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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/note storiche 28-07-2004 9:59 Pag<strong>in</strong>a 447<br />

CAPIRE DANIELE<br />

giunti espressamente dalla Spagna e i galeotti del vicereame liberati per l’occasione<br />

<strong>in</strong>vasero il territorio dell’enclave valdese e fu la carnefic<strong>in</strong>a. S.Sisto e Guardia<br />

Piemontese furono rasi al suolo. Gli scampati al massacro, fatti prigionieri, <strong>in</strong><br />

parte furono bruciati vivi, <strong>in</strong> parte furono venduti schiavi ai mori e <strong>in</strong> parte furono<br />

gettati nelle fosse e lasciati morire d’<strong>in</strong>edia. L’11 giugno a Montalto Uffugo<br />

88 valdesi furono sgozzati a uno a uno come bestie da macello sulla scal<strong>in</strong>ata<br />

della chiesa parrocchiale. Così <strong>in</strong> quella tragica primavera del 1561 la colonia<br />

valdese <strong>in</strong> terra calabra fu cancellata per sempre.<br />

In quegli anni la caccia all’eretico riprese anche nel Piemonte, dove il duca<br />

Emanuele Filiberto (1553-1580), rientrato <strong>in</strong> possesso delle sue terre dopo la vittoria<br />

degli Spagnoli sui Francesi, aveva <strong>in</strong>trapreso un’azione repressiva contro i<br />

valdesi. Il 21 gennaio 1561 le comunità contad<strong>in</strong>e delle valli, raccolte <strong>in</strong> assemblea<br />

sui monti di Bobbio, approvarono un documento - il “patto dell’Unione”col<br />

quale si impegnavano a opporsi con le armi al potere assoluto del sovrano<br />

<strong>in</strong> difesa del loro diritto alla dissidenza.<br />

I ducali contrattaccarono ripetutamente, sempre resp<strong>in</strong>ti dai valdesi che<br />

avevano <strong>in</strong>cendiato alcuni forti sabaudi. Emanuele Filiberto, dopo due mesi e<br />

mezzo di <strong>in</strong>utili tentativi di piegare i valdesi, decise di venire a patti con loro. Il<br />

5 giugno 1561 - il giorno <strong>in</strong> cui <strong>in</strong> Calabria venivano distrutti S.Sisto e Guardia<br />

Piemontese - una deputazione valdese s’<strong>in</strong>contrò a Cavour coi plenipotenziari<br />

del duca. Dalle due parti fu firmato un accordo <strong>in</strong> base al quale veniva condonata<br />

ai valdesi l’<strong>in</strong>dennità di guerra, erano loro riconosciuti alcuni diritti e si autorizzava<br />

la celebrazione pubblica del culto <strong>in</strong> alcune località scelte. Era la prima<br />

volta <strong>in</strong> Europa che un pr<strong>in</strong>cipe cattolico non solo r<strong>in</strong>unciava a distruggere l’eresia<br />

nei suoi possedimenti, ma ne riconosceva legalmente l’esistenza, anzi addirittura<br />

concedeva agli eretici garanzie giuridiche riguardo al loro culto. La curia romana<br />

naturalmente fece sentire la sua vivace protesta.<br />

Per i riformati del Piemonte seguì un periodo di stabilità e calma relative,<br />

anche grazie all’estendersi dell’<strong>in</strong>fluenza francese nelle terre sabaude. Entro la<br />

f<strong>in</strong>e del secolo, però, quando il duca di Savoia ebbe conquistato l’area del marchesato<br />

di Saluzzo, la repressione antiprotestante riprese vigore e <strong>in</strong> gran numero<br />

i valdesi della regione si videro costretti a prendere la via dell’esilio verso il<br />

Delf<strong>in</strong>ato o verso G<strong>in</strong>evra.<br />

Agli albori del XVII secolo il cattolicesimo r<strong>in</strong>novato uscito dalla Controriforma<br />

si avviò a riconquistare l’Europa: la Guerra dei trent’anni (1618-1648) riportò<br />

<strong>in</strong> effetti buona parte dell’area centrale del cont<strong>in</strong>ente sotto il controllo di<br />

Roma. La ricattolicizzazione forzata delle terre già sotto l’<strong>in</strong>fluenza della Riforma<br />

non risparmiò le valli del Piemonte. Sotto il duca Vittorio Amedeo I (1630-1637)<br />

il culto cattolico fu imposto nella Val Pragelato. Nella seconda metà del secolo,<br />

sotto la reggenza di Maria Crist<strong>in</strong>a, vedova di Vittorio Amedeo, e sotto i duchi<br />

Carlo Emanuele II (1638-1675) e Vittorio Amedeo II (1675-1730), le comunità<br />

valdesi del Piemonte vissero momenti tragici. Ai sudditi di un signore cattolico<br />

non era riconosciuto il diritto di professare una fede diversa dalla cattolica; per<br />

tutti gli acattolici dei suoi dom<strong>in</strong>i la corte sabauda fu dunque un nemico mortale.<br />

Nei primi mesi del 1655, quando a Tor<strong>in</strong>o reggeva il ducato per i figli m<strong>in</strong>ori<br />

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