Testo in formato pdf - Testimonigeova
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Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pag<strong>in</strong>a 308<br />
CAPITOLO 9<br />
Col rituale precedente sul propiziatorio<br />
e quello susseguente sull’altare del profumo<br />
era compiuta “l’espiazione per il santuario<br />
(ovvero per il Santo dei Santi) 393 , per la<br />
tenda di convegno (vale a dire per il Luogo<br />
Santo) e per l’altare” (v. 20). Inf<strong>in</strong>e il Sommo<br />
Sacerdote usciva nell’atrio e versava tutto il<br />
sangue residuo alla base dell’altare dell’olocausto<br />
(un canale sotterraneo, secondo la Mishnah,<br />
lo faceva scorrere f<strong>in</strong> nella sottostante<br />
Valle del Cedron). “Il Santo dei Santi, il Santo<br />
e l’altare risplendono di nuovo della loro purezza<br />
primitiva, sacerdoti e laici hanno ricevuto<br />
il perdono di tutti i loro peccati: l’espiazione<br />
è perfetta” 394 .<br />
La purificazione del Santuario mediante<br />
il rituale annuale dell’Espiazione era resa necessaria<br />
dalla contam<strong>in</strong>azione che vi avevano<br />
prodotto i peccati d’Israele - laici e sacerdoticonfessati<br />
ed espiati mediante i prescritti sacrifici<br />
durante l’anno liturgico.<br />
Le diverse modalità del rituale espiatorio<br />
giornaliero sono descritte nel cap. 4 del<br />
Levitico. In tutti i casi si richiedeva l’immolazione<br />
di una vittima preceduta dall’imposizione<br />
della mano sulla sua testa da parte del<br />
penitente che con questo atto trasferiva su di<br />
essa il suo peccato. Qu<strong>in</strong>di egli stesso sgozzava<br />
l’animale (Le 4:4, 24, 29, 33).<br />
Se il peccato che si doveva espiare era<br />
stato consumato dall’<strong>in</strong>tera congregazione, allora<br />
erano gli anziani che la rappresentavano<br />
che imponevano le mani sul capo della vittima<br />
sacrificale (Le 4:15) trasferendo simbolicamente<br />
su di essa il peccato della comunità.<br />
In questo caso, come nel caso <strong>in</strong> cui un<br />
sacerdote avesse peccato co<strong>in</strong>volgendo,<br />
come suo rappresentante davanti a Dio, tutta<br />
la congregazione, l’animale prescritto per<br />
308<br />
l’espiazione era un giovenco (vv. 3 e 14) e il<br />
rito espiatorio si svolgeva all’<strong>in</strong>terno del Santuario,<br />
davanti al velo al di là del quale si trovava<br />
l’Arca dell’Alleanza contenente le tavole<br />
del Decalogo (cfr. Es 25:16; 40:20; De 10: 2,<br />
5; 1Re 8:9; 2Cr 5:10; Eb 9:4). Il sacerdote officiante<br />
portava il sangue della vittima nel<br />
Luogo Santo e ne aspergeva sette volte il<br />
suolo davanti al velo (Le 4: 5, 6, 16, 17), poi<br />
ne ungeva i corni dell’altare del profumo (vv.<br />
16a e 17a); il resto lo spargeva alla base<br />
dell’altare dell’olocausto nell’atrio del Santuario.<br />
Con questo rito era espiato e perdonato il<br />
peccato collettivo della comunità d’Israele (Le<br />
4:20, 35 u.p.); simbolicamente esso era<br />
stato trasferito dal popolo sul giovenco, e dal<br />
giovenco nel santuario, davanti al propiziatorio,<br />
per mezzo del suo sangue. Una riparazione<br />
era stata offerta alla santa legge di Dio<br />
- espressione del carattere e della santità di<br />
Dio stesso - che era stata violata.<br />
L’espiazione del peccato <strong>in</strong>dividuale,<br />
che ne fosse responsabile un leader o una<br />
persona comune del popolo (Le 4:22, 27), avveniva<br />
nell’atrio del santuario (vv. 25 e 30).<br />
L’animale sacrificale prescritto era un capro<br />
se l’espiazione si faceva per un leader (v. 23,<br />
era una capra o un’agnella se si faceva per<br />
una persona comune del popolo (vv. 28 e<br />
32). La differenza probabilmente teneva<br />
conto della diversa posizione dei penitenti<br />
nella comunità e qu<strong>in</strong>di del diverso grado di<br />
responsabilità sociale. In entrambi i casi, comunque,<br />
il confessante era tenuto ad imporre<br />
una mano sul capo della vittima prima di<br />
sgozzarla (vv. 24, 29, 33), dichiarando la sua<br />
colpa e trasferendola sull’animale. Poi il sacerdote<br />
compiva il rito espiatorio ricoprendo<br />
del sangue della vittima i corni dell’altare<br />
393 - Santuario (ebr. qodesh) nell’Antico Testamento designa la struttura sacra adibita al culto<br />
nel suo <strong>in</strong>sieme, ma a volte il term<strong>in</strong>e è usato con un’accezione ristretta per <strong>in</strong>dicare il Luogo<br />
Santissimo.<br />
394 - A. MÉDEBIELLE, op. cit., vol. I, p. 98.