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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pag<strong>in</strong>a 237<br />

CAPIRE DANIELE<br />

scorso che Daniele ha ascoltato nell’audizione. L’angelo si limita ad attestare la<br />

veracità di quanto è stato detto a Daniele, ma senza entrare nel merito: “e la visione<br />

delle sere e delle matt<strong>in</strong>e di cui è stato parlato, è vera...” (temE) ramE)ån re$A) reqoBahºw<br />

bere(fh h"):ramU ûmar’eh hâ‘erev ûhaboqer ’asher ne’emar ’emeth). Per la seconda<br />

volta ricorre <strong>in</strong> questo capitolo il vocabolo mar’eh per “visione”, e qui è riferito<br />

direttamente alle 2300 sere e matt<strong>in</strong>e: “la visione (mar’eh) delle sere e<br />

delle matt<strong>in</strong>e”. Ecco la prova che mar’eh <strong>in</strong> Dn 8 è applicato ad un aspetto della<br />

rivelazione che si vuole mantenere dist<strong>in</strong>to da un altro aspetto al quale Daniele<br />

ha applicato il term<strong>in</strong>e chazôn. In breve, mentre chazôn è riferito alle cose viste<br />

da Daniele, mar’eh è applicato alle cose udite 329.<br />

329 - Si può ammettere che <strong>in</strong> Dn 8 chazôn e mar’eh non siano usati come vocaboli s<strong>in</strong>onimi, ma come<br />

term<strong>in</strong>i tecnici specifici riferiti ad aspetti dist<strong>in</strong>ti della profezia. In 8:16 mar’eh (apparizione) deve riferirsi<br />

<strong>in</strong> modo specifico alla comparsa nella visione di due esseri personali (i “santi”) e al dialogo <strong>in</strong>tercorso<br />

tra loro. Ulteriore sostegno a questa tesi viene dal v. 26 dove ritorna il vocabolo mar’eh: “la visione<br />

(mar’eh, apparizione) delle sere e matt<strong>in</strong>e di cui è stato detto è verace, ma tu suggella la visione<br />

(chazôn), poiché essa si riferisce a giorni lontani”.<br />

La prima circostanza da sottol<strong>in</strong>eare è la menzione del mar’eh delle sere e matt<strong>in</strong>e nom<strong>in</strong>ato per la<br />

prima volta nella conversazione fra i due “santi” nella quale l’uno dice all’altro che dovranno trascorrere<br />

2300 sere e matt<strong>in</strong>e prima che il santuario sia purificato. Mar’eh nel v. 16 dovrebbe qu<strong>in</strong>di collegarsi direttamente<br />

con l’apparizione (mar’eh) dei due “santi” che avevano parlato fra loro delle sere-matt<strong>in</strong>e (v.<br />

14). Il secondo fatto da rilevare nel v. 16 è che mar’eh è qualcosa che fu detta (ne’emar, forma nifal o<br />

passiva del verbo ’amar, “dire”), e non udita. Chazôn è qualcosa che può vedersi soltanto, mar’eh è<br />

qualcosa che può sia vedersi che udirsi. Infatti Daniele vide l’essere personale che gli apparve e lo udì<br />

parlare. Così anche <strong>in</strong> 10:8-9: “E io rimasi solo, ed ebbi questa grande apparizione (mar’eh)... udii il<br />

suono delle sue parole...”<br />

In 8:16 Gabriele riceve da Dio l’ord<strong>in</strong>e di far comprendere a Daniele il mar’eh (apparizione), ma quando<br />

l’angelo conclude l’<strong>in</strong>terpretazione, Daniele non ha ancora capito il mar’eh. Perciò Gabriele fu mandato<br />

una seconda volta presso Daniele per istruirlo riguardo al mar’eh. L’angelo non fece menzione del<br />

chazôn (visione <strong>in</strong> senso generico), ma si riferì <strong>in</strong> modo specifico al mar’eh che Daniele non aveva capito.<br />

Probabilmente ciò che era rimasto oscuro a Daniele e l’aveva lasciato talmente turbato, era il fatto<br />

che fosse permesso al potere raffigurato dal “piccolo corno” di calpestare per un tempo così lungo -<br />

2300 sere-matt<strong>in</strong>e - l’esercito di Dio ed il suo santuario. Esiste dunque un rapporto diretto tra le rivelazioni<br />

di Dn 8 e 9 per quanto riguarda la term<strong>in</strong>ologia profetica, la quale nel cap. 9 è applicata ad un<br />

aspetto specifico della rivelazione del cap. 8, quello emerso nel dialogo fra i due “santi” apparsi a Daniele<br />

nella visione. Poiché <strong>in</strong> un caso mar’eh è applicato anche a Gabriele (Dn 10:18), si dovrebbe considerare<br />

la possibilità che i riferimenti a mar’eh <strong>in</strong> 8:26 e 9:23 comprendano la spiegazione data a Daniele<br />

sia <strong>in</strong> occasione dell’apparizione dei due “santi” nella visione di 8:13-14, sia <strong>in</strong> occasione dell’apparizione<br />

di Gabriele a Daniele <strong>in</strong> 8:15-25. Ad ogni modo, comunque si rapport<strong>in</strong>o tra loro le suddette<br />

due apparizioni, è chiaro che mar’eh <strong>in</strong> 8:16 può riferirsi unicamente all’apparizione dei due “santi” <strong>in</strong><br />

8:13-14, data la posizione di quel riferimento nel contesto del capitolo. La dist<strong>in</strong>zione importante da<br />

farsi è che il contenuto dei versetti 3-12, nei quali si descrivono le attività delle due bestie e del “piccolo<br />

corno”, dovrebbero def<strong>in</strong>irsi chazôn (visione), mentre l’apparizione dei due “santi” e di Gabriele (o la<br />

prima o entrambe) per contrasto dovrebbero def<strong>in</strong>irsi con la parola mar’eh. Condensato da W.H. SHEA,<br />

“The Relationship Between the Prophecies of Daniel 8 and Daniel 9” <strong>in</strong> The Sanctuary and the Atonement<br />

a cura del Comitato per la ricerca biblica della Conferenza Generale degli Avventisti del 7° Giorno,<br />

Wash<strong>in</strong>gton DC, 1981, p. 228s.<br />

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