Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 34 Capitolo 1 ____________________________ Il libro di Daniele si apre con la notizia di un assedio di Gerusalemme ad opera del re di Babilonia (vv. 1 e 2) e prosegue col descrivere l’impatto di quattro giovani deportati giudei con la dura realtà di un ambiente ostile ai loro principi religiosi (vv. 8-10). Sono messi in risalto la fedeltà dei giovani alla fede dei padri (vv. 7-13) e la ricompensa che ne segue (vv. 17-20). Quanto veniamo a sapere sulla intransigenza del signore di Babilonia (v.10) e sulla tempra morale di Daniele, Hanania, Mishael e Azaria (vv. 8, 11-12), offre una base logica alle vicende narrate nei cinque capitoli seguenti e nello stesso tempo prelude alle tensioni che verranno via via svelandosi in questi capitoli. L’eroica resistenza dei compagni di Daniele (cap. 3) e di Daniele stesso (cap. 6) alla invadente intrusione del paganesimo nella loro vita religiosa, l’accortezza e prudenza di Daniele in situazioni di pericolo (2: 14-16; 4: 19), la sua capacità di interpretare sogni (cc. 2 e 4) e svelare segreti (cap. 5), il suo carisma profetico e le straordinarie rivelazioni di cui egli è fatto mediatore per le generazioni future (cc. 7-12), tutto questo si spiega e si comprende alla luce di quanto è narrato in questo capitolo. Si può ben dire, dunque, che il capitolo primo di Daniele costituisce un’adeguata introduzione a tutto il libro. 1 Il terzo anno del regno di Joiakim, re di Giuda, Nebucadnetsar, re di Babilonia, venne contro Gerusalemme, e l’assediò. La notizia con la quale esordisce il libro ci pone subito di fronte a tre problemi. Il primo nasce dall’accenno a un assedio di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor 20 nell’anno terzo del re di Giuda Gioiachim. Questo personaggio fu posto sul trono di Giuda come vassallo dell’Egitto dal faraone Neco II (2Re 23: 34-35) il quale nel 609 a.C. aveva vinto e ucciso a Meghiddo re Giosia, padre di Gioiachim (2Re 23: 29). Neco spadroneggiò sul 20 - Il nome del re di Babilonia nell’Antico Testamento compare in due forme lievemente varianti: Nebukadne’zzar [raC)ån:dakUbºn] (in Daniele, nei libri storici e poche volte in Geremia) e Nebukadre’zzar [raC)er:dakUbºn] (29 volte in Geremia e 4 volte in Ezechiele). La forma con la r è più corretta rispecchiando meglio la dizione babilonese Nabu-kudurri-uzur (“Nabu protegge il figlio” o “Nabu protegga l’erede”). Le fonti greche attestano sia la forma con la n: Nabouchodonosor [Nabouxodonosor] (i LXX e Giuseppe Flavio), sia la forma con la r: Nabokodrosoros [Nabokodrosoroj] (Strabone e, come variante, in un manoscritto di Giuseppe Flavio). Giovanni Luzzi, nella Versione Riveduta della Bibbia, usa una forma italiana derivata dall’ebraico, Nebucadnetsar. In questo commentario si preferisce la forma derivata dal greco, Nabucodònosor. 34

Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 35 CAPIRE DANIELE territorio di Giuda per circa quattro anni (2Re 23:33-35), finché Nabucodonosor, erede del trono di Babilonia, non lo ebbe sconfitto a Carchemish, nella Siria superiore, e non lo ebbe respinto entro i confini dell’Egitto, divenendo di fatto egli stesso il nuovo padrone del territorio (2Re 24: 7). Geremia (46:2) pone questo avvenimento nell’anno quarto di Gioiachim (605 a.C.) che in 25: 1 sincronizza con l’anno primo di Nabucodonosor. È stato osservato che è storicamente impossibile una presenza armata di Nabucodonosor in Palestina nel 606 a.C., come sembra suggerire Dn 1: 1, giacché in quell’anno il paese era ancora sotto il controllo dell’Egitto. Se ne è dedotto che l’autore del libro è disinformato sulla storia e perciò le notizie che fornisce sono inattendibili. Dal versante opposto, si è ribattuto che è possibile mettere d’accordo Daniele e Geremia sulla data della campagna militare di Nabucodonosor nella regione siro-palestinese alla quale entrambi fanno riferimento. Varie ipotesi sono state proposte 21 per appianare la divergenza cronologica su accennata. La più attendibile è quella che suppone l’uso nei due libri di sistemi di datazione differenziati 22. Nell’antichità gli avvenimenti si datavano generalmente in base agli anni di regno dei sovrani in carica, ma il modo di calcolare detti anni non era uniforme. In Babilonia li si contava dal principio dell’anno civile successivo a quello in cui il sovrano aveva cinto la corona. La frazione dell’anno precedente, dal momento dell’assunzione del potere regale sino alla fine dell’anno, era detta “anno di accessione” e non veniva calcolata nel computo degli anni di regno. In Egitto invece si calcolava come primo anno di regno l’intervallo di tempo fra l’ascesa al trono del nuovo sovrano e l’ultimo giorno dell’anno civile in corso. È evidente che quello che in Babilonia era “l’anno di accessione” del nuovo re, in Egitto era considerato il primo anno di regno 23. Abbiamo indizi significativi nella Scrittura - lo si documenterà più avanti - per poter dire che gli scrittori giudaiti dell’ultimo periodo dei re adottarono il sistema egiziano di conteggio degli anni di regno. È ovvio che la data di un avvenimento qualunque fissata in ambiente egiziano o giudaita in base agli anni di regno di un certo sovrano risultasse spostata in avanti di un anno rispetto alla data del medesimo avvenimento calcolata in Babilonia con riferimento agli stessi anni di regno. È del tutto verosimile che Daniele, educato in Babilonia fin dalla giovinezza (Dn 1: 4), calcolasse gli anni di regno di Gioiachim (Dn 1:1) secondo il sistema babilonese di postdatazione e che Geremia, che visse e scrisse in terra di Giuda, computasse gli stessi anni di regno in base al sistema giudaita di predatazione. Questa ipotesi è confortata da almeno due casi di datazione parallela sfalsata di un anno che si riscontrano nell’Antico Testamento, uno nel libro di Geremia e uno nel raffronto tra Geremia e il Secondo Libro dei Re. In Gr 52 uno stesso av- 21 - Cfr. H.C.LEUPOLD, Exposition of Daniel, pp. 51-55. 22 - Vedi S.D.A. Bible Commentary, vol. II, pp. 138-139 e vol. IV, pp. 745-746. 23 - Vedi J.FINEGAN, Handbook of Biblical Chronology, pp. 208-209. 35

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Capitolo 1<br />

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Il libro di Daniele si apre con la notizia di un assedio di Gerusalemme ad opera<br />

del re di Babilonia (vv. 1 e 2) e prosegue col descrivere l’impatto di quattro giovani<br />

deportati giudei con la dura realtà di un ambiente ostile ai loro pr<strong>in</strong>cipi religiosi<br />

(vv. 8-10). Sono messi <strong>in</strong> risalto la fedeltà dei giovani alla fede dei padri (vv.<br />

7-13) e la ricompensa che ne segue (vv. 17-20).<br />

Quanto veniamo a sapere sulla <strong>in</strong>transigenza del signore di Babilonia (v.10)<br />

e sulla tempra morale di Daniele, Hanania, Mishael e Azaria (vv. 8, 11-12), offre<br />

una base logica alle vicende narrate nei c<strong>in</strong>que capitoli seguenti e nello stesso<br />

tempo prelude alle tensioni che verranno via via svelandosi <strong>in</strong> questi capitoli.<br />

L’eroica resistenza dei compagni di Daniele (cap. 3) e di Daniele stesso (cap.<br />

6) alla <strong>in</strong>vadente <strong>in</strong>trusione del paganesimo nella loro vita religiosa, l’accortezza<br />

e prudenza di Daniele <strong>in</strong> situazioni di pericolo (2: 14-16; 4: 19), la sua capacità<br />

di <strong>in</strong>terpretare sogni (cc. 2 e 4) e svelare segreti (cap. 5), il suo carisma profetico e<br />

le straord<strong>in</strong>arie rivelazioni di cui egli è fatto mediatore per le generazioni future<br />

(cc. 7-12), tutto questo si spiega e si comprende alla luce di quanto è narrato <strong>in</strong><br />

questo capitolo. Si può ben dire, dunque, che il capitolo primo di Daniele costituisce<br />

un’adeguata <strong>in</strong>troduzione a tutto il libro.<br />

1 Il terzo anno del regno di Joiakim, re di Giuda, Nebucadnetsar, re<br />

di Babilonia, venne contro Gerusalemme, e l’assediò.<br />

La notizia con la quale esordisce il libro ci pone subito di fronte a tre problemi.<br />

Il primo nasce dall’accenno a un assedio di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor<br />

20 nell’anno terzo del re di Giuda Gioiachim.<br />

Questo personaggio fu posto sul trono di Giuda come vassallo dell’Egitto<br />

dal faraone Neco II (2Re 23: 34-35) il quale nel 609 a.C. aveva v<strong>in</strong>to e ucciso a<br />

Meghiddo re Giosia, padre di Gioiachim (2Re 23: 29). Neco spadroneggiò sul<br />

20 - Il nome del re di Babilonia nell’Antico Testamento compare <strong>in</strong> due forme lievemente varianti:<br />

Nebukadne’zzar [raC)ån:dakUbºn] (<strong>in</strong> Daniele, nei libri storici e poche volte <strong>in</strong> Geremia) e Nebukadre’zzar<br />

[raC)er:dakUbºn] (29 volte <strong>in</strong> Geremia e 4 volte <strong>in</strong> Ezechiele). La forma con la r è più<br />

corretta rispecchiando meglio la dizione babilonese Nabu-kudurri-uzur (“Nabu protegge il figlio”<br />

o “Nabu protegga l’erede”). Le fonti greche attestano sia la forma con la n: Nabouchodonosor<br />

[Nabouxodonosor] (i LXX e Giuseppe Flavio), sia la forma con la r: Nabokodrosoros [Nabokodrosoroj]<br />

(Strabone e, come variante, <strong>in</strong> un manoscritto di Giuseppe Flavio). Giovanni<br />

Luzzi, nella Versione Riveduta della Bibbia, usa una forma italiana derivata dall’ebraico, Nebucadnetsar.<br />

In questo commentario si preferisce la forma derivata dal greco, Nabucodònosor.<br />

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