Testo in formato pdf - Testimonigeova

Testo in formato pdf - Testimonigeova Testo in formato pdf - Testimonigeova

testimonigeova.com
from testimonigeova.com More from this publisher
14.06.2013 Views

Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 44 CAPITOLO 1 nese e il cambiamento del nome. L’acquisizione coatta della cultura babilonese e l’imposizione di un nome pagano, per quanto siano circostanze indesiderate, non interferiscono tuttavia con le convinzioni e i costumi religiosi dei giovani deportati, ma l’obbligo di nutrirsi delle vivande e delle bevande della dispensa reale sì, e questo per almeno quattro ragioni. La prima è che fra le pietanze che sono servite al sovrano figurano carni che la legge ebraica proscrive perché impure (Le 11); la seconda consiste nell’uso invalso fuori d’Israele di non dissanguare le carni macellate, una pratica che contrasta con un principio fondamentale della legge d’Israele (Le 17:11-14); la terza risiede nel costume pagano di offrire in sacrificio agli dèi parte delle carni destinate all’alimentazione: consumare quelle carni equivarrebbe per la coscienza di un pio ebreo a rendere omaggio alle divinità pagane, cosa che anche a costo della vita egli rifiuterebbe di fare. L’ultimo motivo di contrasto con la disposizione del re nasce dalle frugali abitudini alimentari di Daniele e dei suoi compagni le quali mal s’accordano con il menu ed i vini della mensa reale. Con ferma determinazione Daniele - i suoi amici non sono nominati - prende posizione di fronte a questa situazione minacciosa per la sua fede (“prese in cuor suo la risoluzione di non contaminarsi”). Tuttavia agisce con prudenza e accortezza. Non oppone un rifiuto categorico (non ci tiene a sollevare contro di sé e i suoi compagni una persecuzione non necessaria). Con fine tatto cerca di farsi dispensare dall’obbligo di nutrirsi coi cibi della mensa reale. 9 e Dio fece trovare a Daniele grazia e compassione presso il capo degli eunuchi. 10 E il capo degli eunuchi disse a Daniele: “Io temo il re, mio signore, il quale ha fissato il vostro cibo e le vostre bevande; e perché vedrebb’egli il vostro volto più triste di quello dei giovani della vostra medesima età? Voi mettereste in pericolo la mia testa presso il re”. La divina Provvidenza interviene in modi imprevedibili per trarre da una situazione difficile un essere umano che ha deciso di restare fedele alla propria coscienza e agisce con ponderazione e avvedutezza. Così avviene per Daniele. L’uomo potente del palazzo alle cui cure il re ha affidato i giovani deportati, potrebbe ravvisare nella richiesta di Daniele una sottile volontà di insubordinazione e di conseguenza potrebbe reagire con tutto il peso della sua autorità. Non solo potrebbe opporre un diniego categorico alla domanda di Daniele, ma potrebbe d’ora in poi mostrarsi mal disposto verso di lui e i suoi compagni. Non avviene nulla di tutto questo, al contrario il capo degli eunuchi si mostra benevolo e comprensivo verso il prigioniero. La ragione è che Dio ha agito nell’animo dell’influente cortigiano. Nondimeno, Ashpenaz non se la sente di assumersi la responsabilità di cambiare la dieta di Daniele e dei suoi compagni. Non oppone però un rifiuto reciso e rude, come potrebbe fare, ma a sua volta si appella alla comprensione del richiedente. La cosa dalla quale costui domanda di essere dispensato è stata disposta dal re in persona. Come potrebbe lui, un suo fido funzionario, non tenerne conto? Il pallore del volto e il dimagrimento 44

Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 45 CAPIRE DANIELE tradirebbero immancabilmente gli effetti di un’alimentazione frugale (ingiustificato pregiudizio di tutti i tempi!) e questo comprometterebbe la sua reputazione presso il sovrano (“voi mettereste in pericolo la mia testa”: non già “mi esporreste a un pericolo mortale”, ma piuttosto “mettereste a repentaglio la mia posizione presso il re”). 11 Allora Daniele disse al maggiordomo, al quale il capo degli eunuchi aveva affidato la cura di Daniele, di Hanania, di Mishael e d’Azaria: 12 “Ti prego, fa’ coi tuoi servi una prova di dieci giorni, e ci siano dati de’ legumi per mangiare, e dell’acqua per bere; 13 poi ti si faccia vedere l’aspetto nostro e l’aspetto de’ giovani che mangiano le vivande del re; e secondo quel che vedrai, ti regolerai coi tuoi servi”. Daniele non disarma di fronte al timore e alla titubanza dell’alto funzionario alle cui cure lui e i suoi compagni sono affidati. Rivolgerà la stessa richiesta a un funzionario subalterno. L’ebraico melzar, che Luzzi traduce “maggiordomo” e Rinaldi “sorvegliante”, è fatto derivare dall’accadico mazzaru, “economo”, “dispensiere”. Meno che formulare una richiesta, Daniele propone una sorta di esperimento per un periodo limitato di tempo, solo dieci giorni, e stavolta vi coinvolge i compagni: “Ci siamo dati de’ legumi ({yi(or¢Zah hazzero‘îm) per mangiare e dell’acqua per bere. Letteralmente l’ebraico zero‘îm significa: “cose seminate”, comprende i cereali e i legumi ma anche i vegetali freschi (vedi Is 61:11). “Secondo la tradizione giudaica il termine comprende anche le bacche e i datteri. E poiché i datteri costituiscono il principale prodotto alimentare della Mesopotamia, è verosimile che questo frutto debba qui essere incluso” 38. Al termine dell’esperimento - propone ancora Daniele - si faccia un confronto coi giovani che consumano i pasti della mensa reale: l’economo deciderà sulla base del risultato se dovrà sospendere la loro dieta frugale o se potrà prolungarla indefinitamente (“secondo quello che vedrai, ti regolerai coi tuoi servi”). Evidentemente Daniele ripone una fiducia quasi illimitata nell’esito felice della prova, in parte per la sua fede in Dio, in parte come risultato di un’esperienza vissuta in prima persona. 14 Quegli accordò loro quanto domandavano, e li mise alla prova per dieci giorni. La proposta non comporta rischi: in un lasso di tempo così breve gli effetti negativi sullo stato di salute dei giovani di un regime alimentare strettamente vegetariano saranno appena percettibili, comunque sufficientemente avvertibili perché 38 - S.D.A. Bible Commentary, IV, 761. 45

Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pag<strong>in</strong>a 45<br />

CAPIRE DANIELE<br />

tradirebbero immancabilmente gli effetti di un’alimentazione frugale (<strong>in</strong>giustificato<br />

pregiudizio di tutti i tempi!) e questo comprometterebbe la sua reputazione<br />

presso il sovrano (“voi mettereste <strong>in</strong> pericolo la mia testa”: non già “mi esporreste<br />

a un pericolo mortale”, ma piuttosto “mettereste a repentaglio la mia posizione<br />

presso il re”).<br />

11 Allora Daniele disse al maggiordomo, al quale il capo degli eunuchi<br />

aveva affidato la cura di Daniele, di Hanania, di Mishael e<br />

d’Azaria: 12 “Ti prego, fa’ coi tuoi servi una prova di dieci giorni, e<br />

ci siano dati de’ legumi per mangiare, e dell’acqua per bere; 13 poi ti<br />

si faccia vedere l’aspetto nostro e l’aspetto de’ giovani che mangiano<br />

le vivande del re; e secondo quel che vedrai, ti regolerai coi tuoi<br />

servi”.<br />

Daniele non disarma di fronte al timore e alla titubanza dell’alto funzionario alle<br />

cui cure lui e i suoi compagni sono affidati. Rivolgerà la stessa richiesta a un funzionario<br />

subalterno. L’ebraico melzar, che Luzzi traduce “maggiordomo” e R<strong>in</strong>aldi<br />

“sorvegliante”, è fatto derivare dall’accadico mazzaru, “economo”, “dispensiere”.<br />

Meno che formulare una richiesta, Daniele propone una sorta di esperimento<br />

per un periodo limitato di tempo, solo dieci giorni, e stavolta vi co<strong>in</strong>volge<br />

i compagni: “Ci siamo dati de’ legumi ({yi(or¢Zah hazzero‘îm) per mangiare e<br />

dell’acqua per bere. Letteralmente l’ebraico zero‘îm significa: “cose sem<strong>in</strong>ate”,<br />

comprende i cereali e i legumi ma anche i vegetali freschi (vedi Is 61:11). “Secondo<br />

la tradizione giudaica il term<strong>in</strong>e comprende anche le bacche e i datteri. E<br />

poiché i datteri costituiscono il pr<strong>in</strong>cipale prodotto alimentare della Mesopotamia,<br />

è verosimile che questo frutto debba qui essere <strong>in</strong>cluso” 38.<br />

Al term<strong>in</strong>e dell’esperimento - propone ancora Daniele - si faccia un confronto<br />

coi giovani che consumano i pasti della mensa reale: l’economo deciderà<br />

sulla base del risultato se dovrà sospendere la loro dieta frugale o se potrà prolungarla<br />

<strong>in</strong>def<strong>in</strong>itamente (“secondo quello che vedrai, ti regolerai coi tuoi servi”).<br />

Evidentemente Daniele ripone una fiducia quasi illimitata nell’esito felice della<br />

prova, <strong>in</strong> parte per la sua fede <strong>in</strong> Dio, <strong>in</strong> parte come risultato di un’esperienza<br />

vissuta <strong>in</strong> prima persona.<br />

14 Quegli accordò loro quanto domandavano, e li mise alla prova<br />

per dieci giorni.<br />

La proposta non comporta rischi: <strong>in</strong> un lasso di tempo così breve gli effetti negativi<br />

sullo stato di salute dei giovani di un regime alimentare strettamente vegetariano<br />

saranno appena percettibili, comunque sufficientemente avvertibili perché<br />

38 - S.D.A. Bible Commentary, IV, 761.<br />

45

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!