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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pag<strong>in</strong>a 286<br />

CAPITOLO 9<br />

volto nella tragedia giudaica dell’anno 70, ma un esercito di Roma, e 2) perché<br />

nagîd <strong>in</strong> Daniele è designazione di una dignità sacra, non profana 372. “Popolo”<br />

va dunque riferito ai Giudei e “pr<strong>in</strong>cipe” al sommo sacerdote che <strong>in</strong> quel tempo<br />

rappresentò per loro la massima autorità riconosciuta.<br />

L’attribuzione ai Giudei della responsabilità della distruzione di Gerusalemme<br />

e del tempio a tutta prima può sembrare un falso storico, ma se si analizzano<br />

i fatti che portarono alla guerra giudaica del 66-70, si capisce che proprio i<br />

372 - Nell’Antico Testamento nagîd <strong>in</strong>dica ora la dignità regale (2Cr 11:22), ora il comando militare<br />

(1Cr 13:1), ora la sovra<strong>in</strong>tendenza <strong>in</strong> ambito amm<strong>in</strong>istrativo (1Cr 26:24; 2Cr 28:7).<br />

Ma al di là di questi usi profani, il term<strong>in</strong>e è adoperato con una connotazione religiosa per designare<br />

l’eletto di Yahweh per condurre il suo popolo (1Sm 9:16), e con un senso più strettamente<br />

religioso per <strong>in</strong>dicare il sacerdote (1Cr 9: 11). In questi casi nagîd è posto <strong>in</strong> relazione<br />

con un ufficio particolare di cui Dio <strong>in</strong>veste un uomo da lui scelto, mediante il rito dell’unzione.<br />

Con l’unzione Samuele consacrò Saul nagîd dell’eredità di Yahweh (1Sm 10:1; cfr. con 9:16).<br />

E <strong>in</strong> seguito gli annunciò che il Signore lo aveva riprovato per la sua <strong>in</strong>degnità e si era scelto un<br />

uomo “secondo il suo cuore” per farlo nagîd del suo popolo (1Sm 13: 14). Vari anni dopo, gli<br />

anziani delle tribù convenuti a Hebron per riconoscere Davide re di tutto Israele, rammentarono<br />

che a lui il Signore aveva promesso di farlo pastore del suo popolo, nagîd d’Israele (2Sm 5:2).<br />

Il profeta Natan pure ricordò a Davide che Yahweh lo aveva preso dall’ovile per fare di lui il<br />

nagîd d’Israele (2Sm 7:8). Molti anni dopo, Ahija, un profeta del nord, r<strong>in</strong>facciò all’<strong>in</strong>degno Geroboamo<br />

che governava le tribù secessioniste che dal Signore egli era stato fatto nagîd del suo<br />

popolo (1Re 14:7); lo stesso peccato di apostasia rimproverò più tardi al re di Samaria Baasa<br />

un altro profeta del nord, Jehu, ricordandogli che Dio lo aveva stabilito come nagîd del suo popolo<br />

(2Re 20:5). 1Cr 29:22 dice, alludendo all’accessione al trono di Salomone, che egli era<br />

stato unto e consacrato a Yahweh come nagîd del popolo.<br />

I passi citati attestano l’uso cont<strong>in</strong>uo del term<strong>in</strong>e nagîd durante il periodo della monarchia<br />

israelitica per <strong>in</strong>dicare i re davidici, e talvolta i re di Samaria, come gli eletti di Dio per condurre<br />

il suo popolo. Rileva giustamente Claus Schedl che, dall’elezione di Saul <strong>in</strong> poi, il titolo di nagîd<br />

sarebbe aureolato di una luce religiosa mentre melek <strong>in</strong>dicherebbe l’aspetto profano del regno.<br />

“ Così - scrive testualmente - Saul sarà il nagîd, il pastore consacrato, designato e proclamato<br />

da Jahvè, e solo dal riconoscimento del popolo gli verrà il titolo regio di melek”. - Storia del Vecchio<br />

Testamento, Roma 1961, vol. II, p. 68 (vedi anche R. DE VAUX, Le Istituzioni dell’Antico Testamento,<br />

Tor<strong>in</strong>o 1964, p. 101). Una pag<strong>in</strong>a prima C. Schedl collega la parola ebraica nagîd<br />

alla radice ugaritica noked, “pastore”, e aggiunge che con questo senso il term<strong>in</strong>e si ritrova anche<br />

nell’accadico nakid. In modo significativo l’accostamento alla pastorizia del term<strong>in</strong>e nagîd<br />

è fatto anche <strong>in</strong> due dei passi citati prima: 2Sm 5:2 e 7:8. Tale accostamento suggerisce che<br />

il re d’Israele fosse considerato il pastore scelto da Dio per custodire il suo gregge. In due libri<br />

post-esilici il titolo di nagîd con un’implicazione particolare è applicato all’ufficio sacerdotale.<br />

In 1Cr 9:11 e Ne 11:11 è riferito al sacerdote Ahitub il titolo di “nagîd della casa di Dio”; <strong>in</strong> 2Cr<br />

31:13 lo stesso titolo è attribuito al sacerdote Azaria. Quest’uso particolare del term<strong>in</strong>e nagîd<br />

nell’Antico Testamento ne attesta un senso speciale che si discosta dalle accezioni comuni di<br />

“pr<strong>in</strong>cipe”, “capo”, “conduttore”, “sovr<strong>in</strong>tendente” che il term<strong>in</strong>e ha <strong>in</strong> altri casi. Questo senso<br />

particolare mette <strong>in</strong> luce l’idea di una <strong>in</strong>vestitura sacra conferita da Dio a uom<strong>in</strong>i scelti per svolgere<br />

un compito che al di là degli aspetti secolari e profani, aveva un alto significato religioso<br />

sottol<strong>in</strong>eato dalla consacrazione mediante l’unzione (cfr. R. DE VAUX, op. cit. p. 389). Is 55:4 applica<br />

il titolo di nagîd al re Davide come tipo del Messia.<br />

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