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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pag<strong>in</strong>a 375<br />

CAPIRE DANIELE<br />

dell’“età presente” - così <strong>in</strong> questo passo di Daniele l’attacco mosso dal “piccolo<br />

corno” al tamîd (la “perpetuità”) del Pr<strong>in</strong>cipe celeste e al suo santuario - questa<br />

aggressione che costituisce il “peccato che produce la desolazione” (happesha‘<br />

shomen) - può essere visto su due piani prospettici, e cioè: 1) nella prospettiva<br />

della storia del popolo giudaico, come una predizione della profanazione e distruzione<br />

del Tempio gerosolimitano nell’anno ’70 (<strong>in</strong> modo simile che <strong>in</strong> 9:27) e<br />

2) nella prospettiva della storia del cristianesimo come un’allusione profetica alla<br />

sostituzione del m<strong>in</strong>istero sacerdotale cont<strong>in</strong>uo (tamîd) di Cristo nel santuario<br />

del cielo con un m<strong>in</strong>istero sacerdotale terreno ad opera della Chiesa romana 473.<br />

Abbiamo visto che l’<strong>in</strong>izio dei 1290 e dei 1335 giorni è s<strong>in</strong>crono, cioè contemporaneo;<br />

ne segue che il secondo periodo term<strong>in</strong>a 45 giorni-anni dopo che è f<strong>in</strong>ito<br />

il primo (1335-1290 = 45), (non si deve dimenticare che “giorni” nelle profezie<br />

apocalittiche equivalgono ad anni).<br />

Il commento di J.Doukhan sui due versetti <strong>in</strong> esame <strong>in</strong> queste pag<strong>in</strong>e è illum<strong>in</strong>ante.<br />

Scrive questo studioso nel suo lavoro più volte citato nel presente commentario:<br />

“Con i 1335 giorni si arriva a dest<strong>in</strong>azione. È l’ultimo periodo menzionato<br />

ed è anche il solo che sia segnato dal senso dell’arrivo alla meta dopo la<br />

tensione dell’attesa impaziente. Pertanto è questo il periodo che risponde veramente<br />

alla domanda: ‘f<strong>in</strong>o a quando?’ (v. 7; cfr. il v. 8). Ora questa domanda, si<br />

badi bene, è identica a quella del cap. 8. Non solo è composta dalle stesse parole<br />

ebraiche ‘ad mathay (f<strong>in</strong>o a quando?), ma è ugualmente associata allo<br />

stesso motivo dei ‘prodigi’ (pela‘ôth, 8:13, 24) ed è <strong>in</strong>serita nel medesimo contesto<br />

di dialogo fra due esseri celesti (8:13, cfr. 12:6).<br />

Inf<strong>in</strong>e il personaggio a cui è rivolta la domanda si presenta con l’abito del<br />

sommo sacerdote nell’esercizio delle funzioni che gli competono nel giorno del<br />

Kippur, un tema dom<strong>in</strong>ante nel cap. 8. Tutto concorre a suggerire che le due visioni<br />

traducono la stessa preoccupazione e si applicano al medesimo evento. I<br />

1335 giorni, come le 2300 sere e matt<strong>in</strong>e, rispondono alla stessa domanda, una<br />

domanda che esprime un’identica preoccupazione, e per conseguenza conducono<br />

al medesimo tempo della f<strong>in</strong>e, il 1844. “Nella visione delle 2300 sere e matt<strong>in</strong>e,<br />

Daniele vede il tempo che <strong>in</strong>izia nel 1844 come un tempo di Kippur celeste<br />

nel corso del quale Dio procede a giudicare gli uom<strong>in</strong>i e così prepara il regno<br />

che viene.<br />

“Nella visione dei 1335 giorni, Daniele vede lo stesso tempo, ma stavolta il<br />

suo sguardo si volge verso la terra. Il periodo profetico è messo <strong>in</strong> rapporto con<br />

l’uomo di quaggiù che ‘arriva’ f<strong>in</strong> lì e la cui felicità si scopre nell’attesa.<br />

“‘Beato chi aspetta e arriva f<strong>in</strong> lì...’ (v. 12). Il tempo che <strong>in</strong>izia nel 1844 è<br />

dunque vissuto non solo come un tempo di arrivo a dest<strong>in</strong>azione, ma altresì<br />

come un tempo di attesa e di speranza. È precisamente lo spirito che caratterizza<br />

la psicologia dell’israelita nel giorno del Kippur.<br />

Gli stessi sentimenti di attesa e di speranza animano il Salmo della Festa<br />

473 - Cfr. S.D.A. Bible Commentary, vol. IV, pp. 873-874.<br />

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