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HANNA WOLFF Gesù psicoterapeuta - L ... - Giano Bifronte

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Questo libro è frutto dell'esperienza<br />

acquisita nella pratica psicoterapeutica.<br />

L'autrice ha constatato con sorpresa,<br />

nel sottoporre a trattamento i suoi<br />

pazienti, di ricorrere, talvolta<br />

involontariamente, ad un termine del<br />

linguaggio biblico per definire una<br />

circostanza di natura psichica o per<br />

riassumere efficacemente il risultato di<br />

una riflessione. Più volte le è accaduto di<br />

rivedere vecchi pazienti che le hanno<br />

assicurato di essersi sempre attenuti<br />

alla parola - una parola di <strong>Gesù</strong> - udita da<br />

lei e di averne tratto pieno giovamento.<br />

È così che l'autrice è giunta alla<br />

conclusione che le parole, gli atti e la<br />

vita di <strong>Gesù</strong> debbano avere, per molti<br />

aspetti, un significato dal punto di vista<br />

della psicoterapia. Ed ha così<br />

incominciato ad approfondire questa sua<br />

intuizione.<br />

L'edizione italiana è introdotta da<br />

Sandro Spinsanti, docente di etica<br />

medica.<br />

Hanna Wolff è nata nel 1910 a Essen, ha compiuto studi di diritto e scienze politiche a<br />

Monaco, Heidelberg e Berlino, di teologia a Tubinga, di psicologia del profondo a Zurigo.<br />

Ha prestato la sua attività nella chiesa confessante in Pomerania e nelle missioni in<br />

India. Ritornata in Germania, è stata insegnante di religione a Reutlingen; ha quindi<br />

operato nel settore scolastico ed educativo in Bolivia (La Paz) e in India (Benares,<br />

Nainital, Ranchi). In India ha trascorso complessivamente oltre venti anni. Dal 1969<br />

esercita la professione di <strong>psicoterapeuta</strong> a Reichenbach, presso Karlsruhe. In<br />

traduzione italiana è apparsa presso l'Editrice Queriniana la sua trilogia: <strong>Gesù</strong><br />

<strong>psicoterapeuta</strong>; - <strong>Gesù</strong>, la maschilità esemplare; - Vino nuovo - otri vecchi.<br />

L'immagine riprodotta in copertina raffigura un complesso simbolo di totalità, quale si presenta, nei disegni<br />

e nei sogni, in fasi progredite dell'analisi. Sono simboli di totalità già i tre quadrati inseriti l'uno nell'altro.<br />

La triplicità rimanda al principio maschile; il tre è sempre stato considerato numero maschile. All'interno il<br />

serpente avvolto in tre spire rappresenta un simbolo della generale forza vitale. Le spire circolari<br />

richiamano il principio femminile. Il serpente custodisce al suo centro l'uovo, simbolo di ogni rinnovamento,<br />

fin dall'antichità utilizzato in questo senso in una prospettiva cristiana.<br />

pag. 188 ₤. 18.000 (iva inclusa)


<strong>HANNA</strong> <strong>WOLFF</strong><br />

<strong>Gesù</strong><br />

<strong>psicoterapeuta</strong><br />

L'atteggiamento di <strong>Gesù</strong><br />

nei confronti degli uomini<br />

come modello della moderna psicoterapia<br />

quarta edizione<br />

Editrice Queriniana


Titolo originale<br />

Jesus als Psychotherapeut<br />

Jesu Menschenbehandlung als<br />

Modell moderner Psychotherapie<br />

© 1978, 1989 8 (40° migliaio)<br />

by RADIUS-Verlag GmbH Stuttgart<br />

© 1982, 1994 4 by Editrice Queriniana, Brescia<br />

Via Piamarta, 6 - 25187 Brescia<br />

ISBN 88-399-0945-1<br />

Traduzione dal tedesco dalla 2ª edizione riveduta<br />

di GIORGIO TRON<br />

Stampato dalla Tipolitografia Queriniana, Brescia<br />

Indice<br />

7 Pres e n t a z i o n e all'edizi o n e italian a (SAN D R O SPIN S A N T I )<br />

13 Ges ù co m e psic ot e r a p e u t a<br />

Ess er e terap e u ti, 14<br />

Una dichiar a z i o n e di princ ì pi, 19<br />

22 Il ruolo deter m i n a n t e della volontà<br />

Vuoi tu guarire?, 22<br />

Resist e n z a , 38<br />

Resist e n z a collettiv a oggi, 50<br />

Resist e n z a legitti m a, 55<br />

64 1 1 ruol o det e r m i n a n t e del cor a g g i o d'inc o n t r a r e se stes s i<br />

Faris e o e pu b b li c a n o , 64<br />

Proi e z i o n i della pro p ri a o m b r a , 66<br />

La pa gli u z z a e la trav e, 72<br />

L'inc o n t r o co n l'o m b r a co m e es p e r i e n z a di trasf o r m a z i o n e , 74<br />

G e s ù co m e og g e t t o di proi e z i o n i, 78<br />

82 Il ruol o det e r m i n a n t e dei pre s u p p o s t i<br />

I div e r s i terre n i; 83<br />

La ric ettivit à spe n t a, 85<br />

Fu o c o di pa gli a, 91<br />

Coll etti vit à soff o c a n t e , 95<br />

Ric e tti v it à, 10 3<br />

10 9 Il ruol o det e r m i n a n t e dell'es e r c i z i o<br />

Un ca pit al e da inv e s tir e e da far fruttar e, 1 1 0<br />

L'a gir e, 1 1 5<br />

Il falli m e n t o per so pr a v v a l u t a z i o n e di sé, 122<br />

L'es e r c i z i o, 126<br />

135 L'im m a g i n e um a n a dell'u o m o<br />

Visio ni errat e del con c e t t o di uo m o , 136<br />

La rinu n c i a totale alle proi e z i o n i, 142<br />

Anc o r a: proie z i o n i oggi, 150<br />

L'ev ol u z i o n e delle funzi o n i, 155<br />

Qu alific a z i o n e della cos ci e n z a , 163


La guid a interiore, 174<br />

184 Chi è un vero psic ot e r a p e u t a ?


Presentazione all'edizione italiana<br />

Per la psicoterapia sono gli anni del boom. L'osservatore dei fenomeni sociali è impressionato<br />

dalla sua espansione quantitativa e dall'aumento del numero degli utenti. Con interesse ancor<br />

maggiore rileva l'emergere di una “cultura psicoterapeutica”, integrata compattamente alla vita<br />

quotidiana dell'uomo metropolitano. Lo scenario originario, che era quello dell'intervento di un<br />

professionista sanitario per lenire il dolore psichico, è cambiato. Ora alla psicoterapia non si<br />

domanda più solamente di subentrare quando si inceppa il funzionamento “normale” della persona.<br />

Ad essa si ricorre per ottenere un allargamento dell'area dell'esperienza - corporea, sensoriale,<br />

emotiva -, un potenziamento delle capacità espressive, il decollo della creatività, il<br />

rafforzamento della propria identità e del proprio valore. La psicoterapia insegna a risolvere i<br />

conflitti interpersonali, a sciogliere i drammi della vita di coppia, ad allacciare rapporti<br />

costruttivi. È diventata ormai una parte costitutiva della nostra cultura, ove svolge il ruolo<br />

socializzante che in passato era riservato alla famiglia, alle istituzioni educative, alla religione.<br />

Per quanto se ne deplorino gli abusi, si ironizzi o ci si indigni sulle mistificazioni, non si può<br />

negare il ruolo che ormai svolge nella nostra vita. La cultura del cambiamento ha trovato nella<br />

psicoterapia il suo strumento privilegiato, che ha provveduto a dotare di un'aureola di<br />

onnipotenza.<br />

Può veramente la psicoterapia guarire il malessere della nostra civiltà, o si tratta solo di un<br />

cerotto sulla ferita? Anche la critica alla psicoterapia in nome del cambiamento politico delle<br />

strutture non può più procedere grossolanamente come in passato. Ci rendiamo conto che la<br />

psicoterapia non è necessariamente a servizio della repressione. Essa ha piuttosto un potenziale<br />

critico che, favorendo la liberazione delle emozioni e della fantasia, apre a un pensare,<br />

progettare, agire alternativi. La fantasia liberata si coniuga con l'agire politico.<br />

Un indizio del posto che ha assunto la psicoterapia nel nostro sistema di vita lo troviamo<br />

nell'evoluzione del rapporto con la religione. Non lo si può negare: le istituzioni religiose non<br />

hanno favorito il diffondersi della psicoterapia. A lungo l'hanno guardata con diffidenza.<br />

Reazione perfettamente comprensibile, quando si consideri che tradizionalmente coloro che,<br />

spinti dal malessere interno, desideravano cambiare i loro sentimenti o il modo di vivere e di<br />

pensare, ricorrevano per lo più a un'esperienza religiosa. Il cambiamento veniva interpretato<br />

come una modificazione del rapporto con la divinità; al sacerdote era riservato un ruolo di<br />

intermediario in questo processo. Quando sono sorti dei professionisti con la competenza<br />

specifica di indurre modificazioni nella personalità, in ambito religioso la reazione è stata per lo<br />

più di chiusura. Il rapporto tra le due agenzie di cambiamento è stato visto in termini di<br />

concorrenza. I dibattiti prendevano la via del confronto valutativo (del tipo: «è meglio il<br />

confessore o lo psicoanalista?»). Dall'apologetica si è passati in seguito alla strumentalizzazione.<br />

È quanto avviene prevalentemente oggigiorno. La pastorale tende a far l'occhiolino alla<br />

psicoterapia, ad adottarne le tecniche; ne assimila i metodi per servirsene come sussidio per la<br />

predicazione, per la conduzione dei gruppi, per il counseling.<br />

La strumentalizzazione può avvenire anche dal versante opposto. In questo caso è lo psicologo<br />

che annette la religione al suo impero. L'esempio più lampante è quello di Wilhelm Reich, che con<br />

L'assassinio di Cristo ha creduto di ritrovare in <strong>Gesù</strong> il modello antropologico che egli stesso<br />

perseguiva. Secondo la sua tesi, se la religione cristiana si fosse sviluppata secondo la vera<br />

natura biologica di <strong>Gesù</strong> e secondo il suo insegnamento, avrebbe condotto direttamente al punto<br />

a cui tende la conoscenza della “bioenergetica orgonomica” di Reich!<br />

Dopo il tempo delle condanne e dell'ignoranza reciproca, dopo le utilizzazioni strumentali di ogni<br />

segno, sembra legittimo salutare oggi l'inizio di una impostazione corretta dei rapporti tra<br />

psicologia e teologia, tra il cambiamento in nome dello Spirito e quello promosso a partire dalle


esigenze della psiche. Hanna Wolff può a giusto titolo esser citata come un'espressione della<br />

nuova tendenza. È ben attenta a non cadere in nessuna forma di riduzionismo. Niente è più<br />

lontano dalle sue intenzioni che presentare un <strong>Gesù</strong> “junghiano”. Lo ha dimostrato nella sua opera<br />

precedente, <strong>Gesù</strong>, la maschilità esemplare, dove ha anche trattato per esteso gli assunti<br />

metodologici per un corretto dialogo tra teologia e psicologia. Per non fare di <strong>Gesù</strong> lo schermo di<br />

proiezione dei propri modelli antropologici, non c'è che una strada praticabile: prendere sul serio<br />

la documentazione storica su <strong>Gesù</strong>, leggendo i vangeli con l'occhio critico dell'esegeta. Pur<br />

essendo analista junghiana, la Wolff, che ha ricevuto anche una solida formazione teologica, non<br />

esita a criticare lo stesso Jung per le sue carenze dal punto di vista biblico. Jung non si è posto<br />

la questione di <strong>Gesù</strong> come persona storica, ma si è riferito a lui semplicemente come a un<br />

“archetipo”; cita le parole della Scrittura acriticamente e non si è informato sulla moderna<br />

scienza neotestamentaria. Hanna Wolff dimostra, sulla base di dati storici ed esegetici, che in<br />

<strong>Gesù</strong> non incontriamo solo un archetipo di quell'integrazione che costituisce la meta della<br />

psicoterapia analitica: egli è stato storicamente un uomo integrato.<br />

Sviluppando ulteriormente il suo approccio della persona di <strong>Gesù</strong>, in questo volume la Wolff<br />

considera <strong>Gesù</strong> in azione, nei suoi rapporti interpersonali. Intuisce un'analogia tra l'azione di<br />

guarire/salvare svolta da <strong>Gesù</strong> e il lavoro professionale dello <strong>psicoterapeuta</strong>. Anche qui è ben<br />

attenta a non fare cortocircuiti apologetici. Non vuol secolarizzare il vangelo, togliendo a <strong>Gesù</strong> la<br />

sua aureola messianica per rivestirlo di panni psicoterapeutici. Né offre combustibile al sacro<br />

fuoco carismatico che agita tanti terapeuti, fornendo loro l'identificazione con un modello<br />

profetico. Tra guarigione psichica e salvezza esiste un'analogia strutturale, che però salvaguarda<br />

la specificità dei due processi. L'autorealizzazione umana che si può ottenere mediante la<br />

psicoterapia non va confusa con la conversione predicata da <strong>Gesù</strong>. Ogni cambiamento che avvenga<br />

in profondità è sintomo di conversione. Tuttavia nessuno può sapere se è convertito, anche se ha<br />

raggiunto un benessere psicologico. Alla certezza della conversione ci si può avvicinare solo con<br />

un'opera di discernimento critico mediante una lettura dei suoi segni, tra cui spiccano i «frutti<br />

dello Spirito»: amore, gioia, pace, comprensione, cordialità, bontà, fedeltà, mansuetudine,<br />

dominio di sé (cfr. Gal. 5,22).<br />

Si apre dunque un'epoca irenica nei rapporti tra psicologia e religione? Rispetto e dialogo tra i<br />

due approcci del problema umano del cambiamento non significa, fortunatamente, un grigio<br />

appiattimento senza vigilanza critica. Se l'umanizzazione dell'uomo è il fine comune tanto della<br />

psicoterapia quanto del cristianesimo, il rapporto tra i diversi modelli antropologici è tutt'altro<br />

che pacifico. La polemica inizia già nell'ambito delle diverse psicoterapie, come dimostrano le<br />

frecciate che la Wolff, cultrice di un'analisi che privilegia la comunicazione con l'inconscio, lancia<br />

all'indirizzo delle “autopsicoterapie” che si svolgono a livello dell'Io. La divergenza è ancora più<br />

grande tra chi ammette e chi nega l'apertura al trascendente come dimensione di un'autentica<br />

esistenza umana. La critica rispettiva è feconda. Non mancano teologi che denunciano nelle<br />

terapie autorealizzative un'espressione moderna e raffinata di idolatria. Alcune psicoterapie<br />

suscitano riserve per la sottovalutazione della presenza del male nella vita dell'uomo, per<br />

l'inclinazione all'edonismo, per l'obnubilazione pratica delle esigenze morali. Anche coloro che<br />

guardano all'uomo da un'angolatura diversa da quella dell'interpellazione che proviene dal Dio<br />

biblico si dicono preoccupati per la nuova ondata di narcisismo promossa da molti indirizzi<br />

psicoterapeutici. D'altra parte, è bene che la religione non trascuri le verità scomode che<br />

provengono dalla psicologia circa il rischio della vita religiosa di alimentare nevrosi, quando<br />

stacca l'uomo dalla fonte sana della sua naturalità. La psicoterapia può aiutare a liberarsi da<br />

concezioni patologiche della religione. L'interesse appassionato per il verum è indispensabile a<br />

coloro che dedicano la vita a promuovere il bonum, vale a dire la salute/felicità/salvezza<br />

dell'uomo.<br />

SANDRO SPINSATI


<strong>Gesù</strong> come <strong>psicoterapeuta</strong><br />

Questo libro è frutto dell'esperienza acquisita nella pratica psicoterapeutica. Io stessa ho<br />

constatato con sorpresa che, nel sottoporre a trattamento i miei pazienti, ho fatto ricorso,<br />

talvolta involontariamente, ad un termine del linguaggio biblico per definire una circostanza di<br />

natura psichica o per riassumere efficacemente il risultato di una riflessione. Più volte ho rivisto<br />

vecchi pazienti che mi hanno assicurato di essersi sempre attenuti alla parola che avevo loro<br />

detto e di averne ricevuto pieno giovamento. Di quale parola si trattava? Di una parola di <strong>Gesù</strong>. È<br />

così che sono giunta alla conclusione che le parole, gli atti e la vita di <strong>Gesù</strong> debbano avere, per<br />

molti aspetti, un significato dal punto di vista della psicoterapia; ed è così che ho incominciato ad<br />

approfondire questa mia intuizione.<br />

Forse qualcuno obietterà subito che per un'analista che è anche teologo non è difficile<br />

richiamarsi ai versetti della Bibbia: e in questo modo, benevoli o maliziose che siano le intenzioni,<br />

tutto il problema verrebbe banalizzato. Ad obiezioni di questo genere rispondo con chiarezza<br />

che se gli analisti o chi esercita analoghe funzioni critiche non dispongono di un patrimonio<br />

culturale in cui abbiano posto il cristianesimo, la storia delle religioni e la filosofia, questo va a<br />

discapito loro e dei loro pazienti, non mio. Non si giunge a possedere, in tal caso, una base<br />

associativa e scientifica sufficiente per la comprensione di fenomeni e processi psichici<br />

strutturati in modo complesso.<br />

Quanto più cresceva il mio interesse per questo tema, tanto più netta mi si formava la<br />

persuasione che l'idea di un <strong>Gesù</strong> <strong>psicoterapeuta</strong> fosse incontestabilmente rispondente più in<br />

un'epoca come la nostra, così incline alla psicoterapia. E quanto più attentamente esaminavo il<br />

Nuovo Testamento in questa prospettiva, tanto più mi appariva chiaro che considerare <strong>Gesù</strong><br />

sotto questo aspetto non si riduce di certo a cercare una parvenza di modernità a buon mercato,<br />

a sovrapporre una veste modernizzante, ma di natura estranea. In realtà qui si realizza quella<br />

che oggi chiameremmo una psicoterapia in grande stile e di assoluta validità, in grado di fornire<br />

ancora alcuni insegnamenti di grande importanza a noi, moderni terapeuti scientifici. E infine, ciò<br />

che soprattutto mi ha indotto ad affrontare il tema in questione è stata la consapevolezza che la<br />

psicoterapia messa in atto da <strong>Gesù</strong> sottintende una visione dell'uomo così persuasiva, calzante e<br />

perciò degna di interesse, che l'odierna scienza della natura, e la psicologia in particolare, che<br />

ritiene di poter intendere l'uomo e la psiche in senso materialistico-positivistico, come struttura<br />

collettiva di impulsi messi in azione da meccanismi, può apprendere da essa, specialmente oggi,<br />

ciò che veramente siano, nella loro essenza, l'uomo e la psiche; purché, naturalmente, ne sia<br />

ancora in grado.<br />

Essere terapeuti<br />

È del resto lo stesso <strong>Gesù</strong>, questo <strong>psicoterapeuta</strong>, che si definisce un “medico”, ma non per i sani<br />

o per coloro che presumono di esserlo, bensì per i malati che hanno il coraggio di riconoscersi<br />

tali. 1 Questo medico non è un dilettante che parli, poniamo, di esperienza di sé senza conoscere<br />

con precisione quale ne sia in realtà il grandioso significato. Non è un ciarlatano che dia sfogo a<br />

stati emotivi, per poi lasciare ogni cosa come prima; non è un mestierante dei sintomi, secondo il<br />

metodo del “presto fatto, presto liquidato”. No, in ogni caso egli punta direttamente<br />

all'“interiorità”, alla sostanza, penetrando oltre le semplici apparenze; mira all' “interno”, al<br />

1 Mc. 2,17; Lc 5,31.


“cuore”, e questo significa, nel linguaggio del Nuovo Testamento, l'uomo nella sua interezza,<br />

fatto di corpo e d'anima. Le sue parole ed i suoi atti, in qualunque situazione, non s'ispirano ad<br />

una dottrina di facile applicazione o ad una teoria valida in generale: il suo sguardo giunge in<br />

profondità ed è tutta la sua esistenza che entra in gioco. È, per dirla in immagine, come chi,<br />

edificando una casa, “scava in profondità”, finché non sia giunto alla roccia che le farà da<br />

sostegno. Egli ritiene infatti che la personalità debba trovare in questo modo le sue fondamenta:<br />

e perciò «ha scavato molto profondamente». 2 Che altro fa, o cerca di fare, l'analista, lo<br />

<strong>psicoterapeuta</strong>? 3<br />

La tradizione ha colto concordemente in <strong>Gesù</strong> l'immagine di un terapeuta eccezionalmente<br />

dotato. «Non aveva bisogno che qualcuno lo informasse sugli uomini, perché sapeva benissimo che<br />

cosa c'è nel cuore di ognuno». 4 Poteva con assoluta facilità “vedere” i loro pensieri, 5 “vedere”<br />

anche la loro fede, la fiducia o la diffidenza, 6 e “intuire” le loro intenzioni più riposte. 7 L'uomo,<br />

fin nel più intimo della sua natura, gli si presentava come un libro aperto. Lo sguardo di cui lo<br />

penetrava giungeva a conoscerlo nel profondo, sicché all'istante sapeva coglierne il punto debole:<br />

tutto bene, mi sei anche molto simpatico, ma «c'è ancora qualcosa che ti manca»! 8<br />

Si trattava, come nel caso del giovane ricco, di una diagnosi differenziale fatta a prima vista. È<br />

del tutto evidente che <strong>Gesù</strong> disponeva di una funzione intuitiva altamente differenziata, vicina<br />

alla chiaroveggenza. Anamnesi ed esplorazione, quindi, in lui potevano ridursi fino ad annullarsi.<br />

Gli uomini si sentono toccati da questa forza intuitiva, non in senso sentimentale, ma perché<br />

un'intuizione tanto penetrante afferra, in certo modo, quel che le sta di fronte. Chi ne è fatto<br />

oggetto si sente sfidato, messo in questione e toccato in quel che vi è di più autenticamente<br />

personale, a tal punto che la prima reazione, ben comprensibile sul piano psicologico, è quella di<br />

un momentaneo ritrarsi: tutti, e in ogni circostanza, popolo, individui, discepoli provano<br />

“sgomento”. Ma dopo questo primo istante, in cui agisce un meccanismo psicologico di difesa, ecco<br />

il prorompere della catarsi, che porta alla rottura nei confronti di una vita di menzogne e al<br />

riconoscimento dell'assoluta negatività della propria condizione. Io non sono neppure degno di<br />

stare al tuo cospetto. 9 O più in generale: «Non abbiamo mai visto una cosa del genere!». 10 Oppure:<br />

«Nessun uomo ha mai parlato come lui». 11 Perché? Il Nuovo Testamento attesta in continuazione<br />

che l'impressione dominante da lui suscitata era quella di chi sapeva insegnare e parlare “con<br />

forza” o “con piena autorità”. Non che facesse violenza o s'imponesse con arbitrio ad alcuno,<br />

anzi, di quel che diceva si restava convinti. 12 Non era solo la sua parola a convincere, ma<br />

soprattutto l'efficacia del suo agire, «perché da lui usciva una forza che guariva ogni male». 13 La<br />

terapia che egli metteva in atto era la sua stessa persona.<br />

Con quest'ultima affermazione, che caratterizza il modo dell'operare di <strong>Gesù</strong>, si è anche<br />

espresso un principio valido per ogni psicoterapia. Naturalmente, non siamo <strong>Gesù</strong> e non possiamo<br />

2 Lc. 7,48.<br />

3 OSKAR PFISTER, pastore protestante e psicanalista, ha sostenuto contro Sigmund Freud nel 1928, in epoca per così dire<br />

preistorica riguardo al nostro problema, che nel pensiero e nell'azione di <strong>Gesù</strong> entrarono innegabilmente in gioco motivi<br />

che precorrevano “decisamente la direzione dell'analisi”, ed ha parlato di questi motivi come di “tracce luminose”:<br />

Psychoanalyse und Religion, a cura di E. Nase e J. Scharfenberg, Darmstadt 1977, p. 107.<br />

4 Giov. 2,25. [Nelle citazioni di passi biblici ci si è attenuti, in conformità al testo originale, ad una traduzione talora<br />

piuttosto libera. In qualche caso si è tenuto conto di: Parola del Signore. Il Nuovo Testamento, traduzione<br />

interconfessionale in lingua corrente, LDC-ABU, Leumann (TO) - Roma 1976. (N.d.T.)].<br />

5 Mt. 9,4.<br />

6<br />

Mt. 9,2.<br />

7<br />

Mc. 12,15<br />

8<br />

Lc. 18,22.<br />

9<br />

Lc- 5,8.<br />

10<br />

Mc. 2,12.<br />

11<br />

Giov. 7,46.<br />

12 Mc. 1,22.<br />

13 Lc. 6,19.


adottare la terapia che <strong>Gesù</strong>, a quanto ci è stato tramandato, praticava. Qui non parleremo,<br />

beninteso, di oltrepassare i limiti, di inammissibili generalizzazioni o di spiritualizzazione della<br />

terapia analitica scientifica. Né si ha, in questo lavoro, la benché minima intenzione di ridurre,<br />

limitare o in qualche modo restringere la personalità e l'opera di <strong>Gesù</strong> a quelle di un terapeuta.<br />

Quest'affermazione, veramente, la dovrei ripetere ad ogni capitolo, per evitare che mi si obietti<br />

che in realtà <strong>Gesù</strong> ha voluto essere ed è stato qualcosa di “totalmente altro”. Non voglio davvero<br />

rubare il mestiere a chiunque abbia ancora da dire su <strong>Gesù</strong>, in modo “convincente” qualcosa di<br />

“totalmente altro”; purché sia veramente “convincente”, giacché questa è la condizione che <strong>Gesù</strong><br />

espressamente richiede e che si dimentica tanto facilmente, malgrado altisonanti affermazioni.<br />

Ma la psicologia del profondo non è né teologia né metafisica: perciò io parlerò - ed evito di<br />

proposito di dire “solo”, come si ama fare con intenzione riduttiva - di ciò che la psicologia del<br />

profondo è in grado di dire. Se sia il testo in sé ad esprimere una psicologia del profondo,<br />

secondo il significato che in questo senso gli attribuisco, è però un problema che non si pone.<br />

Tutti noi diciamo in continuazione molte cose di cui ignoriamo completamente il senso psichico<br />

profondo, eppure questa parola o questa nostra reazione ha realmente il senso profondo che<br />

viene svelato ed è analiticamente documentabile. È molto giusto quel che osserva K.<br />

Niederwimmer: «Se il testo ha una certa intenzione, che può essere chiarita in sede psicologica,<br />

è del tutto indifferente che esso abbia voluto comunicarla come tale oppure no». 14 Sono i fatti<br />

che decidono: se i fatti sono quelli, si può anche dire che le cose stanno così. Se è possibile<br />

dimostrare quale sia il contenuto di un testo e non lo si dice, si vien meno al compito di dare<br />

pienamente ragione del senso delle cose, si lascia l'opera a metà o ci si accontenta della<br />

superficialità dei faciloni. Non so proprio che cosa intenda, dunque, chi muove la critica, così in<br />

voga, di psicologizzazione. In ogni caso, qui non è di questo che si tratta, perché ci si limita<br />

strettamente ad esprimere ciò che il testo, la tradizione su <strong>Gesù</strong> in se stessa contengono che sia<br />

conoscibile dalla psicologia del profondo e che sia dunque possibile esprimere, quand'anche<br />

questo possa suonare del tutto nuovo.<br />

La terapia che egli attuava, abbiamo rilevato, era la sua stessa persona. E in effetti questo<br />

principio è generalmente valido (o dovrebbe esserlo) per ogni <strong>psicoterapeuta</strong>: si può dunque già<br />

dire che vi sia una ragione di fondo che ci lega al <strong>Gesù</strong> terapeuta. In altre parole, il terapeuta<br />

può dare un aiuto. Al paziente soltanto nella misura in cui egli stesso ha raggiunto integrazione,<br />

identità od individuazione. Nessuno può oltrepassare se stesso nell'analisi. «La misura della<br />

propria autotrasparenza» determina la misura della capacità di «illuminazione del senso». 15<br />

Questa circostanza, d'altronde, è stata ripetutamente sottolineata, in particolare, da C.G. Jung,<br />

senza ch'egli fosse direttamente sollecitato dal Nuovo Testamento. Lo <strong>psicoterapeuta</strong> stesso è il<br />

proprio metodo o la propria terapia: questo era il suo principio, riaffermato con rigorosa<br />

insistenza, da cui, per primo, dedusse coerentemente l'esigenza che ogni terapeuta dovesse<br />

sottoporsi anch'egli ad un'accurata analisi.<br />

Che quest'idea ci ponga in un ambito che è autenticamente quello di <strong>Gesù</strong>, lo dimostra il fatto<br />

che l'intuizione di <strong>Gesù</strong>, capace di cogliere appieno e di penetrare ciò che ha di fronte a sé, ha<br />

toccato anche noi, a quanto si è detto, e non ci possiamo sottrarre ad essa. Penetra dentro di noi<br />

con la domanda: chi sei tu, analista, per osare arrogarti il diritto e proporti lo scopo,<br />

presumendotene intimamente autorizzato, di guardare nel fondo dell'anima di questo paziente?<br />

Che ne è della tua propria “autotrasparenza”, in te e di fronte a te stesso? <strong>Gesù</strong> ci ricorda, da<br />

vero <strong>psicoterapeuta</strong>, che ogni analisi comincia con l'autocritica, è accompagnata dall'autoanalisi e<br />

si conclude con essa. Ci troviamo immessi in un processo ininterrotto. Lo siamo davvero, con tutti<br />

i nostri intellettualismi, meccanismi istintivi e intenti chiarificatori spesso angusti, con fini di<br />

smascheramento?<br />

14 K. NIEDERWIMMER, „Tiefenpsychologie und Exegese”, in Perspektiven der Pastoraltheologie, a cura di R. Riess, Göttingen<br />

1974, pp. 63 ss.; spec. p. 69.<br />

15 Ibid., pp. 69 s.


Una dichiarazione di princìpi<br />

Quando parlo di <strong>Gesù</strong> <strong>psicoterapeuta</strong>, intendo veramente dire quello che dico. Questa<br />

definizione, lo ripeto, non va intesa come facile tentativo modernizzante, come richiamo<br />

all'attualità, come un arabesco che rivela solo una parvenza di modernità, bensì nell'esatto<br />

significato che il termine di <strong>psicoterapeuta</strong> possiede nella realtà, di oggi. <strong>Gesù</strong> non ha compiuto<br />

alcuna psicoanalisi, non parla di nevrosi, trauma o depressione: ovviamente non dispone degli<br />

strumenti concettuali formali che sono in uso oggi. Ma, e questo è decisivo, in lui è pienamente<br />

presente la conoscenza dei processi psichici costruttivi o distruttivi della vita; è una presenza<br />

fondamentale, che fa sì che gli psicoterapeuti di oggi possano ancora imparare da lui. Del resto la<br />

psicologia del profondo, che rappresenta nel discorso sull'uomo una svolta che segna un'epoca, ha<br />

potuto svilupparsi solo sul terreno culturale a fondamento del quale risultano determinanti gli<br />

impulsi provenienti dalla figura di <strong>Gesù</strong>, ne sia consapevole o no il singolo ricercatore, lo metta<br />

esplicitamente in dubbio oppure no. Le istanze positivistiche, materialistiche o marxistiche che<br />

oggi si pretende di far valere anche nella psicologia del profondo rappresentano una generale<br />

regressione intellettuale e quindi una limitazione dell'orizzonte del comprendere, tali da rendere<br />

del tutto impossibile una verifica delle tesi ora enunciate.<br />

Parlando di <strong>Gesù</strong> come <strong>psicoterapeuta</strong> non si compie dunque alcuna falsificazione concettuale. Per<br />

questo intendo prendere nettamente le distanze da tutti quegli svariati tentativi che in modo<br />

facile, superficiale, di comodo, ai nostri giorni mirano a familiarizzarci con la psicologia del<br />

profondo. Esiste un'infinità di gruppi e gruppetti che si richiamano ad una “terapia”, ampiamente<br />

pubblicizzati dai mezzi di comunicazione di massa, ma che in realtà, quanto a psicologia del<br />

profondo, non hanno il benché minimo valore. Non si contano le riunioni e i circoli in cui ci si<br />

analizza, a scopo “autoterapeutico”. Anche la chiesa e la teologia intervengono, e questo va<br />

ricordato, dato il problema di cui ci occupiamo. Molto tempo dopo aver progettato questo libro,<br />

ho preso parte ad un seminario di studi, di indirizzo cattolico, che come titolo di richiamo aveva<br />

quello di "<strong>Gesù</strong> terapeuta”. Lo specialista di storia delle religioni e di dogmatica parlava della<br />

pericope in cui <strong>Gesù</strong> placa la tempesta, proponendo, senza dare alcun peso alle questioni<br />

fondamentali poste dalla critica letteraria, questa interpretazione: <strong>Gesù</strong>, il terapeuta, placando<br />

la tempesta ha sanato la frattura che percorre il mondo. Ε proseguiva così, esattamente nello<br />

stile della vecchia e superata esegesi allegorica di tipo cattolico. Venivano mostrate<br />

raffigurazioni, tutte d'epoca protocristiana, che in vario modo presentano <strong>Gesù</strong> come<br />

taumaturgo: per ciascuna di esse era anche possibile citare, a mo' di spiegazione un testo di<br />

Agostino, il Padre della chiesa. A conclusione della serie era proposta una sola immagine di età<br />

barocca, che rappresenta <strong>Gesù</strong> concretamente operante come medico al capezzale di un<br />

ammalato. Di quest'opera non veniva messo positivamente in rilievo il realismo, ma si criticava<br />

l'incipiente "manierismo”. In breve: i contenuti proposti erano improntati al più vieto<br />

dogmatismo, ma non si esitava a ricorrere ad un titolo di grande effetto: "il terapeuta”! Le cose<br />

non vanno diversamente, in generale, nella chiesa evangelica. La psicologia del profondo<br />

«contribuisce a dare concretezza psicologica all'annunzio», 16 è una nuova «chiave ermeneutica», 17<br />

ed è perciò quanto mai bene accetta. Si ritiene quindi che possa servire a stimolare il discorso<br />

biblico ο dogmatico, a concretizzare ο a rafforzare nella sua portata esistenziale il messaggio<br />

della chiesa. La psicologia del profondo diventa un ausilio omiletico come altri. In verità, essa<br />

esige che si rifletta in modo nuovo a ciò di cui si parla, che si esamini analiticamente e si esprima<br />

16 H.-W. Heidland "Die Bedeutung der analytischen Psychologie für die Verkündigung der Kirche“, in C. G. Jung and die<br />

Theologen, a cura di W. Böhme, Stuttgart 1971, ρ. 51.<br />

17 "Pfarrerblatt” 1978 (Jahrg. 78), Heft 1, p. 29.


in forma nuova, adeguata alla condizione odierna della nostra coscienza, il contenuto, l'oggetto.<br />

Ma nell'uno come nell'altro caso non è così agevole appropriarsi della psicologia del profondo. La<br />

via più facile è quella di usarne a proprio piacimento e saccheggiarla per fare sfoggio dei termini<br />

del suo gergo specialistico. Si pensa che della psicologia del profondo non si possa assolutamente<br />

fare a meno, nella ricerca di una mistificante parvenza di modernità.<br />

Anziché perseguire questa fittizia modernità, alla fin fine irresponsabile, mi propongo di render<br />

giustizia onestamente al mutamento di coscienza intervenuto nel lasso di tempo che ci separa dal<br />

Nuovo Testamento. Ι "vecchi otri” non debbono veramente avere alcun nuovo impiego, neppure di<br />

sfuggita e sottobanco. Se dunque nelle pagine che seguono si farà così poco uso di vecchie<br />

formule e di espressioni consuete, non si dovrà subito corrugare la fronte dogmatica, ma<br />

chiedersi piuttosto se non si possa tradurre la realtà di cui si tratta nelle categorie della nostra<br />

coscienza moderna, e, in caso affermativo, se non sia questo il miglior partito.<br />

Nel mio libro <strong>Gesù</strong>, la maschilità esemplare - La figura di <strong>Gesù</strong> secondo la psicologia del<br />

profondo 18 ho tentato questo trasferimento al piano della coscienza contemporanea in relazione<br />

alla figura di <strong>Gesù</strong>. Il presente lavoro si ricollega direttamente al precedente e ne costituisce il<br />

completamento. Mentre in quello <strong>Gesù</strong> era presentato come un uomo moderno - in termini<br />

psicologici “integrato” -, la questione che ci si pone è ora questa: come agisce un uomo come<br />

quello? Qual è il suo rapporto con la realtà che ha di fronte? Come si compiva il suo dinamico,<br />

salutare intervento? In virtù di questo si è potuto tramandare che «da lui usciva una forza<br />

capace di guarire tutti i mali». 19 È questa impressione, che Rembrandt ha saputo rappresentare<br />

con così avvincente immediatezza nel dipinto noto come "il foglio dei cento fiorini”. Di ciò che<br />

questa impressione suscitava, vogliamo ora cercare di riflettere. 20<br />

Segue da pag. 22<br />

18 Hanna Wolff, <strong>Gesù</strong>, la maschilità esemplare. La figura di <strong>Gesù</strong> secondo la psicologia del profondo, Brescia 1979,<br />

Queriniana.<br />

19 Lc. 6,19<br />

20 Benché redatto intenzionalmente in forma accessibile, questo lavoro si propone come contributo di carattere<br />

scientifico e tiene quindi scrupolosamente conto dei risultati della ricerca storico-critica; le considerazioni relative<br />

rimangono però implicite. Non si è voluto, introducendo discussioni forse di minor interesse per il lettore, sminuire la<br />

pressante attualità della problematica.

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