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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pag<strong>in</strong>a 227<br />

CAPIRE DANIELE<br />

In siffatti frangenti è il sentimento dell’umana peccam<strong>in</strong>osità, che per contrasto<br />

con la perfezione celeste e div<strong>in</strong>a si svela <strong>in</strong> tutta la sua negatività, che fa<br />

nascere nel cuore dell’uomo un’angoscia mortale. I profeti dell’Altissimo sanno<br />

che l’uomo nella sua condizione di essere peccatore non può reggere <strong>in</strong> presenza<br />

del Div<strong>in</strong>o (cfr. Es 33:20). È difficile dire se il cadere “con la faccia a terra”<br />

del profeta debba capirsi come un atto di cosciente riverenza o come la conseguenza<br />

di un momentaneo deliquio provocato dalla forte emozione. Sembra più<br />

probabile la seconda supposizione.<br />

Gabriele fa appello all’<strong>in</strong>telligenza del profeta: “Intendi figliol d’uomo”<br />

({fdf)-}eB }"bfh haven ben ’adam). Compare ancora il verbo byn che <strong>in</strong> questa<br />

parte del libro ha una funzione-chiave. L’appellativo “figlio d’uomo” evidenzia la<br />

fragilità e precarietà della condizione umana; essa equivale <strong>in</strong> sostanza a “essere<br />

mortale”. Girolamo commenta: “Tanto Ezechiele come Daniele e Zaccaria hanno<br />

spesso da trattare con gli angeli, e per evitare che mont<strong>in</strong>o <strong>in</strong> superbia o che si<br />

credano di avere anch’essi o natura o dignità angelica, si richiama alla loro<br />

mente la loro fragilità, e vengono chiamati figli degli uom<strong>in</strong>i perché sappiano di<br />

non essere che uom<strong>in</strong>i” 322.<br />

L’angelo-<strong>in</strong>terprete mette subito <strong>in</strong> luce un “trend” ed uno sbocco escatologici<br />

della rivelazione che sta per spiegare a Daniele: “... perché questa visione<br />

concerne il tempo della f<strong>in</strong>e” (}Ozfxeh j"q-te(:l yiK ki le‘eth qetz hechazôn).<br />

“È questo un fatto rilevante che attiene all’<strong>in</strong>tera <strong>in</strong>terpretazione, un fatto<br />

che nessun uomo avrebbe potuto scoprire da sé e che segna un approccio generale<br />

a tutto il capitolo. Un approccio che quanti si impegnano nello studio di<br />

questo capitolo dovrebbero tenere <strong>in</strong> altissima considerazione” 323. Chazôn <strong>in</strong><br />

questo versetto si riferisce all’<strong>in</strong>tera rivelazione riportata nei vv.12-14.<br />

Accasciatosi davanti all’angelo Daniele è rimasto tuttavia cosciente, ma via<br />

via che Gabriele gli parla le forze lo abbandonano f<strong>in</strong>o alla perdita completa dei<br />

sensi (yiT:maD:rén nirdamtî, “giacqui profondamente assopito”).<br />

Lo stesso accadde a Giovanni quando ebbe a Patmos la visione del Cristo<br />

glorificato (cfr. Ap 1:17).<br />

Gli angeli hanno poteri che superano quelli degli uom<strong>in</strong>i, come quello di<br />

trasfondere nelle creature umane energia vitalizzante. È bastato un tocco di Gabriele<br />

perché Daniele tornasse <strong>in</strong> sé e avesse forze sufficienti per rimettersi <strong>in</strong><br />

piedi. Così gli angeli celesti assistettero Gesù stremato dal prolungato digiuno<br />

(Mt 4:11).<br />

322 - Girolamo su Daniele, p. 120.<br />

323 - H.C. LEUPOLD, Exposition of Daniel, p. 361.<br />

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