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Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 74 CAPITOLO 2 il mondo. AFRAHAT SIRO (m. c.ca nel 350) vede nella “pietra” un’immagine dell’instaurazione del futuro regno di Dio. Lo storico ecclesiastico SULPICIO SEVERO (m. nel 420) pensa che la “pietra” che frantuma la statua prefiguri il Cristo e il suo regno futuro; lo stesso pensiero esprime il suo illustre contemporaneo GIROLAMO (m. nel 420) nel commentario su Daniele. Da questa linea concorde diverge EUSEBIO DI CESAREA (m. nel 340) che ravvisa nella “pietra” il primo avvento di Cristo. TEODORETO DI CIRO (m. nel 457) contesta Eusebio e identifica la “pietra” col Cristo che colpirà le nazioni al suo secondo avvento. La mutata condizione della Chiesa con l’avvento al potere di Costantino influì in maniera rilevante sul pensiero escatologico cristiano. Le persecuzioni erano cessate e la Chiesa, favorita dallo Stato e non più ostacolata dal paganesimo, venne acquistando prestigio e affermandosi nelle province dell’Impero. Parve ad alcuni pensatori cristiani che si stesse realizzando l’evento preconizzato da Daniele con l’immagine della “pietra”, insomma che si stesse instaurando sulla terra il regno di Cristo. Nel V secolo TICONIO si fece paladino di questa ipotesi già avanzata da Eusebio e la sviluppò ulteriormente. L’ermeneutica di Ticonio influenzò notevolmente il pensiero di AGOSTINO (m. nel 430). In De Civitate Dei il vescovo di Ippona sostenne che il regno di Dio inaugurato da Cristo - e che egli identificò con la Chiesa - durerà in eterno, mentre i regni del mondo saranno distrutti. Per Agostino la “pietra” era già diventata un monte che ricopriva la terra. Sotto il peso di tanta autorità, questa concezione storicizzata del regno di Dio s’impose nella Chiesa e dominò incontrastata la teologia cattolica nei secoli seguenti 82. Si iniziò a mettere in discussione il pensiero di Agostino sul regno di Dio soltanto nel XII secolo. Intorno al 1158, ANSELMO DI HAVELBERG, restaurando l’antica ermeneutica storica, preparò il terreno per una vera rivoluzione nel campo dell’esegesi apocalittica. Sulla scorta dell’ermeneutica anselmiana, GIOACCHINO DA FIORE (c.ca 1130-1202), spiegò le profezie apocalittiche come sviluppo continuo della storia della Chiesa e, contro la tesi agostiniana, proiettò nel futuro il regno di Dio, come avevano fatto i Padri antichi. Per Gioacchino la “pietra” devastatrice rappresenta il regno che Cristo instaurerà sulla terra alla fine dei tempi 83. LUTERO (1483-1546) concorda con la visione gioachimita: Cristo al suo avvento distruggerà i regni nati dall’antico Impero e fonderà il suo regno sulla terra. Sono sulla linea di Lutero MELANTONE (1497-1560), ANDREAS OSIANDER (1498- 1552), DAVID CYTRAEUS (1530-1600), TOBIAS STIMMER (1539-1584) e JEORGE JOYE (m. nel 1553). CALVINO invece si attesta sulle posizioni di Agostino 84. 82 - Per maggiori approfondimenti sulla teologia del regno nei Padri antichi, vedi L.E. FROOM, The Prophetic Faith of Our Fathers, 1950, vol. I, pp. 401-464 83 - Vedi L.E. FROOM, op. cit., p. 565. 84 - Vedi D. BENNET, “The Stone Kingdom of Daniel 2” in Symposium on Daniel, p. 339. 74

Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 75 CAPIRE DANIELE Identificando il papa con l’Anticristo, Lutero aveva scardinato la concezione agostiniana del regno di Dio. Per demolire la tesi luterana la Controriforma attaccò l’ermeneutica storica ed escogitò nuove chiavi di lettura delle profezie apocalittiche. Il gesuita FRANCISCO RIBERA (1537-1591) sviluppò il metodo futurista per proiettare nel lontano futuro escatologico quanto Lutero applicava ai suoi tempi. Poco tempo dopo un altro gesuita, LUIS DE ALCAZAR (1554-1613), ideò l’ermeneutica preterista in base alla quale egli credette di poter circoscrivere entro i primi secoli dell’era cristiana gran parte delle profezie apocalittiche. I due metodi, pur muovendo da presupposti contrari, arrivavano allo stesso risultato: escludevano dalla visuale profetica i secoli di mezzo tra la prima e la seconda venuta di Cristo. Nel XVIII e nel XIX secolo il futurismo fu adottato da una parte dell’esegesi protestante conservatrice. Il preterismo divenne ed è tuttora il metodo ermeneutico preferito dai Protestanti liberali e da gran parte dell’esegesi cattolica 85. Per cogliere correttamente il significato della “pietra” in Dn 2 non si può prescindere dall’analogia con la profezia parallela del cap. 7, né si può ignorare il testo circa l’origine della “pietra” stessa e gli effetti della sua caduta. Si considerino i fatti seguenti: ● Fin dall’antichità gli interpreti di Daniele hanno riconosciuto che la profezia del cap. 7 è una replica della rivelazione del cap. 2. Ora, poiché nel cap. 7 la serie dei regni terreni culmina col giudizio (vv. 9, 10, 26) e l’avvento del regno eterno dell’Altissimo (vv. 14 e 27), anche nel cap. 2 la successione dei regni deve avere uno sbocco escatologico. ● La “pietra” si stacca dal monte “senz’opera di mano” (Dn 2: 34). Questo significa che l’evento che essa prefigura non dipenderà da interventi umani ma sarà determinato interamente da Dio. ● Il regno raffigurato dalla “pietra” non potrà coesistere coi regni terreni che lo avranno preceduto, poiché questi saranno totalmente scomparsi (“non se ne trovò traccia”, v. 35) quando il regno di Dio si sarà instaurato. La “pietra” non può dunque essere un’immagine della Chiesa storica la quale è sempre coesistita coi regni terreni. Il regno della “pietra” che “l’Iddio del cielo farà sorgere” non è un’entità storica e terrena, sarà un evento escatologico e cosmico. Diversi studiosi moderni, liberali e conservatori, hanno tenuto conto delle circostanze che affiorano nel testo. GERHARD VON RAD scrive: “Nei suoi elementi essenziali... il testo è perfettamente chiaro: con l’avvento dell’ultimo terribile rampollo del quarto impero la storia universale sarà giunta al suo epilogo. La pietra che si distaccherà ‘non per mano d’uomo’ per infrangere l’impero ed ergersi essa stessa a grande montagna è immagine del regno di Dio che tutto riempie” 86. 85 - Vedi S.D.A. Bible Commentary, vol. IV, pp. 39-45. 86 - GERHARD VON RAD, Teologia dell’Antico Testamento, Brescia 1974, vol. II, p. 377. 75

Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pag<strong>in</strong>a 75<br />

CAPIRE DANIELE<br />

Identificando il papa con l’Anticristo, Lutero aveva scard<strong>in</strong>ato la concezione<br />

agost<strong>in</strong>iana del regno di Dio. Per demolire la tesi luterana la Controriforma attaccò<br />

l’ermeneutica storica ed escogitò nuove chiavi di lettura delle profezie apocalittiche.<br />

Il gesuita FRANCISCO RIBERA (1537-1591) sviluppò il metodo futurista per<br />

proiettare nel lontano futuro escatologico quanto Lutero applicava ai suoi tempi.<br />

Poco tempo dopo un altro gesuita, LUIS DE ALCAZAR (1554-1613), ideò l’ermeneutica<br />

preterista <strong>in</strong> base alla quale egli credette di poter circoscrivere entro i primi<br />

secoli dell’era cristiana gran parte delle profezie apocalittiche. I due metodi, pur<br />

muovendo da presupposti contrari, arrivavano allo stesso risultato: escludevano<br />

dalla visuale profetica i secoli di mezzo tra la prima e la seconda venuta di Cristo.<br />

Nel XVIII e nel XIX secolo il futurismo fu adottato da una parte dell’esegesi<br />

protestante conservatrice. Il preterismo divenne ed è tuttora il metodo ermeneutico<br />

preferito dai Protestanti liberali e da gran parte dell’esegesi cattolica 85.<br />

Per cogliere correttamente il significato della “pietra” <strong>in</strong> Dn 2 non si può<br />

presc<strong>in</strong>dere dall’analogia con la profezia parallela del cap. 7, né si può ignorare<br />

il testo circa l’orig<strong>in</strong>e della “pietra” stessa e gli effetti della sua caduta. Si consider<strong>in</strong>o<br />

i fatti seguenti:<br />

● F<strong>in</strong> dall’antichità gli <strong>in</strong>terpreti di Daniele hanno riconosciuto che la<br />

profezia del cap. 7 è una replica della rivelazione del cap. 2. Ora, poiché nel<br />

cap. 7 la serie dei regni terreni culm<strong>in</strong>a col giudizio (vv. 9, 10, 26) e l’avvento<br />

del regno eterno dell’Altissimo (vv. 14 e 27), anche nel cap. 2 la successione<br />

dei regni deve avere uno sbocco escatologico.<br />

● La “pietra” si stacca dal monte “senz’opera di mano” (Dn 2: 34). Questo<br />

significa che l’evento che essa prefigura non dipenderà da <strong>in</strong>terventi<br />

umani ma sarà determ<strong>in</strong>ato <strong>in</strong>teramente da Dio.<br />

● Il regno raffigurato dalla “pietra” non potrà coesistere coi regni terreni<br />

che lo avranno preceduto, poiché questi saranno totalmente scomparsi (“non<br />

se ne trovò traccia”, v. 35) quando il regno di Dio si sarà <strong>in</strong>staurato. La “pietra”<br />

non può dunque essere un’immag<strong>in</strong>e della Chiesa storica la quale è sempre<br />

coesistita coi regni terreni. Il regno della “pietra” che “l’Iddio del cielo<br />

farà sorgere” non è un’entità storica e terrena, sarà un evento escatologico e<br />

cosmico.<br />

Diversi studiosi moderni, liberali e conservatori, hanno tenuto conto delle<br />

circostanze che affiorano nel testo.<br />

GERHARD VON RAD scrive: “Nei suoi elementi essenziali... il testo è perfettamente<br />

chiaro: con l’avvento dell’ultimo terribile rampollo del quarto impero la<br />

storia universale sarà giunta al suo epilogo. La pietra che si distaccherà ‘non per<br />

mano d’uomo’ per <strong>in</strong>frangere l’impero ed ergersi essa stessa a grande montagna<br />

è immag<strong>in</strong>e del regno di Dio che tutto riempie” 86.<br />

85 - Vedi S.D.A. Bible Commentary, vol. IV, pp. 39-45.<br />

86 - GERHARD VON RAD, Teologia dell’Antico Testamento, Brescia 1974, vol. II, p. 377.<br />

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