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Daniele/note storiche 28-07-2004 9:59 Pagina 463 CAPIRE DANIELE Di fronte a siffatta situazione, il duca di Guisa reagì e la popolazione parigina si sollevò costringendo il re a sottomettersi alla lega cattolica e ad accettare umilianti limitazioni della sua autorità. Enrico III fece allora eliminare il duca di Guisa e strinse alleanza con Enrico di Navarra capo degli ugonotti. Completamente esautorato dal governo rivoluzionario di Parigi, il re si unì allora alle truppe del capo ugonotto e insieme i due alleati posero l’assedio alla capitale. Il 1° agosto 1589 il sovrano deposto fu pugnalato da un fanatico monaco domenicano, un certo Jacques Clément, che con quel gesto estremo volle punire il tradimento della causa cattolica compiuto dal re; prima di spirare Enrico III designò come suo successore l’alleato Enrico di Navarra. Il Borbone salì sul trono di Francia col nome di Enrico IV, ma il regno dovette conquistarselo con le armi e con la straordinaria abilità politica di cui era dotato. In cinque anni di lotte contro nemici interni ed esterni, batté le forze della lega cattolica e assediò di nuovo Parigi, ma al sopraggiungere delle truppe spagnole inviate da Filippo II a sostegno del partito cattolico, dovette abbandonare temporaneamente il campo. Giocarono tuttavia in suo favore lo scontento popolare per la presenza delle truppe straniere, nella quale presenza si potevano scorgere le mire espansionistiche di Filippo II; nonché la rovina in cui minacciava di precipitare il regno e il desiderio di pace di gran parte della popolazione. Il solo ostacolo che rimaneva al momento dei negoziati era la religione calvinista del sovrano, ostacolo che fu presto sormontato con l’abiura formale di Enrico IV a Saint Denis il 23 luglio 1593 (è rimasta celebre la frase: “Parigi val bene una messa” che secondo la tradizione il re avrebbe pronunciato in quella occasione). Enrico di Navarra fu incoronato re di Francia a Chartres il 27 febbraio 1594 ed entrò a Parigi il 22 marzo accolto da una folla festante mentre le milizie spagnole si ritiravano. Conclusa con Filippo II la pace di Vervins nel 1598, Enrico IV poté rientrare in possesso di tutti i suoi territori, e con abili negoziati ottenne la resa delle ultime roccaforti degli irriducibili seguaci della lega cattolica. Rimaneva da attuare la pacificazione religiosa del Paese, e questo obiettivo importante fu raggiunto il 13 aprile 1598 con la promulgazione del famoso Editto di Nantes che, riconoscendo il cattolicesimo religione ufficiale della Francia, concedeva in pari tempo ai Calvinisti una relativa libertà di culto, completa libertà di coscienza e garanzie politiche e civili, nonché alcuni seggi nei parlamenti ed il possesso di alcune piazzeforti - fra le quali quelle di La Rochelle, Cognac, La Charitè e Montauban - come pegno delle libertà riconosciute. L’Editto di Nantes, se mise fine alle guerre di religione, non costituì tuttavia per gli Ugonotti una garanzia permanente di tutela dei diritti acquisiti. Sotto il governo del cardinale Richelieu (1624-1642), ministro del re Luigi XIII (1610-1643), successore di Enrico IV, si riaprì il conflitto tra il potere costituito e i calvinisti. Divenuto di fatto l’arbitro della politica del regno, Richelieu, dopo avere preso la piazzaforte di La Rochelle nel 1628, procedette allo smantellamento della potenza militare degli ugonotti. Sotto il regno di Luigi XIV (1643-1715) la persecuzione contro gli ugonotti 463

Daniele/note storiche 28-07-2004 9:59 Pagina 464 NOTE STORICHE in Francia s’inasprì a partire dal 1681. Era la conseguenza della logica assolutista del potere perseguita dal “re Sole”: tutti i fattori considerati potenzialmente pericolosi per la compattezza politico-amministrativa e religiosa dello Stato dovevano essere eliminati. In realtà gli ugonotti, dopo che Richelieu li aveva privati delle loro fortezze, non rappresentavano affatto un pericolo per la monarchia. Al contrario il loro impegno nella vita civile, soprattutto nella finanza e nel commercio, costituiva un fattore che contribuiva non poco alla prosperità economica del Paese. Durante il regno di Luigi XIV il numero degli ugonotti in Francia si aggirava intorno al milione. Raccolti in comunità compatte, con le proprie scuole , i propri templi e i propri ministri, conducevano una vita pacifica e laboriosa, conforme ai principi della rigida etica calvinista. Ma continuavano a essere oggetto di rancore e di invidia. Quando si scatenò la persecuzione, furono soprattutto le comunità rurali e i ceti popolari (artigiani e piccoli commercianti) le vittime delle crudeltà dei dragoni del re (le “dragonnades”), mentre gli appartenenti ai ceti nobiliari e agli ambienti finanziari poterono in qualche modo sottrarsi alla repressione. Nel 1685 Luigi XIV proclamò da Fontainebleau la revoca dell’Editto di Nantes con cui 87 anni prima Enrico IV aveva riconosciuto libertà religiosa e civile agli ugonotti. In forza del provvedimento reale tutti i templi protestanti in Francia furono abbattuti, il culto calvinista, anche nelle case private, fu proibito, a tutti i ministri delle chiese riformate fu fatto obbligo di convertirsi al cattolicesimo o lasciare il Paese, i genitori di fede protestante furono costretti a far battezzare i neonati secondo il rito cattolico, e ai fedeli fu vietato di espatriare, pena l’arresto e la confisca dei beni. Dopo il 1685 anche i funzionari delle finanze e i membri del parlamento di fede calvinista furono obbligati a dimettersi, e la Francia, per consenso unanime degli storici, fu privata di elementi di prim’ordine. Per costringere all’abiura il maggior numero di fedeli, furono inasprite le pene e fu accentuato il ricorso alla violenza. Non pochi ugonotti, intimoriti dalla durezza della repressione, accettarono l’abiura e la conversione forzata al cattolicesimo; ma nelle regioni centrali della Francia gruppi non molto numerosi rimasero tenacemente legati alla fede dei padri; sfidando i rigori del decreto reale, si raccolsero in luoghi appartati per pregare. “Dopo la revoca dell’Editto di Nantes, nel 1685 - si legge nel Dictionnaire Larousse Illustré alla voce “Le Désert” - un certo numero di Protestanti continuarono a celebrare il loro culto in segreto nelle foreste, nelle caverne, nelle montagne, in luoghi disabitati e difficilmente accessibili. Siffatte riunioni ricevettero il nome di chiese o assemblee del deserto. Attraverso mille vicissitudini durarono dal 1685 fino al 1792” (citato da Jean Vuilleumier in Apocalypse hier, au jour d’hui, demain, p. 202). Furono molti gli ugonotti francesi che ripararono all’estero dopo la revoca dell’Editto di Nantes. “Il grande flusso migratorio - si legge in Storia Universale Rizzoli-Larousse - trovò un appoggio nelle potenze protestanti del nord: l’Inghilterra e l’Olanda tenevano costantemente navi in crociera nella Manica (dette ‘navi di carità’) per raccogliere le barche dei fuggiaschi, e si adoperavano per permettere il trasferimento nei paesi vicini dei beni degli ugonotti esuli dalla Francia. Gli ugonotti 464

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Di fronte a siffatta situazione, il duca di Guisa reagì e la popolazione parig<strong>in</strong>a<br />

si sollevò costr<strong>in</strong>gendo il re a sottomettersi alla lega cattolica e ad accettare<br />

umilianti limitazioni della sua autorità. Enrico III fece allora elim<strong>in</strong>are il duca di<br />

Guisa e str<strong>in</strong>se alleanza con Enrico di Navarra capo degli ugonotti. Completamente<br />

esautorato dal governo rivoluzionario di Parigi, il re si unì allora alle<br />

truppe del capo ugonotto e <strong>in</strong>sieme i due alleati posero l’assedio alla capitale. Il<br />

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un certo Jacques Clément, che con quel gesto estremo volle punire il tradimento<br />

della causa cattolica compiuto dal re; prima di spirare Enrico III designò<br />

come suo successore l’alleato Enrico di Navarra.<br />

Il Borbone salì sul trono di Francia col nome di Enrico IV, ma il regno dovette<br />

conquistarselo con le armi e con la straord<strong>in</strong>aria abilità politica di cui era<br />

dotato. In c<strong>in</strong>que anni di lotte contro nemici <strong>in</strong>terni ed esterni, batté le forze<br />

della lega cattolica e assediò di nuovo Parigi, ma al sopraggiungere delle truppe<br />

spagnole <strong>in</strong>viate da Filippo II a sostegno del partito cattolico, dovette abbandonare<br />

temporaneamente il campo. Giocarono tuttavia <strong>in</strong> suo favore lo scontento<br />

popolare per la presenza delle truppe straniere, nella quale presenza si potevano<br />

scorgere le mire espansionistiche di Filippo II; nonché la rov<strong>in</strong>a <strong>in</strong> cui m<strong>in</strong>acciava<br />

di precipitare il regno e il desiderio di pace di gran parte della popolazione.<br />

Il solo ostacolo che rimaneva al momento dei negoziati era la religione<br />

calv<strong>in</strong>ista del sovrano, ostacolo che fu presto sormontato con l’abiura formale di<br />

Enrico IV a Sa<strong>in</strong>t Denis il 23 luglio 1593 (è rimasta celebre la frase: “Parigi val<br />

bene una messa” che secondo la tradizione il re avrebbe pronunciato <strong>in</strong> quella<br />

occasione).<br />

Enrico di Navarra fu <strong>in</strong>coronato re di Francia a Chartres il 27 febbraio 1594<br />

ed entrò a Parigi il 22 marzo accolto da una folla festante mentre le milizie spagnole<br />

si ritiravano.<br />

Conclusa con Filippo II la pace di Verv<strong>in</strong>s nel 1598, Enrico IV poté rientrare<br />

<strong>in</strong> possesso di tutti i suoi territori, e con abili negoziati ottenne la resa delle ultime<br />

roccaforti degli irriducibili seguaci della lega cattolica. Rimaneva da attuare<br />

la pacificazione religiosa del Paese, e questo obiettivo importante fu raggiunto il<br />

13 aprile 1598 con la promulgazione del famoso Editto di Nantes che, riconoscendo<br />

il cattolicesimo religione ufficiale della Francia, concedeva <strong>in</strong> pari tempo<br />

ai Calv<strong>in</strong>isti una relativa libertà di culto, completa libertà di coscienza e garanzie<br />

politiche e civili, nonché alcuni seggi nei parlamenti ed il possesso di alcune<br />

piazzeforti - fra le quali quelle di La Rochelle, Cognac, La Charitè e Montauban -<br />

come pegno delle libertà riconosciute.<br />

L’Editto di Nantes, se mise f<strong>in</strong>e alle guerre di religione, non costituì tuttavia<br />

per gli Ugonotti una garanzia permanente di tutela dei diritti acquisiti.<br />

Sotto il governo del card<strong>in</strong>ale Richelieu (1624-1642), m<strong>in</strong>istro del re Luigi<br />

XIII (1610-1643), successore di Enrico IV, si riaprì il conflitto tra il potere costituito<br />

e i calv<strong>in</strong>isti. Divenuto di fatto l’arbitro della politica del regno, Richelieu,<br />

dopo avere preso la piazzaforte di La Rochelle nel 1628, procedette allo smantellamento<br />

della potenza militare degli ugonotti.<br />

Sotto il regno di Luigi XIV (1643-1715) la persecuzione contro gli ugonotti<br />

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