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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/9-12 28-07-2004 9:57 Pag<strong>in</strong>a 250<br />

CAPITOLO 9<br />

le sue supplicazioni ({yénUnAxat tachanûnîm), ovvero le petizioni permeate di fervore<br />

umile e <strong>in</strong>tenso per conseguire le grazie div<strong>in</strong>e che gli stanno a cuore. Lo<br />

farà con veste di sacco, con digiuno e con cenere cosparsa sul capo come si<br />

conviene ad un peccatore penitente (erano, quelli, i segni esteriori di una<br />

profonda costernazione e contrizione del cuore; cfr. Et 4:1).<br />

4 E feci la mia preghiera e la mia confessione all’Eterno, al mio Dio,<br />

dicendo: “O Signore, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e<br />

cont<strong>in</strong>ui la benignità a quelli che t’amano e osservano i tuoi comandamenti!<br />

5 Noi abbiamo peccato, ci siamo condotti <strong>in</strong>iquamente, abbiamo<br />

operato malvagiamente, ci siamo ribellati, e ci siamo allontanati<br />

dai tuoi comandamenti e dalle tue prescrizioni, 6 non abbiamo<br />

dato ascolto ai profeti, tuoi servi, che hanno parlato <strong>in</strong> tuo nome ai<br />

nostri re, ai nostri capi, ai nostri padri, e a tutto il popolo del paese.<br />

A Colui che porta il nome <strong>in</strong>effabile (hæwhy Yahweh) cui lo legano forti v<strong>in</strong>coli affettivi<br />

(yaholE) ’Elohay, “il mio Dio”), Daniele presenta la sua supplicazione e la sua<br />

confessione (heDáw:te) ’ethwaddeh).<br />

Supplicazioni e confessione sono dunque i contenuti della preghiera, ma<br />

nel presentarle al Signore Daniele ne <strong>in</strong>verte l’ord<strong>in</strong>e: prima confessa, poi supplica.<br />

L’esordio: “Ah! Signore, il Dio grande e tremendo...” ()frONahºw lOdfGah l")fh<br />

yænodA) )æNf) ’anna’ ’adonay ha’el haggadol wehannôra’...) fa trasparire i sentimenti<br />

di riverente timore del peccatore penitente davanti alla grandezza e alla maestà<br />

di Dio. La sua fedeltà <strong>in</strong>defettibile (“che mantieni il patto”) e la sua <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotta<br />

benevolenza (“e cont<strong>in</strong>ui la benignità”) verso coloro che lo amano e osservano i<br />

suoi comandamenti, sono i presupposti sui quali l’implorante fonda la sua fiducia<br />

(cfr. Es 20:6).<br />

Nel confessare i peccati del suo popolo Daniele non si estranea, non<br />

prende le distanze: “Noi abbiamo peccato...” Anche nel peccato il profeta si fa<br />

solidale con la sua gente. Una confessione è s<strong>in</strong>cera quando la colpa è messa a<br />

giorno senza attenuanti e giustificazioni. Così è la confessione di Daniele: non<br />

vaga e generica, non attenuata e parziale, ma def<strong>in</strong>ita e completa.<br />

Con 5 forme verbali sono enumerate altrettante colpe specifiche: Un)f+fx<br />

chata’nû, “noi abbiamo peccato” (da chata’, “mancare lo scopo”); Unyéwf(‘awînû,<br />

“noi abbiamo agito perversamente” (da ‘awah, un verbo che implica allontanamento<br />

dalla retta via); Un:(a$:rih hirsha’nû, “noi abbiamo agito malvagiamente” (da<br />

râshâ‘, “condursi malvagiamente”); Un:dfrfm maradenû, “ci siamo ribellati” (da marad,<br />

“<strong>in</strong>sorgere”, “rivoltarsi”); rOs “deviare”, “stornarsi” (all’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito). L’orante -<br />

commenta H.C.Leupold - “riconosce che tutte le forme di espressione che caratterizzano<br />

il peccato sono applicabili a Israele, e questo è un segno essenziale<br />

della genu<strong>in</strong>ità del pentimento: la colpa non è stata sm<strong>in</strong>uita” 334.<br />

334 - H.C.LEUPOLD, op. cit., p. 384.<br />

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