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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pag<strong>in</strong>a 253<br />

CAPIRE DANIELE<br />

nosce nella sciagura che si è abbattuta sul suo popolo l’avverarsi delle maledizioni<br />

annunciate nella legge di Mosè contro i suoi trasgressori. Probabilmente<br />

egli pensa a quei passi ammonitori del Levitico e del Deuteronomio nei quali la<br />

desolazione del paese e la deportazione <strong>in</strong> terre lontane dei suoi abitanti sono<br />

prospettate come il castigo di Dio sui trasgressori delle sue leggi (vedi Le 26:32-<br />

34, 45; De 28: 49-52; 64,65).<br />

12 Ed egli ha mandato ad effetto le parole che aveva pronunziate<br />

contro di noi e contro i nostri giudici che ci governano, facendo venir<br />

su noi una calamità così grande, che sotto tutto il cielo nulla mai<br />

è stato fatto di simile a quello ch’è stato fatto a Gerusalemme.<br />

13 Com’è scritto nella legge di Mosè, tutta questa calamità ci è venuta<br />

addosso; e, nondimeno, non abbiamo implorato il favore dell’Eterno,<br />

del nostro Dio, ritraendoci dalle nostre <strong>in</strong>iquità e rendendoci attenti<br />

alla sua verità. 14 E l’Eterno ha vegliato su questa calamità, e ce l’ha<br />

fatta venire addosso; perché l’Eterno, il nostro Dio, è giusto <strong>in</strong> tutto<br />

quello che ha fatto, ma noi non abbiamo ubbidito alla sua voce.<br />

Di nuovo la confessione si fa <strong>in</strong>diretta. Daniele torna a riferirsi a Dio <strong>in</strong> terza<br />

persona: “Ed egli ha mandato ad effetto le parole che aveva pronunciate contro<br />

di noi...” Ancora una riflessione dentro la confessione. La sciagura che ha travolto<br />

Israele non è avvenuta per caso, tutto è successo perché il Signore ha reso<br />

operante la sua parola, <strong>in</strong> questo caso una parola di maledizione contro i violatori<br />

della sua santa legge.<br />

Senza il suo consenso, mai le milizie dei re d’Assiria e di Babilonia avrebbero<br />

potuto <strong>in</strong>vadere e devastare Samaria e Giuda e deportarne gli abitanti, mai<br />

sarebbe stato permesso a Nabucodonosor di distruggere la santa città ed il santuario<br />

del Signore. Mai, <strong>in</strong>somma, si sarebbe prodotta quella catastrofe <strong>in</strong>audita:<br />

“sotto il cielo nulla mai è stata fatto di simile a quello ch’è stato fatto a Gerusalemme”.<br />

E tutto questo “era scritto nella legge di Mosè”: “Desolerò il paese... E<br />

quanto a voi, io vi disperderò fra le nazioni... il vostro paese sarà desolato, e le<br />

vostre città saranno deserte” (Le 26: 32-33). Ma la durissima lezione non è servita:<br />

“... nondimeno non abbiamo implorato il favore dell’Eterno, del nostro Dio,<br />

ritraendoci dalle nostre <strong>in</strong>iquità e rendendoci attenti alla sua verità” (temE) ’emeth,<br />

la verità rivelata nella sua santa legge).<br />

Daniele riconosce la giustizia di Dio e la responsabilità d’Israele nelle calamità<br />

che si sono abbattute sul popolo: “L’Eterno, il nostro Dio, è giusto <strong>in</strong> tutto<br />

quello che ha fatto, ma noi non abbiamo ubbidito alla sua voce”. È stata formulata<br />

qualche critica a proposito dell’aspetto formale di questa estesa e circostanziata<br />

confessione, non condivisa però da un espositore meticoloso come Leupold:<br />

“Non è esatto... che l’impeto delle emozioni che hanno fatto scaturire questa<br />

confessione abbia dato luogo, come hanno creduto alcuni, compreso Haevernick,<br />

ad una sequela di pensieri non abbastanza chiaramente articolati o logicamente<br />

coord<strong>in</strong>ati. Può bensì essere vero che la progressione dei pensieri non<br />

sia chiaramente marcata, come lo è talvolta <strong>in</strong> altri casi, ma quando un senti-<br />

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