Testo in formato pdf - Testimonigeova

Testo in formato pdf - Testimonigeova Testo in formato pdf - Testimonigeova

testimonigeova.com
from testimonigeova.com More from this publisher
14.06.2013 Views

Daniele/note storiche 28-07-2004 9:59 Pagina 441 CAPIRE DANIELE Tommaso D’Aquino paragonò l’eretico al falsario e argomentò che come il falsario nuoceva alla vita temporale corrompendo il corso della circolazione monetaria, così l’eretico minava la vita spirituale corrompendo la fede. E concluse che come la morte era la pena che il principe temporale infliggeva al falsario, così la morte doveva essere la giusta punizione da applicare all’eretico la cui colpa era tanto più grave in quanto la vita dell’anima valeva più di quella del corpo. “Se si vuole comprendere che cosa fu l’Inquisizione - spiega A.S.Turberville - è d’importanza decisiva afferrare i due assunti fondamentali su cui è basato un simile ragionamento (il ragionamento cioè di Tommaso d’Aquino). Primo: esiste una Repubblica Christiana, un’unica società cristiana proprio come esiste una sola Chiesa cattolica; e tanto la Chiesa quanto lo Stato si fondano essenzialmente sulle verità della religione cristiana. Secondo: la sicurezza del corpo politico ed ecclesiastico richiede disciplina tanto nella Chiesa quanto nello Stato, cioè obbedienza del suddito verso i suoi legittimi governanti, civili e religiosi. Perciò l’eretico è un ribelle e un essere spregevole, proprio come il delinquente” (op. cit., p. 2). È evidente che l’intolleranza religiosa medievale e la sua espressione più truce, l’Inquisizione con i suoi orrori, trovarono nella concezione teocratica dello Stato, e quindi nell’intreccio e nella confusione dello spirituale col temporale, una delle motivazioni più forti a loro giustificazione. Apologisti antichi e moderni hanno tentato di legittimare l’Inquisizione invocando il diritto-dovere della Chiesa di difendersi dall’eresia. A una coscienza civile moderna, però, l’infliggere sofferenze e il togliere la vita appaiono abusi che assolutamente nulla può giustificare. Autori contemporanei cattolici onesti e imparziali lo hanno riconosciuto. Scrive Anthony Keller: “Qualche scrittore cattolico tenta ancora una pallida difesa dello spietato tribunale ecclesiastico, affermando che in sostanza la Chiesa aveva il diritto di difendersi dall’eresia e che, nel caso degli Albigesi, Gregorio IX - come già il suo predecessore Innocenzo III - si era trovato di fronte a un problema insanabile coi soli metodi persuasivi. Ma evidentemente nessuna giustificazione può essere invocata di fronte alle migliaia e migliaia di vittime sulle quali la Chiesa ha costruito la sua vittoria, fatto trionfare il suo ‘diritto’ e impostato la soluzione del ‘problema’. Le macchie di sangue non si cancellano più” (op. cit., p. 181). d) L’inquisizione spagnola Per la ferrea organizzazione e per la severità con cui operò per più di trecento anni, l’Inquisizione spagnola merita di essere ricordata a parte. Nel primo medioevo i mori e gli ebrei formavano una parte considerevole della popolazione iberica. Fino a tutto il XIII secolo cattolici, musulmani ed ebrei convissero nella penisola in condizione di quasi normalità; ma dall’inizio del XIV secolo i rapporti fra cristiani e non cristiani si deteriorarono per il mutato atteggiamento dei primi verso questi ultimi. “Il popolo - scrive A.S.Turberville - venne eccitato contro gli Ebrei, specialmente dall’eloquenza di predicatori il cui zelo era dovuto a motivi del tutto sinceri giacché erano convinti che le relazioni fra i Cristiani e gli Ebrei avrebbero condotto alla contaminazione della fede cristiana” (op. cit., p. 20). Ci furono 441

Daniele/note storiche 28-07-2004 9:59 Pagina 442 NOTE STORICHE massacri di Ebrei in varie province spagnole; “il più grave fu quello accaduto a Siviglia nel 1391, come diretto risultato del fervidissimo zelo antiebraico di un arcidiacono di nome Martinez, ed esteso a Cordova e Toledo, a Burgos e ad altre città castigliane. Nello stesso anno, vi furono violenze consimili nelle città dell’Aragona e a Maiorca” (ibidem). I massacri del 1391 indussero molti ebrei a farsi cattolici prima della fine di quell’anno. Si formò così una nuova classe di ebrei cristianizzati che in seguito furono chiamati conversos e talvolta marranos. Si cominciò a sospettare che le conversioni ispirate dalla paura delle persecuzioni fossero superficiali, e non c’è da dubitare che lo fossero, almeno in buona parte. Alla conversione forzata degli ebrei tenne dietro quella dei mori, che fu intrapresa per ispirazione dell’arcivescovo di Toledo Francisco Ximenes De Cisneros. Ben presto ci si rese conto che i neoconvertiti, sia ebrei che musulmani, in segreto mantenevano in tutto o in parte le credenze e le pratiche delle religioni d’origine. Ciò fu visto come un affronto alla fede cattolica e come un pericolo di anarchia religiosa. D’altronde i tribunali ecclesiastici episcopali si erano mostrati incapaci di preservare l’unità della fede cattolica. La determinazione di mantenere l’ordine, l’uniformità e l’ubbidienza alle autorità sia nella Chiesa che nello Stato, ma anche la cupidigia della corona (i beni degli ebrei facevano gola), e, non ultime, le pressioni di ecclesiastici eminenti quali il Mendoza, arcivescovo di Toledo, e il domenicano Torquemada, spinsero i reali di Castiglia e Aragona a intraprendere un’azione decisiva contro gli Ebrei e i Mori residenti nei loro domini. Con questo intento nel 1478 Ferdinando e Isabella chiesero a papa Sisto IV di introdurre l’Inquisizione nella Castiglia. Il pontefice concesse l’autorizzazione con una bolla ad hoc e nel 1480 due domenicani furono nominati inquisitori a Siviglia. Si aprì così quella pagina nefasta dell’inizio dell’età moderna che la Storia conosce col nome di “Inquisizione Spagnola”. Le prime vittime dell’Inquisizione spagnola furono gli Ebrei. Il 6 febbraio 1481 si celebrò il primo auto de fe della nuova inquisizione voluta dai reali di Castiglia: furono bruciati vivi sul rogo 6 conversos ebrei. Era il “braccio secolare” che bruciava vivi gli “eretici”, ma era la Chiesa, attraverso il tribunale dell’Inquisizione, che li consegnava al braccio secolare perché fossero puniti con quell’atroce supplizio. Dice A.S.Turberville “Per i più la maggiore infamia collegata all’Inquisizione è il rogo. E’ vero che il Sant’Uffizio ripudiava ogni responsabilità per la morte dell’eretico che consegnava al braccio secolare; ma si trattava di un ripudio meramente formale; gli autori di manuali e trattati inquisitoriali non esitano infatti a dichiarare che la morte sul rogo è l’unica pena giusta e adeguata per l’eretico ostinato e recidivo” (op. cit., p. 168). Al primo tribunale dell’Inquisizione istituito nella città di Siviglia seguirono ben presto quelli di Cordova, Jaen e Toledo. Sisto IV acconsentì che Torquemada, già inquisitore generale per la Castiglia, lo divenisse anche per l’Aragona. In certi momenti lo zelo fanatico degli inquisitori determinò nelle province spagnole sotto il controllo dei tribunali inquisitoriali, specie nell’Andalusia, un vero e proprio regime del terrore. Complotti immaginari e infondati sospetti di 442

Daniele/note storiche 28-07-2004 9:59 Pag<strong>in</strong>a 441<br />

CAPIRE DANIELE<br />

Tommaso D’Aqu<strong>in</strong>o paragonò l’eretico al falsario e argomentò che come il falsario<br />

nuoceva alla vita temporale corrompendo il corso della circolazione monetaria,<br />

così l’eretico m<strong>in</strong>ava la vita spirituale corrompendo la fede. E concluse che<br />

come la morte era la pena che il pr<strong>in</strong>cipe temporale <strong>in</strong>fliggeva al falsario, così la<br />

morte doveva essere la giusta punizione da applicare all’eretico la cui colpa era<br />

tanto più grave <strong>in</strong> quanto la vita dell’anima valeva più di quella del corpo.<br />

“Se si vuole comprendere che cosa fu l’Inquisizione - spiega A.S.Turberville -<br />

è d’importanza decisiva afferrare i due assunti fondamentali su cui è basato un simile<br />

ragionamento (il ragionamento cioè di Tommaso d’Aqu<strong>in</strong>o). Primo: esiste una<br />

Repubblica Christiana, un’unica società cristiana proprio come esiste una sola<br />

Chiesa cattolica; e tanto la Chiesa quanto lo Stato si fondano essenzialmente sulle<br />

verità della religione cristiana. Secondo: la sicurezza del corpo politico ed ecclesiastico<br />

richiede discipl<strong>in</strong>a tanto nella Chiesa quanto nello Stato, cioè obbedienza del<br />

suddito verso i suoi legittimi governanti, civili e religiosi. Perciò l’eretico è un ribelle<br />

e un essere spregevole, proprio come il del<strong>in</strong>quente” (op. cit., p. 2).<br />

È evidente che l’<strong>in</strong>tolleranza religiosa medievale e la sua espressione più<br />

truce, l’Inquisizione con i suoi orrori, trovarono nella concezione teocratica dello<br />

Stato, e qu<strong>in</strong>di nell’<strong>in</strong>treccio e nella confusione dello spirituale col temporale,<br />

una delle motivazioni più forti a loro giustificazione.<br />

Apologisti antichi e moderni hanno tentato di legittimare l’Inquisizione <strong>in</strong>vocando<br />

il diritto-dovere della Chiesa di difendersi dall’eresia. A una coscienza<br />

civile moderna, però, l’<strong>in</strong>fliggere sofferenze e il togliere la vita appaiono abusi<br />

che assolutamente nulla può giustificare. Autori contemporanei cattolici onesti e<br />

imparziali lo hanno riconosciuto. Scrive Anthony Keller: “Qualche scrittore cattolico<br />

tenta ancora una pallida difesa dello spietato tribunale ecclesiastico, affermando<br />

che <strong>in</strong> sostanza la Chiesa aveva il diritto di difendersi dall’eresia e che,<br />

nel caso degli Albigesi, Gregorio IX - come già il suo predecessore Innocenzo III<br />

- si era trovato di fronte a un problema <strong>in</strong>sanabile coi soli metodi persuasivi. Ma<br />

evidentemente nessuna giustificazione può essere <strong>in</strong>vocata di fronte alle migliaia<br />

e migliaia di vittime sulle quali la Chiesa ha costruito la sua vittoria, fatto trionfare<br />

il suo ‘diritto’ e impostato la soluzione del ‘problema’. Le macchie di sangue<br />

non si cancellano più” (op. cit., p. 181).<br />

d) L’<strong>in</strong>quisizione spagnola<br />

Per la ferrea organizzazione e per la severità con cui operò per più di trecento<br />

anni, l’Inquisizione spagnola merita di essere ricordata a parte.<br />

Nel primo medioevo i mori e gli ebrei formavano una parte considerevole<br />

della popolazione iberica. F<strong>in</strong>o a tutto il XIII secolo cattolici, musulmani ed ebrei<br />

convissero nella penisola <strong>in</strong> condizione di quasi normalità; ma dall’<strong>in</strong>izio del XIV<br />

secolo i rapporti fra cristiani e non cristiani si deteriorarono per il mutato atteggiamento<br />

dei primi verso questi ultimi.<br />

“Il popolo - scrive A.S.Turberville - venne eccitato contro gli Ebrei, specialmente<br />

dall’eloquenza di predicatori il cui zelo era dovuto a motivi del tutto s<strong>in</strong>ceri<br />

giacché erano conv<strong>in</strong>ti che le relazioni fra i Cristiani e gli Ebrei avrebbero<br />

condotto alla contam<strong>in</strong>azione della fede cristiana” (op. cit., p. 20). Ci furono<br />

441

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!