Testo in formato pdf - Testimonigeova

Testo in formato pdf - Testimonigeova Testo in formato pdf - Testimonigeova

testimonigeova.com
from testimonigeova.com More from this publisher
14.06.2013 Views

Daniele/note storiche 28-07-2004 9:59 Pagina 411 CAPIRE DANIELE diritto legittimo e i sentimenti romani e cattolici del deposto Ilderico. Una grande flotta salpò da Costantinopoli nel 533 e dopo una sosta a Catania sbarcò in Africa, a 9 giorni di marcia da Cartagine, un esercito di 10.000 fanti e 5.000 cavalieri, tutti agli ordini del valoroso generale Belisario. “Belisario - dice P.Villari - si presentò in Africa non come un conquistatore, ma come un liberatore dei cattolici, dei Romani, del clero e dei proprietari, tutti ugualmente oppressi dai Vandali, eretici, stranieri e barbari” (op. cit., p. 184). La prima battaglia, il 13 settembre 533, fu vinta dagli imperiali nonostante la loro inferiorità numerica. Due giorni dopo Belisario entrava trionfalmente a Cartagine. Ritiratosi in Numidia, Gelimero contrattaccò poco tempo dopo ma perse anche stavolta. L’anno seguente si arrese e fu trattato da Belisario con umanità. “Il risultato più notevole di questa guerra - osserva il Villari - fu che i vandali, dopo avere portato tanto terrore, tante rovine nell’Impero, scomparvero affatto dalla storia, senza che più se ne sentisse parlare” (op. cit., p. 185). Molti vandali furono deportati, altri incorporati nell’esercito bizantino; quelli che rimasero in Africa ebbero confiscati i beni, furono cacciati dalle loro chiese, imprigionati o resi schiavi. Quando Belisario fece ritorno a Costantinopoli fra le spoglie che furono fatte sfilare dietro i prigionieri figuravano gli arredi del tempio di Gerusalemme che Tito aveva portato a Roma nel 70 e Genserico da Roma aveva portato Cartagine nel 455. h) L’assassinio di Amalasunta nel 535 offrì a Giustiniano l’occasione per intervenire in Italia dato che egli aveva preso sotto la sua protezione la regina ostrogota. Nel 535 Belisario sbarcò in Sicilia con un esercito di 7.500 uomini e in 7 mesi l’isola fu riconquistata all’Impero. Come in Africa, il generale bizantino si presentò anche alle genti italiche quale liberatore dalla tirannia dei barbari e dalla persecuzione ariana, sicché ebbe subito il favore e la cooperazione dei Romani. Un suo imprevisto e rapido ritorno in Africa per sedare una rivolta non compromise l’esito della guerra in Italia. Gli imperiali avanzarono in Italia senza quasi incontrare resistenza: Napoli soltanto tenne duro, ma essendo alcuni uomini di Belisario penetrati nella città attraverso gli acquedotti e avendone aperte le porte, essa fu presa senza colpo ferire. In tutto questo tempo Teodato non si mosse. La sua gente, al colmo dell’indignazione, lo depose ed elesse in sua vece Vitige, uomo di tutt’altra tempra. Lasciata in Roma una modesta guarnigione, Vitige si ritirò in Ravenna per radunare le sue forze. Venne a patti coi Franchi, che Giustiniano aveva cercato di muovergli contro, cedendo ad essi la Gallia Narbonese. Fra il 9 e il 10 dicembre 536 Belisario entrava in Roma per una delle sue porte mentre da un’altra usciva la piccola guarnigione dei goti. Roma tornava all’Impero dopo un sessantennio di dominio barbarico. Nel 537 Vitige mosse da Ravenna alla volta di Roma con un esercito di 150.000 uomini. Belisario, che vi aveva lasciato una piccola guarnigione, corse in aiuto della città. Con un assalto veemente gli imperiali fecero retrocedere i goti, ma poi essi stessi dovettero retrocedere fin sotto le mura di Roma. Era già buio e le porte restarono chiuse per timore che con gli amici entrassero anche i nemici. 411

Daniele/note storiche 28-07-2004 9:59 Pagina 412 NOTE STORICHE Belisario allora, raccolti intorno a sé i suoi, sferrò un assalto talmente impetuoso che i goti, credendo che gli imperiali avessero ricevuto rinforzi, si ritirarono. Così Belisario poté entrare nella città alla testa dei suoi. I goti tornarono e circondarono Roma (erano i primi di maggio 537). Reiterati assalti di Vitige furono respinti dai difensori. In uno di questi attacchi gli imperiali gettarono sui goti che si erano ammassati sotto il mausoleo di Adriano (oggi Castel Sant’Angelo) finanche le statue che divelsero dal monumento, facendo strage di nemici sì che i goti dovettero desistere dal proseguire l’assalto. Nella città assediata intanto la situazione si faceva sempre più drammatica per la mancanza di cibo. Belisario vi rimediò in qualche modo: distogliendo gli assedianti da un settore delle mura con finti attacchi in altri settori, poté fare entrare nella città rinforzi e vettovaglie, e questo a diverse riprese. In una di queste occasioni entrò in Roma Antonina, l’energica moglie del generale bizantino. Pare che fosse venuta anche per dare attuazione alla volontà dell’Imperatrice Teodora di deporre papa Silverio a lei inviso e fare leggere in sua vece il diacono Vigilio, incline a favorire i Monofisiti che l’Imperatrice aveva preso sotto la sua protezione. Belisario depose Silverio con l’accusa di volere consegnare la città ai goti e fece eleggere Vigilio (537). Silverio morì esule nell’isola di Palmarola, presso Ponza il 21 giugno 538. Frattanto fra i goti schierati sotto le mura di Roma si manifestavano segni di stanchezza per il lungo e vano assedio. Vitige avanzò proposte di pace, ma Belisario le respinse. Allora chiese e ottenne una tregua di tre mesi, che gli imperiali sfruttarono a loro vantaggio. Vitige tentò un colpo di mano per entrare nella città, ma venne respinto. Inoltre un corpo di spedizione bizantino agli ordini del capitano Giovanni si dette a devastare il Piceno abitato dai goti e prese Rimini costringendo la guarnigione ostrogota a rinchiudersi in Ravenna. Giovanni poi si avviò verso Roma per prendere alle spalle gli assedianti. Sgomenti per i rovesci subiti e per l’avanzare degli imperiali dal nord, i goti infine tolsero l’assedio e si ritirarono. Era il 12 marzo 538. I barbari erano stati sconfitti e i romani poterono celebrare la vittoria. “Belisario scriveva a Costantinopoli che era veramente un miracolo l’aver potuto con un esercito di 5.000 uomini resistere vittoriosamente a 150.000” (Villari). I bizantini non dettero tregua ai goti in ritirata. Li assalirono mentre attraversavano il Tevere creando grande scompiglio tra le loro file sì che molti morirono affogati. Al Passo del Furlo, sugli Appennini, li impegnarono ancora in combattimento e li vinsero. I superstiti disertarono e si unirono ai vincitori. L’esercito di Vitige si assottigliò del continuo, e sebbene i goti occupassero ancora numerose città nell’Italia centrale, il loro potere andò declinando. Ridotti a doversi difendere dagli attacchi continui dei bizantini, non furono più in grado di spadroneggiare quasi incontrastati in Italia come ai tempi di Teodorico, per quanto in seguito riuscissero ancora a cogliere qualche sporadico successo militare. La fase più incisiva del loro dominio in Italia era finita con la sconfitta sotto le mura di Roma il 12 marzo 538. i) Le operazioni militari dei Bizantini nell’Italia centrale sarebbero proseguite con più celerità se l’Imperatore non avesse tolto a Belisario l’unità di co- 412

Daniele/note storiche 28-07-2004 9:59 Pag<strong>in</strong>a 411<br />

CAPIRE DANIELE<br />

diritto legittimo e i sentimenti romani e cattolici del deposto Ilderico. Una grande<br />

flotta salpò da Costant<strong>in</strong>opoli nel 533 e dopo una sosta a Catania sbarcò <strong>in</strong><br />

Africa, a 9 giorni di marcia da Cartag<strong>in</strong>e, un esercito di 10.000 fanti e 5.000 cavalieri,<br />

tutti agli ord<strong>in</strong>i del valoroso generale Belisario.<br />

“Belisario - dice P.Villari - si presentò <strong>in</strong> Africa non come un conquistatore,<br />

ma come un liberatore dei cattolici, dei Romani, del clero e dei proprietari, tutti<br />

ugualmente oppressi dai Vandali, eretici, stranieri e barbari” (op. cit., p. 184).<br />

La prima battaglia, il 13 settembre 533, fu v<strong>in</strong>ta dagli imperiali nonostante la<br />

loro <strong>in</strong>feriorità numerica. Due giorni dopo Belisario entrava trionfalmente a Cartag<strong>in</strong>e.<br />

Ritiratosi <strong>in</strong> Numidia, Gelimero contrattaccò poco tempo dopo ma perse<br />

anche stavolta. L’anno seguente si arrese e fu trattato da Belisario con umanità.<br />

“Il risultato più notevole di questa guerra - osserva il Villari - fu che i vandali,<br />

dopo avere portato tanto terrore, tante rov<strong>in</strong>e nell’Impero, scomparvero affatto<br />

dalla storia, senza che più se ne sentisse parlare” (op. cit., p. 185).<br />

Molti vandali furono deportati, altri <strong>in</strong>corporati nell’esercito bizant<strong>in</strong>o; quelli<br />

che rimasero <strong>in</strong> Africa ebbero confiscati i beni, furono cacciati dalle loro chiese,<br />

imprigionati o resi schiavi. Quando Belisario fece ritorno a Costant<strong>in</strong>opoli fra le<br />

spoglie che furono fatte sfilare dietro i prigionieri figuravano gli arredi del tempio<br />

di Gerusalemme che Tito aveva portato a Roma nel 70 e Genserico da Roma<br />

aveva portato Cartag<strong>in</strong>e nel 455.<br />

h) L’assass<strong>in</strong>io di Amalasunta nel 535 offrì a Giust<strong>in</strong>iano l’occasione per <strong>in</strong>tervenire<br />

<strong>in</strong> Italia dato che egli aveva preso sotto la sua protezione la reg<strong>in</strong>a<br />

ostrogota. Nel 535 Belisario sbarcò <strong>in</strong> Sicilia con un esercito di 7.500 uom<strong>in</strong>i e <strong>in</strong><br />

7 mesi l’isola fu riconquistata all’Impero. Come <strong>in</strong> Africa, il generale bizant<strong>in</strong>o si<br />

presentò anche alle genti italiche quale liberatore dalla tirannia dei barbari e<br />

dalla persecuzione ariana, sicché ebbe subito il favore e la cooperazione dei Romani.<br />

Un suo imprevisto e rapido ritorno <strong>in</strong> Africa per sedare una rivolta non<br />

compromise l’esito della guerra <strong>in</strong> Italia.<br />

Gli imperiali avanzarono <strong>in</strong> Italia senza quasi <strong>in</strong>contrare resistenza: Napoli<br />

soltanto tenne duro, ma essendo alcuni uom<strong>in</strong>i di Belisario penetrati nella città<br />

attraverso gli acquedotti e avendone aperte le porte, essa fu presa senza colpo<br />

ferire. In tutto questo tempo Teodato non si mosse. La sua gente, al colmo<br />

dell’<strong>in</strong>dignazione, lo depose ed elesse <strong>in</strong> sua vece Vitige, uomo di tutt’altra tempra.<br />

Lasciata <strong>in</strong> Roma una modesta guarnigione, Vitige si ritirò <strong>in</strong> Ravenna per<br />

radunare le sue forze. Venne a patti coi Franchi, che Giust<strong>in</strong>iano aveva cercato<br />

di muovergli contro, cedendo ad essi la Gallia Narbonese.<br />

Fra il 9 e il 10 dicembre 536 Belisario entrava <strong>in</strong> Roma per una delle sue<br />

porte mentre da un’altra usciva la piccola guarnigione dei goti. Roma tornava<br />

all’Impero dopo un sessantennio di dom<strong>in</strong>io barbarico.<br />

Nel 537 Vitige mosse da Ravenna alla volta di Roma con un esercito di<br />

150.000 uom<strong>in</strong>i. Belisario, che vi aveva lasciato una piccola guarnigione, corse <strong>in</strong><br />

aiuto della città. Con un assalto veemente gli imperiali fecero retrocedere i goti,<br />

ma poi essi stessi dovettero retrocedere f<strong>in</strong> sotto le mura di Roma. Era già buio e<br />

le porte restarono chiuse per timore che con gli amici entrassero anche i nemici.<br />

411

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!