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Daniele/note storiche 28-07-2004 9:59 Pagina 429 CAPIRE DANIELE sull’esempio di quelle promulgate nei loro stati da Re Carlo Alberto e dal Granduca di Toscana Leopoldo II. In seguito però Pio IX revocò la costituzione e divenne reazionario quanto i sovrani temporali se non più. L’8 dicembre 1864 il Pontefice pubblicò l’enciclica “Quanta Cura” con la quale condannava gli “errori” del liberalismo. A breve termine di tempo la “Quanta Cura” fu seguita dal Sillabo, un elenco di 80 proposizioni inaccettabili dalla Chiesa cattolica e da essa condannate. Nel Sillabo erano negate tutte le libertà che formano il fondamento della moderna democrazia. Il 18 luglio 1870 Pio IX proclamò il dogma dell’Infallibilità Papale, non senza suscitare il dissenso di vari dignitari della Chiesa. Agli inizi di settembre di quel medesimo anno, essendo crollata nella guerra con la Prussia la Francia di Napoleone III, protettrice della Santa Sede, si presentò per il giovane Regno d’Italia l’occasione favorevole per risolvere l’annosa “questione romana”. Le trattative di Vittorio Emanuele II con Pio IX per un’occupazione pacifica di Roma da parte delle truppe regie fallirono per l’intransigenza del Papa, e il 20 settembre i soldati di Vittorio Emanuele II entrarono in Roma e la occuparono. Un plebiscito il 2 ottobre di quello stesso anno sanzionò il fatto compiuto. Questo evento storico segnò la caduta definitiva del potere temporale dei papi che durava da 1142 anni. APPENDICE ALLA NOTA 9. Fattori che contribuirono all’ascesa del Papato. (1) “I seguenti fattori concorsero all’ascesa di Roma e infine all’affermarsi della sua supremazia: Roma, in quanto capitale dell’Impero e metropoli del mondo civile, era la sede naturale per divenire il centro di una chiesa universale. (2) Nell’Occidente la chiesa di Roma era l’unica che poteva vantare un’origine apostolica, una circostanza questa che in quei tempi faceva apparire ovvio che il suo vescovo avesse la priorità sugli altri vescovi. Già prima dell’anno 100 Roma occupava una posizione di alto prestigio. (3) Il trasferimento da Roma a Costantinopoli della capitale dell’Impero a opera di Costantino nel 330 lasciò il vescovo di Roma relativamente libero dal controllo imperiale; per di più da allora l’imperatore sostenne con una certa costanza le pretese del vescovo romano contro quelle degli altri vescovi. (4) L’imperatore Giustiniano sostenne con forza il vescovo di Roma e ne promosse gli interessi mediante un editto imperiale che ne riconosceva la supremazia su tutte le chiese d’Oriente e d’Occidente, un editto che tuttavia non divenne pienamente operante che dopo il tramonto del dominio ostrogoto su Roma nel 538. (5) L’essere riuscita la chiesa di Roma a contrastare con successo vari movimenti cosiddetti ereticali, in particolare lo gnosticismo e il Montanismo, le conferì fama di ortodossia, per cui fazioni in lotta fra loro in altri settori dell’Impero sollecitarono l’arbitrato del suo vescovo per comporre le loro dissidenze. (6) Le controversie teologiche che divisero e indebolirono la Chiesa orientale non toccarono quella di Roma che poté dedicarsi a problemi d’ordine pratico e trarre vantaggio dalle occasioni che le si offrirono per estendere la sua autorità. (7) Il fatto che i vescovi di Roma riuscissero ripetuta- 429

Daniele/note storiche 28-07-2004 9:59 Pagina 430 NOTE STORICHE mente a evitare o quanto meno a mitigare le incursioni di barbari sulla città accrebbe il prestigio politico del papato. Inoltre non di rado, in assenza di un governo civile nella città, i papi ne svolsero le funzioni essenziali. (8) Le invasioni arabe posero ostacoli alla Chiesa orientale, eliminando così l’unica rivale importante di Roma. (9) Nell’Occidente i barbari invasori erano per la massima parte già cristianizzati, anche se più nominalmente che sostanzialmente; le invasioni liberarono il papa dal controllo imperiale. (10) Con la conversione di Clodoveo re dei Franchi nel 496, il papato poté usufruire dell’appoggio di un potente esercito per proteggere i propri interessi e di un aiuto efficace per convertire altre tribù germaniche”. S.D.A. Bible Commentary, vol. IV, pp. 835-836. 10. RIVENDICAZIONI DEI PAPI E DICHIARAZIONI INAUDITE SUI PAPI Sembra che al Concilio di Nicea nel 325 l’imperatore Costantino dichiarasse che i vescovi erano dèi. Vero o falso che fosse, i papi dell’VIII e IX secolo sfruttarono l’episodio per accrescere la loro autorità. Nel secolo XI Gregorio VII “ne fece il fondamento della supremazia politica dei pontefici romani” (J.Vuilleumier). Nella dichiarazione di Costantino, dice il celebre teologo Ignaz von Doellinger, Gregorio VII “vide la prova lampante che lui, il papa, il vescovo dei vescovi, dominava al di sopra di tutti i monarchi della terra nella sua inviolabile maestà. “E’ evidente - affermava Ildebrando - che il Pontefice, chiamato Dio dal pio Costantino, non può essere legato o sciolto da alcuna potestà temporale più di quanto Dio non possa essere giudicato dagli uomini” (La Papauté, Parigi 1904, p. 41, nota 57, cit. da J.Vuilleumier in Apocalypse..., p. 210). Questo stesso papa - dice ancora il Doellinger - “il primo che imprese a deporre un monarca e a scioglierne i sudditi dal giuramento di fedeltà, dichiarò al sinodo di Roma nel 1080: ‘Noi vogliamo mostrare al mondo che abbiamo il potere di togliere a chiunque e darli a chi ci par bene i regni, i ducati, le contee, in breve i possedimenti di tutti gli uomini, perché abbiamo il potere di legare e sciogliere’ ” (op. cit., p. 54, nota 154, in J.Vuilleumier, op. cit., p. 210). “Le ventisette proposizioni del Dictatus - aggiunge il teologo tedesco - nelle quali egli aveva condensato tutto il sistema dell’onnipotenza e della maestà papali, erano in parte ripetizioni o conseguenze logiche delle [apocrife] Decretali dello pseudo Isidoro, in parte nuove formulazioni volte a conferire alle proposizioni stesse un’apparenza di valore di antichità e di tradizione” (op. cit., pp. 39 e 40, in J.Vuilleumier, ibidem, p. 211). Giovanni Miegge scrive a: “ proposito del Dictatus Fondandosi sul De Civitate Dei di Agostino, sulle Decretali pseudo-isidoriane e sulle enunciazioni di Nicola I, il papa afferma la propria signoria sulla chiesa universale e sul mondo intero. Egli è il solo uomo di cui si debba baciare il piede e che può portare insegne imperiali. Egli solo può nominare e deporre i vescovi, deporre gli imperatori e sciogliere i sudditi dal giuramento di fedeltà verso sovrani ingiusti. Nessun sinodo può essere chiamato generale senza il suo ordine, nessun testo canonico 430

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sull’esempio di quelle promulgate nei loro stati da Re Carlo Alberto e dal Granduca<br />

di Toscana Leopoldo II. In seguito però Pio IX revocò la costituzione e divenne<br />

reazionario quanto i sovrani temporali se non più.<br />

L’8 dicembre 1864 il Pontefice pubblicò l’enciclica “Quanta Cura” con la<br />

quale condannava gli “errori” del liberalismo. A breve term<strong>in</strong>e di tempo la<br />

“Quanta Cura” fu seguita dal Sillabo, un elenco di 80 proposizioni <strong>in</strong>accettabili<br />

dalla Chiesa cattolica e da essa condannate. Nel Sillabo erano negate tutte le libertà<br />

che formano il fondamento della moderna democrazia.<br />

Il 18 luglio 1870 Pio IX proclamò il dogma dell’Infallibilità Papale, non<br />

senza suscitare il dissenso di vari dignitari della Chiesa.<br />

Agli <strong>in</strong>izi di settembre di quel medesimo anno, essendo crollata nella guerra<br />

con la Prussia la Francia di Napoleone III, protettrice della Santa Sede, si presentò<br />

per il giovane Regno d’Italia l’occasione favorevole per risolvere l’annosa<br />

“questione romana”. Le trattative di Vittorio Emanuele II con Pio IX per un’occupazione<br />

pacifica di Roma da parte delle truppe regie fallirono per l’<strong>in</strong>transigenza<br />

del Papa, e il 20 settembre i soldati di Vittorio Emanuele II entrarono <strong>in</strong> Roma e<br />

la occuparono. Un plebiscito il 2 ottobre di quello stesso anno sanzionò il fatto<br />

compiuto. Questo evento storico segnò la caduta def<strong>in</strong>itiva del potere temporale<br />

dei papi che durava da 1142 anni.<br />

APPENDICE ALLA NOTA 9. Fattori che contribuirono all’ascesa del Papato.<br />

(1) “I seguenti fattori concorsero all’ascesa di Roma e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e all’affermarsi<br />

della sua supremazia: Roma, <strong>in</strong> quanto capitale dell’Impero e metropoli del<br />

mondo civile, era la sede naturale per divenire il centro di una chiesa universale.<br />

(2) Nell’Occidente la chiesa di Roma era l’unica che poteva vantare un’orig<strong>in</strong>e<br />

apostolica, una circostanza questa che <strong>in</strong> quei tempi faceva apparire ovvio che il<br />

suo vescovo avesse la priorità sugli altri vescovi. Già prima dell’anno 100 Roma<br />

occupava una posizione di alto prestigio. (3) Il trasferimento da Roma a Costant<strong>in</strong>opoli<br />

della capitale dell’Impero a opera di Costant<strong>in</strong>o nel 330 lasciò il vescovo<br />

di Roma relativamente libero dal controllo imperiale; per di più da allora l’imperatore<br />

sostenne con una certa costanza le pretese del vescovo romano contro<br />

quelle degli altri vescovi. (4) L’imperatore Giust<strong>in</strong>iano sostenne con forza il vescovo<br />

di Roma e ne promosse gli <strong>in</strong>teressi mediante un editto imperiale che ne<br />

riconosceva la supremazia su tutte le chiese d’Oriente e d’Occidente, un editto<br />

che tuttavia non divenne pienamente operante che dopo il tramonto del dom<strong>in</strong>io<br />

ostrogoto su Roma nel 538. (5) L’essere riuscita la chiesa di Roma a contrastare<br />

con successo vari movimenti cosiddetti ereticali, <strong>in</strong> particolare lo gnosticismo<br />

e il Montanismo, le conferì fama di ortodossia, per cui fazioni <strong>in</strong> lotta fra<br />

loro <strong>in</strong> altri settori dell’Impero sollecitarono l’arbitrato del suo vescovo per comporre<br />

le loro dissidenze. (6) Le controversie teologiche che divisero e <strong>in</strong>debolirono<br />

la Chiesa orientale non toccarono quella di Roma che poté dedicarsi a problemi<br />

d’ord<strong>in</strong>e pratico e trarre vantaggio dalle occasioni che le si offrirono per<br />

estendere la sua autorità. (7) Il fatto che i vescovi di Roma riuscissero ripetuta-<br />

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