Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pagina 349 CAPIRE DANIELE Egitto la questione della Celesiria. Per prevenire un attacco egiziano, Antioco IV scese in Palestina con l’esercito, ma non proseguì oltre. Nel 169 però le truppe egiziane varcarono minacciosamente il confine. Antioco, che si era garantita la neutralità di Roma - allora impegnata nella guerra contro Perseo in Macedonia - mosse contro l’esercito egizio, lo impegnò in battaglia alla frontiera e lo sconfisse occupando poi Pelusio e il Delta e facendo prigioniero lo stesso Tolomeo VI 441. Il “principe dell’alleanza” è identificato col sommo sacerdote Onia III deposto dall’Epifane nel 175 e mandato in esilio in Antiochia, poi a Dafne, sobborgo di questa città, dove in seguito venne assassinato. 23 E, nonostante la lega fatta con quest’ultimo, agirà con frode, salirà, e diverrà vittorioso con poca gente. Qualche commentatore ha avanzato l’ipotesi che in questo punto Daniele retroceda nel tempo e si riferisca alla lega di mutua amicizia e assistenza stipulata nel 161 a.C. tra Romani e Giudei 442. Si è presunto che l’espressione ebraica del v. 24 tradotta “per un tempo” indichi un “tempo” profetico di 360 anni. Altri espositori che si sono attenuti alla continuità cronologica della profezia di Dn 11, hanno ravvisato qui un riferimento alla politica romana di stringere patti di mutua assistenza (come si direbbe oggi), come la lega stipulata nel 161 a.C. coi Giudei. In forza di simili patti i Romani riconoscevano ai partners lo status di “alleati” e presumibilmente le clausole comprendevano la protezione reciproca e la promozione dei mutui interessi. Roma si mostrava così nel ruolo di amica e protettrice, in realtà però dietro questa facciata si nascondeva la sua vera intenzione, che era quella di agire “con frode” per volgere a proprio vantaggio gli accordi del patto. Spesso essa faceva pesare sugli alleati il costo delle conquiste e di regola ne riserbava per sé i benefici. E come atto finale, gli alleati venivano assorbiti nell’Impero. Interpretazione corrente. Sarebbero qui descritti gli intrighi di Antioco Epifane per consolidare il suo dominio sui Giudei. Con lusinghe e promesse quest’uomo astuto e cinico trasse dalla sua parte gruppi di giudei filo-ellenisti e persone che contavano in Gerusalemme, in particolare un certo Giasone che ottenne il suo appoggio per impadronirsi del sommo sacerdozio (cfr. 1Maccabei 4:7). 24 E, senza rumore, invaderà le parti più grasse della provincia, e farà quello che non fecero mai né i suoi padri, né i padri dei suoi padri: distribuirà bottino, spoglie e beni e mediterà progetti contro le fortezze; questo, per un certo tempo. 441 - Cfr. G.RICCIOTTI, Storia d’Israele, vol. II, par. 43. 442 - Cfr. GIUSEPPE FLAVIO, Antichità, X. 10,6. 349

Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pagina 350 CAPITOLO 11 “...per un certo tempo...”, ebr. t"(-da( ‘ad ‘eth, “fino ad un tempo...”. L’espressione denota un limite di tempo al di là del quale cesserebbero gli espedienti messi in atto dal potere qui descritto. Il vocabolo ‘eth non sembra riferirsi ad un periodo temporale specifico o a un arco di tempo profetico. In 4:16 e in 7:25 il termine tradotto “tempi” è l’aramaico ‘iddanin, e in 12:7 “tempi” traduce l’ebraico mo‘adîm. La frase ‘ad ‘eth sembra designare un momento indeterminato del futuro rispetto a chi scrive. Il potere malvagio, insomma, avrebbe agito finché non fosse pervenuto al limite stabilito da Dio (vedi 11:27; cfr. 12:1). Gli autori che attribuiscono valore profetico al termine “tempo” (‘eth) in questo versetto, ravvisano nelle vicende in esso narrate un riferimento al periodo storico durante il quale Roma fu il centro politico e amministrativo dell’Impero. Essi ritengono che alla vittoria di Ottaviano su Marcantonio e Cleopatra ad Azio nell’anno 31 seguì l’inizio dell’ascesa di Roma verso l’età imperiale. Procedendo in avanti di 360 anni (l’equivalente del “tempo” profetico) a decorrere da questa data, si perviene all’anno 330 a.D. quando la capitale dell’Impero fu spostata da Roma a Bisanzio, chiamata poi Costantinopoli. Altri espositori scorgono in questo versetto un riferimento alla politica di Roma verso le terre conquistate e annesse all’Impero. È noto dalla storia che i conquistatori romani solevano distribuire con prodigalità il bottino di guerra ai nobili e agli ufficiali dell’esercito, e che ai combattenti vittoriosi assegnavano terreni nelle regioni conquistate. “Fino ad un tempo” - un tempo considerevolmente lungo - non ci fu “fortezza” che poté resistere alla pressione delle invincibili legioni di Roma. Interpretazione corrente. La “provincia” delle cui parti “più grasse” (più fertili) il re del nord s’impadronirebbe, secondo alcuni autori sarebbe la Giudea, secondo altri, che si appellano a 1Maccabei 3:30, sarebbe la Perside, a oriente della Mesopotamia. Alla stregua di tutti i conquistatori, Antioco spogliò i territori dei quali si impadronì, ma a differenza dei suoi predecessori (“i padri e i padri dei suoi padri”) egli non usò le ricchezze saccheggiate per circondarsi di fasto, come era comune fra i monarchi orientali dopo ogni guerra vittoriosa. L’Epifane, invece, distribuì generosamente il bottino di guerra ai suoi amici e sostenitori e anche ai templi e alle città per comprarsene l’appoggio e l’adulazione. Tra le “fortezze” contro le quali il re del settentrione medita progetti - osserva H.C.Leupold - si può annoverare Pelusio nella quale Antioco insediò una guarnigione militare per mantenere aperte le frontiere d’Egitto ond’egli avesse libertà di tornarvi in qualsivoglia momento. Ma solo “fino ad un tempo”, cioè finché Dio lo avrebbe permesso. 350 25 Poi raccoglierà le sue forze e il suo coraggio contro il re del mezzogiorno, mediante un grande esercito. E il re del mezzogiorno s’impegnerà in guerra con un grande e potentissimo esercito; ma non potrà tenere fronte, perché si faranno delle macchinazioni contro di lui. 26 Quelli che mangeranno alla sua mensa saranno la sua rovina, il suo esercito si dileguerà come un torrente, e molti cadranno uccisi.

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CAPITOLO 11<br />

“...per un certo tempo...”, ebr. t"(-da( ‘ad ‘eth, “f<strong>in</strong>o ad un tempo...”. L’espressione<br />

denota un limite di tempo al di là del quale cesserebbero gli espedienti messi <strong>in</strong><br />

atto dal potere qui descritto. Il vocabolo ‘eth non sembra riferirsi ad un periodo<br />

temporale specifico o a un arco di tempo profetico. In 4:16 e <strong>in</strong> 7:25 il term<strong>in</strong>e<br />

tradotto “tempi” è l’aramaico ‘iddan<strong>in</strong>, e <strong>in</strong> 12:7 “tempi” traduce l’ebraico<br />

mo‘adîm. La frase ‘ad ‘eth sembra designare un momento <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato del futuro<br />

rispetto a chi scrive. Il potere malvagio, <strong>in</strong>somma, avrebbe agito f<strong>in</strong>ché non<br />

fosse pervenuto al limite stabilito da Dio (vedi 11:27; cfr. 12:1).<br />

Gli autori che attribuiscono valore profetico al term<strong>in</strong>e “tempo” (‘eth) <strong>in</strong><br />

questo versetto, ravvisano nelle vicende <strong>in</strong> esso narrate un riferimento al periodo<br />

storico durante il quale Roma fu il centro politico e amm<strong>in</strong>istrativo dell’Impero.<br />

Essi ritengono che alla vittoria di Ottaviano su Marcantonio e Cleopatra ad Azio<br />

nell’anno 31 seguì l’<strong>in</strong>izio dell’ascesa di Roma verso l’età imperiale.<br />

Procedendo <strong>in</strong> avanti di 360 anni (l’equivalente del “tempo” profetico) a decorrere<br />

da questa data, si perviene all’anno 330 a.D. quando la capitale dell’Impero<br />

fu spostata da Roma a Bisanzio, chiamata poi Costant<strong>in</strong>opoli. Altri espositori<br />

scorgono <strong>in</strong> questo versetto un riferimento alla politica di Roma verso le<br />

terre conquistate e annesse all’Impero. È noto dalla storia che i conquistatori romani<br />

solevano distribuire con prodigalità il bott<strong>in</strong>o di guerra ai nobili e agli ufficiali<br />

dell’esercito, e che ai combattenti vittoriosi assegnavano terreni nelle regioni<br />

conquistate.<br />

“F<strong>in</strong>o ad un tempo” - un tempo considerevolmente lungo - non ci fu “fortezza”<br />

che poté resistere alla pressione delle <strong>in</strong>v<strong>in</strong>cibili legioni di Roma.<br />

Interpretazione corrente. La “prov<strong>in</strong>cia” delle cui parti “più grasse” (più<br />

fertili) il re del nord s’impadronirebbe, secondo alcuni autori sarebbe la Giudea,<br />

secondo altri, che si appellano a 1Maccabei 3:30, sarebbe la Perside, a oriente<br />

della Mesopotamia. Alla stregua di tutti i conquistatori, Antioco spogliò i territori<br />

dei quali si impadronì, ma a differenza dei suoi predecessori (“i padri e i padri<br />

dei suoi padri”) egli non usò le ricchezze saccheggiate per circondarsi di fasto,<br />

come era comune fra i monarchi orientali dopo ogni guerra vittoriosa. L’Epifane,<br />

<strong>in</strong>vece, distribuì generosamente il bott<strong>in</strong>o di guerra ai suoi amici e sostenitori e<br />

anche ai templi e alle città per comprarsene l’appoggio e l’adulazione.<br />

Tra le “fortezze” contro le quali il re del settentrione medita progetti - osserva<br />

H.C.Leupold - si può annoverare Pelusio nella quale Antioco <strong>in</strong>sediò una<br />

guarnigione militare per mantenere aperte le frontiere d’Egitto ond’egli avesse libertà<br />

di tornarvi <strong>in</strong> qualsivoglia momento. Ma solo “f<strong>in</strong>o ad un tempo”, cioè f<strong>in</strong>ché<br />

Dio lo avrebbe permesso.<br />

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25 Poi raccoglierà le sue forze e il suo coraggio contro il re del mezzogiorno,<br />

mediante un grande esercito. E il re del mezzogiorno s’impegnerà<br />

<strong>in</strong> guerra con un grande e potentissimo esercito; ma non potrà<br />

tenere fronte, perché si faranno delle macch<strong>in</strong>azioni contro di lui.<br />

26 Quelli che mangeranno alla sua mensa saranno la sua rov<strong>in</strong>a, il<br />

suo esercito si dileguerà come un torrente, e molti cadranno uccisi.

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