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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pag<strong>in</strong>a 220<br />

CAPITOLO 8<br />

220<br />

In questo commentario l’equivalere dei “giorni” profetici delle visioni<br />

danieliche ad anni storici è fondato primariamente sull’autorità della Scrittura,<br />

come si dimostra nella nota 40, e solo secondariamente sul consenso<br />

di un buon numero di <strong>in</strong>terpreti distribuiti lungo un ampio arco di tempo.<br />

Come già detto prima, qui si resp<strong>in</strong>ge l’<strong>in</strong>terpretazione corrente delle<br />

2300 sere-matt<strong>in</strong>e di 8:14 <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di mezze giornate di calendario, e si sostiene<br />

l’equivalere di questo periodo profetico a 2300 anni storici <strong>in</strong>teri.<br />

Annunciare un evento che si produrrà <strong>in</strong> capo ad un periodo di tempo<br />

esattamente quantificato sarebbe una cosa futile se non fosse dato di poter<br />

determ<strong>in</strong>are con precisione la data di scadenza del periodo stesso. Daniele<br />

non fornisce la data di scadenza dei 2300 giorni-anni annunciati <strong>in</strong> 8:14<br />

(aspettarselo sarebbe pretendere troppo dalla profezia!), ma fa riferimento<br />

ad un evento storico futuro cronologicamente determ<strong>in</strong>abile che consente<br />

di fissare nella storia l’<strong>in</strong>izio di quel periodo, e conseguentemente il suo<br />

scadere. Prima di entrare nel merito però dovremo analizzare i term<strong>in</strong>i del<br />

v. 14, che fanno seguito all’elemento numerico allo scopo di cogliere il<br />

senso e la portata dell’evento predetto per la f<strong>in</strong>e dei 2300 giorni-anni.<br />

L’angelo rivelatore rispondendo all’angelo che lo ha <strong>in</strong>terpellato fa seguire<br />

all’elemento numerico la frase: “poi il santuario sarà purificato” (G. Luzzi) o “giustificato”<br />

(altre versioni). L’ebraico ha: $edoq qaD:cénºw wenitzdaq qodesh.<br />

Nitzdaq è la forma nifal (passivo semplice) del verbo tzadaq, “essere giusto”<br />

“essere corretto”, “giustificare”, “rivendicare”, “rendere giusto”, “addurre alla<br />

giustizia” (B. DAVIDSON).<br />

Le versioni antiche traducono unanimemente nitzdaq: “sarà purificato” i LXX<br />

e Teodozione, la Vulgata, la Siriaca e la Copta, dipendenti dai LXX, traducono<br />

allo stesso modo. Si vedrà più avanti che la nozione di “purificazione” non è<br />

estranea ai term<strong>in</strong>i derivati dalla radice tzdq, secondo l’uso che ne fa l’Antico Testamento.<br />

La maggior parte dei traduttori contemporanei si attiene però alle accezioni<br />

comuni del verbo tzadaq. La Versione della CEI, per esempio, traduce nitzdaq<br />

“sarà rivendicato”, la Concordata: “sarà resa giustizia”, la TOB francese: “sera<br />

rétabli dans ses droits”, Bern<strong>in</strong>i: “sarà fatta giustizia”, R<strong>in</strong>aldi: “sarà giustificato”.<br />

Hasel ha studiato la gamma piuttosto ampia di significati che esprime il<br />

verbo ebraico tzadaq basandosi sui term<strong>in</strong>i paralleli ricorrenti nella poesia<br />

ebraica e sulle forme verbali aff<strong>in</strong>i usate nell’Antico Testamento.<br />

1. Term<strong>in</strong>i paralleli nella poesia ebraica. Giustamente, questo studioso<br />

osserva che un procedimento importante per ricuperare i significati delle parole<br />

ebraiche consiste nel confrontare i term<strong>in</strong>i paralleli nei componimenti poetici<br />

dell’Antico Testamento. Per quanto attiene alla radice tzdq, si è notato che vari<br />

vocaboli derivanti da essa ricorrono <strong>in</strong> parallelismo coi term<strong>in</strong>i zakah, “essere

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