />

nell’area matematica, sia in quella linguistica.<br />

Non ho mai capito chiaramente, ma ne suppongo il perché il metodo<br />

Montessori è rifiutato e tanto criticato, soprattutto, tra gli altri, da coloro che non<br />

lo conoscono. Quello che può <strong>di</strong>sturbare, per me è che è costoso, che è molto<br />

impegnativo, che forma personalità schiette, sicure, non facili da sottomettere<br />

(durante il fascismo all’insegna <strong>di</strong> “libro e moschetto” la Montessori dovette<br />

fuggire dall’Italia, come anche poco dopo dalla Spagna con l’avvento <strong>di</strong><br />

Franco). Per questo atteggiamento verso la Montessori ed il Suo metodo ho<br />

avuto ostacoli e risultato negativo agli orali <strong>di</strong> un concorso magistrale; parlando<br />

qua e là, anche se vengono a sapere dei miei tanti anni in una scuola<br />

36


Montessori mi sono sentita <strong>di</strong>re: “Questa scuola non si ad<strong>di</strong>ce a tutti i bambini”<br />

La ragione <strong>di</strong> ciò si rivela essere il concetto <strong>di</strong> libertà del bambino, presa questa<br />

o interpretata come totale anarchia o in buona fede o per comodo, specie nel<br />

periodo del movimento femminista (falso per me, perché per molte donne è<br />

stato l’alibi per sottrarsi a quello che era dovere - e, quin<strong>di</strong>, cosa imposta e<br />

pesante - nell’accu<strong>di</strong>re i figli e la famiglia) si è passati da un estremo all’altro<br />

(fenomeno naturale e storico): i bambini venivano a scuola, a parte vestiti in<br />

modo male assortito, con odori <strong>di</strong> urina e <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> igiene; sempre più nel<br />

venire avanti nel tempo <strong>di</strong> continuo teste infestate da pidocchi.<br />

Nei primi anni, fino alla metà circa del mio servizio, si rispettavano gli<br />

orari e le in<strong>di</strong>cazioni che noi insegnanti davamo per il buon avvio al sapersi<br />

amministrare da soli nel rispetto <strong>di</strong> sé, degli altri, degli impegni, degli uffici ecc.:<br />

C’era cura per i propri oggetti e per quelli comuni messi a loro <strong>di</strong>sposizione, per<br />

la propria persona il grembiule per non sporcare il vestito (secondo la<br />

Montessori ognuno lo aveva come desiderava a tinta unita, in fantasia, a<br />

quadretti, a righe con colori chiari piacevoli, abbottonati davanti con asole e<br />

bottoni gran<strong>di</strong> per poter fare da soli), le pantofole, che l'incalzante obbligo <strong>di</strong><br />

scarpe particolari e plantari intorno ai primi anni 70 hanno portato al <strong>di</strong>suso,<br />

l’occorrente per la merenda, per il pranzo e per lavarsi mani e denti. Tutto ciò<br />

con lo scopo <strong>di</strong>retto dell’agire e <strong>di</strong> agire con rispetto e con lo scopo in<strong>di</strong>retto <strong>di</strong><br />

far assumere buone abitu<strong>di</strong>ni, queste si incarnano e si agirà, poi,<br />

automaticamente.<br />

Oggi tutto ciò non avviene, a parte il vivere frenetico, che in fondo non è<br />

<strong>di</strong> impe<strong>di</strong>mento a come si agisce, ma influenza su come si vuole vivere.<br />

Da una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> anni, forse anche venti, mi è risultato sempre più <strong>di</strong>fficile, e<br />

si è raggiunto il culmine negli ultimi cinque anni del mio vivere nella scuola,<br />

farmi ascoltare e ottenere risultati quasi imme<strong>di</strong>ati (nel futuro penso si<br />

migliorerà, perché oggi i tempi <strong>di</strong> rielaborazione <strong>di</strong> quanto si assume sono più<br />

lenti), poiché da piccolissimi in famiglia non si concepisce più <strong>di</strong>re loro niente e<br />

ci si rifiuta o non si ha il tempo o non ci si vuole impegnare più <strong>di</strong> tanto.<br />

Naturalmente generalizzo, perché è la maggioranza a condurre così la vita, ci<br />

sono ancora famiglie equilibrate, anche se i problemi e le <strong>di</strong>fficoltà ce le hanno<br />

anche loro, i bambini ed i ragazzi sono sereni con buone guide interiori a fare.<br />

Mai come in questi ultimi anni mi sono trovata davanti bambini e ragazzi<br />

scomposti, ricurvi, abbandonati sul tavolo, semistesi, con la testa sorretta dalla<br />

mano anche nello scrivere, nel mangiare, sempre a masticare nervosamente<br />

penne, pennarelli, matite fino a spezzarle, ogni cosa, carta e anche il grembiule,<br />

quando lo indossavano. Non sono stata molto capace ad ottenere imme<strong>di</strong>ato<br />

ascolto ai miei continui richiami, poiché i genitori hanno sempre giustificato i<br />

figli e si sono giustificati in modo da non ammettere repliche. Senza demordere<br />

ho continuato a sensibilizzare il più possibile i bambini ed i ragazzi: in parte<br />

hanno dato risposta <strong>di</strong> un buon esito a fine quinta (i ragazzi hanno chiesto<br />

scusa e mi hanno ringraziato per quanto ho fatto con profonda riconoscenza) e<br />

nel prossimo futuro ne avrò <strong>di</strong> sicuro ancora. Avrei dovuto usare gli unici mezzi<br />

drastici della sospensione, dell’allontanamento, del ricorrere al Direttore<br />

Didattico, alla Polizia (alla mattina gran<strong>di</strong> ritar<strong>di</strong>, tempo <strong>di</strong> scuola recuperato<br />

37


dalle famiglie venendo a prendere i figli oltre l’orario <strong>di</strong> uscita, a volte<br />

<strong>di</strong>menticavano ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> venirli a prendere).<br />

In questa situazione, in cui ogni componente, singolarmente o come<br />

costituzione, agisce per sè, secondo i propri interessi, il piccolo è succube in un<br />

modo o nell'altro; resta almeno all'insegnante <strong>di</strong> preoccuparsi <strong>di</strong> salvaguardarlo,<br />

a <strong>di</strong>scapito dei propri interessi come persona umana, come tutti con i propri<br />

problemi, questi viene stimato, però, <strong>di</strong> essere troppo buono, <strong>di</strong> essere<br />

incapace a farsi valere, <strong>di</strong> essere un missionario volontario. E' come <strong>di</strong>ceva<br />

Verga: la marea travolge ed è <strong>di</strong>fficile nuotare contro corrente. E' <strong>di</strong>fficile, ma<br />

non ci si deve arrendere.<br />

Mi hanno più volte "accusato" che amo i bambini ed i ragazzi; per questo<br />

ho piena de<strong>di</strong>zione e faccio scuola in questo modo, e mi ammiravano con<br />

espressione <strong>di</strong> tenerezza. Posso assicurare che amo i piccoli come amo tutta la<br />

natura e credo fermamente nell'evoluzione, nell'intelligenza che l'anima, nelle<br />

potenzialità dell'essere. Con questo sentimento io mi sono sempre pro<strong>di</strong>gata e<br />

continuo a farlo in tutto ciò che incontro (viaggi, teatro con amici provandomi<br />

per le scenografie, i costumi, modeste parti <strong>di</strong> recitazione, progetti <strong>di</strong><br />

architettura in casa e dove capita, qualsiasi lavoro maschile o femminile, come<br />

si <strong>di</strong>ceva una volta, fotografie, tante fotografie rior<strong>di</strong>nandole con <strong>di</strong>dascalie). Ora<br />

che sono in pensione continuo in tante attività, non ho, come mi sono sentita<br />

<strong>di</strong>re che sarebbe stato, nostalgia della scuola, dei bambini e dei ragazzi. Ho<br />

amato cimentarmi in tutto e non mi è mai piaciuto ripetermi. Ho durato nella<br />

scuola elementare, e per giunta Montessori, (malgrado mia madre mi incitasse<br />

ad andare più avanti negli stu<strong>di</strong>: era più prestigioso nella società il titolo degli<br />

stu<strong>di</strong> superiori) perché non c'è rapporto più bello <strong>di</strong> quello con i piccoli, schietti<br />

anche se subiscono "inquinamenti" e, poi, a me piace cominciare possibilmente<br />

dagli inizi e portare a termine ciò che intraprendo, e per il mio carattere e per<br />

come mi ha avviato mia madre. Anche la Montessori ha in<strong>di</strong>cato che è bene<br />

portare a termine ciò che si inizia, piaccia o non piaccia, perché rafforza la<br />

volontà, la capacità <strong>di</strong> resistenza, spinge a riflettere prima <strong>di</strong> agire per una<br />

scelta più oculata, affina lo spirito critico (come per tutto c'è uno scopo <strong>di</strong>retto<br />

ed uno in<strong>di</strong>retto) e maggiore, infine, è la sod<strong>di</strong>sfazione nel risultato finale.<br />

Da una ventina <strong>di</strong> anni a questa parte i genitori sono stati sempre più<br />

permissivi, non più capaci a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no, si rivolgono al figlio fin da piccolissimo<br />

(che deve essere orientato nell'ingresso in questo mondo e formare il senso<br />

critico per una migliore scelta - tra l'altro è tanto <strong>di</strong>fficile per noi adulti, figurarsi<br />

per coloro che non sanno!): "Vuoi questo o vuoi quello, vuoi restare o non vuoi<br />

restare, …" fino ad arrivare a non chiedere più, seguendo loro in ogni richiesta,<br />

sottomettendosi totalmente e subendo anche insulti <strong>di</strong> ogni portata, calci,… . Se<br />

i figli vengono a "<strong>di</strong>re" mentre i genitori sono a colloquio con chiunque,<br />

compresa la maestra, non si insegna loro ad aspettare almeno il termine della<br />

frase, e non si chiede scusa all'interlocutore, si presta imme<strong>di</strong>atamente<br />

attenzione al figlio. L'abitu<strong>di</strong>ne che i piccoli assumono è che esistono prima <strong>di</strong><br />

tutto "loro", in maniera sbagliata, naturalmente. Per strada si rischia che si viene<br />

urtati, che ci passino sui pie<strong>di</strong>, per esempio passando davanti ad un portone chi<br />

deve uscire in quel momento esce senza guardare se sta passando qualcuno,<br />

38


non si domina lo spazio intorno, non ci si rende conto dello spazio altrui.<br />

Erroneamente si crede <strong>di</strong> far vivere meglio in questo stato <strong>di</strong> anarchia,<br />

mentre si producono sofferenze, irritazioni e fatiche inutili <strong>di</strong> costruzioni <strong>di</strong><br />

personalità sbandate, per poi restaurarle se non si vuol finire male legati da<br />

<strong>di</strong>storsioni.<br />

E' <strong>di</strong>fficile, ma ci vuole saggezza: "Il troppo storpia" in un verso o<br />

nell'altro.<br />

La mente umana è formidabile, basta osservare nel "breve" tempo del<br />

suo sviluppo, dalla comparsa dell'uomo sulla terra ad oggi, a che livelli è<br />

arrivata con le sue scoperte e invenzioni, ma nel comportamento è un continuo<br />

rimpasto, un susseguirsi <strong>di</strong> errori, <strong>di</strong> prove, le stesse azioni e reazioni seppure<br />

su piani <strong>di</strong>versi. Prevalgono sempre, singolarmente o nel gruppo piccolo o<br />

grande che sia, l'egoismo inconscio, l'egoismo <strong>di</strong>plomatico e l'egoismo conscio.<br />

Da quando nella scuola, come nella vita, (dal 1975 con i Decreti<br />

Delegati) è entrato il costume assembleare in tutte le manifestazioni e la<br />

sud<strong>di</strong>visione dei compiti e delle responsabilità (cose buone e ammirevoli nel<br />

concetto) ho notato affiorare l'egoismo da un lato e il sentirsi più soli, isolati<br />

dall'altro. Ho avvertito falsità: un accettare con entusiasmo apparente, solo<br />

perché così doveva essere, dando l'occasione agli aspiranti o ai mancati<br />

"leaders" <strong>di</strong> prevalere sugli altri e il sentirsi <strong>di</strong>scriminati <strong>di</strong> questi ultimi, specie i<br />

modesti ed i <strong>di</strong>gnitosi.<br />

Per quattro anni due genitori, marito e moglie, (dalla prima alla quarta<br />

classe) psicologi-psichiatra mi hanno dato il tormento ogni giorno, poiché non<br />

davo loro retta e non "mollavo" nel seguire la loro ottica politica maoista.<br />

Dicevano: "Carini i cinesini, uno <strong>di</strong>etro l'altro si abbottonano il grembiulino.<br />

Ognuno si abitua ad essere <strong>di</strong> aiuto all'altro" ed io: "Questa è una scuola<br />

Montessori: i bambini hanno il grembiule abbottonato davanti in modo che<br />

ognuno sappia fare da sè e contemporaneamente possa aiutare gli altri". Nel<br />

mio rispetto per i bambini mi appellavano "fascista" e "qualunquista".<br />

<strong>Io</strong> sono dell'avviso <strong>di</strong> rispettare i piccoli a seconda dell'ambiente in cui<br />

vivono, con i loro pensieri politici e religiosi, non si devono turbare; poi,<br />

aiutandoli a crescere, svilupperanno un loro senso critico e sapranno loro come<br />

stimare meglio ed avere un proprio pensiero. Certo non si può negare quanto la<br />

storia ci ha insegnato: più si impe<strong>di</strong>sce la formazione <strong>di</strong> una personalità<br />

autonoma, più si domina su <strong>di</strong> essa.<br />

Con i bambini ed i ragazzi ho avuto sempre un buon rapporto, non<br />

sempre facile, ma dopo un periodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o reciproco anche quelli più<br />

problematici sono sfociati in un rapporto <strong>di</strong> reciproca stima.<br />

A volte sono stati lunghi "braccio <strong>di</strong> ferro" per raggiungere profonda<br />

chiarezza.<br />

Da piccoli mi chiamavano "Caramella" alterando il nome <strong>Carmela</strong>, poi,<br />

più gran<strong>di</strong> spiegavano anche perché ero dolce, anche se decisa e irremovibile<br />

(questo modo giusto <strong>di</strong> essere l'ho acquisito conoscendo i bambini). All'inizio<br />

dell'insegnamento, uscendo dal corso <strong>di</strong> specializzazione secondo il metodo<br />

Montessori che presentava il bambino utopistico e trovandomi nella realtà con<br />

bambini <strong>di</strong>versi, con avvii <strong>di</strong>versi alla vita, con mo<strong>di</strong> e vizi <strong>di</strong>versi, ho trovato<br />

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tante <strong>di</strong>fficoltà, sia nella scuola comune sia in quella Montessori; anzi, in questa<br />

ancora <strong>di</strong> più, dovendo tenere sotto controllo tutta la classe nel dover seguire<br />

singolarmente ognuno. Comunque ben presto ho avuto riscontri <strong>di</strong> buon<br />

apprezzamento. Ricordo che nel prestare servizio come supplente alla scuola<br />

Fabio Filzi a Tiburtino Terzo, che allora era campagna e colline, sulle cattedre,<br />

che nella scuola Montessori non esistono, c'erano bacchette e all'occorrenza si<br />

usavano le mani e i calci, <strong>di</strong>fatti mi fu detto: "Non credere <strong>di</strong> usare qui il metodo<br />

Montessori!". Le scuole <strong>di</strong> borgata avevano la brutta fama che i ragazzi<br />

"romanacci", sfrontati, maturi per la vita libera <strong>di</strong> strada in un ambiente povero,<br />

senza la guida dei genitori (alcuni dei quali erano in prigione), trattavano in malo<br />

modo i maestri anche con lancio <strong>di</strong> scarpe e calzini. Dopo il primo incontro con<br />

una quinta maschile, in cui due ragazzi mi misero alla prova, la mia risposta<br />

serena e sincera è bastata a saldare una accettazione simpatica, la stessa in<br />

altre classi: colpiva gli scolari il fatto che io non ero mai in cattedra, ma tra loro,<br />

vicino a loro. Tutte le mattine le mamme con i figli aspettavano il mio arrivo,<br />

esprimendo sollievo e ringraziamento nel vedermi, e l'augurio che l'insegnante<br />

della classe non tornasse.<br />

I bambini ed i ragazzi hanno apprezzato in me il senso della vera<br />

giustizia, questo è il sentimento principe in essi. In me non hanno mai trovato<br />

lievi tendenze o simpatie per uno o per l'altro. Da parte loro verso <strong>di</strong> me sono<br />

sempre stati i maschi a pre<strong>di</strong>ligermi all'inizio della conoscenza, poi tutti<br />

ugualmente. I bambini ed i ragazzi hanno i loro problemi (in passato meno,<br />

negli ultimi anni <strong>di</strong> più) per questo è necessaria una maestra sempre presente<br />

(sono pochissime le volte in cui mi sono assentata), nella quale loro possano<br />

avere piena fiducia, anche senza parlare con il solo contatto fisico traggono<br />

giovamento (con questo trasmettono mancanza <strong>di</strong> affetto in casa, solitu<strong>di</strong>ne);<br />

soprattutto oggi sono evidenti la sofferenza e l'insofferenza per la separazione<br />

della mamma e del papà, anche se questi si risposano, i ragazzi a lungo<br />

sperano, o desiderano inutilmente che ritornino insieme. Noi maestre queste<br />

cose le viviamo, almeno noi non possiamo negarle. E' da notare che in questi<br />

ultimi tempi, in nome della libertà, si fanno crescere i figli allo stato brado, per i<br />

propri interessi si impongono loro cose gravose e penose. Ho sentito <strong>di</strong>re:<br />

"Comunque i figli soffrono sempre", "Se si sanno <strong>di</strong>re le cose, i figli capiscono",<br />

"Anche se il panino fa male, come pranzo, per principio mio figlio rimane a<br />

scuola con il panino".<br />

Ho sempre saputo trattare e parlare con i bambini e con i ragazzi nel<br />

modo più adeguato ai momenti con serietà, con amore, con ironia, con le<br />

azioni. Li conquistavo perché mi ritenevano giusta.<br />

Un Ugo pensa bene <strong>di</strong> mostrare le sue parti intime ad alcune<br />

compagnette durante la ricreazione; queste al più presto, infasti<strong>di</strong>te, mi mettono<br />

al corrente (non è che io non sorvegliassi i piccoli, ma per la struttura della<br />

scuola non si può averli tutti sott'occhio almeno per qualche istante). Fatti<br />

rientrare tutti in aula, chiedo confidenzialmente ad Ugo se ce lo avesse <strong>di</strong>verso<br />

o biforcuto, e se fosse stato così sarebbe stato logico che lo mostrasse anche a<br />

me, altrimenti se era uguale a tutti nella normalità non era necessario farlo. Ugo<br />

non si è più mostrato. Tutto è finito senza sfociare in problemi "<strong>di</strong> stato" (come è<br />

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avvenuto ogni volta che i genitori allarmati, per esempio per la droga, per la<br />

presenza quoti<strong>di</strong>ana nel parco <strong>di</strong> gente che l'assumeva in pieno giorno,<br />

noncuranti dei bambini e dei ragazzi, spingevano la scuola a programmare stu<strong>di</strong><br />

e lavori sull'argomento). Non ho mai approvato movimenti <strong>di</strong> massa ed in<br />

grande per i bambini: è la maestra che vive con loro, che li conosce a dovere<br />

agire secondo quello che ritiene giusto in quel momento, se sensibilizzare uno,<br />

più o tutti - la motivazione e l'interesse devono nascere da loro, non imposte<br />

loro. L'effetto non è lo stesso.<br />

Una volta è stata imposta a tutte le classi (io non ho potuto rifiutarmi) la<br />

visione del film "Le quattro giornate <strong>di</strong> Napoli". <strong>Io</strong> avevo una prima e i bambini,<br />

venuti con il permesso dei genitori, si stringevano a me, cercando <strong>di</strong> salirmi<br />

sulle ginocchia il più possibile durante le scene più crude.<br />

Ugo era irrequieto e ribelle a crte regole, sia a casa sia a scuola; l'ho<br />

conquistato facendogli costruire una casetta con il sottosuolo in legno e vetro,<br />

tipo bacheca, per il suo criceto.<br />

Un altro ragazzo, Stefano, arrivato da me in terza, per lunghe traversie<br />

da appena nato tenuto da varie persone e in collegio, asociale al massimo,<br />

enorme e corpulento per mal nutrizione; non era possibile comunicare con lui,<br />

quando gli rivolgevo la parola si chiudeva nel bagno. Mostrava la sua<br />

superiorità sfidando tutti a braccio <strong>di</strong> ferro e vinceva sempre. Un giorno l'ho<br />

sfidato, ha accettato, e tenendo duro l'ho battuto. Ben presto ci battemmo alla<br />

lotta greco-romana, a fatica l'ho battuto anche questa volta. Da allora Stefano<br />

ha riconosciuto in me una persona degna <strong>di</strong> attenzione. A fine quinta aveva<br />

raggiunto abbastanza capacità e risultati sufficienti, purtroppo alle scuole me<strong>di</strong>e<br />

non ha trovato chi potesse, o volesse, portare avanti il mio lavoro e compiuti i<br />

14 anni ha smesso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are. E' rimasto sempre legato a me, venendomi a<br />

trovare ogni tanto, anche dopo aver formato famiglia.<br />

Una volta trascorsi i cinque anni significativi della nostra vita (sono anni<br />

incisivi, importanti nel ciclo evolutivo) i rapporti vanno avanti con visite a scuola,<br />

incontri organizzati e legami <strong>di</strong> famiglia: fratelli, sorelle, cugini, figli a loro volta<br />

miei alunni.<br />

Negli ultimi cinque anni ho avuto figli <strong>di</strong> ex alunni e nel giorno della festa<br />

che ho organizzato per il saluto <strong>di</strong> fine servizio c'erano rappresentanti <strong>di</strong> quasi<br />

tutti i cicli. Durante le visite in aula si percepivano invi<strong>di</strong>e degli uni verso gli altri,<br />

piuttosto gelosie, e nostalgie.<br />

Parlando con gli ex alunni ho riscontrato un fenomeno curioso, ma che<br />

ha confermato una mia teoria (bocciata o non presa in considerazione da<br />

alcune colleghe e non): negli ex alunni non c'è ricordo <strong>di</strong> quanto si è fatto,<br />

domina la sensazione <strong>di</strong> aver vissuto un periodo bellissimo e che comporta una<br />

grande nostalgia. La mia teoria è che nei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> evoluzione e costruzione <strong>di</strong><br />

sé l'interesse <strong>di</strong> apprendere e <strong>di</strong> fare sono bruciati al momento, non interessa<br />

all'in<strong>di</strong>viduo piccolo mostrare la sua capacità, il suo prodotto per vanto (per<br />

carattere, o solo per necessità i figli raccontano che cosa hanno fatto a scuola<br />

ai genitori, sono pochi quelli che lo fanno) la cultura nel corso delle materne e<br />

nelle elementari non è fine a se stessa, ma è un mezzo per lo sviluppo della<br />

mente; io la paragono agli attrezzi <strong>di</strong> una palestra che aiutano lo sviluppo e a<br />

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dare armonia al corpo senza che il soggetto sappia come sono fatti, <strong>di</strong> che cosa<br />

sono fatti, chi li ha fatti.<br />

La mente umana è ricchissima e non si conosce bene il suo operare; fin<br />

da piccoli <strong>di</strong>mostra un grande potere <strong>di</strong> assorbimento, <strong>di</strong> ricordo, <strong>di</strong><br />

rielaborazione, … il tutto con<strong>di</strong>zionato all'ambiente (l'uomo si adatta all'ambiente<br />

e l'ambiente con<strong>di</strong>ziona l'uomo). Nell'età scolare è bene stimolare, aiutare, ma<br />

non pretendere una imme<strong>di</strong>ata risposta (a seconda dei tempi storici e dei<br />

caratteri degli adulti, maestri o familiari, anche con la violenza e le punizioni)<br />

questo è il mio pensiero e anche il "rispetto" per il bambino secondo la<br />

Montessori: è il rispetto dei tempi e dei ritmi, non si può accelerare o rallentare<br />

la forza interiore, dall'esterno possiamo solo mettere in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> agire, non<br />

possiamo e non dobbiamo sostituirci.<br />

Mi ricordo <strong>di</strong> non aver avuto mai <strong>di</strong>fficoltà durante i miei stu<strong>di</strong> nell'area<br />

matematica, ma solo durante un corso Montessori, lavorando con il materiale<br />

per la ra<strong>di</strong>ce quadrata, mi si è illuminata la mente: ho visto in concreto vivo ciò<br />

che operavo bene solo come meccanismo e non con la cognizione della<br />

struttura. Colgo l'occasione per affermare che con il materiale Montessori<br />

durante il corso delle elementari si opera, o meglio si può operare, svolgendo il<br />

programma che era e che è delle scuole me<strong>di</strong>e (le espressioni sia numeriche<br />

sia letterali, le potenze, i quadrati e i cubi dei numeri e quelli dal binomio al<br />

polinomio, le ra<strong>di</strong>ci quadrate, e, così, anche per quanto riguarda l'area<br />

linguistica dall'alfabeto fino alla sintassi e all'analisi del periodo).<br />

C'è da <strong>di</strong>re che nel mo<strong>di</strong>ficarsi del modo <strong>di</strong> essere e <strong>di</strong> fare degli in<strong>di</strong>vidui<br />

il tempo per applicarsi è venuto sempre meno per l'irrequietezza dei bambini e<br />

dei ragazzi, proiettati più all'esterno in lotta continua che all'interno. Mai i miei<br />

orecchi hanno sentito parole e frasi volgari come negli ultimi anni, cominciando<br />

dai piccoli della scuola materna, detta dalla Montessori "Casa dei Bambini". Un<br />

genitore <strong>di</strong>sse: "Eh!, ma oggi ci si esprime così!" e altri lasciano correre. <strong>Io</strong>,<br />

stimata non so come, in ogni modo, senza demordere ho cercato (a <strong>di</strong>scapito<br />

della salute) <strong>di</strong> sensibilizzare i ragazzi, <strong>di</strong> farli riflettere sul significato <strong>di</strong> quel<br />

modo <strong>di</strong> esprimersi e almeno per il momento ne ho limitato l'abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> usarle.<br />

L'uomo è correggibile e perché non lo si deve fare? Perché seguire a tutti i costi<br />

le mode, pur vedendo le negatività, in modo passivo? Non si può negare che<br />

contro certe forze non si può molto, ma si può e si deve aiutare a riflettere. E'<br />

legittimo che ogni in<strong>di</strong>viduo faccia le proprie esperienze, però è doveroso<br />

aiutare a fare sviluppare e usare al meglio l'intelletto, a dare una coscienza<br />

senza influenzare con la propria volontà. Anche qui, o in buona fede o per<br />

comodo, si lascia vivere le esperienze allo stato brado, annaspando, a volte<br />

sprecando la vita: non sempre si può ricuperare quello che si è perso. E' giusto<br />

che ognuno abbia il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> vivere come vuole liberamente, ma è giusto anche<br />

che lo faccia con consapevolezza: gli sprovveduti, i deboli, i malcapitati<br />

soccombono ancora prima, perché affidarci a come viene, dov'è l'amore e la<br />

<strong>di</strong>gnità umana da parte degli adulti verso chi sta crescendo? In questi ultimi<br />

anni consiste nel dare a profusione oggetti, cibo, feste, gite, aiuti <strong>di</strong> ogni tipo,<br />

solamente materiali.<br />

Cito tre esempi eclatanti dei risultati <strong>di</strong> questo modo <strong>di</strong> "non" educare:<br />

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giovani che si devono provare sfidando la morte, lanciandosi con auto e moto ai<br />

semafori rossi; giovani fino ai 24-25 anni che lanciano sassi dai cavalcavia;<br />

Sgarbi, che ammiro per alcune ragioni, che non vede come il suo modo <strong>di</strong><br />

servirsi <strong>di</strong> parole ed espressioni possa offendere, non pensa che come lui è<br />

libero <strong>di</strong> parlare come vuole ci sono persone <strong>di</strong> tutte le età, alle quali ciò faccia<br />

male o <strong>di</strong>sturbi per ragioni proprie, che sono altrettanto libere <strong>di</strong> non dovere o<br />

volere ascoltare.<br />

Oggi, che giustamente ci si preoccupa non poco delle violenze sui<br />

bambini, vorrei che non fosse sottovalutato il modo in cui si fanno vivere: anche<br />

questa è violenza su <strong>di</strong> loro. Le conseguenze si possono immaginare: il danno<br />

non è solo del singolo in<strong>di</strong>viduo, più sono i danneggiati più ne risente la società.<br />

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Convivenza e stare da sola in classe<br />

Dal 1983-84 al 1987-88 è stato il quinquennio più ricco e proficuo. E'<br />

stata una esperienza ottima: ero sola come insegnante della classe. <strong>Io</strong> gestivo il<br />

tempo con il mio ritmo seguendo quello dei bambini e dei ragazzi, secondo gli<br />

intenti miei e <strong>di</strong> loro. E abbiamo potuto vivere insieme tante esperienze senza<br />

interferenze, interruzioni, né <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> attenzione ed energie da parte dei<br />

bambini e dei ragazzi stessi.<br />

Ricordo il comportamento dei piccoli verso gli adulti e ripeto che nella<br />

scuola elementare, per me, la presenza <strong>di</strong> più insegnanti, che ne implicano<br />

altre, a volte girandole <strong>di</strong> supplenti, è deleterio.<br />

Per una azione politica alcuni genitori dei bambini, che avrebbero dovuto<br />

frequentare la prima classe, per questione della mensa (in quel periodo la<br />

cucina era stata chiusa per norme igieniche causa umi<strong>di</strong>tà) e per controversie,<br />

portarono via i figli e, quin<strong>di</strong>, si formò una sola sezione.<br />

Collaborare è ottimale, ma se ci sono i presupposti giusti!<br />

I caratteri, le capacità, le volontà, le sensibilità, le elasticità, le possibilità,<br />

sono <strong>di</strong>versi nelle persone, non tutti reagiscono allo stesso modo ai trattamenti<br />

giuri<strong>di</strong>ci ed economici: <strong>di</strong>ritti e doveri si confondono.<br />

Più <strong>di</strong> una volta mi sono sentita <strong>di</strong>re: "Non fare troppo, perché<br />

pretendono anche da noi" - "Per come mi trattano sindacato e Stato, faccio il<br />

minimo, chi me lo fa fare?!" - "Non è possibile sprecare tempo con queste<br />

attività, i bambini hanno tanto bisogno <strong>di</strong> esercitarsi nello stu<strong>di</strong>o" - "Fai tu, noi<br />

non abbiamo le tue mani d'oro" - "Con te non potrei lavorare".<br />

Alcune colleghe e supplenti erano messe sull'avviso, ad<strong>di</strong>rittura da applicate <strong>di</strong><br />

segreteria: "Povera te, sei capitata con <strong>Albarano</strong>!" poi, sempre, mi hanno<br />

espresso apprezzamenti e felicità per avermi conosciuto e aver vissuto con me<br />

e i miei ragazzi nella scuola.<br />

Convivere con altre insegnanti mi ha comportato un impegno in<br />

saggezza a gestire i tempi ed i mo<strong>di</strong> del mio operare nel rispetto <strong>di</strong> quelle altrui,<br />

evitando <strong>di</strong> ferire le suscettibilità e le probabili <strong>di</strong>fficoltà; naturalmente ho<br />

lavorato oltre l'orario legale dell'insegnamento, nella scuola e fuori per<br />

procurare e comprare materiali, realizzazione dei materiali <strong>di</strong>dattici, portare al<br />

forno le ceramiche e riprenderle, e le giornate piene all'epoca delle mostre <strong>di</strong><br />

fine anno, e i tempi per preparare i presepi per il Natale sia nel plesso Villa<br />

Paganini sia nella sede centrale (per una ventina <strong>di</strong> anni), non parliamo poi<br />

della preparazione delle recite.<br />

I bambini ed i ragazzi sono alla ricerca <strong>di</strong> sé per orientarsi; quin<strong>di</strong>,<br />

metterli ora in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio con in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong>scordanti si <strong>di</strong>sorientano:<br />

già le famiglie sono <strong>di</strong>spersive, è grave che lo sia anche la scuola.<br />

Per l'abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> giustificare e minimizzare ho sentito <strong>di</strong>re da madri: "E'<br />

meglio più insegnanti, così c'è compensazione nella loro bravura o meno".<br />

La cosa, comunque, non regge perché per le nomine si devono rispettare<br />

graduatorie e possono capitare anche insegnanti tutte "brave" o tutte "non<br />

44


ave".<br />

Concludo facendo notare ancora una realtà: c'è, per ovvie ragioni, chi<br />

lavora e chi approfitta <strong>di</strong> chi lavora.<br />

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Il Campanello nella scuola Montessori<br />

Un piccolo oggetto, appena scosso ... un suono argentino e si crea<br />

un'atmosfera <strong>di</strong> incanto.<br />

E' una tacita intesa tra la maestra, che lo gestisce, e i bambini.<br />

Naturalmente va gestito in maniera saggia: il campanello deve avere la<br />

sua personalità, suonato al tempo giusto, nel modo giusto.<br />

Serve per richiamare l'attenzione ad ascoltare messaggi, o per far<br />

prendere al momento coscienza del proprio comportamento (questo è un avvio<br />

in<strong>di</strong>retto all'autocritica e all'acquisizione della padronanza <strong>di</strong> sé), oltre a<br />

riequilibrare al momento il rapporto <strong>di</strong> sé con se stesso e con gli altri, o ad<br />

ascoltare il mondo che ci circonda nel fare il gioco del silenzio.<br />

Il campanello nella scuola Montessori è usato anche, specie con i più<br />

piccoli, ad aiutare allo sviluppo della relazione tra cervello, volontà e<br />

movimento. Il bambino deve muoversi tra ostacoli con il campanellino in mano<br />

senza urtare gli oggetti e senza produrre suoni con esso.<br />

Dai primi anni del mio vivere nella scuola fino ad una ventina <strong>di</strong> anni fa<br />

un breve scampanellio, appena accennato, del campanellino nella mia mano<br />

produceva all'istante il silenzio: tutti i bambini si fermavano come statue nelle<br />

posizioni più <strong>di</strong>sparate, in cui si trovavano e mi prestavano attenzione. Con<br />

voce sommessa davo brevemente i messaggi dovuti, o li <strong>di</strong>straevo con<br />

raccontini o con filastrocche per <strong>di</strong>stoglierli da comportamenti non giusti, o dalla<br />

stanchezza per la troppa attenzione nelle varie attività, o l'invitavo ad ascoltare<br />

stando fermi e zitti i suoni ed i rumori vicini e lontani: il canto degli uccelli del<br />

parco, il gracidare dallo stagno, il rumore degli automezzi delle strade limitrofe<br />

(oggi questo si fa per l'educazione al suono e alla musica); questo bastava per<br />

riprendere le attività serenamente e con voglia.<br />

Era una terapia rilassante e non violenta.<br />

Con il passare degli anni ed il cambiare del modo <strong>di</strong> essere e <strong>di</strong> vivere<br />

con l'uso e a causa dei vari mezzi au<strong>di</strong>ovisivi, il campanello nelle mie mani ha<br />

avuto sempre più <strong>di</strong>fficoltà ad essere preso in considerazione: non bastava un<br />

accenno del suo suono, sempre più a lungo emanava dolci scampanellii, finché<br />

qualcuno dei bambini o dei ragazzi si rendeva conto della sua presenza, e a<br />

bassa voce invitava gli altri a fermarsi e ad ascoltare; finalmente il quasi<br />

silenzio. <strong>Io</strong> con grande sforzo paziente, calma, con voce sommessa facevo<br />

presente del tono alto delle voci, del come non ci si rispetta, della minaccia<br />

dell'inquinamento sonoro e ridavo il buon lavoro. Per imitazione naturale e per<br />

aver preso coscienza del fatto per 5-10 minuti tutto procedeva al meglio, poi si<br />

tornava come prima.<br />

In principio il campanello era complice della maestra e supporto alla<br />

voce, negli ultimi anni sempre più la voce doveva essere <strong>di</strong> supporto al<br />

campanello. "Bimbi - ragazzi, il campanello sta suonando!", per un attimo esso<br />

esercitava il suo fascino, poi ricadeva nell'anonimato.<br />

Colleghe giovani, che non si sono risparmiate a criticare me, (e quelle<br />

46


come me) ormai <strong>di</strong> altri tempi e "Non aggiornata", urlano più dei bambini o dei<br />

ragazzi per farsi ascoltare e fanno uso <strong>di</strong> campanelli gran<strong>di</strong> dal suono forte, che<br />

immancabilmente è ignorato.<br />

Il campanello ha perso il suo scopo e la sua personalità: è solamente un<br />

mezzo assordante a supporto <strong>di</strong> una voce assordante, ha perso il suo fascino.<br />

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Le più significative attività svolte<br />

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La posta<br />

Per l'appren<strong>di</strong>mento e l'affinamento dei mezzi dell'espressione orale e<br />

scritta, sono molti i materiali Montessori da usare contemporaneamente in<br />

parallelo ognuno nel suo metodo dal letterale (lettere smerigliate, che dànno la<br />

memoria muscolare abbinata al suono), al sillabico (<strong>di</strong>fficoltà ortografiche per la<br />

preparazione alla <strong>di</strong>visione in sillabe), al globale (parole intere sotto ad<br />

immagini), assistiti da tavole <strong>di</strong> confronto appaiamenti <strong>di</strong> nomi su bigliettini e<br />

immagini, o nomi su bigliettini e oggetti sciolti o legati ad ambienti (come la<br />

fattoria) per l'avvio in<strong>di</strong>retto alla grammatica.<br />

Contemporaneamente il bambino è attivato nella scrittura e nella lettura<br />

inconsciamente (secondo la natura si impara prima a scrivere: è curioso<br />

quando i bambini chiedono: "Che cosa ho scritto?".<br />

Nella classe Prima si continua l'attività iniziata nella Casa dei Bambini, e,<br />

quando si vede il momento opportuno, si introduce l'uso della cassetta della<br />

posta.<br />

Bello e interessante è vedere che da brevi messaggi incerti e incompleti,<br />

a volte <strong>di</strong>fficili da interpretare, arrivano a scrivere lettere ricche <strong>di</strong> pensieri e<br />

sentimenti.<br />

All'inizio la posta è un mezzo per stimolare alla scrittura e alla lettura<br />

(scopo <strong>di</strong>retto) e per fare assumere buone abitu<strong>di</strong>ni nel vivere con gli altri<br />

(scopo in<strong>di</strong>retto): "Scrivere è un piacere, rispondere è un dovere".<br />

E' un mezzo anche <strong>di</strong> socializzazione, perché si organizza una<br />

turnazione del ruolo del "Postino" (i bambini, così, non solo devono leggere le<br />

lettere che ricevono, ma anche il nome del destinatario. Fare il postino permette<br />

all'estroverso <strong>di</strong> avere rapporti con tutti, "simpatici" e non; all'introverso<br />

l'incoraggiamento e l'avvio all'aprirsi.<br />

Nel regolare la turnazione su un cartellone, ne consegue un calendario,<br />

che porta alla coscienza in modo concreto la percezione dello scorrere del<br />

tempo, preparando in<strong>di</strong>rettamente, tra l'altro, a quello che sarà lo stu<strong>di</strong>o della<br />

storia.<br />

Un contributo ancora era dato dall'orologio, si stabiliva un'ora per la<br />

<strong>di</strong>stribuzione. Naturalmente ho agito alla pari con i bambini, ho avviato questo<br />

gioco-lavoro, mettendo nell'aula a sorpresa la cassetta piena <strong>di</strong> letterine, una<br />

per ognuno, e facendo la postina con l'operazione <strong>di</strong> aprire con la chiave la<br />

cassetta, facendo cadere le letterine in una cesta o in un apposito vassoio, le<br />

<strong>di</strong>stribuivo ai destinatari. Quest'ultima azione ha un altro scopo in<strong>di</strong>retto, quello<br />

<strong>di</strong> affinare il senso dell'orientamento e la conquista dello spazio per sapere<br />

evitare gli ostacoli.<br />

La prima mossa, quin<strong>di</strong>, è stata quella <strong>di</strong> stimolare a leggere e a<br />

rispondere, quin<strong>di</strong>, a scrivere oltre ad avere suscitato un sentimento <strong>di</strong><br />

sorpresa, <strong>di</strong> gioia, <strong>di</strong> fiducia.<br />

La posta interna va avanti per due anni (nella prima e nella seconda<br />

classe), con entusiasmo, poi, continua senza più la cassetta e la professione<br />

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del postino. Le lettere sono consegnate <strong>di</strong>rettamente, hanno il loro vero<br />

significato, il gioco è superato.<br />

Il periodo più florido per l'attività epistolare è stato il sesto quinquennio<br />

(1983-84/1987-88) con posta interna, posta esterna ed estera.<br />

La ragione della prima già è stata su esposta, per la seconda e terza è:<br />

per rendere la scuola più viva e stimolante, per adeguarla meglio al modo<br />

nuovo <strong>di</strong> essere dei ragazzi, ho pensato bene <strong>di</strong> sostituire quelli che erano temi<br />

<strong>di</strong> componimenti da svolgere, ormai noiosi e da ripulsa, in argomenti per le<br />

lettere nella corrispondenza con due scuole della Sicilia: scuola Trentapie<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Erice e scuola Montegrappa <strong>di</strong> Palermo dalla Seconda alla Quinta classe.<br />

Quin<strong>di</strong>: presentazione <strong>di</strong> sé e descrizione nel fisico e nel modo <strong>di</strong> essere, i<br />

gusti, le preferenze nel cibo, nei giochi, negli sports, negli stu<strong>di</strong>, nella lettura,<br />

scambi <strong>di</strong> conoscenze delle proprie città, delle proprie regioni, fino alla<br />

collaborazione per un giornalino.<br />

Altra corrispondenza con un bambino <strong>di</strong> Bolzano, con un giornale<br />

quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Ancona, un bambino <strong>di</strong> Napoli, e con un compagnetto della nostra<br />

classe, che viveva con la famiglia a Washington e con noi negli ultimi due mesi<br />

degli anni scolastici.<br />

Fin dalle prime letterine senza saperlo, i bambini hanno cominciato a dar<br />

sfogo alle proprie esigenze, a sviluppare i propri sentimenti, a mettere le basi<br />

del proprio carattere. Contemporaneamente mi davano modo <strong>di</strong> conoscerli e la<br />

guida per porgere loro aiuto intervenendo nel modo più propizio e nei tempi<br />

giusti.<br />

Le loro prime espressioni in<strong>di</strong>rizzate a me sono:<br />

<strong>di</strong> affetto: ti voglio tanto bene;<br />

<strong>di</strong> ammirazione: sei brava, sei bella, sei intelligente, sei dolce, sei buona, sei<br />

giusta;<br />

<strong>di</strong> inviti e desideri <strong>di</strong> stringere rapporti con me anche al <strong>di</strong> fuori della scuola,<br />

a casa con la famiglia;<br />

<strong>di</strong> informazioni su loro, sulla loro famiglia, sulla mia;<br />

<strong>di</strong> speranze <strong>di</strong> bene sulla salute;<br />

<strong>di</strong> vivere insieme a lungo, anche nelle me<strong>di</strong>e;<br />

<strong>di</strong> confidenze dei propri problemi sull'appren<strong>di</strong>mento o nella vita <strong>di</strong><br />

relazione;<br />

<strong>di</strong> scuse per i ritar<strong>di</strong>, per i comportamenti negativi;<br />

<strong>di</strong> richiesta <strong>di</strong> complicità a non <strong>di</strong>re ai genitori che… ;<br />

<strong>di</strong> rimprovero: perché non scrivi, perché non…;<br />

<strong>di</strong> dubbio: è come <strong>di</strong>ci tu o come <strong>di</strong>ce mia sorella?;<br />

<strong>di</strong> riscontro nella realtà <strong>di</strong> ciò che era stato trattato a scuola;<br />

<strong>di</strong> richiesta <strong>di</strong> consigli;<br />

<strong>di</strong> suggerimenti a come fare o <strong>di</strong> fare;<br />

<strong>di</strong> rassegnazione: abbasso il lavoro libero, ma è pure giusto farlo;<br />

<strong>di</strong> ringraziamenti e riconoscenza;<br />

<strong>di</strong> espressione <strong>di</strong> approvazione del mio modo <strong>di</strong> insegnare e riprendere nel<br />

modo giusto;<br />

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<strong>di</strong> richieste: vorresti essere mia sorella;<br />

<strong>di</strong> messaggi spiritosi;<br />

<strong>di</strong>segni e giochi con invito a partecipare;<br />

<strong>di</strong>segni con richiesta se mi piacciono;<br />

<strong>di</strong> espressioni <strong>di</strong> meraviglia: come fai a tenere tutta questa pazienza!;<br />

<strong>di</strong> richiamo ai compagni birichini;<br />

<strong>di</strong> resoconto dell'anno e schede su <strong>di</strong> me.<br />

Guardando oltre psicologicamente, dal numero degli scritti, dalle<br />

espressioni, dai <strong>di</strong>segni ornamentali, dalle varie caratteristiche le letterine<br />

rivelano il modo <strong>di</strong> essere dei bambini e i loro problemi, conseguenze del modo<br />

<strong>di</strong> vivere nell'ambiente familiare: bambini che vivono soprattutto con adulti, che<br />

soffrono per carenza affettiva, che subiscono ingiustizie, che sono sereni, e<br />

così via.<br />

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Giornali<br />

Nelle classi Seconda all'attività epistolare interna ho affiancato la<br />

redazione <strong>di</strong> un giornale, allo scopo <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> stimolare alla scrittura e alla<br />

lettura, e allo scopo in<strong>di</strong>retto <strong>di</strong> aiutare a prendere coscienza, oltre che <strong>di</strong> sé,<br />

anche dell'ambiente vicino e lontano, stimolando all'osservazione ed<br />

esercitando al riferire.<br />

Usavo in un primo momento il giornale murale, poi gli articoli erano<br />

impaginati.<br />

Il tabellone piuttosto grande appeso ad una parete era sud<strong>di</strong>viso in sei<br />

scomparti:<br />

Cronaca interna<br />

Pagina letteraria<br />

Cronaca esterna Cronaca estera<br />

Pagina sportiva<br />

Notiziario<br />

Per cronaca interna si intende ciò che capita nell'aula,<br />

per cronaca esterna si intende ciò che capita fuori dell'aula, nella scuola,<br />

per cronaca estera si intende ciò che capita fuori della scuola.<br />

I lavori dei bambini su foglietti erano applicati negli spazi opportuni. In<br />

seguito sono stati redatti giornali anche nelle classi successive, in forma<br />

sempre più completa. A volte sono stati redatti numeri monografici ed uno a<br />

ricordo del gemellaggio tra la nostra scuola e la San Giuseppe Calasanzio.<br />

I titoli erano scelti con votazioni su varie proposte e a sorteggio tra chi si<br />

can<strong>di</strong>dava nei vari ruoli <strong>di</strong> giornalisti.<br />

Con un giornale, "IV Mattina" nel 1986-87, abbiamo partecipato ad un<br />

concorso a livello nazionale, indetto su il "Paese Sera" dal maestro Albino<br />

Bernar<strong>di</strong>ni, e vinto un buon riconoscimento.<br />

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Giornali in mio possesso:<br />

1976-77 classe IV IV quinquennio n. 1 e 2 "Il corriere della 4 a "<br />

1984-85 classe II VI quinquennio n. 1, 2, 3 "Il nostro corriere"<br />

giornali monografici autunno - inverno - primavera<br />

1985-86 classe III VI quinquennio n. 1 "Incontri in città"<br />

gemellaggio con la S.G. Calasanzio<br />

1986-87 classe IV VI quinquennio n. 1 "IV mattina"<br />

giornale per concorso Paese Sera<br />

1988-89 classe I VII quinquennio n. 1, 2, "Il Primino"<br />

giornali monografici :<br />

Nasce il nostro giornale<br />

Nasce la primavera<br />

1989-90 classe II VII quinquennio n. 1 "Il Primino"<br />

numero monografico<br />

1990-91 classe III VII quinquennio n. 1 "Le nostre vacanze"<br />

numero monografico<br />

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Recite<br />

Riprendendo il concetto "Oggi non si può fare scuola come era<br />

concepita una volta": i bambini ed i ragazzi che hanno esigenze <strong>di</strong>verse, che si<br />

muovono <strong>di</strong> più, che si <strong>di</strong>straggono, perché interessati a più cose<br />

contemporaneamente e con poca capacità <strong>di</strong> concentrarsi, mi hanno suggerito<br />

<strong>di</strong> svolgere il programma <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o con mezzi rispondenti a queste esigenze. Tra<br />

l'altro ho usato la drammatizzazione (cosa che in passato avveniva<br />

spontaneamente da parte dei bambini e dei ragazzi, mentre io li aiutavo nella<br />

realizzazione <strong>di</strong> scenografie e costruzioni <strong>di</strong> teatrini, marionette e burattini).<br />

Dal 1985-86 fino al termine del mio servizio 1997.98 nelle prime<br />

classi con i bambini preparavo io i copioni, coinvolgendoli il più possibile; poi, in<br />

seguito, una volta padroni dei mezzi dell'espressione scritta e delle conoscenze,<br />

i copioni erano preparati dai ragazzi sul canovaccio steso da me. L'ultimo,<br />

quello del 1997-98, è stato steso completamente dai ragazzi. Loro, all'inizio<br />

dell'anno scolastico, hanno esor<strong>di</strong>to: "in Prima avevi affermato che se ti<br />

avessimo seguito e collaborato con te, noi alla fine saremmo <strong>di</strong>ventati come te<br />

o <strong>di</strong> più, quest'anno vogliamo fare da soli".<br />

Naturalmente erano esercitate tutte le <strong>di</strong>scipline in modo motivato.<br />

Dopo ogni recita abbiamo realizzato un "Giornalino" contenente il<br />

copione, illustrazioni, interviste, statistiche.<br />

Le parti dei personaggi erano a libera scelta, con l'aiuto del<br />

sorteggio se le richieste sullo stesso personaggio erano multiple, tutto avveniva<br />

democraticamente.<br />

Finché eravamo in un'aula spaziosa, le nostre recite erano<br />

rappresentate in essa alla presenza dei genitori e parenti. Quando occupavamo<br />

aule limitate, le rappresentavamo in giar<strong>di</strong>no, spostando il periodo: le prime<br />

l'ultimo giorno <strong>di</strong> Carnevale, le seconde a fine maggio o inizi giugno; a volte una<br />

replica, a volte due repliche per separare tutte le classi dalle famiglie dei<br />

recitanti, poiché specie i piccoli <strong>di</strong>sturbavano continuamente l'ascolto e il<br />

continuo muoversi non permetteva riprese corrette con le telecamere.<br />

Al termine si offriva un rinfresco, era un modo per vivere un<br />

momento informale con i familiari.<br />

Nel 1984-85 classe II<br />

Recita organizzata dai bambini. Pochi personaggi, ma tutti coinvolti nella<br />

preparazione del cibo in cartapesta con argomento la comme<strong>di</strong>a dell'arte e<br />

senza copione, né giornalino.<br />

Rappresentata in giar<strong>di</strong>no.<br />

Nel 1985-86 classe III<br />

Recita e giornalino sotto il titolo "Scuola aperta >=


Per il compleanno <strong>di</strong> Ilaria, il suo papà, sulla base dei desideri espressi in<br />

classe su "Chi ti piacerebbe essere?", ha scritto un copione, con il<br />

coinvolgimento <strong>di</strong> tutti, amici e colleghi.<br />

In classe ogni ragazzo si è pro<strong>di</strong>gato per la ricerca <strong>di</strong> oggetti e costumi. La<br />

recita è stata rappresentata in casa <strong>di</strong> Ilaria.<br />

Li<strong>di</strong>a, un'altra alunna, ne ha parlato con una lettera a "Paese Sera"<br />

ottenendo una risposta ed un riconoscimento.<br />

1986-87 classe IV<br />

Due recite. La prima recita e giornalino sotto il titolo "Scuola<br />

aperta>=


tale personaggio.<br />

1988-89 classe I<br />

Recita e giornalino - argomento Matematica "Uno, <strong>di</strong>eci, cento, mille …;<br />

ovvero: i numeri"<br />

Rappresentata nell'aula.<br />

Tutta la classe ha partecipato alla realizzazione delle scenografie e dei<br />

costumi in carta crespa.<br />

(Programma <strong>di</strong> Matematica secondo il metodo Montessori con la storia del<br />

numero).<br />

Ilaria e Li<strong>di</strong>a, ex alunne, fanno la presentazione.<br />

1989-90 classe II<br />

Recita e giornalino - argomento Lingua Italiana "A, B, C, …;<br />

ovvero: la lingua"<br />

Rappresentata nell'aula.<br />

Tutta la classe ha partecipato alla realizzazione delle scenografie, dei<br />

costumi e <strong>di</strong> ogni materiale.<br />

(Programma della Lingua secondo il metodo Montessori con la storia della<br />

parola orale, oggettistica, pittorica, scritta).<br />

Per me presentatrice, ho realizzato come costume un volume "Dizionario<br />

della lingua Bambinolese" (parola questa, invece <strong>di</strong> Bambinese, inventata<br />

come piace ai bambini inventare parole).<br />

1990-91 classe III<br />

Recita e giornalino - argomento Scienze "Perché? Come? Dove?<br />

Sapere… ovvero: le Scienze".<br />

Rappresentata in giar<strong>di</strong>no.<br />

Tutta la classe ha partecipato alla realizzazione delle scenografie dei<br />

costumi con cartapesta, dei vari oggetti, e soprattutto del copione.<br />

(Programma delle Scienze secondo il metodo Montessori, dalla Favola<br />

Cosmica all'Evoluzione della vita).<br />

Per me presentatrice, ho realizzato un costume per rappresentare il dì e la<br />

notte: il Giorno.<br />

Il giornalino comprende interviste agli attori e agli spettatori.<br />

1991-92 classe IV<br />

Recita e giornalino - argomento Geografia<br />

"Orografia+Idrografia+Terra e Acqua =<br />

Terra e stu<strong>di</strong>o … ovvero: la Geografia"<br />

Rappresentata in giar<strong>di</strong>no.<br />

Tutta la classe ha partecipato a tutte le attività <strong>di</strong> realizzazione.<br />

(Programma <strong>di</strong> Geografia fisica e politica, in particolare l'Italia con i mali ed<br />

i problemi che la tormentano).<br />

Il giornalino comprende un ricordo grafico <strong>di</strong> una scenetta improvvisata, i<br />

grafici a istogramma su interviste e fotocopie rimpicciolite delle proposte <strong>di</strong><br />

battute per il copione.<br />

Musiche, canti e balletti dell'Italia Settentrionale, Centrale e Meri<strong>di</strong>onale.<br />

Per me presentatrice, ho realizzato come costume una bussola.<br />

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1992-93 classe V<br />

Recita e giornalino - argomento Storia "<strong>Io</strong> ero, io sono, io sarò;<br />

<strong>Io</strong> agivo, io agisco, io agirò =<br />

Essere e agire … ovvero: la<br />

Storia.<br />

Rappresentata in giar<strong>di</strong>no.<br />

Questo, insieme ai quattro precedenti, si conclude nell' "Ambiente da<br />

salvare" con il quale abbiamo partecipato al concorso "Compleanno <strong>di</strong><br />

Pinocchio 1993" senza avere riscontro. Alle mie telefonate risposero <strong>di</strong><br />

non aver ricevuto niente da noi e che ormai era passato il termine <strong>di</strong><br />

partecipazione.<br />

La recita è stata articolata con presentazioni <strong>di</strong> epoche e personaggi fatte<br />

da Pinocchio, amico dei bambini; lui stesso, <strong>di</strong>ventato bambino, stu<strong>di</strong>a, e<br />

anche perché nella classe c'era un parente del nostro Pinocchio<br />

precedente (Li<strong>di</strong>a e Matteo).<br />

Tutti partecipano a tutto.<br />

I costumi in carta robusta (carta da pacchi) tipo gigantografie (<strong>di</strong>segnati da<br />

me a casa a matita, <strong>di</strong>pinti dai ragazzi), ritagliati nel viso occupato dal viso<br />

degli attori, apparivano come fumetti animati. Circa cento personaggi.<br />

(Programma <strong>di</strong> Storia dalla Preistoria all'Età Contemporanea).<br />

Termina con un messaggio <strong>di</strong> ecologia e <strong>di</strong> giusto comportamento<br />

dell'uomo.<br />

1993-94 classe I<br />

Recita e giornalino "Le quattro stagioni".<br />

Rappresentata in giar<strong>di</strong>no.<br />

Recita sulle sensazioni fisiche e le reazioni pratiche al caldo ed al freddo,<br />

unendo notizie scientifiche. In un gioco <strong>di</strong> magia si entra nel meccanismo<br />

con il quale la natura con<strong>di</strong>ziona l'uomo.<br />

Il concetto che viene fuori, come in tutte le materie: la natura con<strong>di</strong>ziona gli<br />

uomini, mentre questi mo<strong>di</strong>ficano la natura quanto è possibile a proprio<br />

beneficio.<br />

Costumi in carta crespa realizzati dai bambini come anche le scenografie.<br />

Come presentatrice ho indossato il costume" Il dì e la notte: il Giorno".<br />

1994-95 classe II<br />

Recita e giornalino "Le fondamentali esigenze vitali dell'uomo".<br />

Rappresentata in giar<strong>di</strong>no.<br />

Tutti hanno collaborato in tutto: stu<strong>di</strong>o, ricerche e realizzazione <strong>di</strong> cartelloni<br />

per le tre esigenze vitali spirituali e per le cinque esigenze vitali materiali<br />

(scoperte e invenzioni nella loro evoluzione nel tempo = Progresso).<br />

Costumi in carta crespa.<br />

Come presentatrice ho indossato il costume della "Bilancia" per l'invito ad<br />

essere equilibrati: gli estremi, poco e troppo, sono <strong>di</strong>fetti.<br />

Anche qui c'è l'invito al rispetto dell'ambiente.<br />

1995-96 classe III<br />

Recita e giornalino "I Proverbi = La saggezza dei popoli".<br />

Rappresentata in giar<strong>di</strong>no.<br />

57


Dopo aver letto numerosi proverbi nei vari <strong>di</strong>aletti e nelle loro traduzioni in<br />

Italiano, abbiamo scelto tre argomenti per ognuno dei tre atti della recita.<br />

Per ognuno, precedute dalla <strong>di</strong>citura <strong>di</strong> sei proverbi sullo stesso<br />

argomento, sono rappresentate scenette illustrative.<br />

Presentatrice: Chiara, una ragazza della classe, in costume <strong>di</strong> gufo,<br />

simbolo della saggezza.<br />

Costumi: abiti normali a scelta dei ragazzi.<br />

1996-97 classe IV<br />

Recita e giornalino " Il Mondo: il mio paese".<br />

Rappresentata in giar<strong>di</strong>no.<br />

La nostra classe ospitava ragazzi <strong>di</strong> cinque paesi e per mezzo della recita<br />

abbiamo fatto un viaggio insieme per conoscere i cinque stati, per<br />

conoscerci meglio: Brasile, California, Inghilterra, Israele, Italia.<br />

Tutti hanno collaborato in tutto.<br />

<strong>Io</strong> presentatrice ho indossato la "Bussola".<br />

Anche questa volta invito alla cura dell'ambiente e il messaggio è che con<br />

l'ecosistema avvengono scambi reciproci.<br />

Completano il copione alcune interviste.<br />

1997-98 classe V<br />

Recita e giornalino "Ma, la cioccolata é avvelenata?".<br />

Rappresentata in giar<strong>di</strong>no.<br />

Questa recita è stata realizzata dai ragazzi, il mio aiuto è stato solo a<br />

richiesta loro, soprattutto per problemi procurati dal comportamento<br />

<strong>di</strong>sturbatore per turbolenza <strong>di</strong> alcuni.<br />

Dopo aver letto <strong>di</strong>versi racconti e libri per ragazzi, la classe ha scelto "Le<br />

streghe" <strong>di</strong> Roald Dall e l'ha ridotto a copione.<br />

Scenografie, costumi, trucchi: tutto da soli.<br />

Scopo <strong>di</strong>retto: operare, dall'ideare al realizzare, con organizzazione equa<br />

e democratica sul principio che ogni cosa che si comincia si<br />

porta a termine.<br />

Scopo in<strong>di</strong>retto: socializzazione e, quin<strong>di</strong>, prendere coscienza <strong>di</strong> sé.<br />

Assumere con il dovere l'amore per la scienza, per la<br />

informazione. Affinare i mezzi <strong>di</strong> espressione scritta, orale,<br />

grafica e corporea, risolvere problemi nel concreto e<br />

<strong>di</strong>vertendosi, inconsciamente arricchirsi <strong>di</strong> notizie.<br />

58


Dibattiti<br />

Vista la necessità <strong>di</strong> parlare, contestare, <strong>di</strong>scutere dei ragazzi e il<br />

non tanto piacere a svolgere i componimenti per se stessi e all'ascolto dei soliti<br />

richiami e "pre<strong>di</strong>cozzi", ho programmato negli anni 1986-87 e 1987-88 <strong>di</strong>battiti<br />

mensili, in quarta con argomenti per la presa <strong>di</strong> coscienza <strong>di</strong> sé, in quinta con<br />

argomenti riguardanti noi in relazione con gli altri.<br />

Per ogni <strong>di</strong>battito si eleggeva un Presidente, che a sua volta<br />

sceglieva un Segretario; un oratore, che presentava l'argomento.<br />

A richiesta dei ragazzi sono stata sempre io. E come oggetti: un raccoglitore dei<br />

verbali, un campanello e una clessidra.<br />

Per eleggere il Presidente si formava ogni volta una commissione<br />

elettorale, composta da un Presidente e due scrutinatori; materiale erano le<br />

schede ed un'urna, poiché il voto era segreto.<br />

Ci sono stati <strong>di</strong>battiti straor<strong>di</strong>nari ad arricchire quelli stabiliti.<br />

CLASSE IV 1986-87 CLASSE V 1987-88<br />

L'uomo La famiglia<br />

La pace (<strong>di</strong>battito straor<strong>di</strong>nario) Amicizia e conoscenza<br />

La giustizia Il lavoro<br />

La bontà Le feste<br />

La cattiveria Il Carnevale<br />

L'amore La Resurrezione<br />

La bugia La critica<br />

La festa <strong>di</strong> compleanno <strong>di</strong> Ilaria La solidarietà<br />

(<strong>di</strong>battito straor<strong>di</strong>nario)<br />

La prepotenza<br />

La paura<br />

La favola<br />

Tutti partecipavano. si prenotavano a parlare, e si informavano<br />

anche sull'argomento.<br />

I verbali erano corredati anche da interventi grafici.<br />

Qualche altro <strong>di</strong>battito è stato fatto negli anni successivi; con la<br />

stessa tecnica nell'anno 1992-93 solo in una classe quinta sugli argomenti "Il<br />

rispetto" e "Sta per terminare la scuola elementare".<br />

59


Mostre<br />

Ho sempre creduto nell'importanza del lavorare con la mente e con<br />

le mani in stretta relazione, come supporto l'una delle altre e viceversa.<br />

Importante soprattutto nel periodo evolutivo: in questo periodo aiuta la<br />

costruzione, lo sviluppo dell'in<strong>di</strong>viduo. In seguito il saper fare dona<br />

sod<strong>di</strong>sfazione e piacere.<br />

E proprio per il mio piacere e per dare il migliore aiuto ai bambini e<br />

ai ragazzi ho usato realizzare oggetti esplicativi <strong>di</strong> quanto stu<strong>di</strong>avamo.<br />

La Dirigente Didattica, in carica dal 1958 al 1979, ha guidato la<br />

nostra scuola a svilupparsi sempre più e intelligentemente si è ispirata a quanto<br />

ottenevo dai bambini e dai ragazzi, specie negli anni significativi come il<br />

centenario <strong>di</strong> Roma Capitale o l'anno dell'anziano, con un tema comune (ogni<br />

classe durante l'anno scolastico svolgeva un aspetto <strong>di</strong> esso) programmava<br />

mostre <strong>di</strong> fine anno, alle quali erano invitate autorità del Ministero della Pubblica<br />

Istruzione, del Provve<strong>di</strong>torato agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma, dell'Ente Opera Montessori.<br />

Il signor Bettini della "Foto Bettini" Via Reggio Emilia, 31, bravo e<br />

noto fotografo e padre <strong>di</strong> alunni della nostra scuola, fece bellissime foto ed<br />

anche un film nel 1970 a testimonianza delle nostre mostre (oltre dei presepi e<br />

<strong>di</strong> altre manifestazioni). Il signor Bettini mi ammirava molto e simpaticamente mi<br />

appellava "mostro <strong>di</strong> maestra" per le mie capacità.<br />

60


Concorsi<br />

Per quanto riguarda i concorsi non sono per la partecipazione nella<br />

scuola elementare ad essi, perché questo è un periodo <strong>di</strong> formazione: si deve<br />

operare al meglio per la propria sod<strong>di</strong>sfazione e non si è pronti a quanto i<br />

concorsi comportano.<br />

Secondo la Montessori, e come ogni giorno mettiamo in pratica in<br />

ogni attività e produzione, i bambini ed i ragazzi si mettono a confronto con se<br />

stessi senza voti (che del resto sono premi e penalizzazioni), <strong>di</strong>cendo: "Oggi sei<br />

stato più attento, il lavoro va bene - Non sei stato sufficientemente attento. - E'<br />

bene essere più conciso. - Finalmente hai raggiunto un buon risultato. - …"<br />

Non si mettono mai in competizione tra loro, non è giusto, non è<br />

leale. A questa età sono molto sensibili, pieni <strong>di</strong> amor proprio e già da soli<br />

adoperano mezzi <strong>di</strong> auto<strong>di</strong>fesa recando <strong>di</strong>sturbi nell'ambiente per evitare <strong>di</strong><br />

fornire prove che li svelino carenti, o si chiudono in se stessi (questo è stato<br />

molto evidente con i ragazzi venuti da altre scuole, poiché si sentivano a<br />

<strong>di</strong>sagio per non essere allo stesso livello del nostro gruppo). Mai: il più bravo<br />

della classe, sempre: sei più bravo <strong>di</strong> ieri.<br />

I voti, i risultati dei concorsi, il modo <strong>di</strong> fare <strong>di</strong> certi adulti sono premi<br />

o mortificazioni in cambio dell'operare dei bambini e dei ragazzi, e i premi e le<br />

mortificazioni sono mezzi per ammaestrare e non per educare.<br />

Comunque, i concorsi esistono nella realtà e non ci siamo sottratti.<br />

Del resto i concorsi erano motivati, perché implicavano attività, e abbiamo<br />

lavorato con lo stesso entusiasmo e con le stesse tecniche del nostro modo <strong>di</strong><br />

fare: ricerche, progetti, organizzazione delle parti, lavori <strong>di</strong> gruppo, lavori singoli,<br />

mezzi, materiali, tecniche. E' <strong>di</strong> grande importanza ciò che ne scaturisce: il<br />

concetto che "L'unione fa la forza" e che ognuno contribuisce al tutto.<br />

Con i miei ragazzi ho preso parte a <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> essi fin dal mio primo<br />

quinquennio con <strong>di</strong>segni, racconti, stu<strong>di</strong>o sulla bicicletta, sui mezzi <strong>di</strong> trasporto e<br />

sull'inquinamento, giornali con riscontri positivi e riconoscimenti. Due delusioni<br />

mi hanno <strong>di</strong>mostrato che la mia asserzione precedente non è del tutto negativa:<br />

l'importante è partecipare (d'altra parte anche questo è costruttivo).<br />

Documenti <strong>di</strong> cui sono in possesso :<br />

ANNO E CLASSE ARGOMENTO RISULTATO<br />

1986-87<br />

"Mezzi <strong>di</strong> trasporto e l'inquinamento"<br />

Nessun riscontro<br />

Classe IV<br />

Grafica - Ferrovie dello Stato<br />

1986-87<br />

"Bicicletta è allegria e libertà"<br />

Attestato<br />

Classe IV<br />

Grafica - Federazione Ciclistica Italiana<br />

28.09.1986<br />

1987-87<br />

"IV Mattina"<br />

Premio<br />

Classe IV<br />

Giornale - Paese Sera<br />

18.05.1987<br />

1987-88<br />

"A Carnevale giochiamo e recitiamo con Pinocchio" Premio<br />

Classe V<br />

Giornalino della recita - IBBY e F.N.C.<br />

25.05.1989<br />

1992-93<br />

"Premio Alberto Moravia 1993"<br />

Attestato<br />

Classe V<br />

Racconto -<br />

61


Esperimenti <strong>di</strong> fisica e chimica<br />

Nelle classi Seconda, nel rispetto dell'educazione cosmologica e<br />

dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento dei bambini, ho sempre programmato ed eseguito<br />

esperimenti <strong>di</strong> fisica e chimica. Si agisce nel concreto, stimolando<br />

l'immaginazione del bambino. Sono piccoli giochi <strong>di</strong> prestigio e <strong>di</strong> magia,<br />

soprattutto per gli esperimenti <strong>di</strong> chimica, che preparano ad entrare nella<br />

struttura degli elementi e del loro comportarsi nelle azioni e nelle reazioni.<br />

Con questa preparazione verso la fine dell'anno scolastico<br />

presentavo la Favola Cosmica (in<strong>di</strong>cata dalla Montessori come tutto il<br />

programma <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>), cioè il racconto della formazione e costituzione della<br />

Terra, come pianeta, dalle teorie dell'origine a come era al momento della<br />

nascita della vita, ai giorni nostri con il supporto <strong>di</strong> cartelloni e strisce per dare<br />

con l'immaginazione il trascorrere dei milioni <strong>di</strong> anni e la proporzione delle Ere.<br />

E' chiaro il messaggio che gli elementi continuano a cambiare e che<br />

l'uomo influisce su <strong>di</strong> essi in modo positivo o negativo.<br />

Per quanto era possibile coinvolgevo i bambini facendoli<br />

partecipare il più possibile, adoperando come sempre il metodo maieutico <strong>di</strong><br />

Socrate.<br />

Per il ciclo dell'aria tre bambini con una candela accesa sul bordo<br />

della porta, uno in alto, uno al centro e uno in basso. Le fiamme con la<br />

posizione <strong>di</strong>versa visualizzano i movimenti dell'aria: in alto la fiamma va verso<br />

l'esterno, al centro rimane verticale (zona <strong>di</strong> quiete), in basso la fiamma va<br />

verso l'interno, perché è aria fredda, pesante che a mano a mano si riscalda<br />

sale ed esce, raffreddandosi si appesantisce, scende, torna in basso.<br />

L'esperimento che impressiona e suscita ilarità è quello chimico<br />

della trasformazione dello zucchero in carbone, con l'aiuto dell'acido cloridrico,<br />

naturalmente con molta precauzione. <strong>Io</strong> con il fare <strong>di</strong> un mago (la chimica è<br />

magia, quello che avviene non si vede, appare un cambiamento e non si sa<br />

come sia avvenuto). "Ho una sostanza bianca, pura, dolce - aggiungendo un<br />

po' <strong>di</strong> liquido - Ti punisco perché sono invi<strong>di</strong>osa <strong>di</strong> te. - Accompagnando con le<br />

mani come per attirare verso l'alto - Adesso cresci … cresci … cresci. Fuma e<br />

<strong>di</strong>venta scuro … sempre più scuro, fino a <strong>di</strong>ventare nero!". (Un solido + un<br />

liquido = un gas + un solido).<br />

Gli esperimenti che sono sempre la passione dei bambini sono i<br />

vulcani, esplosivo ed effusivo: il primo con mezzo chimico, il secondo con<br />

mezzo fisico. Gli effetti sono reali, rendono bene l'idea <strong>di</strong> questi fenomeni.<br />

62


Visite e inviti = Scuola aperta<br />

La nostra scuola, particolare per il metodo che segue, ha sempre<br />

attirato interesse da parte <strong>di</strong> ogni paese del mondo, dalle scuole magistrali <strong>di</strong><br />

Roma e fuori (ho rivisto la mia professoressa <strong>di</strong> tirocinio dell'Istituto Alfredo<br />

Oriani, io, non più sua alunna, sensazione strana, ero io a dare il sapere,<br />

rispondendo a lei su quesiti, su conoscenze montessoriane, sui bambini e<br />

sull'insegnamento): erano gruppi e persone singole.<br />

La visita più autorevole è stata quella della Principessa Margareta<br />

<strong>di</strong> Svezia nel 1956.<br />

Più volte è venuta la TV per fare inchieste.<br />

La scuola ha aperto il cancello a tirocinanti, a studenti universitari<br />

laurean<strong>di</strong> per osservazioni e test <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, e ancora a genitori, parenti, amici,<br />

<strong>di</strong>etro richiesta dell'insegnante per arricchire gli stu<strong>di</strong> affrontati, oltre a<br />

sottolineare ai bambini ed ai ragazzi che scuola e famiglia sono tutt'e due per<br />

loro.<br />

Nel terzo quinquennio 1968-69/1972-73 un bellissimo rapporto è<br />

stato con il geologo Fabrizio Rallo (venuto più volte e legato con<br />

corrispondenza epistolare). Simpaticissimo l'incontro con il giornalista Praturlon,<br />

che, alla risposta negativa dei ragazzi se secondo loro esisteva un quoti<strong>di</strong>ano<br />

che <strong>di</strong>cesse solo verità, tirò fuori dalla tasca fogli <strong>di</strong> quoti<strong>di</strong>ano non stampati,<br />

<strong>di</strong>cendo: "Sì, questo <strong>di</strong>ce solo verità!". Interessante l'incontro, il 28 maggio 1997<br />

con il Dottor Alessandro Ferri sui trasporti ferroviari, rafforzando le parole con<br />

un modellino <strong>di</strong> motore a vapore.<br />

Nel sesto quinquennio 1983-84/1987-88 il papà <strong>di</strong> Ilaria, Elio<br />

Testoni, con la sua vivacità, il suo amore per la vita, la sua fervida creatività ha<br />

collaborato ad animare la nostra classe. E non solo, su <strong>di</strong> me ha esercitato un<br />

effetto terapeutico: da bambina timida e taciturna, per carattere e per<br />

imposizione, come già detto, grazie a lui il mio modo <strong>di</strong> essere soffocato ha<br />

ricevuto maggiore aiuto a liberarsi gradatamente, fino a farmi giungere a<br />

recitare "calcando le tavole dei palcoscenici <strong>di</strong> veri teatri" (si intende piccole<br />

parti, ma per me prove non in<strong>di</strong>fferenti).<br />

Nel sesto quinquennio 1983-84/1987-88 e nel settimo 1988-<br />

89/1992-93 abbiamo avuto la particolarità <strong>di</strong> essere stati affiancati, seguiti,<br />

stimolati con tanta delicatezza, in punta <strong>di</strong> pie<strong>di</strong>, con modestia, nel pieno<br />

rispetto nei nostri confronti, e partecipe con il suo entusiasmo schietto, genuino<br />

ai nostri entusiasmi aperti ad apprendere e ad arricchirci, dal papà <strong>di</strong> Li<strong>di</strong>a e <strong>di</strong><br />

Matteo, Nicola Siciliani de Cumis.<br />

Ricordo che nel leggere nell'elenco della classe Prima nel 1983-84 la presenza<br />

<strong>di</strong> un genitore docente <strong>di</strong> Università in Filosofia e Pedagogia, mi prese il panico,<br />

memore del modo in cui ho vissuto l'incombenza <strong>di</strong> "autorità" giu<strong>di</strong>catrici. Ora ci<br />

unisce una grande amicizia: è una persona squisita, ammirevole, un grande<br />

spirito, uno spirito montessoriano. Mi ha fatto sentire sempre a mio agio,<br />

apprezzandomi e trasmettendomi sicurezza e serenità.<br />

63


Nell'ultimo quinquennio 1993-94/1997-98 le figure più significative<br />

sono state: il dottor Nilson Carlos Moulin, professore presso l'Università <strong>di</strong> San<br />

Paolo del Brasile, venuto più volte a parlarci della "Distruzione della foresta<br />

atlantica e dei tentativi per il ricupero del verde, e della foresta amazzonica" con<br />

il supporto <strong>di</strong> proiezioni. E i nonni dei ragazzi per parlare delle proprie<br />

esperienze durante il Fascismo e durante la Resistenza. (tra essi l'Onorevole<br />

Pietro Ingrao e il Professor Tentori).<br />

Numerosi papà e mamme hanno con<strong>di</strong>viso con la nostra classe<br />

momenti <strong>di</strong> attività e <strong>di</strong> gioia. Vorrei nominarli tutti, ma non è possibile. Assicuro,<br />

però, che tutti, come anche coloro che non hanno potuto farlo, sono nel mio<br />

cuore.<br />

Un nome devo farlo, però, e non posso che concludere se non che con questo:<br />

Pietro Ingrao, papà <strong>di</strong> Renata (mia alunna, anche se non era nel mio registro,<br />

per l'abbinamento delle Sezioni) e <strong>di</strong> Guido, nonno <strong>di</strong> Giuliano, figlio <strong>di</strong> Guido.<br />

Spirito eletto, illustre personaggio storico, che sempre si è rivolto a me con<br />

grande umiltà, a me confusa ed onorata. Vedeva in me, nella maestra dei suoi<br />

cari, una persona alla quale consegnava con tutta la fiducia i suoi beni e ogni<br />

volta mi chiedeva, con gli occhi pieni <strong>di</strong> speranza, notizie, specie dell'adorato<br />

nipotino. Questa reciproca affettuosa riverenza è ben testimoniata nelle<br />

interviste <strong>di</strong> Pietro Ingrao, padre e nonno, <strong>di</strong> Guido Ingrao, mio alunno e padre,<br />

<strong>di</strong> Giuliano Ingrao, nipote, figlio e mio alunno, che <strong>Daria</strong> Egi<strong>di</strong> ha chiesto e ha<br />

inserito nella sua tesi <strong>di</strong> laurea.<br />

64


"Non solo scuola" intorno alla scuola<br />

Oltre ai doveri in casa e nella scuola, ho frequentato numerosi corsi, ho preso<br />

parte a concorsi magistrali (i gran<strong>di</strong> mulini a vento, contro i quali si lottava con<br />

grande <strong>di</strong>fficoltà - quattor<strong>di</strong>cimila concorrenti per sessanta posti, per esempio, e<br />

quelle graduatorie … interminabili, in continua rimescolanza), a seminari<br />

organizzati da Mario Montessori figlio, in Italia e all'estero, a Convegni e a<br />

Congressi Montessori nazionali ed internazionali. Ho collaborato <strong>di</strong>verse volte,<br />

come assistente, a corsi <strong>di</strong> metodo per l'Ente Opera Montessori, ho contribuito<br />

con racconti <strong>di</strong> esperienze in classe e una guida <strong>di</strong>dattica "Il bambino è il<br />

mondo" alla rivista Montessori "Vita dell'Infanzia" (1974-75).<br />

Durante i quarantaquattro anni <strong>di</strong> vita nella scuola ho avuto modo <strong>di</strong><br />

conoscere, frequentare (ed esserne "onorata") non solo numerosi alunni (350<br />

circa, tra quelli delle mie sezioni, <strong>di</strong> quelle abbinate alle mie e quelli delle attività<br />

extra curriculari), genitori, più o meno noti nel campo del cinema, della politica,<br />

delle professioni più <strong>di</strong>sparate, colleghe e personale della scuola (tra<br />

quest'ultimo Gianni Trauzzola: gioviale, sempre sorridente e <strong>di</strong>sponibile, capace<br />

a tutto, non mancava mai <strong>di</strong> prestare aiuto ogni volta che glielo si chiedeva).<br />

Colgo l'occasione per <strong>di</strong>re che nella nostra scuola a Villa Paganini,<br />

da sempre quelli, che erano definiti bidelli, sono stati veri ed effettivi<br />

collaboratori, ammirevoli nei rapporti con i piccoli, con i bambini e con i ragazzi.<br />

Dei primi anni ricordo con riconoscenza Genoveffa e il custode Curi, grande<br />

invalido. Per lunghi anni il custode Vittorio, Rosa e Anna. Negli ultimi anni gli<br />

instancabili e generosi Paola Mastrella e il già nominato Gianni Trauzzola.<br />

Un'altra figura significativa per una quin<strong>di</strong>cina d'anni sempre presente nella<br />

scuola era la vigilatrice scolastica Angela Giancola. E tra i numerosi me<strong>di</strong>ci<br />

scolastici una dottoressa tedesca, purtroppo non ne ricordo il nome, merita <strong>di</strong><br />

essere menzionata.<br />

Altri collaboratori che ricordo con tenerezza li ho avuti al <strong>di</strong> fuori nel<br />

contesto scuola nella scuola, durante la protrazione oraria nel 1975, quando i<br />

genitori costituirono un "Comitato genitori-scuola". Erano soprattutto due<br />

laurean<strong>di</strong>, che, per guadagnare qualche lira, si erano offerti per le pulizie al<br />

termine delle attività pomeri<strong>di</strong>ane. La figura maschile è stata importante per i<br />

bambini e i ragazzi. <strong>Io</strong> e la collega Francesca Mugoni (maestre interne della<br />

scuola, guide e responsabili che affiancavano tre operatrici esterne)<br />

collaboravamo in tutto con i laurean<strong>di</strong> nelle attività (vari angoli <strong>di</strong> lavoro: traforo,<br />

ceramica, intreccio del midollino, carta pesta, …) e nelle pulizie.<br />

Persone veramente particolari sono le seguenti: nel primo anno<br />

della mia vita montessoriana ho conosciuto più da vicino Anna Maria<br />

Maccheroni, coetanea e collaboratrice <strong>di</strong> Maria Montessori, seguendo con lei,<br />

oltre al corso <strong>di</strong> specializzazione, un corso <strong>di</strong> musica secondo il metodo<br />

Montessori (che lei stessa, esperta <strong>di</strong> musica aveva congegnato) senza avere<br />

alla fine un attestato, poiché, secondo lei, si doveva apprendere per l'amore <strong>di</strong><br />

apprendere e non per fare i famosi punti per la carriera. Era sola al mondo e<br />

65


quasi inferma, ed io le andavo a fare compagnia, le riproducevo in bella le sue<br />

tavole <strong>di</strong> musica manoscritte a matita; ma la ragione principale era ascoltare da<br />

lei aneddoti riguardanti la Montessori, dato che le è stata molto vicina. Un<br />

giorno mi raccontò con gli occhi che le brillavano per lo stupore che una<br />

tartaruga dall'altro lato della camera partì e la raggiunse "velocemente" perché<br />

stava mangiando una banana, che le avevo portato. Nel 1955 l'accompagnai a<br />

Torino per quin<strong>di</strong>ci giorni per tenere lezioni <strong>di</strong> musica ad un corso secondo il<br />

metodo Montessori. Della mia grande responsabilità, io allora appena ventenne,<br />

ben <strong>di</strong>versa dai ventenni <strong>di</strong> oggi, ad accompagnare in un lungo viaggio in treno<br />

una ottantenne in quelle con<strong>di</strong>zioni, solo ora mi rendo bene conto e, al pensarci<br />

rabbrivi<strong>di</strong>sco. Mi è rimasto impresso il nostro modo <strong>di</strong> spostarci per brevi tragitti:<br />

lei ben salda al mio braccio destro, io nel sinistro tenevo una se<strong>di</strong>olina<br />

pieghevole, ogni tre-quattro passi una breve pausa. Ricordo, poi, la sua grande<br />

felicità e lo stupore, quando ritrovai la minuta lancetta del suo orologio, caduta<br />

sul tappeto accanto al letto.<br />

Altre persone che mi hanno stimato e iniziato alla vita<br />

montessoriana sono Flaminia Gui<strong>di</strong> e la Professoressa Maria Teresa Marchetti,<br />

più volte mi sono messa a loro <strong>di</strong>sposizione, e la Direttrice della scuola<br />

elementare Ugo Bartolomei Laura Lorenzi Braga<strong>di</strong>n, che, Presidente della<br />

Commissione <strong>di</strong> esami del corso, mi apprezzò subito e durante il mio tirocinio<br />

volontario nel plesso Villa Paganini all'inizio dell'anno scolastico mi <strong>di</strong>sse che<br />

per lei io ero la responsabile della classe, non facendo affidamento<br />

sull'insegnante titolare che fu obbligata ad assumere.<br />

Un'altra cara persona è Mario Montessori figlio, mi ha dato molto e<br />

mi apprezzava al punto <strong>di</strong> chiedermi (eravamo in Olanda durante un seminario)<br />

<strong>di</strong> entrare a far parte dell'Ente Opera Montessori, perché trovava in me una<br />

persona giusta per la serietà a fare cose positive e concrete per il bene dei<br />

bambini. <strong>Io</strong> gli risposi che, per il mio modo <strong>di</strong> essere, mi sentivo certa e sicura <strong>di</strong><br />

fare del bene ai bambini solo lavorando con essi. Una volta a Bergamo (sempre<br />

ad un seminario) mi <strong>di</strong>sse: "Sei una miniera <strong>di</strong> tesori nascosti, tutti da scoprire".<br />

Era gioviale, espressivo, molto gentile. Tal volta veniva nella nostra scuola dopo<br />

l'orario <strong>di</strong> uscita per non <strong>di</strong>sturbare: ricordo che allora facevo la protrazione<br />

oraria, ancora non obbligatoria, fino al pomeriggio. Una volta, venendo a<br />

salutarmi, voleva stringermi la mano; avendo le mani sporche <strong>di</strong> argilla, colla e<br />

carta pesta io ero un po' titubante, ma mi gratificò e incoraggiò <strong>di</strong>cendo:<br />

"Queste sono le mani che valgono".<br />

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"Non solo scuola", oltre la scuola<br />

Nei tempi liberi delle vacanze estive o delle gran<strong>di</strong> feste, fin da<br />

bambina, quando andavo con la famiglia dai nonni presso Napoli in un paese,<br />

allora agricolo, a pie<strong>di</strong> scalzi mi confondevo con gli operai della campagna<br />

imitandoli e suscitando la loro meraviglia, poiché venivo dalla "Città", dalla<br />

"Capitale", e non <strong>di</strong>sdegnavo adeguarmi a loro, come anche all'ambiente negli<br />

usi e costumi, nel parlare il <strong>di</strong>aletto. Con le prime due cugine su nove figli della<br />

sorella <strong>di</strong> mia madre, quasi coetanee mie <strong>di</strong> mio fratello Vittorio, amavamo nei<br />

giochi de<strong>di</strong>carci al teatro, sia nel pagliaio in campagna, sia nel "suppigno"<br />

(soffitta <strong>di</strong> casa). Usavamo come sipari lenzuoli <strong>di</strong> iuta attaccati alle travi e<br />

interpretavamo, improvvisando, soggetti <strong>di</strong> vita vera, vita <strong>di</strong> relazione con<br />

scambi <strong>di</strong> visite nel pieno rispetto delle buone maniere.<br />

Al mare, sempre auto<strong>di</strong>datta, ben presto imparai a nuotare nei vari<br />

stili. Non temevo ad andare lontano dalla riva, a nuotare sott'acqua con amore<br />

all'osservazione subacquea in apnea; avevo grande resistenza, mi <strong>di</strong>vertivo ad<br />

imitare Ester Williams e sognavo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare come Lei. Tra i films i suoi erano i<br />

miei preferiti, pur gradendo quelli <strong>di</strong> avventura e <strong>di</strong> azione come i gialli, i<br />

polizieschi, i fantascientifici e gli horror.<br />

Nella prima metà degli anni sessanta, conobbi la vera montagna e<br />

non mi sono privata in seguito <strong>di</strong> lunghe escursioni da rifugio a rifugio, e<br />

d'inverno, anche se solo per cinque anni, <strong>di</strong> esperienze sulla neve con gli sci;<br />

come sempre temeraria lanciandomi, forse per incoscienza, pur non<br />

conoscendo le dovute tecniche.<br />

Grazie alla fortuna <strong>di</strong> avere "a gratis" chilometri <strong>di</strong> percorrenza sulle<br />

Ferrovie, allora dello Stato, per l'attività <strong>di</strong> mio padre, e per la necessità <strong>di</strong><br />

spostamenti della famiglia e per la famiglia, oltre a qualche viaggio insieme per<br />

<strong>di</strong>porto, e in<strong>di</strong>rettamente per la scuola (seminari, congressi, … la consegna <strong>di</strong><br />

un assegno circolare alla Regione Friuli-Venezia Giulia come delegata dal<br />

Consiglio <strong>di</strong> Circolo dopo il terremoto del 1986) ho viaggiato molto. In seguito, a<br />

mano a mano che le possibilità aumentavano, spinta dalla curiosità e dal voler<br />

conoscere e scoprire ho preso a viaggiare sempre più lontano da Roma. Trovo<br />

l'Italia, come natura, fantastica, bellissima, completa, ma penso che sia giusto<br />

conoscere anche altri paesi, non solo per fare raffronti, ma soprattutto perché<br />

siamo citta<strong>di</strong>ni del mondo e, là dove è possibile, abbiamo il dovere <strong>di</strong><br />

conoscerlo. Dalla morte <strong>di</strong> mia madre per otto anni non ho viaggiato, se non<br />

con mio padre per raggiungere mio fratello e dal 1988 la mia casetta a<br />

Cincinnato (Anzio). Il primo viaggio, una volta rimasta sola, lungo e lontano è<br />

stato in Egitto nel 1993. Non avevo mai volato, quella volta in quattor<strong>di</strong>ci giorni<br />

presi sei aerei: fu un'emozione indescrivibile che dona una gioia sommessa,<br />

infantile, la gioia del godere per la prima volta <strong>di</strong> una nuova conquista.<br />

A questo punto non posso fare a meno <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> un'altra mia<br />

passione: la fotografia. La macchina fotografica è una cara compagna, è la mia<br />

complice a fissare momenti <strong>di</strong> emozione, ad esercitare il mio occhio artistico e a<br />

67


documentare. Le foto le catalogo, le contrassegno con la data e le accompagno<br />

da memorie scritte. Ho intensificato e curato sempre più questo mio esprimermi<br />

solo verso la fine degli anni settanta, pertanto con rammarico non ho ricor<strong>di</strong> dei<br />

primi anni <strong>di</strong> scuola, soprattutto <strong>di</strong> bellissimi lavori realizzati con i bambini e con<br />

i ragazzi.<br />

Nel 1988 ho acquistato a Cincinnato un mini-appartamento con due<br />

giar<strong>di</strong>netti, uno anteriore e uno posteriore (naturalmente con l'aiuto <strong>di</strong> un mutuo)<br />

e da allora ho preso a frequentare la "spiaggetta" <strong>di</strong> Tor Caldara, a<strong>di</strong>acente alla<br />

Riserva Naturale gestita dal W.W.F lungo la via Ardeatina. Questa "spiaggetta",<br />

piccola rientranza con una penisola <strong>di</strong> scogli, costa alta con macchia<br />

me<strong>di</strong>terranea, con un piccolo residuo <strong>di</strong> trincea, ricordo bellico dello sbarco <strong>di</strong><br />

Anzio, una Torre Saracena che la domina, e un ruscelletto <strong>di</strong> acqua sulfurea<br />

proveniente dalle sorgenti interne alla riserva, purtroppo sporca e non curata mi<br />

ha spinto ad adottarla (mi <strong>di</strong>cevo: "Per anni ho cercato <strong>di</strong> far amare e rispettare<br />

ai ragazzi l'ambiente, il nostro mondo, non posso io sopportare quanto vedo" e<br />

ben presto mi sono attivata personalmente come volontaria su <strong>di</strong> essa e<br />

recandomi presso le varie autorità e rivolgendomi ai giornali. Ho redatto un ricco<br />

dossier con meticoloso racconto degli atti, promesse, speranze, conquiste,<br />

delusioni, fotografie. E insieme all'attenzione per la spiaggia porto avanti<br />

problemi <strong>di</strong> ecologia ambientale della zona.<br />

Per "Non solo scuola" racconto ancora <strong>di</strong> me e del teatro. Mi<br />

limitavo a farne solo con i miei scolari, ma dal 1983-84 è iniziata una bella e<br />

profonda amicizia, e una fervida collaborazione con i genitori dell'alunna Ilaria<br />

Testoni, il cui compleanno era festeggiato con una recita. Il papà scriveva il<br />

testo e per la recita coinvolgeva amici, colleghi e le persone che via via<br />

entravano a far parte del mondo <strong>di</strong> Ilaria: la maestra della scuola materna, la<br />

maestra della scuola elementare, io, i suoi compagni. Elio, il papà, scriveva il<br />

copione ispirandosi ai caratteri e al modo <strong>di</strong> essere delle persone che si<br />

sarebbero cimentate come attori. Tramite me, con lavori svolti in classe, si<br />

informava sui desideri ed i sogni dei ragazzi. Mettemmo in atto una equazione<br />

"Scuola aperta>=


nel metodo Montessori <strong>di</strong> una insegnante elementare del centro "Facciamo un<br />

Nido" in località Zuel <strong>di</strong> Sotto - Cortina d'Ampezzo in un primo momento per<br />

mezzo del telefono. Successivamente dal Centro stesso ricevetti l'invito a<br />

recarmi sul luogo per una ventina <strong>di</strong> giorni tra settembre e ottobre 1999.<br />

La maestra è Monica Boffula, figlia <strong>di</strong> un cugino <strong>di</strong> miei cugini, la scuola privata<br />

Montessori, sorta per volontà <strong>di</strong> intraprendenti genitori, è nata come<br />

continuazione <strong>di</strong> una esperienza nel bosco dei loro bambini piccoli, affidati al<br />

maestro montessoriano George Hafner. La scuola ora è composta da asilo<br />

nido, Casa dei Bambini, scuola elementare pluriclasse.<br />

Ho vissuto giornate piene, con un ritmo che avevo perso, la mattina in classe<br />

con i ragazzi e la maestra, poi, mettendo a <strong>di</strong>sposizione la mia lunga<br />

esperienza e facendo un corso accelerato sul metodo Montessori con la<br />

<strong>di</strong>mostrazione del materiale e del suo uso. Ho lasciato tutte le in<strong>di</strong>cazioni che<br />

potevo e le guide per iscritto. Dopo cena con il cartoncino costruivo i materiali<br />

mancanti, a volte fino alle tre.<br />

E' superfluo affermare che l'ambiente, in cui si trova la scuola, è incantevole, e<br />

in quell'isola felice ho vissuto i sentimenti, gli entusiasmi e l'atmosfera dei miei<br />

inizi, che credevo ormai fossero ricor<strong>di</strong>, dato che con l'andare del tempo la mia<br />

scuola era cambiata molto con il variare della società e in più sono in pensione.<br />

Ho risposto <strong>di</strong> sì all'invito per un impulso spontaneo a prestare aiuto e a mettere<br />

a <strong>di</strong>sposizione il frutto delle mie esperienze.<br />

Ho avuto un'ospitalità squisita e attenzioni particolari.<br />

69


Note conclusive<br />

Nelle note conclusive della tesi <strong>Daria</strong> Egi<strong>di</strong> scrive:<br />

"…Non si può parlare <strong>di</strong> vita scolastica e <strong>di</strong> vita extra-scolastica, e forse<br />

neppure <strong>di</strong> scuola separata da tutta la restante vita personale. Alla fine si<br />

comprende che il gesto, il lavoro, i proce<strong>di</strong>menti, gli affetti valgono nella scuola,<br />

ma anche fuori. E' forse per questo motivo che le interrogazioni fra scuola e<br />

mondo esterno, nell'attività dell'<strong>Albarano</strong>, sono sempre state così forti e così<br />

fitte: perché una separazione netta, in effetti, non c'è.<br />

Osservando quanto è stato raccolto in questo lavoro, emergono<br />

anche quelli che possono considerarsi dei limiti, intesi proprio nel senso vero<br />

della parola, cioè come i confini entro cui si è realizzata l'attività dell'<strong>Albarano</strong>.<br />

Guardando criticamente l'attività svolta e, per esempio, anche le schede<br />

<strong>di</strong>dattiche allegate a "Vita dell'Infanzia", è chiaro che non c'è mai stato un<br />

intento <strong>di</strong> tipo teorico e, insomma, che ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad una brava<br />

insegnante, ma non <strong>di</strong> fronte ad un riformatore della scuola o ad un innovatore,<br />

come per esempio, Lo<strong>di</strong>, Bernar<strong>di</strong>ni, Freinet, Ciari. Le competenze<br />

dell'<strong>Albarano</strong> sono state quelle utili per <strong>di</strong>sbrigarsi genialmente nella pratica<br />

d'insegnamento, non certo competenze dotte o criticamente costruite con la<br />

conoscenza approfon<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> questioni e problematiche pedagogiche. Per questo<br />

motivo, forse la sua scuola, seppure valida come si è visto, non risulta<br />

aggiornata alle più recenti competenze che si richiedono oggi agli educatori. …"<br />

A questo punto non mi resta che confermare la descrizione che<br />

<strong>Daria</strong> fa <strong>di</strong> me. <strong>Io</strong> credo fermamente che ogni in<strong>di</strong>viduo ha il <strong>di</strong>ritto ed il dovere<br />

<strong>di</strong> coltivare la propria crescita, <strong>di</strong> nutrirsi del sapere (cultura non per mettere in<br />

mostra quello che si sa, ma per assimilare le leggi ed i meccanismi, e produrre)<br />

e, quin<strong>di</strong>, essere se stessi. Dentro la scuola non potevo essere <strong>di</strong>versa, da<br />

quella che ero fuori della scuola, e per quanto riguarda le innovazioni nel<br />

metodo <strong>di</strong> insegnamento non ne sentivo la necessità, avendo trovato nella<br />

Montessori il mio modo <strong>di</strong> sentire e <strong>di</strong> essere.<br />

Ho incontrato il metodo Montessori, l'ho sentito giusta via da<br />

seguire e, convinta, ho scelto <strong>di</strong> insegnare in una scuola con il metodo<br />

Montessori dal primo momento a quello della pensione. Forse, se avessi<br />

insegnato in una scuola con il metodo comune, mi sarei data da fare ad<br />

escogitare mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, consoni al mio modo <strong>di</strong> essere, e, quin<strong>di</strong>, avrei agito,<br />

con più o meno materiali, nello stesso modo in cui ho agito nella scuola<br />

Montessori, pertanto innovatrice.<br />

Posso <strong>di</strong>re questo perché ne ho avuto la prova nelle mie supplenze nelle scuole<br />

"Fabio Filzi" e "Fratelli Ban<strong>di</strong>era" e nella settimana trascorsa presso<br />

quest'ultima, quando passai in ruolo e dovetti scegliere una scuola in organico,<br />

poiché Villa Paganini e tutta la nostra scuola, pur essendo statale pubblica,<br />

ancora non lo era. Il Direttore dei "Fratelli Ban<strong>di</strong>era" cercò <strong>di</strong> convincermi in tutti<br />

i mo<strong>di</strong> a rimanere, appellandomi infine "Celestino V" per la mia rinuncia.<br />

Lo<strong>di</strong>, Bernar<strong>di</strong>ni, Freinet, Ciari, come anche Alberto Manzi, che<br />

70


insegnava presso la scuola "Fratelli Ban<strong>di</strong>era", hanno sentito la necessità <strong>di</strong><br />

rinnovare o innovare, perché da veri maestri non potevano sopportare il modo<br />

<strong>di</strong> vivere una scuola che mortificava gli esseri umani.<br />

E, infine, mi ribello all'ultima asserzione delle note conclusive <strong>di</strong><br />

<strong>Daria</strong>, come ogni altra volta che l'ho sentita. "…scuola non aggiornata".<br />

L'oggetto dell'interesse della scuola è il fanciullo, un essere in<br />

evoluzione, che vive nel suo tempo e nel suo ambiente, che è, quin<strong>di</strong> e<br />

dovrebbe essere, il soggetto.<br />

La Montessori, stu<strong>di</strong>osa e autrice pratica, oltre che teorica, ha<br />

illustrato in che consiste il bambino fin dal concepimento e come l'adulto deve<br />

seguirlo mettendosi al servizio dei suoi bisogni con saggezza, non con<br />

servilismo.<br />

Riportandoci alla pagina 14, alla mia ricetta per essere una brava maestra,<br />

come si fa a <strong>di</strong>re che non si è aggiornati? I bambini sono sempre aggiornati e<br />

rendono aggiornati coloro che vivono con loro.<br />

Nel metodo Montessori troviamo tutti i meto<strong>di</strong>, che la scuola<br />

comune via via scopriva e sperimentava: metodo letterale, sillabico, globale,<br />

preparazione della mano alla scrittura, insiemistica … .<br />

Per quanto riguarda il materiale da lei creato, la Montessori, malgrado<br />

raccomandasse rigi<strong>di</strong>tà nell'uso per raggiungere lo scopo giusto, si pose e ci si<br />

deve, secondo sua raccomandazione, porre sempre con atteggiamento<br />

sperimentale e con elasticità nei confronti del bambino.<br />

La Montessori si è prodotta nello stu<strong>di</strong>o dell'uomo, dell'in<strong>di</strong>viduo nel<br />

suo evolversi, che opera e coopera per la sua formazione, per il suo auto<br />

determinarsi fino al raggiungimento della propria personalità.<br />

A questo punto tengo a <strong>di</strong>re, per quanto riguarda la scarsa<br />

attenzione della Montessori alla vita sociale, è critica ingiusta e priva <strong>di</strong> logica.<br />

La Montessori non ne parla, non ha mai presentato la vita <strong>di</strong> una classe, perché<br />

questa s'inventa attimo per attimo, né lei né nessuno potrebbe dare in<strong>di</strong>cazioni<br />

a come deve essere.<br />

E' inconcepibile che una persona, specie con il titolo <strong>di</strong> "maestra", abbia la<br />

necessità <strong>di</strong> modelli da calcare.<br />

La Montessori ci ha in<strong>di</strong>cato la conoscenza del soggetto e del come<br />

intervenire. La maestra è in rapporto uno a uno, deve osservare, rispettare,<br />

coor<strong>di</strong>nare e guidare, nello stesso tempo è in rapporto uno a tutti della classe,<br />

perché i bambini ed i ragazzi vivono insieme in rapporto con tutti, per cui esiste<br />

una vita sociale scolastica e, contemporaneamente, con le famiglie esiste<br />

anche la vita sociale nella sua totalità.<br />

L'in<strong>di</strong>cazione della Montessori è scopo <strong>di</strong>retto dell'educazione, che<br />

ha implicito lo scopo in<strong>di</strong>retto per raggiungere una sana società: si impara a<br />

vivere vivendo (al contrario del Rousseau, che <strong>di</strong>ceva educare il bambino<br />

tenendolo lontano dalla società per evitare che questa lo "inquinasse").<br />

Da attività egocentriche l'in<strong>di</strong>viduo passa a quelle sempre più sociali<br />

e <strong>di</strong> gruppo, ciò avviene in pieno all'età della scuola me<strong>di</strong>a. Questa, secondo la<br />

Montessori, dovrebbe essere svolta in una fattoria, con vita pratica, cioè con<br />

l'applicazione <strong>di</strong> quanto appreso in precedenza.<br />

71


Per concludere esprimo ancora un mio pensiero:<br />

E' doveroso e saggio conoscere quanto altri hanno creato,<br />

scoperto ed escogitato per migliorare meto<strong>di</strong> e tecniche, ma è<br />

grave e negativo seguirle pe<strong>di</strong>ssequamente.<br />

Sono proprio i proseliti fedeli ad indurre alla troppa<br />

rigi<strong>di</strong>tà nel seguire quanto dettato dagli innovatori o dai<br />

rinnovatori.<br />

Infine, esprimo grande rammarico per non essere, e non<br />

essere stata in grado <strong>di</strong> far conoscere nella vera essenza<br />

quanto la Montessori ha dato come lume.<br />

Dico questo riferendomi, naturalmente, fuori del mio ambiente<br />

operativo; in questo limitato quasi, però, ai soli bambini e<br />

ragazzi negli ultimi anni del mio vivere nella scuola.<br />

72


Fine<br />

La parola fine la scrivo oggi 25 Settembre 2001, sod<strong>di</strong>sfatta ancora<br />

una volta per aver portato a termine ciò che mi ero prefissa <strong>di</strong> fare. Sod<strong>di</strong>sfatta<br />

anche perché in questi ultimi tempi sto riscontrando che era giusto quanto<br />

lamentavo sul comportamento nella società, caoticamente cambiata sempre<br />

più, sul modo <strong>di</strong> concepire l'educazione e sulle conseguenze inevitabili, che ora<br />

destano serie preoccupazioni.<br />

Con interviste a personaggi esperti e/o pubblici e con riunioni si<br />

cerca <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le cause <strong>di</strong> tanto malessere, e come poter rime<strong>di</strong>are ad<br />

esso. Ci si avvia a riscoprire la <strong>Famiglia</strong>, con la effe maiuscola, e l'importanza<br />

del rapporto <strong>di</strong> quantità e qualità tra genitori e figli (i legislatori già hanno iniziato<br />

a fare qualche intervento a questo proposito per i genitori che lavorano, dando<br />

ad ambedue la possibilità <strong>di</strong> stare più vicino ai piccoli).<br />

L'imperativo è cercare strade nuove. E' giusto cercarle, ma per farlo<br />

si devono avere energie vitali, e la convinzione <strong>di</strong> fare esperienza delle<br />

esperienze, sulla base dei sentimenti <strong>di</strong> pietà e umiltà.<br />

<strong>Io</strong> mi compiaccio <strong>di</strong> essere rimasta me stessa, ferma nelle mie<br />

convinzioni, nella mia fede, pur vivendo le innovazioni ed i ritmi <strong>di</strong>versi, solo non<br />

sono arrivata a <strong>di</strong>re parole o frasi tanto <strong>di</strong> moda, pur trovandole molto<br />

espressive e incisive.<br />

La parola fine <strong>di</strong> questo libro è capitata in un periodo triste: mi<br />

riferisco all'attentato all'America, al crollo delle Torri Gemelle con la grande<br />

moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> persone che le animavano.<br />

Si respira e si vive una atmosfera <strong>di</strong> sgomento, <strong>di</strong> paura, <strong>di</strong> rabbia. Tutte le<br />

Nazioni coalizzate si attivano per una soluzione per punire e per annientare il<br />

terrorismo islamico con i migliori auspici che vengano adoperati mezzi civili nel<br />

rispetto dei <strong>di</strong>ritti umani.<br />

Le vie sono due, una politica e militare, e su queste non sta a me proferire<br />

parola; l'altra, non <strong>di</strong>retta, mirata ad eliminare il formarsi del terrorismo e tutto<br />

ciò che è negativo.<br />

Il mio pensiero è <strong>di</strong> agire su due piani contemporaneamente: incentivare ed<br />

arricchire la vita quoti<strong>di</strong>ana, permettendo <strong>di</strong> destare interessi vari, in quei paesi<br />

dove tutto è deserto, sassi e religione; e mirare su scuole secondo lo spirito<br />

Montessori, poiché lei ha de<strong>di</strong>cato tutta la sua opera parlando del bambino<br />

come citta<strong>di</strong>no del mondo (v. quanto espresso a pag. 71). Facendo riferimento<br />

allo scrittore Dominique Lepierre, che fa riflettere sull' "arroganza" degli<br />

"ingegneri", che si adoperano a gestire persone "povere". Basta accennare al<br />

traffico delle armi, e a quello della droga.<br />

Fortemente compiaciuta riporto quanto Giorgio Albertazzi ha<br />

espresso nella trasmissione "Uno Mattina" Rai Uno, quasi in contemporanea<br />

con me con il suddetto scritto, e cioè: dopo il grave fatto dell'attentato<br />

all'America se c'è qualcosa da fare è ricominciare nel formare un uomo unico.<br />

Finora si è sbagliato nell'avere lasciato che si formasse un uomo per ogni<br />

paese.<br />

73


Ringraziamenti<br />

E' doveroso iniziare ringraziando <strong>Daria</strong> Egi<strong>di</strong>, che mi ha dato il via<br />

con la sua tesi <strong>di</strong> laurea a quanto avevo deciso <strong>di</strong> fare: ripercorrere la mia<br />

storia.<br />

Ringrazio sentitamente Cesarina Canali, cara amica, con la quale<br />

con<strong>di</strong>vido emozioni ed esperienze. E grazie a lei ho visto il formarsi <strong>di</strong> questo<br />

libro nei dopocena: io dettavo e lei al computer.<br />

Ringraziamenti <strong>di</strong> cuore a tutti i bambini ed i ragazzi con i quali<br />

sono cresciuta e ai quali <strong>di</strong>cevo fin dalla classe Prima: <strong>Io</strong> dò qualcosa a voi, voi<br />

date qualcosa a me.<br />

Ringraziamenti, infine, ai genitori tutti che mi hanno dato modo <strong>di</strong><br />

vivere con i loro figli. In particolare grazie a Lucia Ciampi e ad Elio Testoni, ad<br />

Anna Maria Ferzini e Nicola Siciliani de Cumis, alla <strong>Famiglia</strong> Ingrao che<br />

costantemente mi stanno vicini.<br />

Aggiungo ringraziamenti al Professor Stefano Zecchi per<br />

l'intervento a "Cominciamo bene" Rai Tre il 28 Settembre 01 ore 11,00 sul tema<br />

"La scuola come azienda". Per me ha letto perfettamente lo stato reale della<br />

situazione, ha espresso in breve quanto ho osservato e ho tentato <strong>di</strong><br />

comunicare con questo libro. Gli interlocutori, specie un Preside, che lamentava<br />

solamente la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> potere con il nuovo titolo <strong>di</strong> Dirigente Didattico, erano<br />

compiaciuti ed entusiasti della scuola così ristrutturata, tranquilli che tutto<br />

funziona bene, attenti solo alle formalità senza preoccuparsi dei risultati.<br />

74


Appen<strong>di</strong>ce al Capitolo "Fine"<br />

Oggi, 25 marzo 2007, attesto che il malessere del<br />

comportamento nella società è peggiorato: bullismo, violenza,<br />

terrorismo, riprese con i cellulari <strong>di</strong> atti irrispettosi e <strong>di</strong> sesso<br />

immesse, poi, in Internet; e che ancora con interviste e riunioni ci<br />

si preoccupa e ci si chiede come poter rime<strong>di</strong>are.<br />

E' <strong>di</strong>fficile trovare regole e mezzi giusti, e che soprattutto<br />

devono essere accettati e riconosciuti dai giovani stessi; che,<br />

motivati, possono <strong>di</strong>ventare artefici riparatori <strong>di</strong> sé.<br />

Comunque è meglio prevenire che curare.<br />

L'errore grave è che ad un certo punto della storia gli esseri<br />

umani nel ribellarsi, nel voler cambiare modo <strong>di</strong> vivere negano e<br />

cancellano tutto ciò che si è conquistato fino ad allora.<br />

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