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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pag<strong>in</strong>a 59<br />

CAPIRE DANIELE<br />

che è per avere salva la vita che lui e i suoi amici domandano a Dio di rivelare<br />

loro il segreto che Nabucodonosor vuole conoscere. Non è viltà per un uomo<br />

retto cercare di scampare alla morte quando non sia messa <strong>in</strong> gioco la fedeltà a<br />

Dio e alla sua legge. La vita dei figli di Dio è servizio e missione: accettarne sup<strong>in</strong>amente<br />

il sacrificio quando non sia necessario farebbe soltanto il gioco del<br />

nemico dell’Iddio del cielo perché la sua opera sulla terra sarebbe privata di<br />

energie e talenti di cui essa ha tanto bisogno.<br />

19 Allora il segreto fu rivelato a Daniele <strong>in</strong> una visione notturna. E<br />

Daniele benedisse l’Iddio del cielo.<br />

La rivelazione che Daniele riceve <strong>in</strong> una visione notturna è la risposta alla preghiera<br />

sua e dei suoi compagni. La visione (<strong>in</strong> aramaico )æw: zeh:B bechezwah, forma<br />

enfatica di chezû, corrispondente all’ebraico chazôn) è la via per la quale il Signore<br />

si rivela ai profeti del suo popolo.<br />

Il sogno (<strong>in</strong> aramaico chalôm) è una via di rivelazione div<strong>in</strong>a secondaria attraverso<br />

la quale Dio talvolta fa pervenire avvertimenti e premonizioni a uom<strong>in</strong>i<br />

alieni dal suo popolo. Daniele non dimentica di r<strong>in</strong>graziare Dio dopo avere ricevuto<br />

quanto aveva domandato a Lui <strong>in</strong> preghiera.<br />

20 Daniele prese a dire: “Sia benedetto il nome di Dio, d’eternità <strong>in</strong><br />

eternità! Poiché a lui appartengono la sapienza e la forza. 21 Egli<br />

muta i tempi e le stagioni; depone i re e li stabilisce, dà la sapienza<br />

ai savi, e la scienza a quelli che hanno <strong>in</strong>telletto. 22 Egli rivela le cose<br />

profonde e occulte; conosce ciò ch’è nelle tenebre, e la luce dimora<br />

con lui. 23 O Dio de’ miei padri, io ti rendo gloria e lode, perché<br />

m’hai dato sapienza e forza, e m’hai fatto conoscere quello che t’abbiam<br />

domandato, rivelandoci la cosa che il re vuole”.<br />

Questa pericope <strong>in</strong> versi è stata def<strong>in</strong>ita “il salmo di Daniele” 66. In effetti sia la<br />

forma letteraria che il tenore del contenuto fanno pensare a un salmo laudativo.<br />

Dalle analogie con espressioni poetiche parallele nel salterio, <strong>in</strong> Giobbe e <strong>in</strong><br />

Isaia, l’autore citato sopra deduce una vasta conoscenza delle Scritture da parte<br />

di Daniele.<br />

In questa bella preghiera il profeta anzitutto benedice il nome di Dio<br />

()fhflE)-yiD H"m:$ shemeh dî-’elaha’). Il nome tra i Semiti sta per la persona che lo<br />

porta. Jahvé è il sacro Nome col quale Dio si è rivelato ai padri per mezzo di<br />

Mosè (Es 3:15), il Nome <strong>in</strong>effabile che esprime la totale alterità e atemporalità<br />

del Dio d’Israele. A Lui Daniele ascrive gli attributi della sapienza e della forza e<br />

riconosce il potere di mutare tempi e stagioni (“tempi”, )æYánfDi(‘iddanayya’ equivale<br />

probabilmente ad anni, “stagioni”, )æYán:méz zimnayya’, a periodi di più breve<br />

durata). “In questa espressione - nota Montgomery citato da Leupold - c’è una<br />

66 - LEUPOLD, op. cit.<br />

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