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Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 52 CAPITOLO 2 zioni; sono veri e propri funzionari” 55. La convocazione degli indovini di cui parla Daniele non è dunque un fatto inusitato nell’antica Mesopotamia. Il testo danielico nomina quattro categorie di professionisti della divinazione fatti venire alla corte reale per ordine di Nabucodonosor: chartummîm, ’ashshafîm, mekhashshfîm e kasdîm. Di questi termini ebraici è nota con certezza o con approssimazione la provenienza. Chartummîm [{yiMu+:raxa] (in aramaico }yiMu+:rax chartummîn; )æYamu+:rax chartummaya’ in 4:4), tradotto solitamente “maghi”, non è accostabile a nessun vocabolo accadico conosciuto. Lo si fa derivare dall’egiziano antico cheridem, “capo dei maghi” 56, o dal demotico egiziano chr-tp, “sacerdote che proferisce l’oracolo”, “sacerdote-mago” 57. In Ge 41:2 e 24 sono chiamati chartummîm gli interpreti egiziani dei sogni, e in Es 7:11, 22 e 9:11 lo stesso termine è applicato ai maghi che contrastano Mosè e Aaronne. Daniele che ha con sé una collezione di libri sacri (9:2) e che comunque da pio giudeo deve conoscere il Pentateuco, verosimilmente da questa fonte trae il vocabolo col quale designa la prima categoria di indovini babilonesi in 2:2. ’Ashshafîm [{yipf

Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 53 CAPIRE DANIELE Bassa Mesopotamia, i Caldei, sul finire del VII secolo a.C., con Nabopolassar occuparono Babilonia e fondarono la dinastia neo-babilonese di cui Nabucodonosor II, figlio e successore di Nabopolassar, fu il rappresentante più illustre. I Caldei e i Medi, alleatisi insieme, attaccarono il decadente impero assiro nel 614 a.C. e due anni dopo presero e distrussero la capitale Ninive. Nall’Antico Testamento “caldei” come designazione etnica si trova sia nei libri storici (2Re 25:6, 10; 2Cro 36:19; Ed 5:12) sia nei profeti dei periodi assiro (Is 23:13, ecc...) e babilonese (Gr 52:12, ecc.; Ez 12:13, ecc...). Daniele conosce questa accezione corrente del termine (Dn 1:4; 9:1), tuttavia, unico fra gli scrittori biblici, usa il vocabolo anche come denominazione di una categoria sociale (Dn 2:2; 4:7,10; 5:7,11). “Caldei” con questo significato, fuori del libro di Daniele, è documentato per la prima volta negli scritti di Erodoto (circa 450 a.C.) 59. Lo scrittore greco parla dei “caldei” come di una casta sacerdotale babilonese. Circa quattro secoli più tardi usano il sostantivo “caldei” come designazione sociale due altri storiografi greci, Strabone e Diodoro Siculo. Per spiegare l’origine di questa seconda accezione del termine il S.D.A. Bible Commentary avanza l’ipotesi assai verosimile che i Caldei quando conquistarono Babilonia occupassero gli incarichi ufficiali di maggior prestigio, compreso il sacerdozio, così che la denominazione etnica finisse per designare l’ufficio sacerdotale con le attività divinatorie accessorie 60. “Con l’introduzione crescente dell’aramaico ‘Caldei’ divenne un termine per designare i ‘maghi, gli incantatori e gli indovini’, dato che questi aspetti dei testi religiosi babilonesi sopravvissero più a lungo nell’immaginazione popolare” 61. R.W. Wilson, citato da H.C.Leupold 62, accosta l’aramaico kasday’ all’accadico galdu, un termine che ricorre spesso nei testi di Babilonia come designazione di una categoria di funzionari addetti al controllo dei progetti pubblici e nelle cui mansioni dovevano rientrare anche l’astrologia e altre pratiche divinatorie, dato che simili progetti non venivano intrapresi o inaugurati in Babilonia senza il responso favorevole dei pronosticatori. Secondo le credenze dei Mesopotamici, numerosi erano i canali attraverso i quali le divinità potevano comunicare con gli uomini, perciò erano altrettanto numerose le pratiche divinatorie destinate a cogliere e interpretare le presunte rivelazioni divine. I presagi potevano essere tratti dai sogni (oniromanzia), dalle stelle (astrologia), dal fegato delle vittime sacrificate (epatoscopia), dal volo degli uccelli (ornitomanzia), dalla direzione di caduta di una freccia dalla feretra scossa (belomanzia), dalle gocce d’olio lasciate cadere in un bacino d’acqua (lecanomanzia), dai movimenti istintivi di individui sani e malati (palmomantica 59 - ERODOTO, Le Storie I, 181, 183. 60 - S.D.A. Bible Dictionary, p. 185. 61 - D.J.WISEMAN, in International. Standandard. Bible Encyclopaedia, vol. I, p. 632. 62 - H.C.LEUPOLD, Exposition of Daniel, pp. 85-86 53

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CAPITOLO 2<br />

zioni; sono veri e propri funzionari” 55. La convocazione degli <strong>in</strong>dov<strong>in</strong>i di cui<br />

parla Daniele non è dunque un fatto <strong>in</strong>usitato nell’antica Mesopotamia.<br />

Il testo danielico nom<strong>in</strong>a quattro categorie di professionisti della div<strong>in</strong>azione<br />

fatti venire alla corte reale per ord<strong>in</strong>e di Nabucodonosor: chartummîm,<br />

’ashshafîm, mekhashshfîm e kasdîm. Di questi term<strong>in</strong>i ebraici è nota con certezza<br />

o con approssimazione la provenienza.<br />

Chartummîm [{yiMu+:raxa] (<strong>in</strong> aramaico }yiMu+:rax chartummîn; )æYamu+:rax chartummaya’<br />

<strong>in</strong> 4:4), tradotto solitamente “maghi”, non è accostabile a nessun vocabolo<br />

accadico conosciuto. Lo si fa derivare dall’egiziano antico cheridem, “capo dei<br />

maghi” 56, o dal demotico egiziano chr-tp, “sacerdote che proferisce l’oracolo”,<br />

“sacerdote-mago” 57. In Ge 41:2 e 24 sono chiamati chartummîm gli <strong>in</strong>terpreti<br />

egiziani dei sogni, e <strong>in</strong> Es 7:11, 22 e 9:11 lo stesso term<strong>in</strong>e è applicato ai maghi<br />

che contrastano Mosè e Aaronne. Daniele che ha con sé una collezione di libri<br />

sacri (9:2) e che comunque da pio giudeo deve conoscere il Pentateuco, verosimilmente<br />

da questa fonte trae il vocabolo col quale designa la prima categoria di<br />

<strong>in</strong>dov<strong>in</strong>i babilonesi <strong>in</strong> 2:2.<br />

’Ashshafîm [{yipf

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