Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pagina 271 Sotto la parola shiv‘ah (“sette”) i masoreti hanno posto un accento disgiuntivo (atnach) la cui funzione può essere paragonata a quella del nostro punto e virgola o punto fermo. Questo segno dovrebbe dividere in due la frase tra le parole “sette” e “sessantadue”, donde la separazione dei due numerali nella maggior parte delle versioni. Il prof. Doukhan, docente di Antico Testamento e letteratura ebraica, rileva che nelle enumerazioni di unità di misura (talenti, sicli, settimane, giorni ecc...) o nei numeri alti, l’atnach spesso assume la funzione di accento congiuntivo anziché disgiuntivo, e cita tre esempi 356: “E l’argento di quelli della raunanza dei quali si fece il censimento, fu cento talenti (atnach) e mille settecento settantacinque sicli, secondo il siclo di santuario” (Es. 38:25). “Il rame delle offerte ammontava a settanta talenti (atnach) e duemila quattrocento sicli” (Es. 38:29). “Tutti quelli dei quali fu fatto il censimento furono seicentotremila (atnach) cinquecento cinquanta” (Nu 1:46). Ai passi riportati sopra si può aggiungere Nu 26:51: CAPIRE DANIELE “Tali sono le famiglie di Neftali secondo le loro famiglie. Le persone censite furono seicentomila (atnach) settecentotrenta”. Esattamente come nei passi citati sopra, in Dn 9:25 l’atnach è posto tra due parti di un numero: Sappi e considera, dall’uscita di una parola per restaurare e riedificare Gerusalemme fino a un unto-capo settimane sette (atnach) e settimane sessantadue. Il testo masoretico risale al IX secolo; anteriori ad esso sono le antiche versioni già ricordate della Bibbia ebraica: la greca di Teodozione, del II secolo, la latina detta Vulgata, del V secolo, alle quali bisogna aggiungere la Siriaca, del II secolo. Ecco come hanno reso Dn 9:25 Teodozione e Girolamo: 356 - JACQUES DOUKHAN, op. cit., p. 209. 271

Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pagina 272 CAPITOLO 9 kaiìì gnw¯sv kaiìì sunh/seij a)po\ e)co/dou lo/gou tou= a)pokriqh=nai kaiìì tou= oi )kodomh=sai Ierousalhm eÀwj xristou= h(goume/nou e(bdoma/dej e(pta\ kaiìì e(bdoma/dej e(ch/konta du/o kaiìì e)pistre/yei kaiìì oi )kodomhqh/setai plateiÍa kaiìì teiÍxoj kaiìì e)kkenwqh/sontai oi ( kairoi¿ Kaì gnose kaì sunéseis ’apò ’exòdou lògou tou ’apokrithenai, kaì tou oikodomèsai ‘Ierousalèm ’eos Christou ‘egouménou ’ebdomades ‘eptà kai ‘ebdomades ‘exekountadùo kaì ’epistréfei kaì oikodomethésetai plateìa, kaì teichos, kaì ekkenothésontai oi kairoì. E sappi e comprendi: dall’uscita di una parola per tornare ed edificare Gerusalemme fino a un Unto, un capo, settimane sette e settimane sessantadue, e si ritornerà e sarà ricostruita piazza e mura e angosciosi (saranno) i tempi. Scito ergo et animadverte: Ab exitus sermonis ut iterum aedificetur Ierusalem usque ad Christum ducem, hebdomades septem et hebdomades sexaginta duae erunt, et sursum aedificabitur platea et muri in angustia temporum. Sappi dunque e comprendi: Dall’uscita della parola perché sia riedificata Gerusalemme fino a un Cristo condottiero, vi saranno settimane sette e settimane sessantadue e sarà riedificata piazza e mura in tempi di angustia. Boutflower sottolinea l’importanza degli accenti nel sistema di puntazione masoretica per indicare la continuità o la separazione fra una parola e le parole che la precedono e la seguono, ma aggiunge che essi sono più che semplici segni di punteggiatura, sono accenti veri e propri e come tali si prestano a evidenziare pause e accentuazioni enfatiche. Secondo questo autore Dn 9:25 è un esempio di accentuazione enfatica. I puntatori masoretici vollero richiamare l’attenzione sul fatto che le 69 settimane che precedono la venuta del Messia, per qualche buona ragione sono divise in due tronconi di 7 e 62 settimane. Boutflower cita tre esempi di accentuazione enfatica segnata con l’atnach tolti dal libro di Daniele: 272 “Allora quegli uomini accorsero tumultuosamente e trovarono Daniele (atnach) che faceva richieste e supplicazioni al suo Dio” (6:11). “Il primo anno del suo regno io, Daniele, meditando sui libri (atnach) vidi che il numero degli anni ecc...” (9:2). “Or questo Daniele si distingueva più dei capi e dei satrapi (atnach) perché c’era in lui uno spirito straordinario ecc...” (6:3). Il testo ebraico dei tre versetti citati ha questo segno sotto la parola preceduta dall’indicazione “atnach” tra parentesi:

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Sotto la parola shiv‘ah (“sette”) i masoreti hanno posto un accento disgiuntivo<br />

(atnach) la cui funzione può essere paragonata a quella del nostro punto e virgola<br />

o punto fermo.<br />

Questo segno dovrebbe dividere <strong>in</strong> due la frase tra le parole “sette” e “sessantadue”,<br />

donde la separazione dei due numerali nella maggior parte delle versioni.<br />

Il prof. Doukhan, docente di Antico Testamento e letteratura ebraica, rileva che<br />

nelle enumerazioni di unità di misura (talenti, sicli, settimane, giorni ecc...) o nei<br />

numeri alti, l’atnach spesso assume la funzione di accento congiuntivo anziché<br />

disgiuntivo, e cita tre esempi 356:<br />

“E l’argento di quelli della raunanza dei quali si fece il censimento, fu cento<br />

talenti (atnach) e mille settecento settantac<strong>in</strong>que sicli, secondo il siclo di santuario”<br />

(Es. 38:25).<br />

“Il rame delle offerte ammontava a settanta talenti (atnach) e duemila quattrocento<br />

sicli” (Es. 38:29).<br />

“Tutti quelli dei quali fu fatto il censimento furono seicentotremila (atnach)<br />

c<strong>in</strong>quecento c<strong>in</strong>quanta” (Nu 1:46).<br />

Ai passi riportati sopra si può aggiungere Nu 26:51:<br />

CAPIRE DANIELE<br />

“Tali sono le famiglie di Neftali secondo le loro famiglie. Le persone censite<br />

furono seicentomila (atnach) settecentotrenta”.<br />

Esattamente come nei passi citati sopra, <strong>in</strong> Dn 9:25 l’atnach è posto tra due parti<br />

di un numero:<br />

Sappi e considera, dall’uscita di una parola per restaurare e riedificare Gerusalemme<br />

f<strong>in</strong>o a un unto-capo settimane sette (atnach) e settimane sessantadue.<br />

Il testo masoretico risale al IX secolo; anteriori ad esso sono le antiche versioni<br />

già ricordate della Bibbia ebraica: la greca di Teodozione, del II secolo, la lat<strong>in</strong>a<br />

detta Vulgata, del V secolo, alle quali bisogna aggiungere la Siriaca, del II secolo.<br />

Ecco come hanno reso Dn 9:25 Teodozione e Girolamo:<br />

356 - JACQUES DOUKHAN, op. cit., p. 209.<br />

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