Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pagina 329 CAPIRE DANIELE 20 Ed egli disse: “Sai tu perché io sono venuto da te? Ora me ne torno a combattere col capo della Persia; e quand’io uscirò a combattere ecco che verrà il capo di Javan. La domanda può sembrare fuori luogo, giacché il soggetto parlante aveva già dato due motivazioni alla sua venuta: una prima nel v. 12: “sono venuto a motivo delle tue parole”, e una seconda nel v. 14: “sono venuto per farti comprendere ciò che avverrà al tuo popolo”. Può anche sembrare strano che alla domanda non segua né una risposta dalla parte di chi ascolta, né una spiegazione dalla parte di chi parla. In realtà non c’è niente di strano in tutto questo. Data la condizione di crescente sofferenza e debolezza fisica dell’ascoltante, era del tutto possibile che questi non avesse potuto seguire fino in fondo quanto gli era stato detto. Una domanda intesa a sincerarsene, da parte di chi ha parlato, era perciò assolutamente logica e appropriata, tanto più che a quel discorso interrotto quasi appena iniziato doveva adesso collegarsi la rivelazione vera e propria. Un cenno di assenso dell’ascoltante può avere rassicurato l’interrogante che adesso può riprendere tranquillamente il discorso interrotto. L’angelo (v. 14) stava parlando della sua missione presso la corte di Persia per contrastare l’influenza su quella corte dell’angelo di Satana, un’influenza nefasta per il popolo di Daniele; e stava accennando all’intervento risolutivo di Micael in questo conflitto ultraterreno quando ha dovuto interrompersi per il malore che ha colto il suo interlocutore. Ora che Daniele è in condizione di ascoltare, riprende il discorso da questo punto. Col sostegno del Principe Micael, dunque, l’estenuante confronto con l’angelo del male si era risolto felicemente, ma l’avversario, temporaneamente battuto, di certo non si darà per vinto. Urge pertanto che colui che parla a Daniele ritorni presso il re di Persia per riprendere la lotta: “Ora torno a combattere col principe di Persia”, sfrfP ra&-{i( {"xfLih:l bU$f) hfTa(ºwwe‘attah ’ashûv lehillachem ‘im sar paras 428. Chiaramente si prospetta un nuovo conflitto con l’emissario di Satana, un conflitto destinato a prolungarsi molto al di là del tempo nel quale Daniele riceve questa rivelazione (sui riflessi di siffatto conflitto nella storia posteriore d’Israele, vedi Ed 4: 4-5, 24; 6-23). In sostanza l’angelo rivelatore fa capire a Daniele che la lotta durerà finché la Persia non sarà soppiantata dalla Grecia: “e quando uscirò a combattere ecco che verrà il capo di Javan” (ossia il principe di Grecia). 428 - Il testo ebraico può sembrare ambiguo, giacché la preposizione ‘im (“con”) può essere compresa sia nel senso di un’alleanza (“al fianco di”) sia nel senso di una contrapposizione (“contro”). Alla stessa incertezza può dar luogo la preposizione meta nella versione greca del passo (su meta nel senso di “insieme con”, “accanto a” vedi Gv 1:3 e Ap 2:16). Il verbo ebraico lâchâm, “combattere”, seguito dalla preposizione ‘im, come in questo passo di Daniele, ritorna 28 volte nell’Antico Testamento col senso evidente di “combattere contro” che emerge dal contesto (cfr. De 20:4; 2Re 13:12; Gr 41:12; Dn 11:11). In Dn 10:20 lehillachem ‘im ha sicuramente questo senso (vedi S.D.A. Bible Commentary, vol. IV, p. 861). 329

Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pagina 330 CAPITOLO 10 L’ebraico recita: )fB }æwæy-ra& h¢Nihºw )"cOy yénA)áwwa’anî yotze’ wehinneh sar yawan ba’, letteralmente: “quando uscirò, il principe di Yavan verrà” (è sottinteso “quando uscirò dal conflitto”, cioè “quando avrò abbandonato la lotta”). La Concordata rende bene il senso dell’originale: “... e quando sarò uscito da questa lotta, ecco che verrà il principe di Grecia”. In sostanza l’angelo sta dicendo a Daniele che quando egli avrà abbandonato la lotta col “principe di Persia”, allora si farà avanti un altro avversario, un nuovo angelo di Satana, un sedicente protettore del regno di Grecia. È implicito che anche questi agirà sui nuovi egemoni del mondo per ostacolare il cammino del popolo di Dio. “L’angelo - commenta il S.D.A. Bible Commentary - aveva notificato a Daniele che sarebbe tornato a riprendere la lotta contro le forze tenebrose che agivano con l’intento di dominare la mente del re di Persia. Poi spinse lo sguardo nel futuro e anticipò che quando infine egli abbandonerebbe la lotta, ne seguirebbe uno sconvolgimento nelle vicende politiche del mondo. In effetti finché l’angelo di Dio trattenne le forze del male intenzionate ad esercitare il loro dominio sul governo persiano, questo impero sussistette. Ma non appena si ritrasse l’influsso divino e le forze delle tenebre esercitarono il loro dominio incontrastato su questa nazione, in breve ne seguì la rovina. Le milizie greche condotte da Alessandro scorsero la terra e in breve volgere di tempo estinsero l’Impero Persiano. “La verità che l’angelo ha dichiarato in questo versetto illumina la rivelazione che seguirà. La profezia successiva, la quale prospetta un susseguirsi di guerre, assume grande significato quando la si comprende alla luce di quello che l’angelo ha detto in questo punto. Mentre gli uomini si battono tra loro per la conquista del potere terreno, al di là di siffatto scenario e nascosto agli sguardi umani, si svolge un conflitto ancora più gigantesco di cui sono un riflesso il fluire e rifluire degli eventi umani 429. Come il popolo di Dio, stando a quel che è rivelato, è protetto nel corso della sua storia travagliata descritta profeticamente da Daniele, così è certo che in questo conflitto più gigantesco, le legioni della luce prevarranno sulle forze delle tenebre” 430. 21 Ma io ti voglio far conoscere ciò che è scritto nel libro della verità; e non v’è nessuno che mi sostenga contro quelli là tranne Micael vostro capo. Capitolo 11 1 E io, il primo anno di Dario, il Medo, mi tenni presso di lui per sostenerlo e difenderlo. Il passo è reso alquanto oscuro da un’inattesa interruzione di senso fra la prima e la seconda frase. Si è supposta una lacuna testuale per tentare di dare una spiegazione al fenomeno, ma la congettura non è necessaria. Si deve anche 429 - Vedi Education, p. 173. 430 - S.D.A. Bible Commentary, vol. IV, pp. 861-862. 330

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CAPIRE DANIELE<br />

20 Ed egli disse: “Sai tu perché io sono venuto da te? Ora me ne torno<br />

a combattere col capo della Persia; e quand’io uscirò a combattere<br />

ecco che verrà il capo di Javan.<br />

La domanda può sembrare fuori luogo, giacché il soggetto parlante aveva già<br />

dato due motivazioni alla sua venuta: una prima nel v. 12: “sono venuto a motivo<br />

delle tue parole”, e una seconda nel v. 14: “sono venuto per farti comprendere<br />

ciò che avverrà al tuo popolo”. Può anche sembrare strano che alla domanda<br />

non segua né una risposta dalla parte di chi ascolta, né una spiegazione<br />

dalla parte di chi parla. In realtà non c’è niente di strano <strong>in</strong> tutto questo.<br />

Data la condizione di crescente sofferenza e debolezza fisica dell’ascoltante,<br />

era del tutto possibile che questi non avesse potuto seguire f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo quanto<br />

gli era stato detto. Una domanda <strong>in</strong>tesa a s<strong>in</strong>cerarsene, da parte di chi ha parlato,<br />

era perciò assolutamente logica e appropriata, tanto più che a quel discorso<br />

<strong>in</strong>terrotto quasi appena <strong>in</strong>iziato doveva adesso collegarsi la rivelazione vera e<br />

propria. Un cenno di assenso dell’ascoltante può avere rassicurato l’<strong>in</strong>terrogante<br />

che adesso può riprendere tranquillamente il discorso <strong>in</strong>terrotto. L’angelo (v. 14)<br />

stava parlando della sua missione presso la corte di Persia per contrastare l’<strong>in</strong>fluenza<br />

su quella corte dell’angelo di Satana, un’<strong>in</strong>fluenza nefasta per il popolo<br />

di Daniele; e stava accennando all’<strong>in</strong>tervento risolutivo di Micael <strong>in</strong> questo conflitto<br />

ultraterreno quando ha dovuto <strong>in</strong>terrompersi per il malore che ha colto il<br />

suo <strong>in</strong>terlocutore. Ora che Daniele è <strong>in</strong> condizione di ascoltare, riprende il discorso<br />

da questo punto.<br />

Col sostegno del Pr<strong>in</strong>cipe Micael, dunque, l’estenuante confronto con l’angelo<br />

del male si era risolto felicemente, ma l’avversario, temporaneamente battuto,<br />

di certo non si darà per v<strong>in</strong>to. Urge pertanto che colui che parla a Daniele<br />

ritorni presso il re di Persia per riprendere la lotta: “Ora torno a combattere col<br />

pr<strong>in</strong>cipe di Persia”, sfrfP ra&-{i( {"xfLih:l bU$f) hfTa(ºwwe‘attah ’ashûv lehillachem ‘im<br />

sar paras 428. Chiaramente si prospetta un nuovo conflitto con l’emissario di Satana,<br />

un conflitto dest<strong>in</strong>ato a prolungarsi molto al di là del tempo nel quale Daniele<br />

riceve questa rivelazione (sui riflessi di siffatto conflitto nella storia posteriore<br />

d’Israele, vedi Ed 4: 4-5, 24; 6-23).<br />

In sostanza l’angelo rivelatore fa capire a Daniele che la lotta durerà f<strong>in</strong>ché<br />

la Persia non sarà soppiantata dalla Grecia: “e quando uscirò a combattere ecco<br />

che verrà il capo di Javan” (ossia il pr<strong>in</strong>cipe di Grecia).<br />

428 - Il testo ebraico può sembrare ambiguo, giacché la preposizione ‘im (“con”) può essere<br />

compresa sia nel senso di un’alleanza (“al fianco di”) sia nel senso di una contrapposizione<br />

(“contro”). Alla stessa <strong>in</strong>certezza può dar luogo la preposizione meta nella versione greca del<br />

passo (su meta nel senso di “<strong>in</strong>sieme con”, “accanto a” vedi Gv 1:3 e Ap 2:16). Il verbo<br />

ebraico lâchâm, “combattere”, seguito dalla preposizione ‘im, come <strong>in</strong> questo passo di Daniele,<br />

ritorna 28 volte nell’Antico Testamento col senso evidente di “combattere contro” che<br />

emerge dal contesto (cfr. De 20:4; 2Re 13:12; Gr 41:12; Dn 11:11). In Dn 10:20 lehillachem<br />

‘im ha sicuramente questo senso (vedi S.D.A. Bible Commentary, vol. IV, p. 861).<br />

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