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Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pagina 239 APPENDICE 8A Il prof. WILLIAM H. SHEA in Selected Studies on Prophetic Interpretation, Washington DC 1981, alle pp. 66-88, ha evidenziato significativi parallelismi fra i termini “giorni” ed “anni” nella narrativa storica, nella poesia e nella legislazione levitica dell’Antico Testamento. I) Nei racconti storici i “giorni” sono equiparati ad “anni” secondo tre distinte modalità: 1. L’equivalenza giorni-anni si nota in riferimenti ad eventi che ricorrevano una volta l’anno. La solennità pasquale, per esempio, doveva essere celebrata “di anno in anno” (Esodo 13:10), letteralmente “di giorni in giorni”, ebraico hfmyimæy {yimæYim miyyamîm yamîmah. “Sacrificio dei giorni”, {yimæYah xabåz zevach hayyamîm, era detto un sacrificio che si offriva annualmente (1Sm 20:6). Ogni anno, letteralmente “di giorni in giorni” (miyyamîm yamîmah), cfr. 1Sm 2:19, Anna portava una tunica nuova al piccolo Samuele (1Sm 2:19). Elkana saliva a Shiloh con la famiglia ogni anno per offrire il sacrificio annuo (1Sm 1:21), letteralmente “sacrificio dei giorni” (zevach hayyamîm), cfr. 1Sm 2:19. In Gc 11:40 si dice che le fanciulle d’Israele celebravano il sacrificio della figlia di Jefte “tutti gli anni”, letteralmente “di giorni in giorni” (miyyamîm yamîmah). Questo passo è particolarmente importante in rapporto all’equazione giorno = anno poiché alla fine del versetto ricorre l’espressione “quattro giorni l’anno” (’arba‘ yamîm bashanah) nella quale yamîm ha il significato letterale di “giorni” e shânâh quello letterale di “anno”. 2. A volte nell’Antico Testamento yamîm, “giorni”, designa un periodo di tempo corrispondente ad un anno. In 1Sm 27:7, per esempio, si dice lette- CONOSCERE DANIELE ralmente che Davide e i suoi uomini dimorarono nel paese dei Filistei “giorni e quattro mesi” (yamîm we’arba‘ah chadashîm). La frase significa “un anno e quattro mesi”. Nu 9:22 dice in riferimento al soggiorno d’Israele nel deserto che finché la nuvola non si alzava i figli d’Israele rimanevano nel luogo dove erano accampati, fosse “per due giorni, sia un mese, sia giorni” (hû yimaîm hû chodesh yamîm). La progressione naturale delle unità di tempo non può essere che “giorni, mese e anno”; è evidente che la seconda volta che ricorre la parola “giorni” (al plurale come di regola), essa ha il significato di “anno”, come correttamente la rendono le versioni. 3. Non di rado nell’Antico Testamento “giorni” equivale ad “anni” in passi nei quali si indica la durata della vita di una persona. Per esempio 1Re 1:1 dice che il re Davide “era vecchio nei giorni” (zaqen ba bayamîm), volendo significare che questo personaggio era avanti negli anni. Nella Genesi l’uso di “giorni” per “anni” appare ancora meglio definito. Giacobbe, per esempio, dice al faraone (Ge 47:9): “I giorni degli anni dei miei pellegrinaggi sono stati pochi e cattivi e non hanno raggiunto i giorni degli anni dei miei padri...” Tre volte si ripete l’espressione yeme shnê, “i giorni degli anni”. Questa forma di linguaggio sembra improntata alle genealogie dei patriarchi antidiluviani riportate nel cap. 5 della Genesi. In queste genealogie per ben 10 volte si ripete l’espressione: “E X visse tanti anni e generò Y. E X, dopo che ebbe generato Y, visse tanti anni. E tutti i giorni di X furono tanti anni, poi morì” (ebraico: qol yemê... shânâh...). Un nesso significativo fra “giorni” ed “anni” da una parte ed una predizione profetica dall’altra che si coglie nella terza frase 239

Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pagina 240 CAPITOLO 8 della genealogia di Ge 5, si ritrova nel capitolo successivo dove, nel v. 3, Dio dice in riferimento alla malvagità degli antidiluviani: “Il mio spirito non dimorerà per sempre con l’uomo; perché nel suo traviamento egli non è che carne; e i suoi giorni saranno quindi centoventi anni”. Questa è la prima cronoprofezia della Bibbia in cui “giorni” ed “anni” sono messi in parallelo. “Da questa breve rassegna - osserva Shea - si può vedere come dal nesso che venne stabilendosi fra le parole ‘giorno’ ed ‘anno’ si sviluppassero un uso linguistico ed un modello mentale dai quali in seguito si trassero specifici rapporti quantitativi da applicare in contesti profetici”. E conclude: “È evidente che il principio anno-giorno nella profezia sui generis non apparve repentinamente, ma vi fu introdotto derivandolo da un modello che già faceva parte del pensiero ebraico” (op. cit. p. 67). Come la narrativa storica in prosa - dice ancora il prof. Shea - la letteratura poetica dell’Antico Testamento, se non offre un criterio metodologico da applicare nell’interpretazione dei periodi profetici, fornisce comunque degli esempi di associazione fianco a fianco di due unità di tempo la cui stretta relazione reciproca è messa in luce dall’uso del parallelismo poetico. Ecco alcuni esempi: “I tuoi giorni son essi come i giorni del mortale, i tuoi anni son essi come gli anni degli umani...?” (Gb 10:5) “L’empio è tormentato tutti i suoi giorni, e pochi son gli anni riservati al prepotente” (Gb 15:20) “Se l’ascoltano, se si sottomettono, finiscono i loro giorni nel benessere, e i loro anni nella gloria” (Gb 36:11) Altri esempi si possono trarre dal cap. 2 del Deuteronomio: 240 “Ricordati dei giorni antichi, considera gli anni delle età passate, interroga tuo padre, ed egli te lo farà conoscere,i tuoi vecchi, ed essi te lo diranno” (De 32:7) Un paio di esempi si possono cogliere nel libro dei Salmi: “Ripenso ai giorni antichi,agli anni da lungo tempo passati” (Sl 77:5) “Tutti i nostri giorni spariscono per il tuo cruccio, noi finiamo gli anni nostri come un soffio. I giorni de’ nostri anni, arrivano a settant’anni; o, per i più forti, a ottant’anni; e quel che ne fa l’orgoglio non è che travaglio e vanità; perché passa presto, e noi ce ne voliam via” (Sl 90:9,10) “Questa lista di passi biblici nient’affatto esaustiva - precisa l’Autore - è proposta a puro titolo esemplificativo. ‘Giorni’ ed ‘anni’ nei parallelismi dei testi citati non indicano periodi di tempo brevi e lunghi, ma periodi di tempo di uguale lunghezza, calibrati però entro unità di tempo più brevi e più lunghe. L’identico processo mentale si rispecchia nelle cronoprofezie con la differenza che in queste ultime l’equivalenza è specificata numericamente”. Due paragrafi più sotto conclude: “Il nesso stretto e particolare fra ‘giorni’ ed ‘anni’ che si scorge nella prosa e nella poesia dell’A.T., fornisce una base per applicare in modo specifico alle cronoprofezie apocalittiche questo modello di pensiero” (op. cit., p. 69). La legislazione levitica nell’ambito della più ampia legislazione mosaica - facciamo sempre riferimento all’argomentazione del prof. Shea - contemplava fra altre un’istituzione attinente all’economia agricola dell’antico Israele la quale prendeva il nome di anno sabatico (cfr. Le 25:1-7). Per sei anni, in forza di questa istituzione, il contadino israelita doveva seminare il suo campo, potare la sua vi-

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APPENDICE 8A<br />

Il prof. WILLIAM H. SHEA <strong>in</strong> Selected Studies on<br />

Prophetic Interpretation, Wash<strong>in</strong>gton DC<br />

1981, alle pp. 66-88, ha evidenziato significativi<br />

parallelismi fra i term<strong>in</strong>i “giorni” ed “anni”<br />

nella narrativa storica, nella poesia e nella legislazione<br />

levitica dell’Antico Testamento.<br />

I) Nei racconti storici i “giorni” sono<br />

equiparati ad “anni” secondo tre dist<strong>in</strong>te modalità:<br />

1. L’equivalenza giorni-anni si nota <strong>in</strong> riferimenti<br />

ad eventi che ricorrevano una volta<br />

l’anno. La solennità pasquale, per esempio,<br />

doveva essere celebrata “di anno <strong>in</strong> anno”<br />

(Esodo 13:10), letteralmente “di giorni <strong>in</strong><br />

giorni”, ebraico hfmyimæy {yimæYim miyyamîm yamîmah.<br />

“Sacrificio dei giorni”, {yimæYah xabåz zevach<br />

hayyamîm, era detto un sacrificio che si offriva<br />

annualmente (1Sm 20:6). Ogni anno, letteralmente<br />

“di giorni <strong>in</strong> giorni” (miyyamîm<br />

yamîmah), cfr. 1Sm 2:19, Anna portava una<br />

tunica nuova al piccolo Samuele (1Sm 2:19).<br />

Elkana saliva a Shiloh con la famiglia ogni<br />

anno per offrire il sacrificio annuo (1Sm<br />

1:21), letteralmente “sacrificio dei giorni” (zevach<br />

hayyamîm), cfr. 1Sm 2:19.<br />

In Gc 11:40 si dice che le fanciulle<br />

d’Israele celebravano il sacrificio della figlia di<br />

Jefte “tutti gli anni”, letteralmente “di giorni <strong>in</strong><br />

giorni” (miyyamîm yamîmah). Questo passo è<br />

particolarmente importante <strong>in</strong> rapporto<br />

all’equazione giorno = anno poiché alla f<strong>in</strong>e<br />

del versetto ricorre l’espressione “quattro<br />

giorni l’anno” (’arba‘ yamîm bashanah) nella<br />

quale yamîm ha il significato letterale di<br />

“giorni” e shânâh quello letterale di “anno”.<br />

2. A volte nell’Antico Testamento<br />

yamîm, “giorni”, designa un periodo di tempo<br />

corrispondente ad un anno.<br />

In 1Sm 27:7, per esempio, si dice lette-<br />

CONOSCERE DANIELE<br />

ralmente che Davide e i suoi uom<strong>in</strong>i dimorarono<br />

nel paese dei Filistei “giorni e quattro<br />

mesi” (yamîm we’arba‘ah chadashîm). La<br />

frase significa “un anno e quattro mesi”.<br />

Nu 9:22 dice <strong>in</strong> riferimento al soggiorno<br />

d’Israele nel deserto che f<strong>in</strong>ché la nuvola non<br />

si alzava i figli d’Israele rimanevano nel luogo<br />

dove erano accampati, fosse “per due giorni,<br />

sia un mese, sia giorni” (hû yimaîm hû chodesh<br />

yamîm). La progressione naturale delle<br />

unità di tempo non può essere che “giorni,<br />

mese e anno”; è evidente che la seconda<br />

volta che ricorre la parola “giorni” (al plurale<br />

come di regola), essa ha il significato di<br />

“anno”, come correttamente la rendono le<br />

versioni.<br />

3. Non di rado nell’Antico Testamento<br />

“giorni” equivale ad “anni” <strong>in</strong> passi nei quali<br />

si <strong>in</strong>dica la durata della vita di una persona.<br />

Per esempio 1Re 1:1 dice che il re Davide<br />

“era vecchio nei giorni” (zaqen ba bayamîm),<br />

volendo significare che questo personaggio<br />

era avanti negli anni. Nella Genesi l’uso di<br />

“giorni” per “anni” appare ancora meglio def<strong>in</strong>ito.<br />

Giacobbe, per esempio, dice al faraone<br />

(Ge 47:9): “I giorni degli anni dei miei pellegr<strong>in</strong>aggi<br />

sono stati pochi e cattivi e non hanno<br />

raggiunto i giorni degli anni dei miei padri...”<br />

Tre volte si ripete l’espressione yeme shnê, “i<br />

giorni degli anni”. Questa forma di l<strong>in</strong>guaggio<br />

sembra improntata alle genealogie dei patriarchi<br />

antidiluviani riportate nel cap. 5 della Genesi.<br />

In queste genealogie per ben 10 volte si<br />

ripete l’espressione: “E X visse tanti anni e<br />

generò Y. E X, dopo che ebbe generato Y,<br />

visse tanti anni. E tutti i giorni di X furono<br />

tanti anni, poi morì” (ebraico: qol yemê...<br />

shânâh...).<br />

Un nesso significativo fra “giorni” ed<br />

“anni” da una parte ed una predizione profetica<br />

dall’altra che si coglie nella terza frase<br />

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