Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pagina 367 CAPIRE DANIELE I dormienti nella polvere della terra sono evidentemente i defunti. La metafora del dormire, applicata ordinariamente ai giacenti nei sepolcri 456, suggerisce uno stato di incoscienza dei trapassati (durante il sonno s’interrompe la percezione della realtà oggettiva). È enunciata in questo passo danielico, per quanto in modo laconico, la dottrina della risurrezione che gli scritti del Nuovo Testamento riprendono ed elaborano 457. La risurrezione della quale sta parlando l’angelo a Daniele è una risurrezione parziale di giusti e di reprobi: “molti di quelli che dormono si risveglieranno: gli uni per la vita eterna, gli altri... per un’eterna infamia”. Commenta E.G.White: “Tutti coloro che sono morti nella fede del messaggio del terzo angelo escono dai sepolcri glorificati e odono il patto di pace di Dio concluso con chi ha osservato la sua legge. ‘Anche quelli che lo trafissero’, Ap 1:7, coloro che disprezzarono e derisero l’agonia mortale di Cristo e i più violenti oppositori della sua verità e del suo popolo, risusciteranno per contemplare la sua gloria e l’onore conferito ai fedeli e agli ubbidienti” 458. “...per la vita eterna ({flO( y¢Yax:l lechayyê ‘ôlam) ...per una eterna infamia ({flO( }O):rid:l ledir’ôn ‘olam)”, con queste indicazioni antitetiche sono precisati i destini ultimi dei fedeli e dei ribelli. L’ebraico dir’on, spiega il S.D.A. Bible Commentary, è “un vocabolo che non compare in nessun altro punto della Bibbia tranne che in Is 66:24. Esso è correlato con l’arabico dara’, ‘ripugnare’, ed ha il senso di ‘orrore’. Gli abitanti dell’universo che per millenni furono testimoni del gran conflitto, proveranno un senso di forte ripugnanza verso il peccato. Quando sarà finito il conflitto e il nome di Dio sarà pienamente giustificato, un profondo senso di orrore per il peccato e per tutto ciò che esso ha contaminato percorrerà l’universo. E’ questo orrore che dà concretezza alla prospettiva che mai più il peccato turberà l’armonia dell’universo” 459. 3 E i savi risplenderanno come lo splendore della distesa, e quelli che ne avranno condotti molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle, in sempiterno. Il passo è strutturato nella forma del parallelismo sinonimico caratteristico della poesia ebraica. È data dei savi un’immagine dinamica: essi sono “quelli che avranno condotto molti alla giustizia”. 456 - Cfr. 2Re 2:10; Sl 10:3; Mt 27:52; Gv 11:11; 1Co 15:20; 1Te 4:14; 2Pie 3:4. 457 - Cfr. Mt 22:30; Lc 14:14; Gv 5:29; 6:40; At 24:15; 1Co 6:14; 15:42-44, 51-52; 1Te 4:16- 17; Ap 20:5-6. 458 - The Great Controversy, p. 637; nell’edizione italiana Il Gran Conflitto, p. 463. 459 - Vol. IV, p. 878 367

Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pagina 368 CAPITOLO 12 L’ebr. {yiliK:&aMah hammaskilîm, “i saggi”, viene dal verbo sakal, “essere prudente”, “agire con circospezione” (Gesenius). Maskilîm, participio hifil del verbo sakal, può essere preso nel senso causativo: “coloro che insegnano la prudenza, che fanno essere prudenti”. È precisamente nell’esercizio di questa funzione che i “saggi” sono visti in 11:33 (“i savi fra il popolo ne istruiranno molti”). “L’uomo che ha conoscenza delle cose di Dio, da questa conoscenza è reso edotto che quelle cose egli deve condividerle. La sapienza divina lo induce a farsi maestro di saggezza per gli altri” 460. Quali mutamenti radicali apporterà nell’ordine storico l’irruzione del tempo finale! I “saggi”, già perseguitati a morte (11:33-35): saranno allora resi partecipi della gloria eterna degli esseri immortali: “risplenderanno come le stelle in sempiterno” (cfr. 1Gv 3:2), e i loro persecutori, già trionfanti, saranno precipitati nell’infamia. Con questa visione esaltante dei santi risorti e glorificati nel regno eterno di Dio si chiude l’ultima rivelazione che fu data al santo profeta Daniele. 4 E tu, Daniele, tieni nascoste queste parole, e sigilla il libro sino al tempo della fine; molti lo studieranno con cura, e la conoscenza aumenterà”. A complemento della rivelazione, una precisa istruzione riguardo ad essa viene data a Daniele. Il profeta dovrà mantenere segrete le cose che gli sono state rivelate: {yirfb:Dah {ot:s l)¢Yénfd hfTa)ºw we’athah dâni’el sethom haddevarîm..., “e tu, Daniele, nascondi le parole...” (da satham, “fermare”, “rinchiudere”, “nascondere”). Dovrà anche sigillare il libro nel quale raccoglierà per iscritto quanto gli è stato rivelato: rep"Sah {otAxáw wachathom hassefer..., “e sigilla il libro...” (da châtham, “sigillare”). “Parole” e “libro” si riferiscono sostanzialmente alla stessa cosa, cioè alla profezia che ha avuto inizio in 11:2. “Tale piccolo documento - osserva H.C. Leupold - nell’ebraico può significare qualunque documento, sia esso esteso o breve” 461. Non l’intero libro di Daniele doveva dunque essere mantenuto segreto, ma soltanto una sua porzione. Un’istruzione analoga Daniele aveva ricevuto riguardo alla profezia delle “sere e mattine” in 8:26: “Tu tieni segreta la visione”, sethom hachazôn. La motivazione è sostanzialmente la stessa che in 8:26, anche se è espressa con parole differenti: “perchè si riferisce a un tempo lontano”, lett. “a molti giorni”, leyamîm rabîm (in 12:4: “sino al tempo della fine”, j"q t"(-da( ‘ad ‘eth qetz). Il silenzio imposto a Daniele dall’angelo riguardava chiaramente porzioni di profezia riferentisi agli ultimi tempi. “È naturale - scrive E.G.White - che un messaggio attinente al giudizio potesse essere proclamato solo quando fosse 460 - S.D.A. Bible Commentary, vol. cit., p. 879. 461 - H.C.LEUPOLD, op. cit., p. 534. 368

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CAPITOLO 12<br />

L’ebr. {yiliK:&aMah hammaskilîm, “i saggi”, viene dal verbo sakal, “essere prudente”,<br />

“agire con circospezione” (Gesenius). Maskilîm, participio hifil del verbo<br />

sakal, può essere preso nel senso causativo: “coloro che <strong>in</strong>segnano la prudenza,<br />

che fanno essere prudenti”. È precisamente nell’esercizio di questa funzione che<br />

i “saggi” sono visti <strong>in</strong> 11:33 (“i savi fra il popolo ne istruiranno molti”). “L’uomo<br />

che ha conoscenza delle cose di Dio, da questa conoscenza è reso edotto che<br />

quelle cose egli deve condividerle. La sapienza div<strong>in</strong>a lo <strong>in</strong>duce a farsi maestro<br />

di saggezza per gli altri” 460.<br />

Quali mutamenti radicali apporterà nell’ord<strong>in</strong>e storico l’irruzione del tempo<br />

f<strong>in</strong>ale! I “saggi”, già perseguitati a morte (11:33-35): saranno allora resi partecipi<br />

della gloria eterna degli esseri immortali: “risplenderanno come le stelle <strong>in</strong> sempiterno”<br />

(cfr. 1Gv 3:2), e i loro persecutori, già trionfanti, saranno precipitati<br />

nell’<strong>in</strong>famia.<br />

Con questa visione esaltante dei santi risorti e glorificati nel regno eterno di<br />

Dio si chiude l’ultima rivelazione che fu data al santo profeta Daniele.<br />

4 E tu, Daniele, tieni nascoste queste parole, e sigilla il libro s<strong>in</strong>o al<br />

tempo della f<strong>in</strong>e; molti lo studieranno con cura, e la conoscenza aumenterà”.<br />

A complemento della rivelazione, una precisa istruzione riguardo ad essa viene<br />

data a Daniele.<br />

Il profeta dovrà mantenere segrete le cose che gli sono state rivelate:<br />

{yirfb:Dah {ot:s l)¢Yénfd hfTa)ºw we’athah dâni’el sethom haddevarîm..., “e tu, Daniele,<br />

nascondi le parole...” (da satham, “fermare”, “r<strong>in</strong>chiudere”, “nascondere”). Dovrà<br />

anche sigillare il libro nel quale raccoglierà per iscritto quanto gli è stato rivelato:<br />

rep"Sah {otAxáw wachathom hassefer..., “e sigilla il libro...” (da châtham, “sigillare”).<br />

“Parole” e “libro” si riferiscono sostanzialmente alla stessa cosa, cioè alla profezia<br />

che ha avuto <strong>in</strong>izio <strong>in</strong> 11:2.<br />

“Tale piccolo documento - osserva H.C. Leupold - nell’ebraico può significare<br />

qualunque documento, sia esso esteso o breve” 461.<br />

Non l’<strong>in</strong>tero libro di Daniele doveva dunque essere mantenuto segreto, ma<br />

soltanto una sua porzione. Un’istruzione analoga Daniele aveva ricevuto riguardo<br />

alla profezia delle “sere e matt<strong>in</strong>e” <strong>in</strong> 8:26: “Tu tieni segreta la visione”,<br />

sethom hachazôn. La motivazione è sostanzialmente la stessa che <strong>in</strong> 8:26, anche<br />

se è espressa con parole differenti: “perchè si riferisce a un tempo lontano”, lett.<br />

“a molti giorni”, leyamîm rabîm (<strong>in</strong> 12:4: “s<strong>in</strong>o al tempo della f<strong>in</strong>e”, j"q t"(-da( ‘ad<br />

‘eth qetz). Il silenzio imposto a Daniele dall’angelo riguardava chiaramente porzioni<br />

di profezia riferentisi agli ultimi tempi. “È naturale - scrive E.G.White - che<br />

un messaggio att<strong>in</strong>ente al giudizio potesse essere proclamato solo quando fosse<br />

460 - S.D.A. Bible Commentary, vol. cit., p. 879.<br />

461 - H.C.LEUPOLD, op. cit., p. 534.<br />

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