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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pag<strong>in</strong>a 264<br />

CAPITOLO 9<br />

Gesù. La sua nascita verg<strong>in</strong>ale, gli aspetti variegati del suo m<strong>in</strong>istero salvifico,<br />

la sua morte cruenta, la sua risurrezione gloriosa erano stati predetti<br />

con stupefacente realismo dai profeti antichi. Matteo soltanto ha non meno<br />

di una qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>a di riferimenti alle Scritture che collegano direttamente i<br />

vari momenti della vita di Cristo con le profezie dell’Antico Testamento 346.<br />

Sulla via di Emmaus il Risorto, dopo avere rimproverato l’<strong>in</strong>credulità dei<br />

due anonimi discepoli, “spiegò loro <strong>in</strong> tutte le Scritture le cose che lo concernevano”<br />

(Lc 24:27, 44). La serie degli atti messianici che segneranno la<br />

f<strong>in</strong>e delle 70 settimane si chiuderà con un rito di consacrazione:<br />

2) “... ungere un santo dei santi” ({yi$fdfq $edoq axo$:milºw welimshoach qodesh<br />

qodashîm). L’unzione di consacrazione si praticò <strong>in</strong> Israele f<strong>in</strong> dai primordi<br />

della sua storia. Con questo rito, dopo l’istituzione del sacerdozio Levitico,<br />

furono consacrati per il servizio sacro Aaronne e i suoi figli (Es 30:30; 40:13;<br />

Le 8:12). Con lo stesso rito fu dedicato al culto il santuario mosaico (Es<br />

40:9; Le 8:10; Nu 7:1). Col rito dell’unzione furono consacrati i re di Giuda e<br />

Israele nel periodo della monarchia (1Sm 16:13; 2Sm 2:4; 5:3; 1Re 1:39; 2Re<br />

9:6; 11:12). Non v’è dubbio che “ungere” <strong>in</strong> questo passo di Daniele abbia<br />

il senso di “consacrare”.<br />

Sull’identificazione del “Santo dei santi” che dovrà essere consacrato alla<br />

f<strong>in</strong>e delle 70 settimane non c’è accordo fra gli espositori di Daniele. La Bibbia<br />

di Gerusalemme vi ravvisa sia il tempio sia il sommo sacerdote (nota a<br />

9:24). Leupold vi identifica il Cristo fra i suoi eletti nella celeste Gerusalemme<br />

347. Boutflower vi scorge l’unzione regale di Cristo <strong>in</strong> cielo dopo aver<br />

compiuto l’espiazione 348. Bern<strong>in</strong>i vede <strong>in</strong>vece nel Santo dei santi la parte<br />

più <strong>in</strong>terna del santuario 349 e R<strong>in</strong>aldi vi identifica un luogo sacro. “Notare -<br />

dice testualmente - che nel v.26 la parola che qui traduciamo ‘santità’, qodesh,<br />

vale certamente ‘santuario’” 350. Gli ultimi due autori applicano la frase<br />

di Daniele alla ridedicazione al culto del santuario di Gerusalemme nel 164<br />

a.C. dopo la profanazione operata da Antioco Epifane. Noi concordiamo<br />

con questi esìmi autori sulla identificazione del santuario nel “Santo dei<br />

santi” menzionato <strong>in</strong> Dn 9:24, ma dissentiamo da loro, per le ragioni che diremo<br />

più avanti, sull’applicazione storica.<br />

Nell’Antico Testamento il superlativo “santissimo” ({yi$fdfq $edoq qodesh qodashîm)<br />

è applicato:<br />

346 - Mt 1:23; 2:5,17; 3:3; 4:14,16; 8:17; 11:10; 12:17-21; 13:14, 15, 35; 21:4,5,42;<br />

22:43,44; 26:31; 27:9,10.<br />

347 - H.C. LEUPOLD, op. cit., p. 416.<br />

348 - C. BOUTFLOWER, op. cit., p. 183, 184.<br />

349 - G. BERNINI, Daniele, p. 259.<br />

350 - G. RINALDI, op. cit., p. 128.<br />

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