Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pagina 225 CAPIRE DANIELE il grande momento culminante della purificazione, giustificazione e rivendicazione per l’antico Israele nel Giorno dell’Espiazione alla fine del ciclo liturgico annuale, Dn 8 descrive come il grande momento culminante per tutto il popolo di Dio in una scala cosmica e universale alla fine del tempo presente, preludio del sorgere del tempo nuovo quando soltanto il Regno di Dio sussisterà” 320. Gli elementi di ordine storico e cronologico sulla base dei quali si stabilirà la data di decorrenza delle 2300 “sere-mattine” saranno esaminati nel commento di 9:25. 15 E avvenne che, mentre io, Daniele, avevo questa visione e cercavo d’intenderla, ecco starmi ritta davanti come una figura d’uomo. Col declinare il proprio nome preceduto dal pronome personale enfatico (l)¢Yénfd yénA) ’anî Danîy’el, “io, Daniele”), il profeta sembra volere attestare l’autenticità di quanto ha riferito e verrà riferendo (cfr. 7:15,28; 8:1; 9:2; 10:2; 12:5). Della rivelazione ricevuta Daniele ha compreso soltanto ciò che l’angelo gli ha spiegato, vale a dire che allo scadere di 2300 “sere-mattine” finirebbero gli oltraggi inflitti dal “corno” alla “continuità” (tamîd), al “santuario” (qodesh) e all’ “esercito” (tzaba’). Tutto il resto gli è rimasto oscuro. Il profeta ha ancora davanti agli occhi le figure simboliche della visione (hechazôn) e cerca di comprenderle (bînah, dal verbo byn, “comprendere”, del quale più avanti segnaleremo il ruolo importante nell’ambito di questa visione e della rivelazione successiva). È accaduto tante volte che rimanesse oscuro ai profeti di Jahvé il senso dei messaggi che fu loro richiesto di trasmettere alla posterità, nonostante che essi indagassero con cura per venirne a capo (cfr. 1Pie 1:10,11). Mentre Daniele s’interroga intorno alle cose viste nella visione, ecco comparire davanti a lui “uno in piedi dall’aspetto d’uomo” (versione CEI), ebraico rebfgh”):ram:K kemar’eh gaver. Non è un uomo, è un essere celeste mandato in sembianze umane per non turbare ulteriormente il profeta già provato a motivo della rivelazione divina (H.C. LEUBOLD). 16 E udii la voce d’un uomo in mezzo all’Ulai, che gridò, e disse: “Gabriele, spiega a colui la visione”. Come la figura angelica ha un aspetto umano, così anche la voce che risuona “in mezzo all’Ulai” sembra voce umana. È certamente la voce di Dio perché Dio soltanto può impartire un ordine a un angelo celeste. L’Altissimo si adatta, per così dire, alla condizione umana per farsi capire da 320 - Ibidem, pp. 457-458. 225

Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pagina 226 CAPITOLO 8 una creatura umana. La voce proveniente dall’Ulai chiama per nome la figura che sta di fronte a Daniele: “Gabriele...!” Il primo elemento del nome angelico è lo stesso vocabolo che usa Daniele per “uomo” quando definisce l’aspetto dell’angelo: gaver, “eroe”. “Dio è potente” (gavri’el) sembra essere il significato del nome angelico. Questo messaggero celeste compare ancora in Dn 9:21. Nel Nuovo Testamento ritorna due volte: in Lc 1:19, dove si annuncia al sacerdote Zaccaria, il futuro padre del precursore del Messia, con le parole: “Io son Gabriele, che sto davanti a Dio; e sono stato mandato a parlarti e recarti questa buona notizia”; e ancora in Lc 1:26 dove Gabriele annuncia alla vergine Maria la divina maternità. ELLEN WHITE 321 dice che Gabriele occupa in cielo la posizione che fu del decaduto Lucifero. La voce che viene dall’Ulai comanda a Gabriele di fare da interprete al profeta: “Gabriele, spiega a lui la visione !” (versione CEI), ebraico: he):raMah-te) zfLah:l }"bfh l")yir:baG gavrî’el haven lehallaz ’eth hammar’eh. Daniele qui non usa il vocabolo abituale per “visione”, chazôn, ma adopera, e per la prima volta, un termine diverso: mar’eh. Dalla radice verbale r’h, “vedere”, mar’eh ha lo stesso significato generale di chazôn, ma con alcune specifiche sfumature di senso delle quali si dirà più avanti. Non è certo senza motivo che Daniele usa qui per “visione” mar’eh anziché chazôn. Sembra ragionevole supporre che i due termini siano applicati a due aspetti distinti della rivelazione. Che sia così lo si dimostrerà nel commento del v. 26. 226 17 Ed esso venne presso al luogo dove io stavo; alla sua venuta io fui spaventato, e caddi sulla mia faccia; ma egli mi disse: “Intendi bene, o figliuol d’uomo! perché questa visione concerne il tempo della fine”. 18 E com’egli mi parlava, io mi lasciai andare con la faccia a terra, profondamente assopito; ma egli mi toccò, e mi fece stare in piedi. Si deve supporre che Gabriele sia apparso di fronte a Daniele a una certa distanza da lui, verosimilmente sulla riva opposta del fiume-canale, altrimenti non sarebbe comprensibile la frase: “Ed esso venne presso al luogo dove io stavo”. Per quanto in sembianze umane, Gabriele è pur sempre un essere celeste, e la presenza di un essere siffatto ha sempre suscitato grande inquietudine nel cuore dei mortali. Nel cap. 10 per tre volte (vv. 9,15 e 17) Daniele esterna il suo profondo malessere per la presenza vicino a lui di un Essere divino. La stessa sconvolgente emozione provarono i profeti Isaia ed Ezechiele in circostanze identiche (cfr. Is 6:5; Ez 1: 28). 321 - The Desire of Ages, p. 99.

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CAPIRE DANIELE<br />

il grande momento culm<strong>in</strong>ante della purificazione, giustificazione e rivendicazione<br />

per l’antico Israele nel Giorno dell’Espiazione alla f<strong>in</strong>e del ciclo liturgico<br />

annuale, Dn 8 descrive come il grande momento culm<strong>in</strong>ante per tutto il popolo<br />

di Dio <strong>in</strong> una scala cosmica e universale alla f<strong>in</strong>e del tempo presente, preludio<br />

del sorgere del tempo nuovo quando soltanto il Regno di Dio sussisterà” 320. Gli<br />

elementi di ord<strong>in</strong>e storico e cronologico sulla base dei quali si stabilirà la data di<br />

decorrenza delle 2300 “sere-matt<strong>in</strong>e” saranno esam<strong>in</strong>ati nel commento di 9:25.<br />

15 E avvenne che, mentre io, Daniele, avevo questa visione e cercavo<br />

d’<strong>in</strong>tenderla, ecco starmi ritta davanti come una figura d’uomo.<br />

Col decl<strong>in</strong>are il proprio nome preceduto dal pronome personale enfatico<br />

(l)¢Yénfd yénA) ’anî Danîy’el, “io, Daniele”), il profeta sembra volere attestare l’autenticità<br />

di quanto ha riferito e verrà riferendo (cfr. 7:15,28; 8:1; 9:2; 10:2; 12:5).<br />

Della rivelazione ricevuta Daniele ha compreso soltanto ciò che l’angelo gli<br />

ha spiegato, vale a dire che allo scadere di 2300 “sere-matt<strong>in</strong>e” f<strong>in</strong>irebbero gli oltraggi<br />

<strong>in</strong>flitti dal “corno” alla “cont<strong>in</strong>uità” (tamîd), al “santuario” (qodesh) e all’<br />

“esercito” (tzaba’). Tutto il resto gli è rimasto oscuro. Il profeta ha ancora davanti<br />

agli occhi le figure simboliche della visione (hechazôn) e cerca di comprenderle<br />

(bînah, dal verbo byn, “comprendere”, del quale più avanti segnaleremo il ruolo<br />

importante nell’ambito di questa visione e della rivelazione successiva).<br />

È accaduto tante volte che rimanesse oscuro ai profeti di Jahvé il senso dei<br />

messaggi che fu loro richiesto di trasmettere alla posterità, nonostante che essi<br />

<strong>in</strong>dagassero con cura per venirne a capo (cfr. 1Pie 1:10,11).<br />

Mentre Daniele s’<strong>in</strong>terroga <strong>in</strong>torno alle cose viste nella visione, ecco comparire<br />

davanti a lui “uno <strong>in</strong> piedi dall’aspetto d’uomo” (versione CEI), ebraico rebfgh”):ram:K<br />

kemar’eh gaver. Non è un uomo, è un essere celeste mandato <strong>in</strong> sembianze<br />

umane per non turbare ulteriormente il profeta già provato a motivo<br />

della rivelazione div<strong>in</strong>a (H.C. LEUBOLD).<br />

16 E udii la voce d’un uomo <strong>in</strong> mezzo all’Ulai, che gridò, e disse: “Gabriele,<br />

spiega a colui la visione”.<br />

Come la figura angelica ha un aspetto umano, così anche la voce che risuona “<strong>in</strong><br />

mezzo all’Ulai” sembra voce umana. È certamente la voce di Dio perché Dio soltanto<br />

può impartire un ord<strong>in</strong>e a un angelo celeste.<br />

L’Altissimo si adatta, per così dire, alla condizione umana per farsi capire da<br />

320 - Ibidem, pp. 457-458.<br />

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