Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pagina 317 CAPIRE DANIELE frase il senso di “settimane complete”. Ma shavu‘îm non potrebbe anche sottindere un valore diverso del termine rispetto al senso che esso riveste al femminile nel cap. 9? 3 Non mangiai alcun cibo prelibato, né carne né vino entrarono nella mia bocca, e non mi unsi affatto, sino alla fine delle tre settimane. Si intuisce che nei ventun giorni di duolo e di digiuno Daniele si dedicasse ad una ricerca intensa di Dio per intercedere ancora, come nel cap. 9, a pro del suo popolo, ora contrastato dai nemici, e del santuario di cui sembra compromessa la riedificazione. L’espressione “non mangiai alcun cibo prelibato” - letteralmente “pane di delizie” (tOdumAx {exel lechem chamudôth) - lascia intendere che per tre settimane Daniele si attenesse ad una dieta estremamente frugale, forse poco più che una dieta di sopravvivenza. Il suo fu dunque un digiuno parziale. Carne e vino (}éyáyæw rf&fb vasar wayayin) anche presso gli ebrei facevano parte del “menu” dei giorni di festa e di letizia (vedi Am 6:4-6; Lc 15: 23-24; Gv 2:2-3). Daniele durante i giorni di cordoglio si astenne dunque da cibi e bevande che allietavano la mensa nelle occasioni gioiose. Presso gli Ebrei, popolo di allevatori e coltivatori, carne e vino non scarseggiavano, e non c’è motivo di ritenere che se ne astenessero per motivi religiosi; ne era comunque biasimato l’uso smodato 413. Nelle regioni calde dell’Antico Oriente era comune ungersi con oli e unguenti odorosi per ammorbidire l’epidermide e attenuare gli effetti della traspirazione. Durante i giorni del duolo Daniele trascurò anche questa pratica per così dire igienica. 4 E il ventiquattresimo giorno del primo mese, come io mi trovavo in riva al gran fiume, che è lo Hiddekel, È l’unica volta in cui Daniele riporta una data indicando con precisione il giorno e il mese. Purtroppo non c’è modo di sapere se egli facesse riferimento al calendario babilonese-persiano con l’inizio dell’anno in primavera (Nisan) o al calendario in uso in Giudea col capodanno in autunno (Tishri). Nel primo caso il primo mese dell’anno terzo di Ciro sarebbe corrisposto al periodo marzo-aprile del 536 a.C., nel secondo allo stesso periodo dell’anno seguente, il 535 a.C. Poiché i 21 giorni di digiuno di Daniele finirono con la visione sul bordo dell’Hiddekel il 24° giorno del primo mese, quel periodo di 3 settimane era cominciato il quarto giorno dello stesso mese. 413 - Piantare la vigna ed usarne il prodotto erano parte dei beni promessi nella prospettiva della restaurazione dopo il castigo dell’esilio (Am 9:14). Non sono infrequenti tuttavia, specie nei testi profetici e sapienziali, le rampogne all’indirizzo dei bevitori (cfr. Is 5:11, 22; Abac 2:5, 15; Pv 20:1) e la messa in guardia contro le bevande alcoliche (Pv 23: 29-35). E’ sempre riprovato l’uso smodato del vino e della carne (Pv 23: 20-21). 317

Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pagina 318 CAPITOLO 10 E dato che nel dopo-esilio i giudei numeravano i mesi allo stesso modo a prescindere dal tipo di calendario utilizzato (vedi il diagramma in fondo alla nota 365), nel periodo del duolo di Daniele cadde la festività pasquale (il 14 di Nisan si celebrava la Pasqua e i 7 giorni seguenti erano i giorni degli Azzimi). Questa coincidenza, per quanto fortuita, era certamente significativa. Mentre fra i Giudei rimpatriati o rimasti nell’esilio si celebrava il ricordo della liberazione dalla schiavitù d’Egitto, Daniele è stato in pena per le angustie del suo popolo nella madrepatria e ha pregato perché ne fosse liberato. Allo stesso modo che nel capitolo ottavo, sarà sul bordo di un fiume che Daniele riceverà una visione, con la differenza, tuttavia, che stavolta la sua presenza sulla sponda dello Hiddekel sarà una presenza fisica e non “in ispirito”. Gli ebrei chiamavano Hiddekel il gran fiume che scorreva a oriente dell’Eufrate e che gli assiro-babilonesi nominavano Idiglat e i persiani Tigra (dal nome persiano deriva il nome odierno, Tigri). 5 alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo, vestito di lino, con attorno ai fianchi una cintura d’oro d’Ufaz. “Alzai gli occhi e guardai” (o più semplicemente “io guardavo”) è la formula con cui Daniele introduce di solito la descrizione di una visione (cfr. 8:3; 7:2) o di un suo dettaglio importante (7:4,6,9,11,13). Daniele vede, ritta sul fiume, una figura dall’apparenza umana (“guardai, ed ecco un uomo”). Dalla descrizione che segue è chiaro che si tratta di un Essere sovrannaturale. La tunica di lino di cui è rivestita la maestosa figura e la cintura d’oro che gliela stringe alla vita caratterizzano la dignità sacerdotale (cfr. Es 28:4,8,39). L’immagine richiama alla mente la figura del Sommo Sacerdote nel Gran Giorno dell’Espiazione, un’immagine perfettamente idonea a introdurre la rivelazione che seguirà, giacché essa culminerà con una scena di giudizio-salvezza per i membri del suo popolo “che saran trovati iscritti nel libro”, e di giudizio-perdizione per il resto degli uomini (Dn 12:1-2). Ufaz, ricordata anche in Gr 10:9, era il nome di una regione oggi ignota dalla quale proveniva dell’oro sopraffino. Da alcuni viene identificata con Ofir, rinomata nell’antichità per l’oro di gran pregio che vi si esportava (cfr. 1Re 9:28). È da notare che le parole Ufaz e Ofir scritte in caratteri ebraici si somigliano alquanto. 6 Il suo corpo era come un crisolito, la sua faccia aveva l’aspetto della folgore, i suoi occhi eran come fiamme di fuoco, le sue braccia e i suoi piedi parevano terso rame, e il suono della sua voce era come un rumore d’una moltitudine. Con paragoni tratti dall’esperienza dei sensi il profeta tenta di descrivere l’aspetto della figura che gli è apparsa sullo Hiddekel. Cinque volte usa il prefisso ke, “come”, “simile a” (la seconda volta unito a mar’eh: qfrfb h"):ram:K kemar’eh varaq, letteralmente “come l’aspetto del fulmine”). Una luce chiara come la luce riflessa da una gemma purissima irradia dal corpo 318

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CAPIRE DANIELE<br />

frase il senso di “settimane complete”. Ma shavu‘îm non potrebbe anche sott<strong>in</strong>dere<br />

un valore diverso del term<strong>in</strong>e rispetto al senso che esso riveste al femm<strong>in</strong>ile<br />

nel cap. 9?<br />

3 Non mangiai alcun cibo prelibato, né carne né v<strong>in</strong>o entrarono nella<br />

mia bocca, e non mi unsi affatto, s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e delle tre settimane.<br />

Si <strong>in</strong>tuisce che nei ventun giorni di duolo e di digiuno Daniele si dedicasse ad<br />

una ricerca <strong>in</strong>tensa di Dio per <strong>in</strong>tercedere ancora, come nel cap. 9, a pro del suo<br />

popolo, ora contrastato dai nemici, e del santuario di cui sembra compromessa<br />

la riedificazione.<br />

L’espressione “non mangiai alcun cibo prelibato” - letteralmente “pane di<br />

delizie” (tOdumAx {exel lechem chamudôth) - lascia <strong>in</strong>tendere che per tre settimane<br />

Daniele si attenesse ad una dieta estremamente frugale, forse poco più che una<br />

dieta di sopravvivenza. Il suo fu dunque un digiuno parziale. Carne e v<strong>in</strong>o (}éyáyæw<br />

rf&fb vasar wayay<strong>in</strong>) anche presso gli ebrei facevano parte del “menu” dei giorni<br />

di festa e di letizia (vedi Am 6:4-6; Lc 15: 23-24; Gv 2:2-3). Daniele durante i<br />

giorni di cordoglio si astenne dunque da cibi e bevande che allietavano la<br />

mensa nelle occasioni gioiose. Presso gli Ebrei, popolo di allevatori e coltivatori,<br />

carne e v<strong>in</strong>o non scarseggiavano, e non c’è motivo di ritenere che se ne astenessero<br />

per motivi religiosi; ne era comunque biasimato l’uso smodato 413.<br />

Nelle regioni calde dell’Antico Oriente era comune ungersi con oli e unguenti<br />

odorosi per ammorbidire l’epidermide e attenuare gli effetti della traspirazione.<br />

Durante i giorni del duolo Daniele trascurò anche questa pratica per così<br />

dire igienica.<br />

4 E il ventiquattresimo giorno del primo mese, come io mi trovavo <strong>in</strong><br />

riva al gran fiume, che è lo Hiddekel,<br />

È l’unica volta <strong>in</strong> cui Daniele riporta una data <strong>in</strong>dicando con precisione il giorno<br />

e il mese. Purtroppo non c’è modo di sapere se egli facesse riferimento al calendario<br />

babilonese-persiano con l’<strong>in</strong>izio dell’anno <strong>in</strong> primavera (Nisan) o al calendario<br />

<strong>in</strong> uso <strong>in</strong> Giudea col capodanno <strong>in</strong> autunno (Tishri). Nel primo caso il<br />

primo mese dell’anno terzo di Ciro sarebbe corrisposto al periodo marzo-aprile<br />

del 536 a.C., nel secondo allo stesso periodo dell’anno seguente, il 535 a.C.<br />

Poiché i 21 giorni di digiuno di Daniele f<strong>in</strong>irono con la visione sul bordo<br />

dell’Hiddekel il 24° giorno del primo mese, quel periodo di 3 settimane era com<strong>in</strong>ciato<br />

il quarto giorno dello stesso mese.<br />

413 - Piantare la vigna ed usarne il prodotto erano parte dei beni promessi nella prospettiva<br />

della restaurazione dopo il castigo dell’esilio (Am 9:14). Non sono <strong>in</strong>frequenti tuttavia, specie<br />

nei testi profetici e sapienziali, le rampogne all’<strong>in</strong>dirizzo dei bevitori (cfr. Is 5:11, 22; Abac 2:5,<br />

15; Pv 20:1) e la messa <strong>in</strong> guardia contro le bevande alcoliche (Pv 23: 29-35). E’ sempre riprovato<br />

l’uso smodato del v<strong>in</strong>o e della carne (Pv 23: 20-21).<br />

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